Angel
She is my Angel
Era una notte come tante il cielo stellato che spiavo dalla finestra
era di un blu notte intenso costellato da mille piccole luci bianche,
ho sempre adorato quella atmosfera che mi trasmetteva una
tranquillità d’animo incommensurabile se poi il vento
gelido soffiava forte accarezzando il mio corpo dei brividi
percuotevano la mia schiena, ma ciò non mi dava fastidio, anzi
adoravo quella sensazione eccitante. Ma quella notte sarebbe stata
diversa dalle altre perché c’era qualcosa di diverso
nell’aria e il mio cuore lo sentiva, che doveva trattarsi di
qualcosa di eccezionale!
Al contrario, ho sempre odiato la mattina per il semplice fatto che una
volta svegli non si può più sognare, e i sogni sono per
me la parte più bella della notte. Inoltre quando apro gli occhi
sento un grande vuoto dentro, forse perché io non ho nemmeno una
famiglia, o forse perché lo stesso significato di casa mi
è ancora sconosciuto. Di solito mi vesto e corro a scuola, odio
la scuola, è vero che serve per un tuo lavoro futuro, ma dopo la
morte non c’è un lavoro e tutto ciò che hai fatto
non serve più a nulla. Dio non esiste, perché se egli
fosse davvero fra di noi, io non sarei costretto a vivere
così… Questo era ciò che pensavo, almeno fino a
quel momento.
«Ma che diav..olo..» Vidi una ragazza, incantevole
avvolta dalla luce fievole della luna, la sua figura snella e ritta
padroneggiava la scena, aveva indosso un vestito lungo fino alle
ginocchia apparentemente molto strano, le sue spalle erano incorniciate
da due candide e soffici ali, rimasi senza fiato, il suo sguardo
penetrò nel mio cuore colpendolo nel punto più debole, i
suoi lunghi capelli sbarazzini venivano scompigliati dal forte vento,
sembrava un dolce sogno. Risvegliandomi improvvisamente dal mio
apparente sonno scattai verso la finestra estasiato da quella dolce
figura, scostai l’anta che impediva la vista completa del
paesaggio ma appena mi affacciai, scomparve nel nulla, era come
volatilizzata ma sentivo ancora il cuore battermi forte nel petto, chi
era? Che cosa ci faceva su quel tetto? E perché era venuta da
me? Mille domande riempirono i miei pensieri, mi infilai scosso nelle
morbide lenzuola, ma non chiusi occhio, quella notte mi limitai a
osservare quel tetto fuori dalla finestra, nella vana speranza di
rivederla ancora.
Alla fine non si ripresentò, mi addormentai sfinito
dall’attesa, ma la voglia di incontrarla non svanì dal mio
animo. Mi svegliai alle prime luci dell’alba, sentii le mie
labbra toccate da qualcosa, stavo baciando qualcuno? Si, mi feci
trasportare completamente da quel bacio in cui diedi tutto me stesso,
quella bocca era morbida e soffice, sentendola allontanarsi aprii
lentamente gli occhi ancora assonnati, e incontrai i suoi occhi, erano
di un azzurro cielo profondo, in essi si scorgevano perfino le nuvole e
la fievole brezza d’estate, poi sentii i suoi biondi capelli
poggiati delicatamente sul mio volto e il suo dolce profumo sulla mia
pelle. Si alzò e non feci in tempo a fermare la sua corsa,
sparì ancora una volta al di là della finestra,
lasciandomi solo il desiderio irrefrenabile di tenerla stretta al mio
petto, lì dove si trova il mio cuore in cui riposa il mio amore
per lei, e la voglia quasi proibita di averla solo per me.
Successivamente pensieri mai passati per la mia testa inondarono la mia
mente, fantasticavo su di lei e su di me, ancora avvolto nelle mie
coperte, mi riaddormentai stanco sognandola accanto a me, che dormiva
serena con la testa sul mio cuscino.
