Il
fischio della locomotiva annunciava che l’Hogwarts Express sarebbe partito
entro pochi minuti. I ragazzi che erano ancora sulla banchina a salutare i
genitori si affrettarono a dare gli ultimi abbracci. Nell’aria risuonavano
molte meno risate o allegri saluti rispetto agli anni precedenti. Gli sguardi
tristi tra figli e genitori non erano solo causati dal pensiero della nostalgia
che sarebbe nata in quei mesi e mesi di lontananza. No. C’era qualcosa di più.
Il
ministro ucciso da pochi giorni, la consapevolezza che ciò segnava l’ascesa di
Voldemort al potere. Questo era ciò che smorzava l’entusiasmo per la partenza
per Hogwarts. Cosa sarebbe accaduto nei prossimi mesi? Cosa sarebbe cambiato
durante quella lontananza?
Certo,
c’era chi poteva rimanere tranquillo e non solo tra i Serpeverde, ma
sicuramente erano turbati coloro che sapevano che i propri genitori non erano
purosangue o che non avrebbero accettato il regime che andava istaurandosi e lo
avrebbero osteggiato.
Come
sapere se quello era un arrivederci o un addio?
Intanto,
un occhio attento, aveva potuto notare che tra gli studenti in partenza ne
mancava qualcuno, non solo alcuni ragazzi nati babbani
a cui era stato proibito tornare a scuola, ma anche Harry Potter e i suoi amici
Ron ed Hermione.
In
molti avevano notato la loro assenza; alcuni si erano stupiti, altri ritenevano
che il ragazzo sopravvissuto e i suoi amici si fossero nascosti, solo pochi
temevano fossero morti.
Un
altro fischio del treno non scosse Neville Paciock dai propri pensieri: era
arrivato al binario 9 ¾ già da un quarto d’ora ma ancora non era salito sul
treno; si era perso a scrutare la situazione, vedeva la malinconia e la paura
celata dietro i sorrisi forzati di molti e se ne dispiaceva. Sarebbe stato un
anno duro, quello, e di certo non per il fatto che avrebbe dovuto conseguire il
diploma da MAGO. Gli esami erano l’ultimo dei suoi pensieri, sapeva che le
difficoltà sarebbero state altre. Hogwarts sarebbe stato ancora un luogo sicuro?
Chi era il nuovo preside? Quali insegnanti avrebbe trovato? La scuola sarebbe
stata sotto il controllo del Ministero corrotto dal Signore Oscuro? Sarebbe
ritornata la Umbridge?
La
Umbridge forse no, gli risultava fosse troppo
impegnata nel censimento dei nati babbani, o in
qualsiasi altro modo avessero deciso di chiamare quello schedamento
e le sue terribili conseguenze.
“Neville,
insomma, il treno!” urlò un’anziana signora, scuotendo il giovane.
Augusta
Paciock era una donna molto severa, non solo nel carattere,
ma anche nell’aspetto, sebbene indossasse abiti poco arcigni e che facilmente
avrebbero attirato le risate di molti, se non fossero stati terrorizzati dal
suo sguardo.
“Sì,
nonna …” mormorò il giovane, riprendendosi dai propri pensieri “Salgo.”
Il
grifondoro prese con una mano il proprio rospo Oscar
e se lo infilò nella tasca del lungo cappotto, poi afferrò il baule e lo
sollevò.
“Adesso
che sei maggiorenne puoi farlo levitare senza problemi.” gli ricordò la nonna.
“Lo
so, ma non faccio fatica, non preoccuparti.”
“Mi
raccomando, è il tuo ultimo anno, applicati nello studio. Sei migliorato negli
ultimi due anni, ma so che puoi fare di meglio. Pensa ai tuoi genitori, cerca
di renderli orgogliosi. Soprattutto i questi frangenti, dimostra il valore dei Paciock.”
“Nonna
…” cercò di fermarla Neville, imbarazzato. Nessuno li stava ascoltando, ma lui
si sentiva ugualmente a disagio.
“No;
ascolta! I seguaci di Tu-sai-chi hanno distrutto la
vita dei tuoi genitori, dimostra loro che non hanno rovinato la tua; ti hanno
fatto del male, ma tu devi provare che questo non basta per impedirti di
diventare un grande mago.”
