Dark and Light

di Ziseos
(/viewuser.php?uid=534792)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


9-Road


Pianeta Ahch-to*

Non riusciva a prendere sonno, si limitava a tenere le braccia incrociate sotto la testa mentre continuava a scrutare attenta il cielo notturno, mentre attorno a lei tutto rimaneva il silenzio.
Il falò si apprestava a spegnersi e le ultime fiamme scoppiettavano lente bruciando piano il legno quasi consumato del tutto, il fumo ridotto a una scia sottile si levava alto nel cielo sparendo nel manto scuro puntinato da luminosi astri lontani.
Aveva passato innumerevoli notti come quella, persa a fissare quell’universo sconfinato che sempre l’aveva chiamata a sé, la invitava a scoprirlo, e a lei sembrava quasi che quelle stelle le parlassero.
Quante cose ancora aveva da scoprire? L’Universo era così grande, non riusciva nemmeno a misurarlo neppure immaginando.
Erano passate ore da quando si era congedata dal suo maestro per la notte, e sembrava quasi che lui non fosse nemmeno lì vicino, non lo sentiva nemmeno respirare profondamente.
Una cometa improvvisamente attraversò il cielo, lasciando dietro di sé una luminosa scia che rimase per qualche istante ad illuminare il manto oscuro notturno.
Rey si spostò su un fianco, continuando a tenere gli occhi puntati verso l’alto, aspettando finchè la scia svanì e si unì al nero della notte.
Cometa? Navicella? Qualsiasi cosa fosse, in fondo non era così importante.
Scrollò la testa e provò a chiudere gli occhi, cercando di prendere sonno.
 
Il sogno era sempre lo stesso, come ogni notte.
Vedeva la piccola nave sollevarsi da terra, i motori accesi che sputavano fiamme calde che ardevano l’aria, Ankar Plutt che le stringeva il braccio, mentre lei gridava con la mano stesa verso l’astronave, come se potesse afferrarla e impedirle di partire, di abbandonarla lì sola.
Poi lo scenario cambiava
Improvvisamente si ritrovava sola in mezzo ad una foresta scura, gli alberi neri come ossidiana che tendevano i loro rami secchi e privi di vita verso il cielo nevoso, mentre lei correva scappando da qualcuno incespicando nella neve alta e fresca appena caduta, mentre sentiva avvicinarsi qualcuno; più correva e più i suoi passi si facevano pesanti, il fiato cominciava a mancarle e infine cadeva a terra mentre una figura si stagliava contro di lei.
Stava per essere colpita, ma una lama cremisi trafiggeva l’uomo, che con un grido soffocato cadeva a terra esanime, accanto a Rey; lei si voltava con ancora le mani sopra alla sua testa a proteggersi, ed intorno a lei altre sei figure, sei cavalieri che la circondavano.
Il settimo uomo, che l’aveva appena salvata, brandiva la spada e la maschera che portava sul viso era sempre quella.
Ren.
Non riusciva a muoversi Rey, guardava i sette cavalieri senza poter proferire parola e di nuovo la scena cambiava, la neve la avvolgeva come in un turbine e una voce lontana, quasi antica chiamava il suo nome.
“Rey… questo è il tuo destino.”
 
Si svegliò spalancando di colpo gli occhi e tirandosi a sedere, urtando con le gambe la sua borraccia metallica rimasta vicino al falò, che si rovesciò sulla pietra, tintinnando con un rumore argentino e riversando la poca acqua rimasta sulla roccia e arrivando fino al falò, spegnendo l’ultimo tizzone ancora ardente.
Si posò una mano sul cuore che le tamburellava forte, respirando profondamente e socchiudendo gli occhi per cercare di calmare il suo respiro.
Quando li riaprì, cercò di ricomporsi e osservò il cielo attorno a lei.
Al buio della notte, era sopraggiunto il rosa dell’alba che piano piano assorbiva il blu notturno, creando magnifici giochi di sfumature fredde o infuocate, che venivano riflesse tutt’intorno dall’oceano.
 
