Capitolo
Due: Dritto al Cuore
“who's
the first to burn?”
~”Black
Sea”, Natasha Blume
Sam
Wilson inspirò a pieni polmoni l'aria serale di New York City,
osservando, da una terrazza dell'Avengers Tower, la miriade di luci
che incendiavano la città, che a ben vedere si era guadagnata la
nomea de “la città che non dorme mai”, mentre già
comparivano i primi sfavillanti addobbi natalizi.
«Grazie
per avermi avvertito che sareste tornati!» trillò la voce,
apparentemente burbera, dell'agente Hill.
L'ex
pararescue, sorpreso, sbuffò divertito chinando il capo, si voltò a
guardarla senza staccare i gomiti dalla ringhiera;
«Io
ti avrei anche avvertito, se non avessi cambiato numero per
l'ennesima volta».
Maria
sospirò impercettibilmente, i suoi occhi turchesi si soffermarono
sui tratti del volto dell'uomo che le stava davanti con quel sorriso
incerto e i grandi occhi sinceri puntati su di lei. Non era facile
essere il braccio destro della spia per eccellenza. La sua bravura e
professionalità le erano sempre costate qualcosa.
«Rischi
del mestiere...» replicò accostandosi a lui. Rimasero a guardare,
per qualche minuto, il panorama in silenzio. Poi Maria tese la mano
verso il collega in una muta domanda, mentre lui la guardò
perplesso;
«Il
cellulare» lo incalzò lei. Sam glielo consegnò.
La
donna ci trafficò per qualche secondo, sotto lo sguardo curioso e
attento di lui.
«Ecco
fatto» disse riconsegnandoglielo. Sam scorse velocemente la sua
rubrica, notando ben due numeri di cellulare sotto il nome 'Maria'.
«Uno
è il mio attuale numero... L'altro beh diciamo che è per le
emergenze – spiegò mantenendo lo sguardo puntato ben lontano da
lui – di Fury...»
«Solo
Fury usa e conosce questo numero?» ribatté sorpreso Sam;
«Beh..
Non solo lui ora...» lo corresse lei a denti stretti «Togliti
immediatamente quel sorriso ebete dalla faccia, Wilson!»
«Quale
sorriso ebete!?» replicò lui senza smettere di sorridere contento
«Dai lasciati abbracciare...»
«Stai
fermo!» tuonò l'agente, totalmente impreparata a quella reazione.
Il
trillo del cellulare distrasse entrambi da quel siparietto.
«Non
può già saperlo. Vero!?» esalò Sam, riferendosi a Fury e al fatto
che ora anche lui conoscesse il numero segreto dell'agente Hill.
Maria
lo guardò malissimo e si accostò il cellulare all'orecchio.
«Si...
Signore?»
Falcon
osservò preoccupato il viso della Hill perdere progressivamente
colore, tentò di chiedere informazioni ma lei semplicemente lo
ignorò.
Quando
la chiamata si concluse un minuto esatto dopo, l'ex pararescue tornò
alla carica un po' frustrato;
«Mar-?»
«Sam
– lo interruppe lei visibilmente allarmata – si tratta di
Barton».
*
Osservò
attenta le due lapidi bianche, pulite, squadrate. Erano così vicine
che quasi si sfioravano, in mezzo una corona di fiori freschi.
Sospirò,
doveva ringraziare Yuri per aver trovato un posto adatto in cui farli
riposare in pace. Alzò lo sguardo smeraldino verso il cielo chiaro,
una folata di vento dell'est la costrinse a stringersi nel caldo
parka. I suoi occhi abbracciarono il verde paesaggio dell'altopiano
sarmatico, con uno sforzo di volontà lasciò finalmente un mazzo di
candidi fiori sulle lapidi, poche parole in russo scivolarono dalle
sue labbra, talmente lievi che sembrò che il vento stesso le avesse
pronunciate.
