prologo - i semi della grandezza
Prologo
Un
sole tiepido filtrava attraverso le strette finestre del maniero di
lord Slytherin, creando una pozza dorata ai piedi di due ragazzini,
similmente bruni e pallidi con gli stessi volti rotondi e occhi del
colore delle paludi che circondavano la zona. Un vecchio esemplare di
Crup vagava tra i due, agitando la coda biforcuta, con la quale
spazzava il pavimento di pietra; alternativamente protendeva il muso
sempre in affanno, dal quale penzolava una lingua rosea, verso Bloem o
verso Eskil. La ragazzina era impegnata a sfogliare alcuni rotoli di
pergamena con aria annoiata; muoveva pigramente l’indice
verso le
parole vergate con l’inchiostro, cambiandone il colore dal
classico nero al lilla o al ceruleo. Nonostante non si trattasse di
un’attività chissà quanto coinvolgente,
Bloem era
comunque abbastanza assorta da non prestare troppa attenzione al Crup
– che anni addietro Eskil aveva chiamato Buck, con orrore di
sua
sorella. La coda della creatura magica, così ignorata o
forse
per stanchezza, smorzò quindi le sue sferzate, poi il Crup
tornò a rivolgersi a Eskil, che protese una mano verso il
suo
testone e iniziò a grattarlo dietro l’orecchio.
Le giornate trascorrevano tutte nella pressoché totale
monotonia
e, anche se il ragazzino sollevava il mento e spingeva lo sguardo oltre
l’apertura della finestra, non riusciva a immaginare niente
di
interessante da fare, né all’aperto, né
all’interno del castello. Lui e sua sorella conoscevano a
menadito ogni stanza, ogni passaggio segreto, ogni scala a chiocciola
della struttura in cui erano cresciuti e vivevano, e persino i dintorni
non avevano segreti per loro. Si trattava perlopiù di paludi
inospitali, dalle quali si sollevavano nugoli di zanzare e di
Chizpurfle e nelle quali, secondo la leggenda, più di un
Babbano
aveva perso la vita, ingoiato dalla melma. Era usuale che favole e
leggende sorgessero intorno a una dimora isolata e ammantata dalla fama
sinistra del suo abitante principale, lord Salazar Slytherin, ma i suoi
figli sapevano che spesso quelle fiabe avevano più di un
fondo
di verità. Avevano saputo delle vittime fatte dalla palude
dallo
stesso genitore, il quale non aveva nascosto che quel confine
costituiva uno dei principali mezzi a difesa della loro
proprietà. Come a dire che alcuni prediligevano i fossati,
lord
Slytherin le paludi. Naturalmente non mancavano incantesimi di
protezione, e gli stessi acquitrini erano impregnati da magia antica e
potente. Sembrava che ogni cosa sulla quale il fondatore di Hogwarts
posasse il suo indice o il suo sguardo si coprisse di una patina
traslucida, quasi invisibile agli occhi, ma percepibile con gli altri
sensi.
Gli stessi Eskil e Bloem, le sue creature, portavano sulla pelle il suo
sigillo: avevano gli stessi capelli scuri e occhi penetranti. Ma
avevano ereditato dal padre molto più di quanto non fosse
visibile allo sguardo.
Per quanto Salazar tenesse in una certa considerazione i due ragazzi,
nonostante la giovane età e nonostante avessero dimostrato
fin
dai primi giorni di vita di avere un notevole potenziale magico, non
consentiva loro ancora di seguirlo quando lasciava il castello,
né forniva grandi spiegazioni su dove andasse e su cosa
facesse.
Più di una volta Eskil aveva provato il desiderio di seguire
il
padre, ma solo in un’occasione aveva tentato di balbettare
una
richiesta di accompagnarlo. Era bastata un’occhiata di
Salazar
per farlo desistere.
