Portraits - Family
Portraits
Knowledge
1993
Paper and tea, 162cm x 184cm x 190cm
Shohoku
High School and Basketball Gym, Kanagawa
Quella
mattina c'era una strana agitazione nella “prima anno classe
terza”
che infastidiva le orecchie di Keiko, anche se la mattinata era
iniziata come al solito e con un tentato omicidio-suicidio da parte
Kaede e quella maledettissima bicicletta. Se lo ripeteva ogni mattina
che doveva evitare il gemello e quel trabiccolo a due ruote, ma ogni
volta di ritrovava in un ritardo madornale e doveva per forza di cose
farsi dare uno strappo a scuola.
Mentre
si dirigeva verso il suo banco, vide avvicinarsi il ragazzo che
occupava quello affianco al suo con un'espressione strana in volto.
Se non sbagliava, si chiama Kuwata ed era nel club di basket insieme
a Kaede.
“Rukawa.” - per lui era strano chiamare quella
ragazza con lo stesso cognome del suo compagno di squadra e non solo
perché avevano lo stesso sguardo spiritato - “Il
professor Oguro
mi ha detto di informarti che il tuo senpai è tornato a
scuola.” e
sparì velocemente, intimorito da quei due occhi di ghiaccio.
Che
seccatura. Posò la cartella sul banco e, armata di libretto
scolastico, si diresse verso la classe del suo senpai, la terza del
terzo anno, che fortunatamente non era troppo distante dalla sua.
Vide due ragazzi più grandi fuori la porta chiacchierare
tranquillamente e decise di chiedere a loro del suo senpai. Gli
indicarono un ragazzo dai capelli scuri svaccato su una sedia, con le
mani affondate nelle tasche dei pantaloni della divisa e gli occhi
chiusi, come per riposarli. Aveva diversi cerotti in faccia, come se
avesse fatto a botte con qualcuno da lì a poco. Le parve
strano:
anche Kaede era tornato a casa pieno di lividi e cerotti un paio di
giorni fa.
Sbuffò:
le era capitato anche un idiota a quanto vedeva.
Entrò in classe,
non curandosi degli sguardi che alcuni alunni le rivolgevano, e si
fermò in piedi di fronte a quel ragazzo, con un'espressione
tutt'altro che felice in volto.
Sentendosi
osservato, il ragazzo aprì gli occhi e si trovò
davanti lo sguardo
annoiato di una primina. Che diavolo voleva quella, ora?
“Hisashi
Mitsui.” disse semplicemente e non era una domanda, questo
lui lo
capì benissimo.
“Sono
io.” rispose con una punta di superbia nella voce,
osservandola
bene da capo a piedi. Non era niente male come ragazza “Carina.”
si sorprese a pensare.
La
primina non parve per nulla minata da quella espressione e gli
sbatté
sotto il naso un libretto scolastico, già compilato con
alcuni voti
“Sei il mio senpai.” - mentre lo diceva, sembrava
che si
sforzasse – “Devi controllare il mio
libretto.”
Oh
merda, ci mancava solo questa.
Siccome
aveva l'aria di una che non cedeva terreno facilmente, decise di
darle retta, anche per non avere seccature quella mattinata. Si
piegò
sul libretto e per poco non si strozzò con la sua stessa
saliva:
quella dannata aveva tutti cento!
Richiuse
di scatto il libretto e lesse distrattamente il nome della ragazza,
“Keiko Rukawa”, e poi glielo restituì
con la stessa flemma con
cui aveva analizzato i suoi voti. Lei se lo riprese senza fiatare o
salutare ed uscì dalla classe.
“Keiko Rukawa” ripeté
fra se Mitsui. Dove lo aveva già sentito? Poi
ripensò alla figura
della ragazza... Capelli neri, la pelle pallida, occhi blu e con
un'espressione di ghiaccio... Keiko... Rukawa... Merda!
Si
alzò di scatto dal suo banco e la inseguì per il
corridoio,
richiamandola “Rukawa!”