“Va
bene, nonna.” rispose il giovane, come volendo interrompere la conversazione.
Augusta,
però, non accennava a tacere: “So quello che hai fatto l’anno scorso
nell’Ufficio Misteri con Potter e gli altri vostri amici e so che anche nella
notte in cui Silente è stato ucciso tu hai combattuto contro i Mangiamorte; neanche i tuoi genitori avevano affrontato
simili scontri così giovani. Devi essere fiero di te e non arrenderti,
continuare a migliorare ogni giorno di più.”
Neville
era commosso, il labbro inferiore gli tremava per l’emozione: era così raro che
sua nonna gli rivolgesse parole d’approvazione e non rimproveri e critiche. Non
riuscì a rispondere a parole, ma abbracciò la nonna, stringendola forte per
farle capire quanto bene le volesse.
Quando
sciolse l’abbraccio, sollevò di nuovo il baule e, mentre si voltava per salire
sul treno, fu urtato piuttosto violentemente da qualcuno che andava di corsa.
“Scusa!”
esclamò una voce femminile, di cui ora si vedeva solo la chioma liscia e rossa.
“Fa
più attenzione!” replicò il ragazzo, poi riconobbe quei capelli ed esclamò: “Ginny!”
La
giovane si voltò e sorrise, sorpresa e felice: “Neville! Che bello vederti!
Sono contenta che hai deciso di tornare ad Hogwarts
anche quest’anno!”
“Eh,
dove vuoi che vada altrimenti?” sospirò il ragazzo avvicinandosi.
“Dai,
su, saliamo. Ho un sacco di cose da raccontarti.”
I
due grifondoro salirono sul treno e si sistemarono in
uno scompartimento ancora libero, poi si sporsero dal finestrino, come facevano
tutti gli altri studenti, per salutare mentre il treno cominciava a muoversi.
La
signora Weasley era da sola, in piedi accanto ad
Augusta; entrambe salutavano, tenendo gli sguardi fissi sui ragazzi i cui volti
si allontanavano e si facevano sempre più sfocati, fino a scomparire. I
genitori iniziarono a lasciare il binario 9 ¾ per tornare alle loro consuete
attività. Le due signore si allontanarono assieme.
“Come
mai sei venuta sola, Molly?” domandò Augusta “È accaduto qualcosa? State tutti
bene?”
“Beh,
come saprai, la festa per il matrimonio di Bill e Fleur
è stata interrotta da un attacco di Mangiamorte, non
appena il ministero è caduto … anche se non ci sono state altre ripercussioni e
Arthur non ha ricevuto particolari minacce o pressioni sul lavoro, preferiamo
essere discreti, non mostrarci in pubblico più del necessario.”
“Avete
avuto coraggio a lasciare andare vostra figlia a scuola anche quest’anno, se
per il resto siete così prudenti.”
“Eh,
speriamo che non sia stato un azzardo. Se la situazione ci sembrerà diventare
rischiosa, la terremo a casa a Natale, o Pasqua.”
Intanto,
sul treno, i due grifondoro si erano accomodati e
avevano cominciato a parlare. Ginny stava raccontando
dettagliatamente l’attacco che la Tana aveva subito. Concluse dicendo: “Da quel
giorno non ho più visto Harry, né Ron od Hermione.”
“Non
crederai che siano stati catturati?”
“Ne
dubito. Se Harry fosse caduto nelle sue mani, Tu-sai-chi
lo avrebbe fatto sapere, non credi?”
“Probabile,
anche se è impossibile sapere che cosa ci sia davvero nella sua testa. Si danno
alla latitanza, dunque? Perché nascondersi? Capisco che Harry non voglia
mettere in pericolo la vita di qualcuno, facendosi ospitare, ma non può nemmeno
rimanere celato per sempre. Sono sicuro che sta preparando qualcosa e presto
troverà la maniera di farcelo sapere.”
“Lo
credo anch’io.” annuì Ginny “Harry non è il tipo di
persona da rimanere con le mani in mano. So che il professor Lupin lo ha
cercato ed è riuscito a parlargli.”
“Davvero?!”
Neville parve entusiasmarsi “E che cosa gli ha detto?”
