Until
We Bleed.
Capitolo 04: Grave of the Abyss
Aomine non sa davvero spiegarsi per quale motivo stia
seriamente dando corda a Satsuki, dal momento che la sua idea è uno strano
miscuglio tra pura follia e… be', sì okay, anche un pizzico di genialità, ma
decisamente è la parte di "pura follia" a prevalere e a preoccupare
tanto il ragazzo, che ora non può che guardarsi attorno con aria incerta mentre
insegue l'amica di una vita.
"Dovrei imparare
a scegliermi meglio gli amici, ecco cosa", si rimprovera mentalmente,
pur non credendo davvero ai suoi stessi pensieri, dopotutto Momoi non gli ha
mai dato modo di dubitare della loro amicizia, quindi ora il minimo che può
fare è concederle un po' di credito e sperare che tutto possa risolversi per il
meglio.
Ancora una volta lo sguardo dell'Alchimista Scudo corre a
guardarsi attorno, quasi fremente; non gli sono mai piaciuti i cimiteri,
sentimento che non ha potuto che rafforzarsi alla morte di Kise, quindi quando
proprio è costretto a metterci piede fa in modo che sia di giorno, tuttavia
questa volta la situazione è del tutto diversa: devono riesumare una bara e
controllare che questa contenga effettivamente un corpo e quindi hanno dovuto
attendere l'ora più buia della notte.
Si tratta di un'azione totalmente autonoma a cui il
Comandante Supremo, quel dannatissimo Scemohyuuga, non avrebbe mai concesso
alcuna autorizzazione, quindi non devono essere visti per nessuna ragione al
mondo.
"Maledizione,
Satsuki, dovevi scegliere proprio questo momento per perdere del tutto il
cervello?" pensa sconsolato in direzione della ragazza, mentre
finalmente giungono davanti a quella che fino a pochi giorni prima tutti hanno
pensato essere la tomba di Kise.
Esita qualche secondo, osservando la lapide bianca che,
avvolta dalla notte, perde ogni traccia di candore, sembrando quasi sporca.
Ancora qualche secondo, poi lascia cadere sul terreno la pala che ha portato in
spalla fino a quel momento, senza però affondare al suolo.
«Non so, Satsuki... Se davvero Kise è qui, sarebbe un atto terribile
riesumarlo».
La ragazza gonfia appena le guance, perché in realtà
quell'idea non va più di tanto a genio nemmeno a lei, ma ha confidato nella
forza mentale di Aomine per avere la convinzione necessaria ad andare fino in
fondo, salvo poi ricordarsi che se si parla di Ryouta, l'amico tende a perdere
ogni traccia di affidabilità.
Davanti all'esitazione di Daiki, non può che riprendere
possesso lei stessa della propria saldezza e in quel momento si rende conto che
dopotutto il risultato non cambia più di tanto, l'importante è che uno dei due
trovi la risolutezza necessaria a fare ciò che va fatto e se non si tratta di
Aomine sarà lei.
Si porta quindi le mani ai fianchi, pur non riuscendo ad
infondere allo sguardo tutta la durezza che vorrebbe, perché sa che dopotutto
l'amico anche se a distanza di anni non ha ancora smesso di soffrire per quanto
successo.
«Dai-chan», esordisce e basta il nomignolo a far perdere
ogni traccia di rimprovero, «Non stiamo per depredare una tomba, stiamo
cercando di capire la verità per il bene dello stesso amico che dovrebbe star
riposando qui e forse non lo sta facendo», termina, rendendo le sue parole
dense di persuasione.
Aomine esita ancora qualche rapido istante, cercando di
capire quale sarebbe, in questa situazione, il male minore. Pensa ancora, ma in
realtà sa che la decisione è già stata presa nel momento stesso in cui, pochi
anni prima, ha deciso che non può più voltare la testa davanti ai problemi e
sperare che qualcuno li risolvae al posto suo, come
accaduto per la guerra civile di Ishval.
Entrambe le mani ora stringono la pala e lo fanno con così
tanta forza che gli sembra quasi di sentire il legno del manico scricchiolare
appena.
Deve farlo perché è la cosa giusta da fare, anche se è
qualcosa che non gli piacerà nemmeno un po'; sa che è arrivato il momento di
ingoiare il boccone amaro e fare tutto quello che può per ciò che è giusto.
Ritrovata la determinazione, non ci mette molto a rendersi
conto di quanto le stese circostanze siano favorevoli a ciò che si appresta a
fare; la luna e le stelle sono coperte da grosse nuvole spesse e scure e la
piaggia non ha ancora smesso di cadere fitta, nascondendo sia lui che Satsuki
alla vista.
Il destino stesso sembra donare loro l'approvazione per ciò
che stanno per fare, quindi la sola idea di tirarsi indietro comincia a
sembrare profondamente ridicola; fa pressione sulla pala, spingendola verso il basso
e sentendola finalmente affondare nel terreno.