Lei
si girò, alzando un sopracciglio. Kami, ora che la guardava
meglio
era uguale a quel dannato della sua squadra. Dannato lui,
dannata
lei!
“Rukawa come Kaede?” le chiese, con uno sguardo
stralunato sul volto.
“Siamo gemelli.” disse con ovvietà,
voltandosi per andarsene.
Doppia
merda.
Andò
agli allenamenti con meno voglia del solito. Merda, quel dannato lo
sapeva? Se si fosse comportato male con la sua dolce gemellina, quel
ghiacciolo della malora gli avrebbe scartavetrato le palle
all'infinito, se non spellato vivo.
Kogure,
accortosi del suo umore nero, gli si avvicinò “Ehi
Mitsui, tutto
bene?”
Il moro mugugnò cupo “Ho incontrato il kohai che
mi è
stato assegnato.”
L'occhialuto sorrise “E' un'ottima cosa!
Vuol dire che devi essere un mentore per questo ragazzo e dargli il
buon esempio. Ma dimmi, chi è? Lo conosco?”
Mitsui mugugnò
ancora più rumorosamente, mentre si avvicinava al cesto
delle palle
per prenderne una “E' una ragazza.”
“Oh...
Beh, poteva andarti peggio... Pensa se ti fosse capitato
Sakuragi...”
e scoppiò a ridere “O Rukawa!”
“Kogure
era un idiota” disse tra sé Mitsui,
pensando che fosse stata
una pessima idea parlarne con lui “In realtà,
è un Rukawa.”
ammise.
L'occhialuto
smise immediatamente di ridere, deglutendo a fatica “Oh
mamma...”
Eh già, oh mamma.
“Non sarà male dai...
Insomma, lei non è lui...” rise nervoso l'altro,
cercando di
tirarlo su di morale, fallendo miseramente “E poi,
è una dalla
media alta, potrà aiutarti...”
In
quell'istante, entrò in palestra l'altro Rukawa, il maschio,
vestito
in pantaloncini e canotta, pronto per allenarsi. Gettò
un'occhiata
di ghiaccio verso la sua direzione, per poi avvicinarsi al canestro e
provare un po' di tiri in sospensione.
Tripla
merda!
Ripetersi
le parole di Kogure ogni volta che incontrava Keiko era dura, anche
perché non era propriamente una persona amichevole, ma che
si
aspettava dalla gemella di quella volpaccia delle nevi? Non avevano
contatti, se non per quel dannatissimo libretto scolastico: lei lo
cercava solo per fargli vedere quei stramaledettissimi voti, di cui
il più basso era cento su una media di cento.
E
non lo chiamava nemmeno! Si presentava davanti la sua classe,
sventolando in una mano il libretto, come per richiamare un cane, e
questo lo mandava in bestia.
Anche
quella volta, aveva attirato la sua attenzione sventolando quel
blocchetto di carta, trovandolo da solo in classe a consumare il suo
bento. Rimase a fissarla con le bacchette a mezz'aria ed una vena che
pulsava rabbiosa sulla fronte. Era fissa alla porta, con i lunghi
capelli che le scendevano morbidi dalle spalle e gli occhi freddi che
lo guardavano con noncuranza, il libretto che molleggiava tra due
dita. Entrò nell'aula e si bloccò davanti al suo
banco, alzando un
sopracciglio. Vedendo che lui non si muoveva, si sedette stancamente
di fronte a lui, aprendo il suo blocchetto e mettendoglielo sotto gli
occhi. Mitsui li diede un'occhiata veloce. Un altro cento. Tipico.
Ingoiò
il suo boccone “Ma non ti annoi?”
Keiko alzò un sopracciglio
“Nel senso?”
Aveva
parlato, gran passo avanti “A prendere sempre cento. Tirare
il
freno a mano, ogni tanto?”
“Hm.” - tipico della razza della
volpaccia.
“Bah...
Mi sembra di parlare con tuo fratello.” sbuffò.
