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“Ah, Parigi! La
città dell’amore… e del Kaito
addormentato…” Fece Aoko, guardando il suo amico dormire
beatamente sul sedile
del bus che li stava portando al loro hotel.
Decidendo che il suddetto ragazzo aveva dormito più che a
sufficienza sull’aereo, arrotolò il giornale che teneva in
mano e glielo diede
in testa.
“Eh?! Che succede?!” Esclamò lui, svegliandosi
immediatamente e guardandosi attorno.
“Succede che siamo in una delle città più belle del
pianeta e tu pensi bene di dormire invece di guardare!” Lo
rimproverò Aoko. “E
dire che tua madre ci ha generosamente offerto questa vacanza
completamente
pagata.”
“Solo perché ha deciso di fare dei lavori in casa e non
mi voleva tra i piedi. E dato che per qualche motivo non si fida a
lasciarmi da
solo all’estero, ha esteso l’invito anche a te. E poi pare
che il proprietario
dell’hotel le debba qualche favore.” Disse Kaito,
ripensando al reale motivo
per cui erano a Parigi.
“Come sarebbe a dire
Parigi?” Esclamò Kaito alla madre, la quale stava
tranquillamente bevendo del thè, incurante della reazione del
figlio.
“Esatto. Sarà un bel ritorno alle origini per
Kid.” Disse lei
abbassando la tazza. “Come ben sai, è lì che
è nato.”
“Sì, ma non ci ha più messo piede da
allora! E poi vorrei ricordarti
che non è proprio dietro l’angolo! È
dall’altra parte del pianeta!”
“Per questo ti ho già prenotato due biglietti
andata e ritorno, oltre
ad aver già trovato due camere nel miglior hotel della
città.”
“Non ti sembra un po’ troppo?”
“Beh, considerando che il proprietario mi deve un
favore per averlo
fatto partecipare a uno spettacolo di tuo padre tempo fa, alla fine ho
pagato
solo i biglietti aerei. L’unica cosa, vedi di non farlo
arrabbiare. Ho sentito
che è diventato sindaco di Parigi e tende a dimenticare che non
è il re.”
“Tipetto dalla bassa autostima, eh? Va beh, dato che
hai già deciso
tutto, io e Jii partiremo subito e-”
“Jii? Oh, no, devi aver capito male. Lui non
verrà a Parigi. Dopotutto,
gli ho chiesto di sistemare un pochino il tuo rifugio.”
“E allora con chi devo andare? Mi porto dietro
l’ispettore Nakamori
giusto per non sentirne la mancanza?”
“Beh, ho solo
sbagliato Nakamori…” Pensò Kaito, guardando
l’amica scattare una foto dal
finestrino.
“Però effettivamente, avere
lei come copertura desterà meno sospetti sul fatto che Kaito
Kuroba e Kaito Kid
siano a Parigi nello stesso periodo.”
“Ancora non ci credo che saremo nell’hotel più
lussuoso
di Parigi!” Esclamò entusiasta Aoko. “È un
peccato che Kid abbia deciso di fare
un furto proprio qui e proprio mentre siamo in vacanza! Sembra quasi
che ci
tenga a perseguitarmi con la sua presenza.”
“E grazie all’amico
di mia madre per aver fatto trovare il biglietto proprio mentre eravamo
in
aereo.” Aggiunse mentalmente Kaito, contento che
l’amica non sospettasse
nulla.
“Beh, ho sentito dire che la prima apparizione di Kid è
avvenuta proprio qui a Parigi.” Disse Kaito. “Forse
sarà l’anniversario o
qualcosa del genere e siamo stati solo sfortunati a capitare qui nello
stesso
periodo.”
“E quella statua? Non l’ho vista nella guida
turistica.”
Kaito sbatté le palpebre per l’improvviso cambio di
argomento,
per poi girarsi. Il bus si era fermato a un semaforo, proprio di fronte
all’ingresso di un parco, dentro il quale c’era una statua
che attirò
l’attenzione del ladro.
Infatti si trattava di un ragazzo che sembrava indossare
una tuta attillata e una maschera a coprirgli gli occhi, con una
cintura che sembrava
fungere da coda e un paio di orecchie da gatto che uscivano dai capelli.