Ci vuole un tempo che a lui sembra infinito prima che la
punta della pala tocchi il legno lucido della bara, tuttavia non risente
minimamente della stanchezza che sa che dovrebbe provare dopo un lavoro del
genere; si sente inaspettatamente estraniato, come se non siano state davvero
le sue braccia a muovere la vanga che ha riportato alla luce la bara, tuttavia
non può che tornare in sé quando Momoi si offre di aiutarlo a sollevare il
coperchio del feretro.
Fa un cenno dismissivo con la mano, sentendo la gola troppo
secca per poter comunicare a voce che intende fare da solo; si concede un
rapido sospiro, non riuscendo nemmeno a capire se spera di trovare le spoglie
di Ryouta o un feretro completamente vuoto.
Raccoglie gli ultimi rimasugli di determinazione e con un
gesto secco apre la bara, non rendendosi nemmeno conto di star trattenendo il
respiro.
Gli occhi di Satsuki si sgranano, mentre indietreggia appena
scuotendo piano la testa in segno di diniego; si porta una mano davanti alla
bocca perché nonostante abbia creduto per tutto il tempo di essere pronta,
adesso che ha sul serio la verità a portata di sguardo, non riesce a credere a
ciò che i suoi occhi stanno vedendo.
Deglutisce a vuoto una, due volte, poi gira le spalle alla
scena.
Chissà dove, riesce a ritrovare un filo di voce, «...
Dobbiamo avvertire gli altri».
[…]
Nonostante le premesse siano state piuttosto scoraggianti,
dopo che Kise si è reso conto di averlo piegato utilizzando Takao come una
sorta di ostaggio, Midorima è stato trattato con ogni riguardo.
Ora che si sente decisamente più lucido, l'alchimista si rende
conto che effettivamente non potrebbe che essere così, se davvero gli alleati
di Ryouta vogliono la Pietra Filosofale: finché lui rimane l'unico a conoscere
il procedimento per crearla, sono obbligati a mantenerlo in salute, seppur in
condizione di non poter scappare.
Gli occhi dell'Alchimista di Cristallo si posano sui due
cerchi di metallo che ha ai polsi; servono ad inibire completamente la sua
alchimia, ma per non impedirgli i movimenti e quindi rallentarlo nel lavoro
hanno optato per due braccialetti piuttosto che un paio di manette.
Sospira e si guarda attorno; la stanza in cui si trova ora
che è pronto per mettersi a lavoro sembra essere stato
costruita ad immagine e somiglianza di quello che è stato il suo studio al
laboratorio numero cinque.
L'ambiente è spoglio di ogni cosa ad esclusione di un ampio
tavolo da lavoro fornito di tutto ciò che può essere utile a svolgere quello
spiacevole incarico; le pareti, esattamente come al vecchio laboratorio, sono
di un bianco quasi accecante e anche questo promette di macchiarsi presto di
litri e litri di sangue per gli sciocchi capricci del megalomane i turno.
Midorima non ha dubbi che la stanza è stata resa uguale al
luogo che popola i suoi peggiori incubi per scoraggiarlo e renderlo
ulteriormente debole e succube alle loro richieste.
"Il cristallo è
fragile", lo ha sentito dire di sfuggita da Takao, una volta, e lui è
abbastanza realista da sapere quanto ciò possa essere vero, tuttavia sa anche
che i frammenti di cristallo possono essere estremamente affilati e letali.
La partita non è ancora chiusa e Midorima ha la certezza che
riuscirà a trovare una via d'uscita da quella situazione, non tanto per
l'arroganza di cui è stato spesso tacciato, quella l'ha lasciata perdere dopo
Ishval, ma perché ha la certezza che colui che lo ha rapito sia il vero Kise,
con tutti i suoi notevoli difetti.
"Come il non
saper tenere quella dannatissima bocca chiusa. Mi ha detto che ci troviamo a
Central City, come ha fatto a non rendersi conto di quanto sia stato un passo
falso?" pensa, passandosi una mano tra i capelli.
Adesso che Ryouta è in grado di copiare anche le tipologie
di alchimia della Generazione dei Miracoli, è più che sicuro che in battaglia
l'Alchimista Specchio può batterlo senza alcuna difficoltà, tuttavia sa anche
che proprio perché lui è il vero Kise, può essere battuto in astuzia.
"Ho solo bisogno
di tempo per elaborare una strategia..."
In realtà il processo per la creazione di una Pietra
Filosofale è di una velocità disarmante, ma il fatto che lui sia l'unico al
mondo a saperlo è l'àncora di salvezza che gli permette di nascondersi dietro a
lunghi calcoli complicatissimi, del tutto inutili al processo, ma molto comodi
per sprecare quanto più tempo possibile.