Un'ombra di
sorriso sembrò illuminarle gli occhi, ma forse era solo
un'impressione di Mitsui.
“Hm.”
“Dove
vuoi arrivare?”
Keiko
parve ostentare una muta incredulità nello sguardo ma che
sciolse
subito, facendo largo al tipico orgoglio Rukawa
“Prima.”
“Nella
classifica di metà trimestre?” - annuì,
mantenendo gli occhi
fissi su quelli del suo senpai.
Mitsui
guardò bene quelle pupille blu freddo e sapeva che non stava
mentendo “Guarda che se arrivi seconda, mica mi arrabbio,
sai?”
sbottò a ridere il ragazzo, non seguito però da
Keiko, non che se
lo aspettasse ovviamente.
Rimase
a guardarlo serio, per poi alzarsi dalla sua sedia e riprendersi il
suo libretto scolastico “I secondi sono i primi degli ultimi,
non
te l'hanno mai detto?” e se ne andò, raccattando
anche tutto il
suo orgoglio.
“Maledetta
volpaccia” pensò sorridente Mitsui.
Quella
settimana Keiko era più suscettibile del solito,
notò Mitsui.
Quando la incrociava per i corridoi scolastici, tutti i ragazzi che
passeggiavano si allargavano nemmeno stesse passando Noé nel
Mar
Rosso, guardandola con sguardi tutt'altro che calmi. Metteva
soggezione e tanta. Pensandoci su bene, anche Rukawa era diventato
più freddo del solito, probabilmente per riflesso della
gemella. Era
sempre dell'idea che quei due si influenzassero a vicenda, e non solo
perché condividevano lo stesso DNA. I gemelli lo avevano
sempre
affascinato, specialmente per lui che era figlio unico, ed era sempre
stato curioso di questo rapporto quasi unico, ma ritrovarsi i Rukawa
per gemelli era una maledizione bella e buona.
La vide passare
affianco a lui con in mano un carico di libri da far paura a
Kogure... Prendeva seriamente questa cosa della graduatoria, che da
lì a pochi giorni sarebbe uscita.
“Rukawa.” - essa si
voltò, non prendendosi nemmeno la briga di nascondere il
suo sguardo scocciato - “Non ti stai ammazzando troppo di
studio?”
- non era preoccupato ed anche se lo fosse stato, non lo avrebbe
ammesso nemmeno sotto tortura, ma erano un paio di giorni che non la
vedeva mangiare in cortile nelle pause pranzo e la vedeva un po' con
lo sguardo stanco.
Keiko
lo fissò con i suoi occhi freddi, scollando le spalle
“Hm.” e si
voltò per andarsene.
La
fermò acciuffandola per una spalla, ma il contatto non
doveva
esserle piaciuto dato che gli rifilò un'occhiataccia
più cupa di
quelle che solitamente rifilava il gemello alla Scimmia Rossa, ma non
si fece intimidire e la lasciò immediatamente.
“Sono serio.”
“Ne
riparliamo quando sarò arrivata prima.” e si
defilò in un
nanosecondo, facendo sbuffare stancamente Mitsui.
Era
soddisfatta.
Prima
su trecentoventitré studenti del primo anno.
E
questo significava crediti extra.
Per
quanto era alta la soddisfazione personale, aveva deciso anche di
saltare la scuola per vedere la prima partita ufficiale di suo
fratello... Poteva anche permetterselo un giorno di svago!
La
strada non era lunga e con il tram non ci avrebbe messo molto ma
l'unica cosa che sperava era che suo fratello vincesse e che non le
avesse fatto fare tutta quella strada per un pugno di mosche.
Si
arricciò distrattamente un ciocca ribelle di capelli scuri
attorno
all'indice, mentre continuava a leggere il suo libro di Giapponese
Antico, dato che aveva l'indomani un compito in classe, immersa nei
suoi pensieri. Quando l'altoparlante annunciò la sua
fermata, mise
come segnalibro il biglietto usato e ripose il tomo nella tracolla,
alzandosi dal suo posto per poter uscire.