“Non
molto. In realtà non so se non gli abbia dato tante spiegazioni o se non le
abbiano volute dire a me. Comunque, sembra che Silente abbia lasciato una
missione da compiere ad Harry. Poco prima del matrimonio di Bill, il ministro
in persona era venuto a la Tana per consegnare ad Harry, mio fratello ed Hermione un’eredità lasciata loro da Silente in persona.”
Neville
deglutì e chiese di nuovo: “Davvero?”
“Sì!
Ha lasciato il deluminatore a Rone,
un libro di fiabe ad Hermione e ad Harry il primo
boccino che ha preso in una partita.”
“Strano
…”
“Già,
spero che almeno loro abbiano capito il senso di questi doni. Comunque non è
finita qui. Silente aveva lasciato ad Harry anche la spada di Godric Grifondoro!”
“Addirittura?!”
il ragazzo era esterrefatto.
“Sì,
sì! Il ministro, però, ha detto che la spada è di proprietà della scuola e non
del preside, dunque Silente non aveva la facoltà di lasciarla in eredità,
quindi Harry non l’ha avuta.”
“Dannazione!
Se Silente gliela aveva voluta lasciare, un motivo ci sarà: probabilmente
servirà nella battaglia finale.”
“Già
…” sospirò Ginny, facendosi improvvisamente
malinconica e tacendo.
Neville
assecondò il silenzio, rimuginando su ciò che aveva appena scoperto e
ripensando a quando, il giorno del proprio compleanno, aveva ricevuto anche lui
qualcosa in eredità d parte di Silente. Il ministro, per fortuna, era arrivato
quando era da solo in casa, così aveva ritirato il pacchetto e lo aveva
nascosto. Era curioso di sapere che cosa ci fosse dentro ma, allo stesso tempo,
non si attentava ad aprirlo, temendo che fosse stato indirizzato a lui per
sbaglio, quasi aspettandosi che da un momento all’altro qualcuno sarebbe
spuntato fuori a reclamare il contenuto di quel cartoccio. Era stato contento
dell’assenza della nonna nel momento in cui lo aveva ricevuto: lei lo avrebbe
costretto ad aprirlo subito, lui preferiva aspettare ancora, voleva sentirsi
pronto.
Pronto
per cosa, poi? Non aveva idea di cosa ci fosse e, sentendo che cosa era toccato
agli altri, probabilmente non avrebbe dovuto preoccuparsi, tuttavia ancora non
si sentiva preparato ad accogliere un’eredità da parte di Silente. Il vecchio
preside nutriva aspettative su di lui, se gli aveva lasciato qualcosa, e
Neville aveva troppa paura di non esserne all’altezza e di deluderlo.
In
quel momento la porta dello scompartimento si aprì e fece capolino una giovane
sottile, pallida, coi capelli bionda e gli occhi grigi.
“Ciao
Luna!” esclamarono quasi all’unisono i due grifondoro.
“Ciao
ragazzi” rispose lei, con la solita voce leggera “Possiamo sederci con voi?”
“Possiamo?”
ripeté Ginny perplessa e divertita “Tu e i gorgosprizzi, intendi?”
“No,
non dire sciocchezze, i gorgosprizzi è meglio
evitarli. Intendevo dire, io e mia cugina, possiamo sederci?”
Luna
fece un passo avanti e si scostò leggermente, lasciando così affacciare sulla
porta un’altra ragazza che sembrava il suo opposto: mora, occhi scuri,
carnagione olivastra, corporatura di certo non esile; i lineamenti del viso,
però, erano molto simili.
“Certo,
accomodatevi.” rispose Neville, slittando verso il finestrino.
Le
due ragazze presero posto, una di fronte all’altra: Luna accanto a Ginny, l’altra affianco a Neville.
Ginny era un poco
sorpresa e disse: “Credevo saresti stata ad Hogwarts
solo lo scorso anno, Afdera, e che ti avremmo rivista
il prossimo.”
“Sì,
teoricamente quelle erano le intenzioni di mio padre ma, dopo la morte di
Silente, ha deciso di non continuare a viaggiare, per il momento e di occuparsi
a non so esattamente quali studi a casa nostra, quindi mi ha fatto continuare
la scuola come tutti gli altri.”