Natasha
si riscosse dai suoi vividi ricordi e continuò a versare il caffè
nella tazza. Quando però fece per portarselo alla bocca, l'odore
dolce-amaro le colpì forte le narici infastidendola al punto da non
riuscire a berlo. Sbuffò irritata e gettò via tutto,
accontentandosi di sorseggiare del semplice tè al limone.
Era
evidente che c'era qualcosa che non andava, il suo corpo le stava
mandando dei segnali, ma Vedova era chiaramente in fase di negazione,
liquidando nella sua testa il problema come semplice stanchezza post
missione, non era certo la prima volta che le capitava di “sentire”
una missione più pesante di altre, e i ricordi di un anno prima
d'altronde non avevano fatto altro che peggiorare la situazione.
Chiuse
gli occhi assaporando il caldo liquido che le scendeva lungo la gola,
ripensando a quei due mesi che lei e Steve avevano passato nel
Vermont. Quel periodo non le era mai sembrato così distante.
Proprio
l'oggetto dei suoi pensieri entro trafelato nel loro appartamento di
Brooklyn, i suoi occhi cercarono immediatamente
la compagna, l'espressione era grave.
«Steve-?»
Natasha incatenò lo sguardo al suo, il corpo in tensione. Il
comprendersi con un semplice sguardo era qualcosa che non era mai
cambiato in quegli anni, da quando da semplici colleghi avevano
deciso di legare l'una la propria vita all'altro.
«Clint
è stato attaccato – Natasha sgranò gli occhi incredula – è
riuscito a mandare un segnale d'emergenza a Fury, ma da allora non si
hanno più sue notizie...» berciò passandosi una mano sul volto, la
tuta con cui era uscito, per una corsetta serale, era bagnata
fradicia dalla pioggia che aveva iniziato a imperversare sulla città.
«Quando
partiamo?» domandò prontamente Vedova, pensando a Laura e ai
bambini.
«Tony
sta preparando il jet, dobbiamo raggiungerli»
«Andiamo».
Il
jet sorvolava una zona abbastanza boschiva. Al suo interno Steve,
Natasha, Tony, Sam, Bucky e Sharon restavano in silenzio, tesi.
«Qualcuno
sa cosa ci faceva Barton qui?» domandò serio e curioso il
miliardario osservando sul monitor quanto mancava a raggiungere la
posizione segnalata dall'arciere.
Il
capitano si scambiò uno sguardo carico di significato con la russa,
che sospirò decidendo di raccontare la verità agli altri;
«Clint
ci abita...» esordì attirando l'attenzione di tutti «Ha costruito
una casa per lui... e la sua famiglia».
Sam
aveva intuito qualcosa dalle loro conversazioni l'anno scorso, ma era
sempre stato bravo anche a farsi gli affari propri, gli altri –
eccetto Steve che aveva avuto modo di conoscere la famiglia dell'eroe
tempo addietro – erano semplicemente sorpresi.
«Prego?»
berciò con voce strozzata Stark;
«È
sempre stato un segreto anche per l'agenzia. Solo Fury, Coulson ed io
lo sapevamo, Clint ha una moglie di nome Laura e tre figli»;
Sharon
chiuse gli occhi pensando al pericolo che stava correndo quella
famiglia, stringendo di riflesso la mano di Bucky accanto a lei.
«Se
la loro posizione è segreta, come ha fatto l'Hydra a trovarli?»
domandò quest'ultimo, ricambiando la stretta della propria compagna;
«Questa
è un'ottima domanda, Braccio di Ferro!» replicò Iron Man
mentre l'armatura lo rivestiva «J.A.R.V.I.S., hackera i sistemi
dello S.H.I.E.L.D. vedi se c'è stata una violazione nei loro server»
«Signore,
credo che il nostro intervento possa essere considerato una
“violazione”» asserì compitamente l'intelligenza artificiale;
«Se
ti fa sentire meglio domanda “permesso” J.A.R.V.I.S.» ribatté
ironico Tony «Siamo arrivati, Capitano... a te il comando!».