Quando
mise finalmente piede a terra, iniziò a camminare
lentamente, non
curandosi di essere già in ritardo, guardandosi intorno con
disinvoltura. Era riuscita a tornare appena in tempo a casa, per
potersi togliere la divisa scolastica ed indossare le prime cose che
aveva raccattato dallo stendino, ovvero un paio di jeans lisi ed una
felpa di suo fratello, che le stava tre volte grande sulle spalle e
quattro volte più lunga, ma non le importava.
Dopo una decina di
minuti, arrivò all'edificio sportivo. Sentiva delle urla
provenire
da lontano, che sicuramente arrivavano dal palazzetto. Decise di
seguirle così da trovare la palestra in un attimo.
Salì le scale e
si ritrovò nel bel mezzo dei tifosi del Miuradai.
Ovviamente, lei
non era quel genere di tifoso che gridava ai quattro venti la sua
preferenza, ma decise che era meglio non rimanere in mezzo al nemico,
per cui si guardò un po' intorno per vedere se trovava
qualche
faccia conosciuta dello Shohoku, anche se dubitava dato che la
partita si svolgeva durante l'orario scolastico. Dopo aver visto il
gruppetto delle fan scatenate del suo gemello ed essersi debitamente
allontanata da loro, continuò a vagare con lo sguardo e
lì vicino
trovò il gruppetto di amici del Rosso che si stavano
sganasciando
dalle risate per un motivo sconosciuto. Si affacciò un po'
dagli
spalti e trovò il viso crucciato di suo fratello, seduto in
panchina
insieme al Rosso, al Pigmeo e all'ex Parruccone. Crucciò
anche lei i
sopraccigli.
“Ma
che fico, mi ci ficco! Ma che fico, mi ci ficco!”
“Che
scalmanate...” si ritrovò a pensare
Keiko, mentre quel tifo
imbarazzante riecheggiava per tutto il palazzetto. Proseguì
un po'
la ricerca di un posto, gettando ogni tanto un'occhiata verso il
gemello, per vedere anche se notava la sua presenza, con le dita che
tamburellavano lungo la ringhiera metallica degli spalti.
“E'
iniziata! Devo prendere nota!”
Si
voltò di scatto alle sue spalle, spaventata da quel grido
strampalato e con gli occhi sgranati. Chi diavolo era quel pazzo che
gridava alle spalle della gente?
“Ehi Hikoichi! Non puoi
startene tranquillo e guardare la partita?”
sbraitò un ragazzo,
con una vena che pulsava nervosamente sulla fronte.
“Ehm...
Scusami Koshino!” si affrettò a rispondere lo
scalmanato che
l'aveva spaventata.
Squadrò
velocemente con gli occhi i ragazzi che aveva di spalle, per vedere
se ne riconosceva qualcuno, ma nulla. Solo una scritta sulla coscia
di un ragazzo la colpì: Ryonan. Anche
lei però, colpì
qualcuno.
“Signorina Rukawaaaa!”
Quella
porchetta dell'amico del Rosso la stava chiamando a gran voce per
tutto il palazzetto ed infatti non pochi si erano voltati nella sua
direzione, contando anche il fatto che era vicino ai giocatori del
Ryonan. Gettò un'occhiata alla squadra e per poi andarsene a
sedere
affianco a quei mentecatti degli amici di Sakuragi, anche
perché
quei quattro avevano continuato a farle segnagli affinché si
sedesse
affianco a loro.
“Anche
tu hai saltato scuola per vedere la partita, Rukawa?”
gridò Mito,
sorridendole.
Scrollò
le spalle “Stiamo sotto?”
“Sì.”
le rispose il ragazzo “Tuo fratello e gli altri sono rimasti
in
panchina.”
Scrollò
di nuovo le spalle e si sedette affianco a Mito, guardando la
panchina, in direzione del fratello.
“Rukawa?”