«Allora, Midorimacchi, hai intenzione di guardarti attorno
ancora per molto?»
Un'altra cosa estremamente simile a quando lavorava al
laboratorio numero cinque è che anche adesso esattamente come allora non è mai
solo nemmeno per un istante; l'unica differenza sta nel fatto che se nei giorni
passati l'intruso nelle sue ricerche è stato Takao, adesso è la fastidiosa
presenza di Ryouta a tenergli compagnia.
Oltre a Kise ci sono altre quattro persone che si addentrano
di tanto in tanto in quel laboratorio improvvisato e tutte prendono
tranquillamente ordini dall'Alchimista Specchio, dando l'idea che sia lui il
capo assoluto di quel posto, tuttavia questa ipotesi non convince Midorima
nemmeno un po', troppo abituato ai metodi di comando di Akashi per poter
pensare davvero che qualcuno con il potere in mano passi le sue intere giornate
a fare da cane da guardia a lui.
"Lo stanno
usando, esattamente come vogliono usare me".
Realizza Midorima, mentre borbotta qualcosa per poi tornare
ai suoi falsi calcoli.
Di certo non può limitarsi a prendere tempo e basta, deve anche
trovare il modo per sfruttare quegli attimi rubati, quindi per qualche attimo
smette di scrivere l'ennesima equazione puramente scenica per tamburellare
piano la penna sul foglio e voltarsi appena in direzione di Kise.
«Prima o poi me li farai conoscere questi tuoi nuovi amici?»
domanda pacato, come se Ryouta non fosse mai morto e si trovassero in un magico
mondo in cui gli avvenimenti di Ishval non sono mai accaduti.
L'Alchimista Specchio o ciò che di lui rimane inarca appena
le sopracciglia; non ci va davvero un genio a capire che Midorima sta provando
a macchinare qualcosa, non tanto perché domandargli informazioni su gli altri sia un tentativo quasi
patetico per estorcere informazioni utili, più che altro perché non ha mai
sentito Shintarou iniziare una conversazione di sua spontanea volontà, non con
lui almeno.
Si mordicchia appena il labro inferiore perché nonostante
ciò che è adesso, nonostante il risentimento che prova, forse un po' del
vecchio se stesso dimora ancora in lui.
Quella parte che ha sempre voluto essere amica di tutti, che
non ha mai capito per quale motivo Midorima fosse sempre tanto distante, gli
grida nel petto che, dannazione, proprio adesso che ha la possibilità di avere
almeno una vaga imitazione di dialogo non può tirarsi indietro.
Dalle labbra socchiuse gli fuoriesce un lieve sospiro,
decidendo che se farà attenzione e non farsi uscire troppe informazioni non ci
sarà niente di male nel parlare un po'.
"Solo un po',
però. Il tempo stringe, ci serve la Pietra" gli ricorda la vocina
sottile che ha cominciato a sibilare nella sua mente dal giorno del suo risveglio.
«In realtà già li conosci, ma non ti dirò di chi si tratta»
dice, per poi ridacchiare appena all'espressione contrariata dell'altro.
«Credimi, è meglio che tu non li veda, se vuoi avere l'opportunità di tornare a
casa vivo».
«Certo, dopotutto sto solo contribuendo a creare qualcosa
che stroncherà centinaia di vite, la mia priorità è senza dubbio l'opportunità
di tornare a casa vivo» replica Midorima. È sarcastico e la cosa non è da lui,
tanto che Ryouta si ritrova a dover inarcare le sopracciglia ancora una volta,
non riuscendo a credere di sentirlo parlare in modo diverso dal mortalmente
serio.
«Non mi sembra che tu ti sia fatto tutti questi problemi, quando
lavoravi per Akashicchi» mormora, quasi crudele, sapendo di star andando a
toccare una ferita ancora aperta.
La penna smette di tamburellare sul foglio e la testa di
Midorima si abbassa appena, quasi infossandosi nelle spalle e facendogli
perdere abbastanza centimetri da farlo sembrare paradossalmente piccolo e
fragile.
«Ho commesso un errore» ammette a bassa voce e questo fa
vacillare Ryouta per qualche istante.
"... Però non sta
mentendo... è da quando ha salvato Kurokocchi ad Ishval che sembra essersi reso
pienamente conto dello sbaglio. E allora perché è destabilizzante sentirlo
ammettere l'errore?"
Una parte di lui, quella che sibila, vorrebbe fargli notare quanto sia ipocrita e patetico
ricordarsi solo adesso di avere una coscienza; l'altra, quella che ancora vuole
che lui e tutta la Generazione dei Miracoli tornino ad essere come erano prima,
vorrebbe tanto liberarlo e mandare all'aria tutta quella storia.