E sopra di lui, in piedi sulla sua schiena, c’era una
ragazza con vestiti simili, solo che questa aveva uno yo-yo attorno a
sé e
guardava sorridendo davanti a sé.
“Hai ragione.” Concordò lui. “Non ho letto di
quella
statua da nessuna parte.”
E aveva letto tutto quello che poteva sulla città, in
previsione del furto che avrebbe dovuto compiere. Come aveva fatto a
sfuggirgli?
Visto il numero persone che la guardavano, senza contare i bambini che
la
indicavano entusiasti, non doveva essere una statua poco importante.
Ma prima che potesse pensare oltre, il pullman ripartì.
“Beh, dopo possiamo tornare a guardarla con calma. Ma
prima direi di lasciare giù le valigie.” Disse ad Aoko,
che annuì.
“D’accordo. Ma non ti sembravano quasi due supereroi come
aspetto?”
“Per piacere, non esistono cose come i supereroi.”
Replicò lui, sospirando. “E poi che cosa farebbero qui?
Fermerebbero i ladri di
auto? Mi sembrerebbe un po’ uno spreco, no?”
Impegnati com’erano a parlare, nessuno dei due notò una
figura rossa saltare oltre l’autobus, volando via come se fosse
appesa a
qualche filo volante. E non fecero caso nemmeno alle persone sedute
dietro di
loro, le quali la indicarono entusiasti.
“È un piacere incontrare il figlio del grande Toichi
Kuroba!” Esclamò il sindaco di Parigi, nonché
proprietario del
Le Grand Paris, l’hotel dove
non avevano
fatto in tempo a fare un passo all’interno prima di venire
accolti.
L’unico problema era il fatto che il sindaco gli stava
parlando in francese, con grande confusione di Aoko.
“Il piacere è tutto nostro.” Rispose Kaito in
francese,
facendo un leggero inchino, imitato quindi da Aoko. “E mi scusi
la domanda
immediata, ma potremmo parlare in inglese? La mia amica purtroppo non
conosce
il francese e non abbiamo avuto molto tempo per prepararci a questo
viaggio
improvviso.”
“Oh, certo, non c’è problema.” Continuò
il sindaco,
cambiando lingua, con sollievo di Aoko. Non era fluente in inglese come
in
giapponese, ma era decisamente meglio di non capire nulla. “Io
sono il sindaco André
Bourgeois.”
“Aoko Nakamori. Piacere di conoscerla.” Rispose la
ragazza.
Il sindaco a quel punto tornò a guardare Kaito. “Tua
madre mi ha spiegato la situazione. Non è un problema per me
ospitarvi nel mio
hotel. Dopotutto, è il minimo che possa fare per ringraziarla.
Mi sono
divertito parecchio a quello spettacolo. È un peccato quello che
è successo a
tuo padre.”
“Già… manca a tutti noi.”
“Tua madre mi ha anche detto che stai seguendo le sue
orme. Sei un prestigiatore anche tu, no?”
“Me la cavo bene. Ma non sono lontanamente ai livelli di
mio padre. Non ancora almeno.”
“Sono sicuro che ce la farai. Toichi era un vero e
proprio genio. È un peccato che l’unica volta che è
venuto a Parigi per uno dei
suoi spettacoli sia stato costretto a sospenderlo dopo che Kaito Kid
gli rubò
il suo nuovo costume di scena.”
“Prego?” Chiese Aoko.
“Non lo sapete?” Fece sorpreso il sindaco. “Il
costume
del vostro ladro fantasma in realtà doveva essere il nuovo
costume di scena di
Toichi Kuroba. Ma gli è stato rubato pochi giorni prima e da
allora è stato
usato da quel ladro. Lo sappiamo perché erano già stati
distribuiti i volantini
per tutta la città dov’era visibile con quel
costume.”
“Davvero? Non ne sapevo nulla. Probabilmente non doveva
esserne felice.” Rispose Kaito, cercando di restare neutrale.
Quello era un
dettaglio che avrebbe preferito che Aoko non scoprisse.