Sendoh
si voltò di scatto, non appena sentì pronunciare
quel cognome. Non
aveva dato molto peso a quella ragazza che si era fermata di fronte
la loro squadra, ma quel cognome gli aveva dato una scarica
elettrica.
“Hikoichi.” lo chiamò Sendoh
“Sai dirmi chi è
lei? Ho sentito un certo Rukawa....”
Lo
scribacchino sgranò gli occhi, imporporandosi leggermente
sulle
guance “Sì!” iniziò a
svogliare velocemente il suo quaderno per
gli appunti “Keiko Rukawa. Sorella gemella di
Kaede. Primo
gennaio. Quindici anni. Prima classe, sezione tre. Centosessantadue
centimetri. Scuole Medie Tomigaoka.”
“Come siamo
informati.” fischiò Koshino.
Hikoichi diventò ancora più
rosso “Ecco, io... Veramente...”
Sendoh
non sentì le risate dei suoi compagni e si voltò
a guardare il
profilo della ragazza. Ovviamente, la somiglianza col fratello era
lampante, ma c'era qualcosa che la differenziava da lui, ne era
sicuro. Vedeva quei quattro agitarsi al suo fianco mentre lei restava
ferma ad osservare la partita. Poi la vide voltarsi verso i ragazzi e
mormorare qualcosa, mentre i lunghi capelli le ricaddero in avanti
dalle spalle.
“Io voglio un the!”
“Anche io!”
“E
dell'acqua.”
Forse andava al distributore...
La vide alzarsi
dal posto e camminare verso l'uscita degli spalti, non prima di aver
gettato un'occhiata al campo.
La
ritrovò davanti al distributore automatico, mentre sceglieva
con
cura le bevande di cui aveva bisogno. Le si mise dietro, aspettando
che finisse il suo turno. Lei si accorse della sua presenza,
gettandogli un'occhiata fugace con la coda dell'occhio, ma non gli
diede tanta importanza. Premette un po' di tasti ed aspettò
che
calassero le lattine, poi si chinò e le raccolse ad una ad
una.
“Come va, Sendoh? Anche tu qui, a goderti lo
spettacolo?”
Il
ragazzo si voltò seguito anche da Rukawa, che rimase con una
lattina
a mezz'aria nella mano. Essa alzò un sopracciglio, rimanendo
comunque chinata sulle ginocchia ma ignorando completamente il resto
delle altre lattine. La voce proveniva da un ragazzo, se non giovane
uomo, con un completo piuttosto elegante di uno strano blu. Il
ragazzo che era alle sue spalle, che da quanto avesse capito si
chiamava Sendoh, si voltò lentamente, assottigliando lo
sguardo e
diventando serio in volto.
“Se
non sbaglio, sei del Kainan.”
Il
Kainan, se Keiko non ricordava male, era un altro liceo della
prefettura. Possibile che quel vecchio era ancora uno studente?
“Ciao
Maki.” continuò il ragazzo alle sue spalle.
Rimasero
a fissarsi per un po' e lei si sentì quasi fuori posto, e
non solo
perché erano altissimi in confronto a lei, nonostante fosse
ancora
piegata sulle ginocchia. Decise di voltarsi e di continuare a
raccoglie le lattine, ma lentamente.
“Vedo
che ti ricordi...” esclamò calmo Maki, tenendo
ancora le mani
nelle tasche dei suoi pantaloni.
“Sei il capitano del Kainan, la
squadra migliore dell'anno scorso.” Sendoh piegò
leggermente di
lato il capo “Chi credi che vincerà oggi? Il
Miuradai o lo
Shohoku?”
“Non ha nessuna importanza chi andrà alle finali.
Qualunque squadra sarà, dovrà vedersela con
noi.” rispose
l'altro, con una punta di superbia, per poi voltarsi e fare un cenno
di saluto con una mano.
“Sei troppo ottimista.” esclamò
l'altro, con l'ombra di un sorriso “Quest'anno, ci sono molte
squadre agguerrite, ed una di queste è il Ryonan.”