Neville
osservò: “Beh, c’è stata anche la questione del fatto che da quest’anno è
obbligatorio frequentare Hogwarts e non è più
permesso decidere di istruire i propri figli privatamente o all’estero.”
“Sì,
forse in parte anche per quello.”
“Dai,
in fondo è meglio così” commentò Ginny “Fare a scuola
solo l’anno del GUFO e del MAGO non ha gran senso, così almeno hai tre anni per
stare in compagnia, fare amicizie. Io sono contenta di averti conosciuta.”
“Sì,
immagino tu abbia ragione …” replicò Afdera, poco
convinta “Sono un po’ dispiaciuta perché con papà avevamo progettato un viaggio
nella penisola dello Yucatan e in meso-america per
studiare Aztechi e Maya, avevo già iniziato a studiare un poco la lingua.”
“Come
fai?!” esclamò Neville “Come fai a imparare tutte quelle lingue? Hai detto che
sai il latino, il greco antico, sanscrito, l’egiziano coi geroglifici, il
cuneiforme e ora pure questo! Come fa ad entrarti tutto in testa?”
“Non
dovresti stupirti” intervenne Luna “In fondo è una Corvonero.”
La
cugina spiegò: “Te l’ho detto: mi ha insegnato mio padre: a seconda dei posti
in cui stavamo mi insegnava le lingua, la storia, la cultura e la magia di quei
luoghi.”
“Hai
paura per lui?” domandò Ginny “Insomma, ha lavorato
per anni e anni tra i babbani, non so se sia ben
voluto dal nuovo governo.”
“Mah,
certo non sarà ben visto, ma non credo sia considerato un soggetto pericoloso,
per il momento.”
“Come
ha fatto ad insegnarti la magia?” chiese Neville “Ai minorenni è vietato fare
incantesimi fuori dalla scuola.”
“In
Gran Bretagna, altrove ci sono altre regole, anche perché in molte nazioni non
esistono scuole e i ragazzi sono istruiti dai genitori.”
Il
padre di Afdera, Nanuk,
terminati gli studi ad Hogwarts, aveva frequentato
università babbane, diventando archeologo e storico
delle civiltà antiche. Aveva iniziato a girovagare per il mondo seguendo scavi
e ricerche e in India aveva conosciuto la propria futura moglie.
Quando
gli nacque una figlia, Nanuk non pensò di fermarsi e
trovare un lavoro normale nel mondo magico, continuò le sue spedizioni per il
mondo, portandosi dietro la famiglia e continuando a farlo anche dopo la
disavventura che costò la vita a sua moglie.
Era
stato un grifondoro ai tempi della scuola e lo
spirito avventuriero lo aveva ereditato dal nonno Raimondo, mago di origine
ebraica che era stato un grande esploratore, il primo ad attraversare la Dancalia ed uscirne vivo. Lorian,
uno dei figli di Raimondo, aveva sposato una strega purosangue inglese da cui
aveva avuto due figli: Nanuk e Pandora.
Nanuk, quando
frequentava Hogwarts, era diventato grande amico di Xenophilius Lovegood, il quale si
era poi innamorato di Pandora e l’aveva sposata. In questo modo Luna e Afdera erano cugine.
Nanuk dunque aveva
tenuto con sé la figlia in tutte le sue spedizioni archeologiche e si era
occupato della sua formazione sotto ogni aspetto possibile. Quando Afdera aveva avuto l’età di frequentare il quinto anno di Hogwarts, il padre aveva deciso di iscriverla, per quel
solo anno, affinché conseguisse il GUFO. Ciò era avvenuto l’anno prima, poiché
la giovane aveva la stessa età della cugina.
Luna
era stata ben felice di averla come compagna di studi: andavano molto
d’accordo, anche se non si vedevano spesso; l’aveva subito presentata ai suoi
amici Ginny e Neville, per questo anche i due grifondoro la conoscevano.
“Secondo
voi chi sarà il nuovo preside?” domandò Neville, mentre il treno continuava a
correre sul binario, in mezzo alla campagna sconfinata “Spero sia la McGrannit. In fondo era vicepreside e come anzianità non ha
competitori. Voi che ne dite?”