“Figuriamoci! Nemmeno il costume si è fatto! Più
sento
parlare di lui più lo odio! E pensare che ha osato venire a
Parigi proprio nel
nostro stesso periodo…”
“Beh, fortunatamente ha scelto il momento sbagliato per
commettere
un furto nella nostra città.” Fece il sindaco, sorridendo.
“Posso assicurarvi
che questo sarà il suo ultimo furto.”
“Senza offesa, sindaco Bourgeois, ma cosa glielo fa
pensare?”
“Oh, Parigi ha i suoi guardiani personali. Proprio
stamane, dopo aver ricevuto l’avviso di furto da Kid, ho lanciato
loro un
appello in televisione a presentarsi. Anzi, sono sorpreso che non si
sono
ancora fatti vivi.”
Sentendo ciò, i due giapponesi sbatterono le palpebre un
paio di volte. “Guardiani? Di cosa sta parlando?” Chiese
Aoko.
Sentendo ciò il sindaco spalancò gli occhi. “Non ne
sapete nulla? Davvero? Credevo che fosse noto in tutto il mondo.”
“Non abbiamo sentito nulla di strano su Parigi.” Disse
Kaito, sinceramente curioso. “Avremmo dovuto?”
“Com’è possibile? Con tutto quello che sta
succedendo a
Parigi, ero sicuro che ormai fosse di dominio mondiale.”
“Sindaco Bourgeois!” Esclamò in francese una voce
sopra
di loro, la quale fece sorridere immediatamente l’uomo, che
alzò lo sguardo,
imitato dai due ragazzi, che tuttavia sgranarono gli occhi.
Di fronte a loro c’era la ragazza della statua, la quale
stava volando contro di loro tenendosi appesa per quello che doveva
essere il
filo dello yo-yo a un palazzo, atterrando proprio di fronte a loro.
Ora che potevano vederla a colori, la sua tuta era in
perfetto stile coccinella, completamente rossa a punti neri, come anche
gli
orecchini che erano in bella mostra e la maschera che le copriva gli
occhi,
mentre i suoi capelli erano di un blu scuro.
“Ladybug! È un sollievo vederti!” Rispose il
sindaco,
mentre la ragazza faceva rientrare il filo nello yo-yo, che poi
afferrò con
nonchalance con la mano.
“E non è sola.” Fece una seconda voce, anticipando
l’altra figura della statua, che saltò giù da
chissà dove, tenendo in mano un
bastone argentato e con addosso una tuta nera come la sua maschera, la
quale
mostrava due verdi occhi felini, mentre le sue orecchie da gatto
spiccavano
nella sua bionda chioma. “Chat Noir al vostro servizio!”
“Chat Noir?” Ripeté
mentalmente Kaito.
“Strano, l’ultima
volta mi risultava fosse una ladra… non un ragazzo in una tuta
spandex che a
quanto pare è più che disposto a farsi vedere in pieno
giorno.”
“Kaito, sono quelli della statua!” Esclamò Aoko in
giapponese, facendo voltare i due nuovi arrivati verso di loro, che li
guardarono con curiosità.
“Oh, sono miei ospiti.” Spiegò subito il sindaco,
per poi
indicare Kaito. “Lui è Kaito Kuroba, figlio del famoso
prestigiatore giapponese
Toichi Kuroba. Mentre la sua amica si chiama Aoko Nakamori.”
“Ah, allora era giapponese.” Fece Chat Noir. “Ecco
perché
non riuscivo a capire cosa stessero dicendo.”
“Ehm… odio rovinare l’atmosfera… ma chi sono
questi due?
So di un Chat Noir, ma mi risultava fosse un famoso ladro.” Fece
Kaito in inglese.
“Oh, quella è storia passata.” Rispose la ragazza
nella
stessa lingua. “Poco dopo il nostro arrivo si è ritirato,
lasciando un
messaggio dove spiegava che non poteva più usare il suo vecchio
nome e che non
avrebbe più commesso furti.”
“E poi io ho più stile.” Aggiunse Chat Noir,
sorridendo.
“Comunque signor sindaco, che cosa voleva da noi? Sa, non
possiamo stare qui
troppo tempo. Chissà cosa potrebbe fare Papillon nel
frattempo.”
“Oh, certo. Ma prima lasciate che vi presenti ai miei
ospiti. A quanto pare in Giappone non sanno di voi.”
