D'Annunzio

di Hikari_Henko
(/viewuser.php?uid=694418)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


~~"Le gracili foglioline primaverili erano sbocciate. I campi in collina prendevano i vari colori del grano e delle verdure. Le nuvole passeggiavano liete nel celeste cielo cristallino.
 Ricordi a me lontani ora mi attraversano la mente.
 Quelle strade di sassi, quei borghesi...
 I lunghi mantelli, gli strascichi delle vesti, copricapi particolari.
 Impugnavo quella piccola croce legata con una catenella al mio collo, e proseguivo verso quel grande architrave.
 Su di esso, bassorilievi lo decoravano e i capitelli lo sostenevano.
 Dalle scanalature scorreva ancora qualche goccia, che piombava in terra.
 Attendevo lì, inerme, nell' attesa della sua venuta, o del nulla. Di certo, non sarei stato contento se al posto suo fosse apparso qualcun' altro.
 E rimasi, per molto tempo.
 Tuttavia non arrivò.
 E la mia speranza di giorno in giorno diminuiva.

 Passarono gli anni, forse decenni, o anche secoli. Di lui non ce ne fu traccia alcuna.
 Quei frutti succosi nati nel nostro giardino, li avremmo condivisi. Però ora marciranno, come tutte le cose vive.
 Malgrado ciò io non farò la loro stessa fine. La mia storia proseguirà.

 Ti attendo ancora, dolce mio amore, dove mi salutasti quel giorno, prima di partire, con le vesti svolazzanti.
 Dove m'accarezzasti gentilmente le mani, e lievemente con un bacio mi lasciasti al fato."

 "Il cielo che imbrunisce, le foglie che danzano nell'aria.
 Ricorda vagamente una cupa sensazione di amarezza.
 Anche se ora io sono con te.
 Siamo insieme.
 E ti vedo, ti scruto.
 Con il tuo solito "fare" serio, e sfogli libri su libri, come se solo a leggerne la copertina avessi già compreso tutto il contenuto di quelle pagine.
 Poggiato sulla poltrona, il caffè caldo, una radiolina che funziona solo su qualche stazione. Le gambe accavallate, il busto leggermente piegato in avanti.
 Gli occhiali che riflettono le parole che ora percorrono la tua mente."
 -Uh? Tutto bene, Italia?
 "E se ne era pure accorto. Leggermente scosso dalla mia continua osservazione, distolse lo sguardo dal suo libro e si tolse gli occhiali."
 -Non ti senti bene? Hai freddo?
 "Poggió tutto nel tavolino vicino al caffè e si avvicinò a me.
 Cosa stava succedendo?
 Non ho ricordi."
 -D-dove sono? - chiese.
-A casa mia. Su un divano. Non ricordi vero?
 Scosse la testa.
-Ero venuto a prenderti a casa tua, però quando aprii la porta ti trovai a terra. Inizialmente pensai che di fossi addormentato, conoscendoti. Tuttavia anche dopo che ti scossi numerose volte non accennavi a nulla. Eri freddo, immobile. - a quel punto gli sistemò la coperta fin sopra il mento- Solo che quando ti presi in braccio afferrasti leggermente la mia giacca. E quindi... Ti ho portato qui. Non si sa mai che ti ricapiti. Tuo fratello poi, non c'era.
 "Indubbiamente, sarebbe stato in grado di cavarsela anche lasciandomi a casa mia. Del resto, ce l'ho sempre fatta. Però devo ammettere che questa sua decisione mi giova particolarmente"
 Portó una delle sue mani al viso dell'uomo che stava di fronte a lui ed accennò con un :- Grazie Germania~
 Egli riprese a dormire, sprofondando nelle calde coperte profumate, mentre l'altro riprese la sua lettura.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3584643