Fiamma

di Faiz
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"Donna, perchè soffri? Per qual motivo ti disperi?" Le lacrime calavano meste sulle gote della giovane, la quale, addolorata e ferita, si stringeva tra le braccia in un angolo della grotta: pareva volesse scomparire per quanto stesse chiusa in sè, proprio come quando i ricci, spaventati, si rifugiano nella loro dubbia fortezza di spine. La fiamma ardeva di luce blu e quando parlava emetteva piccoli sbuffi di faville luminose, che, cadendo poi sul terreno, ricordavano alla ragazza la neve d'inverno. "Sono scappata dall'Amore, fuoco." rispose "Perchè l'Amore tentò di uccidermi: per tanto tempo odiai me stessa, in quanto, attraverso tanti sacrifici, lo cercai invana. Allora, bendandomi gli occhi e seguendo il mio istinto, presi inconsapevolmente miriadi di vie errate, le quali mi hanno condotto fino a qui, in queste condizioni. Stolta, dopo faticose e deludenti ricerche, mi illusi di averlo trovato, ma in realtà si rivelò la crudele pazzia mascherata dalla bellezza, la quale voleva sottrarmi per sempre a questo mondo.". La fanciulla nel dire queste parole, alzato il capo, si sforzava per far uscire la voce tremante, assillata da un misto di terrore e sconsolazione che le paralizzavano tutto il corpo. "Ma per quale motivo" chiese poi il fuoco "colui che chiami Amore ti ha ferito?". "Io gli diedi tutto il mio affetto e la mia benevolenza in quanto l'amavo, e lui in cambio volle sempre di più. Arrivò il momento in cui pretese troppo, e, sconvolta, fui costretta a rifiutare: Amore mi aggredì furente, colpendomi ripetutamente con tutta la forza delle sue braccia e..." esitò per un momento, con gli occhi colmi di lacrime e con lo sguardo perso nel vuoto proprio di chi rivive con la mente una terribile esperienza passata "...e io, viva per miracolo, scappai, ferita al corpo e al cuore, lontano dal mondo, lontano dall'odio: perciò trovai questo luogo dove tu, solo, brilli in un tetro mare di dolore e sofferenza". Il fuoco si fece meno luminoso, quasi per rendere più confortevole quel piccolo rifugio nascosto da tutto e da tutti: "Bella ragazza, come dissi sempre e sempre dirò, amore lo si da, ma non si pretende: io ardo su queste ormai consumate sterpaglie, e sono grato verso coloro che spesso mi hanno tenuto in vita ponendole al posto della vecchia brace; questi ultimi, invece, si riscaldavano con il mio calore, ed erano grati verso me, poichè li proteggevo dal gelo della notte. Ciò che ti voglio dire, amica mia, è che è necessario che tu ami solamente coloro da cui sei amata, partendo da te stessa. Quelli infatti che non amano la loro persona sono crudeli, poichè sono costretti a rubare e far proprio l'amore del prossimo prisciugandolo di ogni bene, e, se così fossero tutti, allora non sarei qui a parlarti. Al contrario, chi si ama può solo darlo senza pretenderne di nuovo, in quanto dentro di sè ne è già colmo.". Lentamente la luce del fuoco si stava affievolendo, poichè coloro che lo tenevano in vita già da tempo sen'erano andati, e purtroppo, come le disse, non sarebbero tornati più. Continuò: "Spero che, in futuro, queste mie parole ti torneranno utili, ma ora con il più grande rammarico sono costretto a dirti addio: vivi felice, giovane fiamma.". Detto questo, quando smisero di bruciare i restanti steli di legno, con un ultimo, lucente bagliore, il fuoco spirò, e la donna, commossa, si sedette accanto alle fumanti ceneri di colui che, seppur per un attimo, l'amò.




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