“E’ sempre bello godersi questi spettacoli alla mattina.”- disse una voce dietro lei, avvicinandosi.
Rey si girò, venendo distratta da quella incantevole visione.
Luke si sedette accanto a lei, sorridendo e rivolgendosi di nuovo al sole che sempre più velocemente sembrava nascere dalle acque scure.
“Non mi potrei mai stancare di guardarli. Su Jakku erano…diversi.”- disse accennando un sorriso nostalgico e divertito – “La sabbia non crea riflessi così suggestivi..”
“Ti capisco. Anche sul mio pianeta il “problema” era lo stesso. Eppure a volte sento la mancanza di quel paesaggio desertico ed inospitale agli stranieri. D’altronde è lì che sono cresciuto, la nostalgia a volte è difficile da scacciare.”
L’uomo si tirò in piedi, sistemandosi il pesante mantello sulle spalle, e sistemando la cinta che portava attorno ai fianchi.
Rey riconobbe la scintillante forma della spada laser che veniva illuminata dai raggi di sole mattutini.
Anche lei si tirò in piedi imitando il suo maestro, afferrando da terra il suo sacco e la sua borraccia ancora rovesciata, e sistemandoseli addosso.
“Credi che oggi riusciremo ad arrivare?”- chiese lei guardando Luke con aria stanca.
Dopo giorni di cammino non c’era ancora nessuna traccia della fantomatica ed agognata isola, ed ormai l’entusiasmo di Rey si stava lentamente trasformando in rassegnazione.
“Sento che siamo vicini, lo percepisco. Devi solo avere pazienza,Rey.”
La giovane abbassò lo sguardo, dandosi mentalmente della sciocca.
Luke le si avvicinò posandole una mano sulla spalla sorridendo, per poi superarla ed avviarsi verso un piccolo sentiero scavato nella roccia, che conduceva alla seconda baia dell’isola, verso una piccola sporgenza rocciosa che consentiva di raggiungere l’isola successiva.
Rey lo seguì a ruota, cercando di tenersi in equilibrio nel sentiero precario che era situato proprio accanto ad uno strapiombo, che dava sul mare, mentre le onde lambevano con forza la parete rocciosa dove il maestro Jedi e la giovane camminavano.
Il percorso si interrompeva al lato nord della piccola isola, precisamente in una piccola insenatura protetta da sporadici alberi dalle fronde rigogliose, e dai rami carichi di piccoli frutti violacei, sconosciuti agli occhi di Rey, la quale passando sotto uno di loro ne afferrò uno che le pareva maturo, addentandolo con aria affamata.
A quell’ora del mattino, tutto le sembrava invitante e in ogni caso sarebbe stato meglio fare scorta di zuccheri per il viaggio.
Davanti ai due, come un piccolo ponte di pietra, si ergeva un promontorio che collegava l’isola dove avevano sostato la notte, ad un isola più grande ed estesa, la cui vegetazione ricopriva buona parte del terreno, impedendo di vedere cosa ci fosse al dilà di quella sorta di muro verde.
“Pare che avremo un po’ di strada da fare..”- disse fischiando ammirato Luke.
“Non sei entusiasta?”- chiese Rey divertita- “Maestro, non mi dirai che ti sei già stancato…coraggio, avremo solo ancora qualche settimana di cammino, che vuoi che sia?”- concluse superando l’uomo e raggiungendo il promontorio, diretta verso l’altra isola.
Il vecchio Jedi scrollò le spalle sorridendo.
Si rivedeva molto in Rey, in lei ritrovava quell’entusiasmo e la stessa sete di conoscenza che aveva anche lui quando conobbe il suo mentore, anni prima.
Ora le cose erano cambiate, e trovarsi ad essere lui stesso a giocare lo stesso ruolo di anni prima del suo maestro , continuava a risultare un’esperienza strana e piacevole allo stesso tempo.
In Rey vedeva anche qualcosa di più profondo, percepiva in lei una Forza diversa da quella a lui conosciuta e questo fatto non faceva che suscitare in lui una continua sorpresa.
Si addentrarono insieme nella nuova isola, facendosi largo tra il fitto fogliame e le rocce ricoperte di muschio che tappezzavano il terreno; non si vedeva nessuna traccia che facesse pensare che quell’isola fosse mai stata abitata o che qualcuno potesse viverci, ad eccezione fatta per la fauna locale, di piccoli esserini quadrupedi che raramente si avvicinavano al duo che continuava a procedere nel cammino.
Nonostante ciò, Luke continuava a stare all’erta, spostandosi da una parte all’altra di quella immensa foresta che lasciava penetrare solo qualche sottile raggio di sole dagli alberi, ogni volta che percepiva qualcosa di insolito.
 
Orlo Esterno-Settore Arkanis
La potente luce dei due soli del Sistema Arkanis illuminò la piccola astronave che, solitaria, varcava l’oscuro spazio che la separava da quella che considerava ormai la sua casa.
L’intenso bagliore si rifletteva sullo scuro metallo della cabina, facendola spiccare in mezzo al manto spaziale oscuro.
Con i motori spinti al massimo continuava a fare rotta verso la sua meta, ed ormai la grande visione del pianeta  con il suo mare di dune e le immense pianure di Bantha, preannunciavano il prossimo atterraggio della nave stessa.
 