Per certi versi, sembrava che Bloem subisse meno l’influenza
di
lord Slytherin rispetto al fratello, ma anche lei provava una certa
soggezione nei confronti del padre. Il signore del castello aveva
disposto che dovevano restare nella loro dimora e così
sarebbe
stato. Negli ultimi giorni non aveva fatto che piovere, almeno ora era
sorto il sole, anche se era ancora pallido. Forse avrebbe fornito loro
l’occasione di aggirarsi tra le terre del padre, ma per fare
cosa? Di sicuro le paludi erano gonfie a causa delle recenti piogge, il
che rendeva i luoghi ancora più inospitali.
La porta della stanza in cui si trovavano Eskil e Bloem
risuonò
di un leggero bussare, in risposta il Crup andò ad annusare
la
soglia.
“Avanti” disse il ragazzino.
Un attimo dopo apparve una giovinetta con una folta zazzera di capelli
rossi lunghi quasi fino alla vita e il naso spruzzato di lentiggini,
che doveva avere l’età di Eskil. Alla sua vista,
un lieve
sorriso illuminò appena il volto del ragazzo, al quale
Alyssa
rispose debolmente.
“Perdonate il disturbo. Lord Slytherin è al
castello e desidera vedervi.”
Bloem rispose con un distratto cenno delle dita, senza sollevare la
testa dalla sua pergamena e, a quel gesto, Eskil ebbe
l’impressione che una delle punte della coda del Crup avesse
assunto una tinta tendente al magenta.
Alyssa viveva al castello da quando i due ragazzi ne avevano memoria,
figlia di una maganò che serviva al castello, trattata al
pari
degli Elfi Domestici. A sentire lord Slytherin, chiunque privo di
poteri magici era nato per servire gli stregoni e per Eskil quello era
un ragionamento più che convincente: era nella natura stessa
delle cose. La figlia data alla luce dalla maganò tuttavia
possedeva quei poteri, così Salazar aveva acconsentito a che
restasse al maniero, né aveva mosso troppe rimostranze
quando la
piccola si azzardava a giocare con i suoi figli. Naturalmente Alyssa
era trattata comunque come un’inferiore e, ora che era
cresciuta,
lavorava al castello come servetta.
“Va bene… grazie” rispose Eskil. Alyssa
chinò
la testa nella sua direzione e le ciocche di folti capelli che piovvero
davanti al suo viso dissimularono il suo rossore, poi sparì
di
nuovo oltre la porta.
I due ragazzi si alzarono, Bloem ripose la pergamena che stava leggendo
e precedette il fratello dabbasso, dove il genitore li stava aspettando.
Salazar indossava un mantello da viaggio impolverato, verde bosco;
scostò il cappuccio dai corti capelli scuri e scarmigliati e
strinse le labbra pallide e riarse alla vista dei suoi figli.
“Padre!” lo salutarono entrambi, spiccando una
rapida corsa
verso di lui, ma arrestandosi prima di gettargli le braccia al collo:
simili manifestazioni di affetto non lo conquistavano affatto.
Salazar concesse poche laconiche parole relative ai suoi affari,
più che altro si informò su ciò che
era accaduto
in sua assenza. Eskil gonfiò un po’ il petto
mentre lui e
Bloem facevano il loro resoconto: non c’era nessun castellano
che
si occupasse del maniero in assenza di lord Slytherin, e lui si sentiva
gratificato quando il padre si informava direttamente da loro; era la
conferma che contava sui suoi figli in sua assenza.
“Devo comunicarvi una decisione” disse a un tratto
Salazar
con tono apparentemente casuale. “Come saprete, tra due
settimane
cominceranno le lezioni a Hogwarts. Quest’anno voi verrete
con
me.”
A quelle parole, Eskil cercò immediatamente lo sguardo di
Bloem
e non fu affatto stupito di trovarlo luminoso come sapeva essere anche
il suo.
Finalmente, pensò.