Una
volta scesi dal jet la scena che si presentò agli occhi dei presenti
fu terrificante: la casa della famiglia Barton non esisteva più,
completamente rasa al suolo con ancora qualche focolare vivo e
pericoloso che divorava travi e assi, mentre alcuni alberi erano
ancora totalmente in fiamme.
«D'accordo»
disse Steve con cipiglio grave «Sam, ti voglio in cielo, controlla
se i nostri nemici sono ancora nei paraggi, erigi un perimetro. Tony
fai qualcosa per l'incendio e contatta lo S.H.I.E.L.D. se possono
mandare delle squadre di ricognizione, Nat, tu e Sharon cercate Laura
e i bambini, io e Buc cerchiamo Clint».
Nessuno
ebbe da ridire; immediatamente Sam e Tony si levarono in volo per
adempiere ai loro compiti.
Natasha
e Sharon scattarono in avanti muovendosi fra le macerie col cuore in
gola.
«Sharon
seguimi!» disse Vedova correndo verso una zona precisa del perimetro
della casa, l'agente la guardò lievemente perplessa e al tempo
stesso fiduciosa. Natasha constatò che fosse il caso di spiegare il
perché di tanta sicurezza:
«Clint
ha costruito un rifugio sotto terra per Laura e figli in caso di...
Pericolo. Dobbiamo riuscire a trovare una sorta di botola...».
Non
lontano da loro, James e Steve stavano spostando con attenzione e
calma le assi e svariati frammenti per evitare ulteriori crolli,
nella disperata ricerca del loro compagno.
Dopo
qualche attimo Sharon scorse una lucida lastra di metallo che
sembrava quasi spinta a forza nel terreno;
«Nat!
Ci siamo, aiutami!»
Le
due spie con un estremo sforzo di volontà riuscirono a scostare
alcune travi e ad aprire la botola.
Dall'apertura
nel terreno uscì stravolta Laura Barton. Imbracciava un fucile ad
alta precisione, che teneva così saldamente che pareva l'ultimo
appiglio rimastogli, prima di crollare.
«Laura!»
trillò Natasha alzando le braccia «Sono io, Natasha. Va tutto bene,
siete al sicuro ora...» continuò con tono pacato e basso come se
volesse ammansire una belva feroce.
I
grandi occhi da cerbiatto di Laura Barton vagarono prima sulle due
donne che le stavano davanti e poi su ciò che la circondava. Le
lunghe ciglia scure sbatterono più volte, incredula osservò ciò
che rimaneva di quel 'nido' che così faticosamente avevano
costruito, nulla. Non vi era più nulla. Brividi cominciarono a
scuoterla dal profondo; riportò i suoi occhi, talmente scuri da
sembrare neri, su Natasha immobile davanti a lei. Lasciò andare il
fucile affidatole dal marito e si accasciò sulla spia.
«Siamo
qui» le sussurrò Vedova cercando di farla calmare, lei e Sharon si
scambiarono un'occhiata grave.
«Dov'è
Clint?» trillò agitata «Clint!» lo chiamò guardandosi
disperatamente attorno, lacrime leggere avevano preso a solcarle il
volto, Natasha le afferrò dolcemente il capo;
«Lo
troveremo. Steve se ne sta occupando» le assicurò. Al nome del
capitano, Laura riprese un attimo fiato e annuì, si tolse con stizza
alcune lacrime rimaste impigliate sul volto magro e si voltò verso
la botola;
«Cooper!
C'è qui zia Nat. Lila potete salire fate attenzione a Nathaniel!»
celiò cercando di avere il tono più fermo possibile.
Lentamente,
incitati dalla madre, i figli di Occhio di Falco si palesarono agli
occhi di una stupefatta Sharon.
Cooper
Barton non doveva superare i dieci anni, aveva corti capelli scuri e
profondi occhi come quelli della madre; Lila era piccolina doveva
avere sette o otto anni e i capelli biondo cenere del padre,
stringeva fra le braccia l'ultimo arrivato della famiglia: Nathaniel
di appena un anno.