“Davvero? Beh, è una sorpresa. Pensavo che due supereroi
non passassero così inosservati, soprattutto considerando tutti
i siti che
hanno aperto su di noi.”
“Supereroi?” Ripeté Aoko. “Siete davvero due
supereroi?!”
“Secondo te perché siamo vestiti così? Di certo non
per
seguire la moda, no?” Replicò Chat Noir sorridendo.
“Supereroi?!” Pensò
Kaito, mantenendo invariata la sua faccia da poker.
“Stiamo
scherzando?!”
“Capitate a fagiolo in ogni caso, visto che in un certo
senso la questione riguarda anche loro, visto che sicuramente ne sanno
più di
noi. Avete sentito dell’avvertimento di Kaito Kid?” Fece il
sindaco,
continuando a parlare in inglese.
“Kaito Kid?” Ripeté Ladybug, portandosi una mano
sotto il
mento per pensare. “Mi sembra di averlo sentito nominare qualche
volta… Però
temo di non saperne molto su di lui, a parte che è un
ladro.”
“Idem. Non ci sono molte informazioni su di lui in
francese, agendo principalmente in Giappone. L’unica cosa nota
è che ha
commesso il suo primo furto proprio qui a Parigi, assieme a Phantom
Lady.”
Aggiunse Chat Noir.
“Beh, qui possiamo aiutarvi noi.” Esclamò Aoko,
entusiasta alla sola idea. “Sapete, mio padre è
l’ispettore Nakamori, colui che
si occupa dei furti di Kid in Giappone.”
“Davvero? Meraviglioso!” Disse il sindaco. “È
una
magnifica coincidenza averti qui allora! Non che Kid abbia qualche
speranza, ma
così saremo ancora più sicuri di prenderlo! E
c’è anche l’erede di Kuroba, che
sicuramente potrà aiutarci a smascherare eventuali trucchi di
quel ladro,
essendo lui stesso un prestigiatore.”
“Certo, non vedo perché no. Anche se temo che Kid possa
essere un filino più bravo di me. Almeno, io non riuscirei mai a
commettere
tutti quei furti senza farmi mai prendere.” Rispose Kaito,
sorridendo. Le cose
avevano preso una piega decisamente favorevole per i suoi piani: se
fosse
riuscito a sviare questi cosiddetti eroi, avrebbe potuto portare a
termine la
sua missione senza troppi problemi.
“Possiamo solo sperare che Papillon non decida di intervenire
proprio la sera del furto. Non credo potremmo occuparci di un akuma e
di Kid
allo stesso tempo.” Fece Ladybug.
“Non temete. Avrete a vostra disposizione l’intera forza
di polizia parigina.”
“Ahhh!!! Ladybug!!!” Gridò una voce acuta, sentendo
la quale
l’eroina sospirò sconsolata.
Tutti si voltarono verso l’ingresso dell’hotel,
trovandosi a guardare una ragazza dai lunghi capelli biondi raccolti in
una
coda, vestita di giallo e con una ridicola quantità di trucco
sul volto.
“Ladybug qui! Nel mio hotel! Sììì!!!!”
Urlò entusiasta, correndole incontro.
“Cara, calmati.” Fece bonariamente il sindaco, per poi
guardare i due ospiti. “Vi presento mia figlia Chloé.
Mentre loro sono Kaito e
Aoko, le persone di cui ti avevo parlato provenienti dal
Giappone.”
Questa seconda parte fu detta in francese, quindi dei due
solo Kaito capì cos’aveva detto. Tuttavia non poté
nascondere la sua sorpresa
nel vedere la delusione della ragazza.
“Loro? Quando hai detto che sarebbe venuto il figlio di
un prestigiatore con una sua amica mi aspettavo qualcosa di…
meglio.” Replicò
lei, continuando a parlare nella sua lingua madre.
“Beh, sai come si dice: un mago si nasconde sempre dietro
le apparenze.” Replicò Kaito, leggermente stizzito. Non ci
voleva molto a
capire che la figlia del sindaco era nient’altro che una
ragazzina viziata che
probabilmente aveva tutto quello che voleva, e forse qualcosa in
più.
