Vereum mortis promulget amorem

di Caterina Marchesini
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La stanza si sta scaldando. Finalmente la caldaia è partita, fa troppo freddo per essere ottobre. Il piumone verde acido è più morbido del solito e il profumo dell'ammorbidente al gelsomino è molto più intenso.
La persiana è calata e l'unica fonte di luce è la lampada anti umidità sul   comodino affianco al letto di legno chiaro. Mi piace tanto la sua luce rosata, ha un qualcosa di intimo e rassicurante...fa apparire bello anche il buco nell'armadio che Mario ha fatto, quella volta che abbiamo litigato. 
Osservo tutto attentamente, come se fosse la prima volta.
L'acqua del lavandino scorre già da un po' e la luce del bagno crea delle ombre sulla porta della camera. 
Ora non sento più nulla. 
Mario sospira. 
Sento che si asciuga il viso sull'asciugamano arancione. L'ho sempre detestato quel vecchio asciugamano logoro.
Comincia a camminare, le assi del pavimento di finto parquet scricchiolano ad ogni suo passo. Si avvicina. Si ferma davanti alla porta, ha indosso la mia camicia preferita, quella bianca che gli ho regalato per il compleanno e i pantaloni blu. Mi guarda, lo guardo, ci guardiamo. I suoi occhi sono "velati". Non brillano più.
Si avvicina, sento il suo profumo così buono.
Si siede al mio fianco.
Mi guarda, lo guardo, ci guardiamo.
Mi abbraccia.
Sento il suo cuore battere, e non c'è nulla di più bello.
I miei occhi si riempiono di lacrime, ho la gola secca non riesco a dire una parola, non riesco a dire grazie, non riesco a dire quanto lo amo, non riesco a dire cosa lui significhi e che luce ha portato nella mia vita.
Ma non serve la parola, le nostre anime si guardano.
Mi passa la sua mano ruvida tra i capelli, sulla guancia, sulle labbra.
La posa sul mio collo.
Ho un brivido.
Avvicina l'altra mano.
Sta tremando.
Gli do una carezza, la tensione sul suo viso sembra dissiparsi.
Lentamente la pressione sul mio collo aumenta.
Il mio cuore batte sempre più veloce, sento il panico che sta per prendere il sopravvento, i brividi mi corrono lungo tutta la spina dorsale.
Tento di reagire, ma so che non ha senso.  
Un senso di calma si oppone vincendo su tutto il resto.
Intanto sento che le mani del mio amato si stringono sempre di più, l'aria che riesco a respirare diventa sempre meno.
Ma non ho paura.
Non sento più il gelsomino, il piumone morbido.
Solo il suo profumo.
Tutto è ovattato.
Tutto diventa sempre più scuro.
Sorrido.
L'ultima cosa che vedo è la cosa che più amo al mondo.
Mi guarda, lo guardo, ci guardiamo.
Buio.
Silenzio.



 




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