«Zia
Nat!» sospirò tremante Lila abbracciandola stretta. Natasha la
accarezzò dolcemente per rassicurarla.
«Quello
è Iron Man?» domandò preoccupato il maggiore dei fratelli con lo
sguardo rivolto al cielo;
«Andrà
tutto bene ragazzi» cercò di rassicurarli Laura stringendo al petto
Nathaniel.
Improvvisamente
la voce concitata di James squarciò l'aria come un fulmine;
«Steve!
L'ho trovato!!».
Il
capitano corse immediatamente in aiuto dell'amico, a cui si aggiunse
anche Tony, tutti e tre insieme tolsero alcuni possenti frammenti di
muro;
«Fate
piano!» ordinò Steve, osservando le condizioni in cui versava
l'arciere.
«Papà!!!»
urlarono i due bambini pronti a scattare verso l'amato genitore, ma
Natasha e Sharon li strinsero a sé per sicurezza.
Clint
non si muoveva, non aveva aperto gli occhi e sembrava insensibile ai
disperati richiami.
Sam,
giunto in soccorso, si accostò al compagno sentendo il respiro
lieve.
«É
debole, ma respira!» constatò sollevato. I quattro uomini con
attenzione lo sollevarono per trasportalo all'interno del jet,
seguiti a distanza ravvicinata da Laura, i cui occhi erano inchiodati
alla figura esanime del marito, mentre con un braccio sosteneva
Nathaniel e l'altra mano stringeva Lila spaventata.
Natasha
teneva una mano sulla spalla del maggiore dei fratelli nella speranza
di trasmettergli un po' di conforto. Una sensazione di malessere le
attanagliava lo stomaco, era preoccupata per le condizioni
dell'amico, si era scambiata uno sguardo con Steve, vedendo riflesso
nel compagno le sue stesse preoccupazioni. Spinse giù a forza
l'ansia, doveva occuparsi della famiglia di Clint, ora.
«Lo
S.H.I.E.L.D. invierà una squadra per analizzare eventuali tracce
rimaste...» comunicò Bucky crollando sul sedile e percependo lo
sguardo teso di Sharon su di lui. Le fece appoggiare il capo sulla
sua spalla lasciandole un leggero bacio sulla fronte.
Tony
riuscì a stabilizzare l'arciere ma in quel momento di più non
poteva fare.
Con
i cuori gonfi di preoccupazione gli Avengers strinsero i denti,
attendendo con ansia che il jet li riportasse a casa.
*
K
strinse infastidita gli occhi grigio-verdi. Attraverso le lunghe
ciglia arcuate osservava la cassa toracica di D vibrare
violentemente, scossa dall'urlo doloroso. Era convinta che prima o
poi avrebbe visto quel petto squarciarsi di netto sotto il peso di
quelle grida; l'idea la infastidì ancora di più.
Le
mani si serrarono attorno le braccia, il suo sospiro fu
impercettibile.
«Quella
lì dovrebbe darsi una calmata, o finirà male».
K
roteò gli occhi irritata, la voce fredda e tagliente dell'uomo al
suo fianco, alle sue orecchie suonava sempre molesta.
Schioccò
la lingua annoiata;
«Non
devi fare rapporto?» replicò lei, il suo tono pari a una lastra di
ghiaccio. L'altro sorrise sghembo e se ne andò silenzioso com'era
arrivato.
Con
passo felpato entrò nella stanza, in cui medici e agenti si stavano
affaccendando. Posò con fermezza la mano sulla spalla di quell'esile
creatura lievemente ansimante.
«Ti
riporto in stanza» disse semplicemente prendendola per mano.
«K?»
esalò lei, gli occhi chiari fragili ma presenti «Perché sono qui?»
domandò, la sua voce era sempre stata così flautata che la si
poteva paragonare al dolce tintinnio di uno scacciapensieri.
K
non si voltò, ma continuò a camminare ignorandola; “Questa è
una domanda a cui non avremo mai risposta”.