Riaprii gli occhi tre ore più tardi e mi incamminai verso il
bagno, sciacquai il volto con acqua fresca e lo asciugai sovra
pensiero, mi cambiai e mi incamminai lento verso scuola, ma non avevo
alcuna voglia di stare tra i banchi a sentire le voci monotone di
quegli stupidi professori, così corsi al parco e mi stesi a
terra, mi misi ad osservare il cielo, e le nuvole che soffici e lente
cambiavano forma. Tutto mi ricordava quella splendida visione, come
potevo vederla? Era lei che veniva da me, senza dirmi nulla,
silenziosamente turbava il mio animo, lei era un sogno profano che
agitava le mie notti. Socchiusi gli occhi accogliendo quel piacevole
venticello che mi accarezzava il viso, mi addormentai circondato da
erba ancora bagnata dalla rugiada mattutina.
«Mi stavi cercando?» Sentii una voce angelica
sussurrarmi qualcosa in un orecchio, mi alzai di colpo, doveva essere
lei, ma non vidi nessuno e mi rattristai, perché mi stava
facendo stare così male? «Ti prego… Fatti
vedere… Solo per una volta… fa sì che io ti possa
abbracciare…» Apparve angelica davanti a me, come una
magia, immobile e fiera, corsi verso di lei e cercai di abbracciarla ma
trapassai il suo corpo, rimasi senza fiato, non era umana? Ma chi era?
Osservai la sua schiena e le sue bianche ali, poi si voltò e il
suo viso triste e malinconico mi strinse il cuore. «Anch’io… umano… vorrei tanto saltare fra le tue
braccia… ma io sono solo uno spirito senza dimora… e non
posso amare nessuno…» «Ma io ho toccato le tue
labbra, io ti ho baciato, perché ora mi sfuggi?»
accennò un sorriso che rese il suo viso ancora più
addolorato «E’ stata la mia forza di volontà ad
aiutarmi, e anche se solo per un attimo, sono riuscita a diventare
umana e a darti il mio bacio di addio, perché il mio tempo qui
sulla terra è scaduto, a momenti mi verranno a prendere, e mi
porteranno via…» No… non potevano farmi
questo… Se Dio esiste, come tutti dicono allora non poteva
portarmi via l’unica persona che si era avvicinata a me, anche se
si era limitata ad osservarmi da lontano, era riuscita a conquistare il
mio cuore al primo sguardo. Apparve dietro di lei una tetra creatura,
aveva un’ascia in mano e un mantello copriva il suo orribile
volto. Quando apparve e puntò l’ascia alla sua gola il mio
cuore accellerò il battito, «NON TOCCARLA!!!!!»
mi gettai su di lui quasi con le lacrime agli occhi, provai a tirargli
un pugno ma egli era fatto di aria, proprio come lei, e i miei colpi
andavano a vuoto. Ormai non potevo fare più nulla,
l’avrebbe portata via e io non l’avrei più rivista,
mai più…
«Umano… tu ci
tieni a lei?» lo fissai ansimando
dalla paura «Lei è l’unica cosa che mi
rimane… senza di lei la mia vita non ha senso…»
l’ombra scura si rivolse verso di me con aria minacciosa
«Allora… difendila… dì qualcosa…
prova a
fermarmi… se ci riesci naturalmente la lascerò
andare… altrimenti la porterò via con me…»
Avevo gli occhi offuscati dalle lacrime, il cuore stava per scoppiarmi
di dolore, la mia testa non ragionava, cosa potevo dirgli? La guardavo
e stavo male, avrei voluto morire insieme a lei in quello stesso
momento, la morte non mi faceva paura, perché ci sarebbe stata
lei assieme a me. Ripensai alla prima volta che la vidi, un angelo
sceso sulla terra, forse per salvarmi, il suo bacio, sapore di
paradiso, le sue ali, visione celestiale, i suoi occhi, il forziere
segreto del mio amore, di cui solo noi avevamo la chiave,
l’amore, che albergava vivo e forte nei nostri cuori, le parole
fluirono, dolci ma decise, dalle mie labbra, erano dedicate a lei, solo
a lei, al mio unico, primo, grande amore… «Lei è