Ginny scosse il capo
negativamente e disse: “Con i seguaci di Tu-sai-chi
al potere, dubito che permettano alla McGrannit,
fedelissima di Silente, di avere il controllo della scuola.”
“Non
avete letto Il Cavillo uscito ieri?”
domandò Luna.
“Non
ne abbiamo avuto il tempo” si giustificò Ginny “A
casa mia eravamo molto concentrati sui preparativi per la partenza di oggi.”
“Idem.
Che cosa dice?” chiese Neville, sporgendosi verso la bionda corvonero.
Luna
estrasse dalla borsetta gialla che portava a tracolla una copia del giornale
del padre, la sventolò sotto gli occhi degli amici e disse: “Fonti certe,
interne al ministero, hanno dichiarato che il nuovo preside sarà il professor Piton.”
“Che
cosa?!” esclamò Neville, sorpreso e irritato “Dovrebbe essere rinchiuso ad Azkaban quell’uomo, non diventare preside! Io mi illudevo
che non fossimo già arrivati a questo punto, che il ministero avesse ancora un
minimo di pudore … invece l’influenza di Vol…”
“Non
dirlo!” lo bloccò Ginny, appena in tempo.
“Non
credevo che la sua influenza fosse così sfacciata. Siamo proprio nelle sue
mani, apertamente, senza il minimo sforzo per nasconderlo …” la voce del
ragazzo tremava ed era roca per la rabbia “Piton come
preside? È come dire che la guerra è finita, i Mangiamorte
hanno vinto e noi non siamo altro che ribelli.”
“Neville
…” Ginny cercò di richiamarlo alla calma.
Il
giovane borbottò ancora il nome del professore, scosse il capo e diede un pugno
al finestrino, facendolo tremare.
“Non
è tutto.” continuò Luna.
“Che
altro?” domandò Neville, totalmente di malumore.
“I
fratelli Carrow insegneranno Babbanologia
e Difesa delle Arti Oscure.”
“Due
Mangiamorte?!” si indignò ancor di più Paciock “Questo è il colmo! Sarebbe come chiedere a Pixie di insegnare buone maniere.”
“Hai
notizie di Hagrid?” domandò Ginny,
preoccupata per il guardiacaccia e insegnatne di cura
delle creature magiche.
Non
era un mistero la devozione che Hagrid aveva per
Silente; sicuramente era sospettato far parte dell’Ordine della Fenice. Forse
non era considerato una minaccia, dal momento che non poteva avere una
bacchetta. D’altra parte gli avevano incendiato la casa un paio di mesi prima,
quindi di certo non poteva sentirsi al sicuro.
“Non
so niente di preciso su di lui” rispose Luna “Tuttavia le fonti di mio padre
non riferiscono altri mutamenti nell’organico di Hogwarts.”
“Tengono
anche Gazza che è un magonò?” domandò Neville,
sarcastico “Credevo che li odiassero tanto quanto i nati babbani.”
“Che
cosa ti prende?” chiese Ginny, perplessa “Non ti ho
mai visto così adirato.”
“Non
era mai successo nulla del genere. Avrò bene il diritto di essere furente, o
no?”
“Sì,
quel che accade è tremendo, ma perdere la calma in questa maniera … non so se
sia utile.”
Neville
guardò l’amica per qualche momento, poi fece un respiro profondo ed annuì,
dicendo: “Hai ragione, credo. Bisogna rimanere calmi e analizzare le cose in
maniera lucida. Il vedere l’ascesa di Tu-sai-chi e
dei suoi seguaci, sentire la loro morsa farsi sempre più stretta, sapere quasi
vanificati tutti gli sforzi dei miei genitori, di Silente, di Malocchio e di
tutti gli altri che hanno combattuto e continuano a combattere … mi fa star
male. Non so per quanto potrò fingere che le cose vadano bene e starmene
tranquillo. Non posso aspettare non so nemmeno cosa e non far niente.”
“Neville”
disse pazientemente Ginny “Devi portare pazienza. Io
non so che cosa ti stia passando per la testa ma, credimi, anche a me non piace
andare a Hogwarts come se tutto fosse normale, quando
di normale non c’è nulla. Agire d’istinto e avventatamente, però, non ha
senso.”