Hogwarts era un castello che sorgeva tra le nebbie, un luogo costruito
da Salazar Slytherin insieme all’altro mago e alle altre
streghe
più dotati dell’epoca: Godric Gryffindor, Helga
Hufflepuff
e Rowena Ravenclaw. Sia Eskil che Bloem avevano avuto modo di
conoscerli, tutti e tre, sebbene le visite da parte loro al maniero
Slytherin non fossero così frequenti. Tuttavia i ragazzini
conoscevano molti dettagli della collaborazione di suo padre insieme
agli altri. In particolare, quando era più piccolo, Eskil
bramava farsi raccontare ogni cosa circa le avventure vissute da quei
maghi, i duelli più avvincenti, le lotte con pericolose
Creature
Magiche. Non c’era da stupirsi che quattro potenziali magici
così spiccati avessero da subito trovato delle
affinità
tra di loro.
I due maghi e le due streghe avevano deciso di fondare Hogwarts e di
renderlo il fulcro dell’istruzione magica. Capitava spesso
che,
nel loro girovagare tra i regni, i Fondatori si imbattessero in giovani
maghi e streghe promettenti, ma ancora rozzi nelle loro
capacità
magiche. Decidevano allora di istruirli loro stessi, in modo da
plasmare tutto quel potenziale ancora inespresso. Era stato quando il
numero dei loro allievi era aumentato così tanto da non
consentire più a ognuno di loro di seguirli tutti
personalmente
che avevano deciso di costruire la scuola. Lì conducevano i
loro
allievi, che si apprestavano a ricevere un’istruzione
più
organizzata e completa. I Fondatori non avevano perso
l’abitudine
di invitare personalmente i ragazzi a seguirli quando si imbattevano in
maghi e streghe dotati, e questi mostravano una fedeltà
più spiccata per il Fondatore che li aveva scovati. Questi
infatti tendevano a scegliere i loro allievi in base alle doti che
ritenevano più importanti – il coraggio e la
cavalleria
per Godric, l’astuzia e l’ambizione per Salazar, la
pazienza e la perseveranza Helga, l’intelligenza e la
creatività Rowena -, e gli studenti tendevano a rivedersi
nel
proprio Capocasa. Tuttavia essi venivano divisi in classi in base alla
loro maturità, e venivano istruiti da tutti e quattro i
Fondatori secondo le loro specialità.
Ormai Eskil non faceva che chiedersi quando sarebbe arrivato il momento
di andare a Hogwarts, ma Salazar non parlava mai
dell’argomento.
Certo, il fatto di essere figlio di uno dei Fondatori,
nonché
uno dei maghi più brillanti in circolazione, aveva i suoi
vantaggi, e né Bloem, né suo fratello erano
completamente
sprovvisti di istruzione magica. Salazar aveva insegnato qualcosa, ma
si trattava veramente di pochissime nozioni: nulla di paragonabile a
ciò che i ragazzi avrebbero potuto apprendere a Hogwars.
Eskil
ne era convinto: era quella la via che li avrebbe condotti alla
grandezza, proprio come lord Slytherin ripeteva ai suoi allievi.
Che il giovane mago sognasse in grande e aspirasse
all’eccellenza
non era un mistero per i suoi familiari – specialmente per
sua
sorella – né una sorpresa, considerato chi era suo
padre.
Sembrava che per Salazar nulla al di sotto dell’eccelso fosse
degno di nota.
Eskil ne era abbastanza convinto nell’intimo del suo animo:
prima
o poi avrebbe fatto qualcosa per cui la storia lo avrebbe ricordato.
Avrebbe lasciato un segno, un’impronta, qualcosa di
sé che
non sarebbe scomparso nonostante il trascorrere dei secoli. Salazar
aveva fondato Hogwarts, costruendo il suo lascito con la pietra; suo
figlio non sapeva ancora di cosa sarebbe stato capace, ma sperava
– anzi no, voleva – essere all’altezza
del genitore.
Con quelle brevi parole, lord Slytherin sembrò aver esaurito
l’argomento. Le domande di Eskil e Bloem furono pochissime:
sapevano già tutto su Hogwarts, la sua organizzazione, la
durata
dell’apprendimento, la suddivisione delle lezioni. I due
ragazzini seppero che di lì a tre settimane sarebbero
partiti
alla volta del castello insieme al genitore, e tanto bastava.