*
«Mi
stai dicendo che si trattava di una sola persona?» domandò grave
Steve osservando Laura Barton torturarsi le lunghe dita da pianista.
La
donna sospirò desolata strofinandosi la fronte con l'indice;
«Credo.
Non so Steve, è successo tutto così velocemente, c'è stato un
boato tremendo e Clint... - ebbe un esitazione – Clint mi ha urlato
di prendere i bambini e nascondermi...»;
il
capitano le posò gentile una mano sul braccio magro, sorridendole
incoraggiante;
«Laura,
va bene così. Non ti preoccupare, ora riposa. Prometto che se Clint
si sveglia ti avvertiamo».
Steve
si alzò lasciando la donna occuparsi dei suoi figli esausti e
assonnati.
«Come
sta?» domandò a Natasha raggiungendola in corridoio e
accarezzandole le spalle rigide.
Vedova
si rilassò appena abbandonando la schiena contro il petto del
compagno, lasciando che fosse lui a sostenerla.
«Ancora
non si sveglia...»
«Ce
la farà. Deve. Inoltre solo lui può dirci cosa è accaduto...»;
Natasha
levò lo sguardo di giada, osservando con attenzione la sua
espressione assorta;
«Steve?».
Lo conosceva, sapeva che il suo cervello aveva iniziato a lavorare
freneticamente, poteva quasi percepire i suoi pensieri rincorrersi
uno dopo l'altro.
«Non
lo so, Nat. Ma temo che questo sia solo l'inizio».
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Asia's Corner
Eccomi
qua! Allora ovviamente tragedia annunciata è avvenuta, non
pensavate mica di crogiolarvi in un altro capitolo fluff con i
"pucciosi" Jace e Alex... No sissignori! Ma ovviamente questo non
è il mio "meglio" diciamo, posso fare di peggio ;)
Dunque... Spero
che il momento FalconHill vi sia piaciuto, non so questi due sono
così opposti che non possono non stare insieme, cercherò
di sviluppare come meglio potrò le dinamiche fra questi due!
Natasha continua a stare male... Sarà ciò che tutti pensano? Mah, ovviamente dovrete leggere per sapere ;)
In questo
capitolo vediamo inoltre anche un assaggio del "rapporto" tra Bucky e
Tony... beh diciamo che al momento qui sono tutti in pace e Tony ha
tranquillamente accettato il caro Soldato d'Inverno in questa bacata
squadra/famiglia...
Passando alla
famiglia di Clint, vorrei fare un piccolo appunto sui nomi dei figli: a
parte Nathaniel che è l'unico nome che viene espresso
esplicitamente nel film (almeno mi pare) per i nomi degli altri due
figli mi sono attenuta a quanto viene scritto se si ricerca l'interno
cast di Avengers AoU! Se per caso avessi commesso qualche errore non
fatevi scrupoli e avvertitemi :) Per quanto riguarda Laura, diciamo che
ho in mente un backgroud particolare per lei, che probabilmente non ci
azzeccherà nulla col personaggio Marvel, ma sapete bene che a me
piace rimescolare le carte dei personaggi, quanto meno di certi, e
spero di riuscire a inserirlo in un modo o nell'altro.
Altro aspetto
del capitolo fondamentale l'entrata in scena di nuovi personaggi... ma
ancora non voglio dirvi nulla... maaa accetto idee e opinioni :)
Bene, that's all folks! Prima di salutarci vi comunico la data del nuovo aggiornamento, ovvero, SABATO 10 DICEMBRE, non giovedì perché mi laureo (finalmente) il 7 dicembre,
quindi sarò un po' impegnata, agitata, in ansia, confusa...
insomma non molto diversa da ciò che sono di solito ;) comunque
spero davvero di farcela a postare, se così non dovesse essere, vi chiedo SCUSA fin da subito e abbiate pazienza... in ogni provvederò a postare la nuova data (nel caso non dovessi farcela) sulla mia pagina FB "Asia Dreamcatcher" :)
Grazie a tutti voi, e a presto!