Si
lanciarono uno sguardo di sfida ed il ragazzo del Kainan
ghignò,
poco prima di andarsene.
Keiko
sbuffò sonoramente, e finì di prendere le bevande
che le servivano,
riempiendosi entrambe le braccia con le lattine. Si rialzò
in piedi
e si voltò verso Sendoh, con un sopracciglio alzato. Ora che
il
ragazzo la guardava meglio, notava delle differenze col gemello,
lasciando ovviamente da parte il fatto che lei era femmina e Kaede
maschio. Innanzitutto, aveva i capelli lunghi fin sotto al seno,
lisci e neri come il fratello, lo sguardo non era affilato ma dolce e
gli occhi con una leggera punta di azzurro intorno alle iridi blu, le
ciglia lunghe e scure; i lineamenti del viso erano netti, ma non duri
ed il mento aveva una bella linea. Non era altissima ma non era
nemmeno bassa, il fisico era asciutto, anche se con quel felpone che
aveva addosso non poteva sbilanciarsi troppo, ma le gambe erano
fasciate bene nei jeans chiari che aveva addosso, anche se con uno
strappo sul ginocchio sinistro. Continuò a guardarla ed
evidentemente lei era stufa di ciò, dato che
imprecò lievemente e
fece un passo per andarsene, peccato però che una lattina le
scivolò
dalla presa e cadde, finendo proprio ai piedi dell'asso del Ryonan.
La sentì imprecare di nuovo, questa volta però
non fece nemmeno
finta di trattenersi. Fece un passo verso la lattina, ma lui la
precedette.
“Aspetta.
Ti aiuto.”
La
vide bloccarsi di scatto, stringendo una mano attorno ad una bibita
di thé, che non aveva perso per strada. Raccolse quella che
era a
terra e gliela porse, sorridendo nemmeno fosse il protagonista di uno
spot pubblicitario di dentifricio.
La
Rukawa crucciò le sopracciglia scure “Non brilli
di acume, eh?”
e mosse un poco le braccia per fargli notare che erano colme di
bibite.
Si
grattò la testa, continuando a sorridere
“Scusa.” e cercò di
infilare la lattina in mezzo alle altre, cercando di non farla cadere
nuovamente. Keiko rilassò i sopraccigli ma non lo
ringraziò,
facendo letteralmente scoppiare a ridere Sendoh.
“Cielo!
Uguale a tuo fratello!” esclamò il ragazzo,
continuando a ridere.
Keiko
sbuffò “Siamo gemelli.”
“Lo
so. Hikoichi mi ha detto tutto.”
Chi?
“E
poi avete le stesso naso.”
Eccolo
la. “Hm.” e lo fece scoppiare di nuovo a
ridere.
“Sono
Akira Sendoh.” esclamò improvvisamente il moro,
porgendole la
mano. E forse per la prima volta Keiko lo guardava seriamente. I
capelli neri a punta, il sorriso affabili e gli occhi blu
intenso...
“Keiko Rukawa.” si presentò la ragazza,
dandogli
poi le spalle per andarsene “E ripeto: non brilli di
acume.”
Sendoh
scoppiò di nuovo a ridere, osservandola poi allontanarsi coi
capelli
che le ondeggiavano sulla schiena.
Salve
a tutti
Sono tornata più in fretta di quanto sperassi, ma sono
riuscita a ritagliare del tempo per potermi portare avanti coi capitoli
e delineare una trama ben precisa. Entrano in scena altri personaggi e
spero vivamente di non fare un casino madornale perché non
vorrei creare confusione o altro. Spero che questo altro ritratto vi
sia piaciuto.
Come sempre, rinnovo i ringraziamenti per chiunque abbia letto il
capitolo precedente, in particolare nebbiolina e Celest93, che hanno
inserito la storia tra le seguite. Spero che anche questo capitolo vi
sia piaciuto!
Ringrazio anche che leggerà questo capitolo e,
perché no, vorrà farmi sapere una sua opinione.
Alla prossima...
Vostra, Lu.
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