Salazar li accomiatò e i due uscirono dalla stanza per
lasciarlo
alle sue incombenze, sempre di corsa. Bloem, di due anni più
piccola di suo fratello, appariva particolarmente esuberante: non
riusciva a stare ferma per più di un secondo e, una volta
fuori
dal campo visivo del padre, improvvisò una piccola danza.
Eskil
condivideva il suo entusiasmo: finalmente sarebbero usciti dalla
routine del maniero Slytherin.
Mentre procedevano verso la stanza che avevano lasciato quando erano
stati chiamati da Alyssa, il ragazzino si chiese come mai Buck non
stesse venendo loro incontro. Era un vecchio Crup che preferiva passare
il suo tempo sdraiato su un tappeto piuttosto che ad andare in giro a
stanare gnomi, ma di solito quando i due fratelli erano così
al
settimo cielo tirava fuori la sua testa dalla cuccia.
Bloem si era già lanciata nella descrizione di
ciò che
avrebbe fatto una volta arrivata a Hogwarts: sembrava avere le idee
già molto chiare sia sul fatto che sarebbe stato bellissimo,
sia
circa la loro superiorità rispetto agli altri coetanei.
Così Eskil smise di preoccuparsi di Buck e si fece
coinvolgere
dalle fantasie della sorella. Era contento che sarebbero andati a
scuola insieme; Bloem era sì poco più piccola di
lui, ma
i due fratelli erano davvero molto simili e avevano sostanzialmente le
stesse conoscenze, inoltre Eskil non era abituato a stare lontano dalla
ragazzina e non pensava che gli sarebbe piaciuto andare a Hogwarts
senza di lei. Molto meglio così, in definitiva.
“Buck!” chiamò, spingendo via la porta.
“Dove sei, vecchio…”
Il Crup era nella sua cuccia, il testone appoggiato su un vecchio
cuscino mordicchiato. Eskil gli andò vicino, troppo contento
per
la novità per permettergli di sonnecchiare ancora.
Solo che Buck non stava dormendo.
Era stato il primo animale domestico di Eskil. Lo aveva trovato nella
brughiera che era un ammasso di pelo bagnato e latrante. Quando lo
aveva portato al castello, nessuno aveva mostrato troppo entusiasmo per
la sua presenza, men che meno lord Slytherin, che tra le varie creature
mostrava una certa predilezione per i rettili e nient’altro.
A
Eskil non era importato che con lui non potesse parlare in serpentese:
aveva comunque insistito per tenerlo, ed era stata l’unica
volta
nella sua vita – forse – che aveva puntato i piedi
per
qualcosa. Alla fine Buck era rimasto. Che nome stupido, si era
lamentata Bloem, ma poi anche lei si era affezionata al Crup. Non tanto
quanto suo fratello, comunque.
Il naso umido e gli occhi arrossati, Eskil rimase a guardare fuori
dalla finestra senza vedere realmente il paesaggio circostante, chiuso
in un ostinato mutismo. Era addolorato, ma era soprattutto arrabbiato.
Ce l’aveva con tutti e con nessuno in particolare, tutto
ciò che sapeva era che non doveva andare così,
che lui
non voleva.
Ma, come gli aveva detto Salazar, il suo Crup era morto e alla morte
non c’era rimedio.
Lo vedremo, pensò il ragazzino sollevando improvvisamente la
testa.
Un lascito, un’impronta di sé, un motivo per
essere
ricordato. Eskil aveva appena deciso che avrebbe imparato come
sconfiggere la morte.
Angolo
Autrici -
Un salutone da
me e Lisa (autrice del banner, per altro u.u) che vi proponiamo questa
nuova storia. Ci abbiamo lavorato sopra parecchio e speriamo vi possa
interessare: trattandosi di un'epoca di cui si conosce poco, molte cose
saranno elaborae secondo il nostro gusto e cercando di non uscire
troppo dal canon.
I due figli di
Salazar sono inventati da noi e speriamo che possano in qualche modo
interessarvi ^__^ se avete tempo e voglia fateci sapere, grazie per
avere letto intanto :D
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