“Lo
so.” annuì nuovamente il ragazzo “Rischierei di farmi mettere inutilmente
fuorigioco e non poter essere utile quando ci sarà davvero bisogno di
combattere. Lo so. Lo so … devo solo abituarmi, far sbollire un poco la rabbia.
Sarò paziente, non temere.”
Ginny sorrise,
rassicurata: non voleva che l’amico commettesse qualche leggerezza; ancora non
sapevano che cosa aspettarsi dalla presidenza di Piton
e dai Carrow, era opportuno partire con prudenza e
osservare la situazione.
“Voi
non dite nulla al riguardo?” domandò Neville alle due corvonero
“Sono cose che vi lasciano indifferenti?”
“Decisamente
no” rispose Afdera “Ho un po’ di sangue ebraico nelle
vene, anche se la mia famiglia è stata piuttosto fortunata, so che cosa
significhi essere perseguitati unicamente per le proprie origini e so fino a
quali estremi può spingersi la crudeltà del fanatismo. Sinceramente, la
situazione mi fa rabbrividire e mi paralizza.”
“Come
ti paralizza?” domandò il ragazzo, aggrottando la fronte.
“Eh,
il terrore di quel che sta per accadere è tale che ancora non riesco ad
accettare il fatto che stia succedendo. Mi rendo contro perfettamente, ma
dentro di me qualcosa nega i fatti perché il solo pensiero che siano veri mi
suscita un’ansia che non posso sopportare. Sto male, fisicamente. Devo ancora
metabolizzare la faccenda, affrontarla con padronanza di me.”
“Capisco.
Tu, invece, Luna, che cosa mi dici?” chiese ancora Neville.
Luna
lo guardò con occhi sgranati, sorrise e con la massima naturalezza rispose:
“Sono un membro dell’ES. Sarò pronta a combattere, quando sarà il momento.”
Il
grifondoro parve soddisfatto da quella risposta e non
aggiunse altro.
Passò
la signora col carrello dei dolci e chiese loro se gradissero qualcosa. Presero
molte cioccorane: Ginny si
era ricordata di come Lupin ripetesse spesso che il cioccolato era estremamente
utile per riprendersi dalla tristezza e dal dolore, per questo lo consigliava
sempre dopo un incontro con un dissennatore. Data la
mestizia che aveva riempito lo scompartimento, la giovane grifondoro
aveva pensato che un po’ di cioccolata avrebbe fatto bene a tutti.
Non
ebbe torto. Quando una cioccorana balzò fuori dalla
sua scatola, prima che Afdera potesse afferrarla, e
si mise a saltare sui sedili e sulle pareti, Oscar la vide e iniziò a
saltellare a propria volta, cercando di inseguirla. I tentativi di riacciuffare
la rana e il rospo provocarono la fuga di altre cioccorane
e tutti e quattro i giovani erano in piedi a cercare di porre fine a quella
confusione. Finirono col ridere e si divertirono parecchio, tanto che nessuno
pensò di usare l’incantesimo Accio, ma continuavano a provare ad afferrare le rane con le
mani. Alla fine riuscirono a recuperarle e a mangiarsele, tutte tranne Oscar,
ovviamente, che si accoccolò sulle ginocchia di Neville.
Trascorsero
il resto del viaggio a leggere le biografie dei maghi famosi riportate sulle
carte dentro le confezioni. Ne trovarono un paio dedicate a due maghi
generalmente considerati oscuri e che, nel libro Storia della Magia, non erano certo riportati come buoni esempi.
Trovarono anche la figurina di un mago francese di poco più di un secolo prima,
Eliphas Levi, ricordato per aver fatto
approfonditi studi sulla natura della magia e sui vari aspetti delle Arti
Luminose e quelle Oscure.
L’Hogwarts Express filava sulle rotaie, sbuffando scie di
vapore. Correva come ogni anno, con lo stesso tragitto, gli stessi studenti, ma
non era affatto lo stesso.
La
scuola, che un tempo era la casa degli studenti, rischiava di diventare una
prigione. Un campo di battaglia in cui il nuovo governo avrebbe fatto crescere
nuove leve e avrebbe individuato ed estirpato sul nascere spine nel fianco.