Pianeta Ahch-to*
Camminavano ormai da ore, ma non si era ancora vista una traccia che potesse indicare che si stessero avvicinando alla meta.
Il fresco della mattina era oramai l’unica cosa che riuscisse a sostenere il loro spirito..ed il loro fisico stanco, specialmente le gambe che ormai cominciavano a dolere e a pesare.
“Non senti ancora nulla?”- chiese Rey con una smorfia spossata, continuando a trascinarsi a passo pesante lungo un tratto di foresta dove la vegetazione per fortuna si era diradata.
Aveva anche proposto a Luke di utilizzare la sua spada laser per tagliare qualche ramo e pianta invadente, ma aveva ricevuto un secco “no” da parte del maestro, che riteneva inutile l’uso della spada per mansioni di quel genere.
“Più di prima, e meno di dopo.”- rispose l’uomo lisciandosi la folta barba brizzolata continuando a a camminare. Effettivamente anche a lui pareva strano che non avessero ancora trovato nulla.
Rey fece scivolare dalla sua spalla a terra, il sacco che portava, che cadde in mezzo alle foglie calpestate e lei si sedette su di un masso dalla forma squadrata, anch’esso ricoperto di fogliame secco.
“Maestro..comincio a pensare che tutta questa ricerca sia, come dire…impossibile. Non dubito affatto in te o nella Forza, ma se ci fossimo sbagliati? E se non fosse qui quello che stiamo cercando?”
“No è impossibile…le tracce degli antichi testi portavano alle coordinate di questo pianeta, non può essere che mi sia sbagliato..”
“Forse le antiche coordinate sono cambiate, forse erano inesatte..su questo pianeta non c’è nient’altro che acqua, acqua, rocce e ancora acqua. Siamo giorni che cerchiamo su ogni isola degli arcipelagi vicini ma abbiamo trovato solo vecchi ruderi di pietra. Forse appartenevano ad un’antica civiltà di pastori e niente più. Se chiedessimo alla Resistenza forse…”
“Per anni la Resistenza ha cercato di aiutarmi nella ricerca, anche con l’impiego dei più importanti piloti e conoscitori di rotte interstellari, ma l’unico vero indizio era su quel frammento che avevi ritrovato su BB-8. Nonostante ciò siamo ancora qui. Appena Chewbe ci raggiungerà alla prossima isola, decideremo il da farsi.”
Rey si guardò intorno come a cercare la presenza del wookie, che era andato in perlustrazione delle isole con il Millennium Falcon, cercando dall’alto di individuare la loro meta.
Sospirò rassegnata, passando il suo bastone da una mano all’altra.
“Beh stare seduti non cambierà nulla comunque.”- disse scavando con la punta del bastone in mezzo alla fanghiglia secca del terreno.
“Coraggio, continuiamo a muoverci, prima che il sole sia alto nel cielo e che cominci a riscaldare troppo l’aria qui sotto.”
Rey si alzò in piedi, raccolse il sacco e camminò trascinandosi dietro il bastone.
Improvvisamente il bastone cominciò a sobbalzare mentre veniva strisciato, come se incontrasse zone dove il terreno era stato tagliato per poi ritornare sul terreno livellato.
Anche sotto i piedi avvertiva un’insolita alterazione del terreno, e curiosa, spostò con la punta della scarpa le foglie, grattando via del fango.
Ciò che vide la sorprese, e cominciò a ripulire il terreno dalla polvere e dalla fanghiglia secca, seguendo con le dita delle profonde scala nature che tappezzavano il pavimento terroso della foresta, con fare sempre più concitato.
“Maestro!”- chiamò con gli occhi che guizzavano veloci mentre continuava a ripulire-“Vieni a vedere!”
Luke si precipitò da lei, e non appena abbassò lo sguardo a terra, dove Rey aveva rimosso buona parte del terreno, quelle scalanature subito gli sembrarono familiari, e nella sua mente si accese una speranza, mentre il cuore prese a battergli in maniera concitata.
Si chinò accanto a lei, seguendo con le dita nodose le incisioni nel terreno, leggendo ciò che sentiva con il tatto e che vedeva con i propri occhi.
Quel contatto con l’antico era reale…era vero.
“Rey..”- disse con gli occhi che brillavano di emozione -“Siamo arrivati…siamo a casa.”

 
 
Mi scuso moltissimo per aver pubblicato questo capitolo a distanza di molte settimane dall’ultimo, ma attualmente sono impegnata con il lavoro, quindi purtroppo mi ritrovo spesso con poco tempo a disposizione per scrivere. Cercherò di ritagliare qualche ora di tempo libero per portare avanti questa fic, anche se non credo che i capitoli usciranno con una cadenza regolare…
A.
P.S.*Nel caso in cui non lo sapeste, è stato confermato da Pablo Hidalgo, membro della Lucasfilm Story Group, che il nome del pianeta dove Rey incontra Luke Skywalker, è Ahch-to :)




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3582313