Sa perfettamente quanto la seconda idea sia profondamente
stupida, tuttavia si morde piano la lingua prima che la parte sibilante prenda
totalmente il controllo.
«Be', basta con le chiacchiere» si limita a dire, tuttavia
senza abbastanza convinzione.
Ed eccola.
Quella è la breccia che Midorima ha aspettato per tutto il
tempo. Non è empatico e non è per niente bravo a studiare e capire le persone
come Kuroko, tuttavia quell'esitazione nella voce di Kise basta a convincerlo
che quella può essere la sua occasione.
«Sei vivo, perché
non sei semplicemente tornato al Quartier Generale?»
«... Ho delle cose da fare».
«Tipo seguire pedissequamente la strada già tentata da
Akashi? Non ti credevo così stupido».
Kise esita ancora, aprendo bocca per dire qualcosa ma
ritrovandosi a doverla chiudere senza riuscire a scollarsi dal palato una sola
parola, quindi Midorima decide di andare avanti.
«Kuroko e Aomine sono a completamente a pezzi. Uno è andato
in pieno isolamento a Briggs e l'altro passa più tempo da ubriaco che da
sobrio, a quanto ho sentito» il tono sembra leggero, come ad informarlo
semplicemente dei fatti, tuttavia c'è una lieve nota di accusa che Ryouta non
può che cogliere.
«Io...» borbotta, sembrando quasi confuso ed incapace di
dire altro.
"Sta per cedere.
Andiamo con il colpo di grazia".
«Anche Kasamatsu non è più lo stesso. Vuoi davvero che continui
a crederti morto?»
Gli occhi dell'Alchimista Specchio si sgranano, ma dura solo
un istante, poi si assottigliano con una durezza che Shintarou non gli ha mai
visto nello sguardo.
Sa prima ancora che l'altro dica qualcosa che la sua ultima
frase deve aver sortito l'effetto opposto a quello desiderato, tuttavia non
riesce proprio a capacitarsi del perché.
«Stai parlando troppo. Torna al lavoro» dice Ryouta,
glaciale.
Midorima, prima di tornare a fissare il foglio sporco di
calcoli inutili, lo osserva ancora qualche rapido istante. Perché il ricordo di
Yukio lo ha fatto tornare lucido al posto di destabilizzarlo?
"Forse in realtà
Kasamatsu sa tutto, forse addirittura c'è lui dietro a tutto questo. Kise ha
detto che io conosco già i suoi nuovi amici, non è così assurdo... senza
contare che il Generale Kasamatsu probabilmente avrebbe fatto qualunque cosa
per riavere indietro Kise e magari adesso vuole vendicarsi di chi, secondo lui,
ne ha causato la morte. Se fosse davvero così, sarebbe la fine..."
Death Note:
Sono mortalmente in ritardo e vi
chiedo scusa per questo *inchino*
La verità è che
ultimamente l'ispirazione per questa long sta un po' sparendo, tuttavia non ho
la minima intensione di lasciarla a metà… quindi anche se con tempi un po'
larghi (magari non larghi come questa volta) la porterò a termine perché
nonostante tutto questa long è un po' la mia bambina speciale :3
Passando al capitolo:
abbiamo un bell'Aomine profanatore di tombe, ma dato che sono un'autrice sadica
e *censored* non ho scritto cosa effettivamente
scoprono Momoi e Daiki. Sono aperte le scommesse :3
La parte di Midorima
e Kise è stata la più complessa, perché abbiamo un Midorima al momento
fragilissimo che per riuscire a cavarsela dovrà fare la cosa che peggio gli
riesce, ovvero entrare in empatia con qualcuno. Nell'altro angolo del ring (?)
abbiamo questo strano Kise-non-Kise-che-però-in-fondo-sembra-il-vecchio-Kise e
ancora non è stata svelata la sua vera natura e il perché del suo cambiamento
di personalità. La teoria di Midorima sul coinvolgimento di Kasamatsu sarà
fondata? Perché se lo fosse, adesso Kuroko & company sarebbero davvero in
grossi guai.
Ci si vede al
prossimo capitolo, che spero di riuscire a scrivere in tempi più brevi!
Uh, dimenticavo! Mi
faccio anche un attimino spam: se a qualcuno interessasse, ho aperto con due
amici questo GDR a tema Harry Potter (Ilvermorny, più
che altro) e... niente, siamo ancora in fase di avvio,
quindi ci sono un sacco di ruoli liberi e se qualcuno volesse iscriversi sarei
davvero tanto tanto contenta *-* (senza contare che avreste l'occasione di
obbligarmi ricattandomi con le role se la stesura del
prossimo capitolo dovesse andare a rilento lol).
Insomma, a chi
interessasse, questo è il gdr: Ilvermorny - Harry Potter GDR
Spero tanto di poter
vedere qualcuno di voi nel gioco :3