il mio angelo… Non puoi privarmene, non puoi portarla lontano da
me… Perché io appartengo a lei, come lei appartiene a
me…» Lo guardai con occhi decisi, ma ricordo solo il
volto del mio angelo arrossire stupito e quello del mostro ridere di
gusto… Scomparvero insieme, portandosi via il sole, il mio sole,
attimi infiniti mi passarono davanti lenti e malinconici, ricordi
tristi, attimi che appartengono a lei, che facevano parte della sua
essenza, di lei… Cominciò a piovere, quella pioggia che
stava lavando via le ultime tracce del suo profumo, maledetta pioggia,
che se la stava portando via lontano da me, caddi a terra in ginocchio,
intorno a me solo silenzio, buio e silenzio, alzai lo sguardo al cielo,
nero e scuro che piangeva assieme al mio cuore, i vestiti si
attaccarono alla mia pelle, avevo freddo, senza di lei, faceva troppo
freddo, mi strinsi forte a me, non poteva essere successo davvero, non
voglio, non voglio, torna indietro, ti prego, io non posso vivere senza
di te «TORNA QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!» gridai
con tutta la forza, la rabbia, l’angoscia e la malinconia che
avevo dentro, continuai ancora, per minuti interi, nessuno mi
sentì. Mi rannicchiai steso a terra con le lacrime e il dolore
che mi stavano uccidendo… Chiusi gli occhi e finalmente potei
sognare, la ritrovai, la potevo abbracciare forte, potevo stringerla,
potevo dirle quanto l’amavo senza che nessuno mi giudicasse o
potesse portarmela via…
Rimasi in quel mondo con lei
tre giorni, i più belli che potessi
ricordare, al mio risveglio ero in clinica, qualcuno mi aveva raccolto
e portato in ospedale, mi guardai intorno spaesato e senza vita negli
occhi. Mi alzai dal letto e cominciai a vagare per i corridoi, era
notte, non c’era nessuno, e passando da uno specchio notai i miei
occhi rossi, dovevo aver pianto anche mentre dormivo. Mi sedetti a
terra fissando il vuoto, in cerca di una risposta, di un segno. Quando
sentii dei passi venire verso me alzai lievemente lo sguardo e vidi
davanti a me i piedi nudi di una ragazza «Mi stavi
cercando?» «C…cosa?» alzai lo sguardo, e
incontrai
di nuovo i suoi occhi, brividi pervasero il mio corpo, una marea di
sentimenti mi inondò, la abbracciai di scatto «TI AMO!
TI AMO! TI AMO!!!! Ti prego non andare mai più via… mai
più!!!! MAI PIU’!!!!!!!!!!!» era lei? Ma come? Non
ci pensai nemmeno! L’unica cosa importante era averla ritrovata,
sentire di nuovo il suo profumo, cercai disperatamente le sue labbra,
la baciai infinite volte «Anch’io ti amo!» sentii
il suo corpo stringersi al mio, piangemmo, le lacrime scendevano pure e
leggere sul nostro volto, non ci saremmo separati mai più?
«Come hai fatto a tornare da me?» le chiesi tra i
singhiozzi «Lo spirito del male ha detto che le tue parole lo
hanno convinto a darmi un’altra possibilità, il mio corpo
era in coma, Dio doveva scegliere il mio destino e sentendo le tue
suppliche, ha deciso di salvarmi… devo ringraziarti… ma
ora ti prego… stringimi forte a te… amami…
perché ho bisogno del tuo amore…» La strinsi
ancora più forte a me… ora più nessuno poteva
dividerci… Che stupido! Proprio io che non ho mai creduto in Dio
ho ricevuto un regalo per la mia impura fedeltà, adesso credo in
lui, e lo ringrazio per tutto ciò che ho, ma soprattutto per
l’angelo che mi ha donato, che ha saputo rubarmi il cuore e di
cui mi sono perdutamente innamorato. Grazie per avermi dato una ragione
per vivere, la più bella che mi sarei potuto aspettare, quella
di starle per sempre accanto, di amarla e di rispettarla, nel bene o
nel male, finchè morte non ci separi.
The End.
|