“Su, su.” Intervenne Chat Noir, mettendosi in mezzo.
“Non
c’è bisogno di litigare per questo. Non vogliamo di nuovo
Antibug in giro,
vero?”
Chloé sbuffò, mentre Kaito guardò il ragazzo gatto
con
aria interrogativa.
“Lunga storia.” Fece Ladybug. “Ma direi di
concentrarci
sul nostro attuale obiettivo. Cosa potete dirci su Kaito Kid?”
Sentendo il nome Aoko si rianimò. Aveva visto
l’espressione di Kaito farsi leggermente più seria dopo
che la bionda aveva
parlato, ma non aveva la più pallida idea di che cosa stessero
dicendo.
“Certo. Ma possiamo tornare a parlare in inglese? Aoko
purtroppo non conosce il francese, quindi resterebbe esclusa.”
“Non vedo nessun problema in questo.” Fece Chat Noir, per
poi fare un inchino ad Aoko. “E che maleducati che siamo, non ci
siamo
presentati a dovere. Come ormai ti sarà chiaro, il mio nome
è Chat Noir, il
gatto nero supereroe. Mentre la mia signora è Ladybug, la
supereroina della
fortuna, come dice il suo nome.”
La ragazza al suo fianco sospirò, per poi dargli una
leggera pacca sulla schiena. “Resta al tuo posto gattino. La
gente potrebbe
anche fraintendere il nostro rapporto.”
“Ossia che tu sei segretamente pazza di me?” Rispose
ghignando il biondo, appoggiandosi con una mano sulla spalla della
compagna,
solo per ritrovarsi a cadere nel vuoto.
“Nei tuoi sogni, Chat.” Disse lei sorridendo.
“Amore non corrisposto?” Domandò divertito Kaito.
“Non hai idea. Ma questo gatto nero non si arrenderà di
certo.”
“Allora vi affido alle cure dei nostri supereroi.” Disse
il sindaco ai due ragazzi giapponesi. “Spero che la vostra
vacanza sarà di
vostro gradimento. Ora perdonatemi, ma devo accompagnare mia figlia
dall’estetista.”
“Sarà meglio che tu abbia licenziato l’incompetente
dell’altra volta.” Commentò Chloé.
“Aveva osato dirmi che esageravo con il
trucco. Che oltraggio!”
Dopo aver detto ciò, i due Bourgeois uscirono dall’hotel,
lasciando i due eroi e i due giapponesi da soli.
“Giusto per curiosità: è sempre così
simpatica?” Domandò
infine Kaito.
“È anche peggio.” Risposero in sincrono Ladybug e
Chat
Noir.
“Non avete idea di quante grane ci ha dato finora. Purtroppo
suo padre stravede così tanto per lei che non si accorge di
nulla e gliele fa
vincere tutte.” Fece l’eroina, sospirando.
“In ogni caso, torniamo a Kaito Kid. È davvero così
bravo
come si dice?”
“Sfortunatamente sì.” Rispose Aoko. “Mio padre
non fa
altro che dargli la caccia da anni, ma ogni volta riesce sempre a
fuggire,
prendendosi gioco della polizia.”
“Beh, devi concordare che a volte tuo padre commette
degli errori davvero esagerati.” Disse Kaito.
“Solo perché è esausto! Sai quante volte torna a
casa
dopo la mezzanotte?”
“Sì, visto che sono tuo ospite a cena quasi fisso.
Dovrebbe decidersi ad affidare l’incarico a qualcun altro.”
“Non lo farà mai, e lo sai. Finché Kid non
verrà preso
mio padre non avrà un attimo di riposo.”
“Mi sembra di capire che ci sia una sorta di rivalità tra
tuo padre e questo ladro, sbaglio?” Domandò Ladybug.
“Infatti. Prima l’ho sentito, ed era furioso per il fatto
che Kid abbia deciso di commettere un furto qui, dove lui non
può fare nulla.”
“Data la situazione, è meglio così. Mi dispiace
dirlo, ma
con queste premesse avremmo rischiato di avere un problema più
grave tra le
mani.”
Kaito osservò il duo di eroi sorpreso.
“Davvero? E che cosa sarebbe potuto succedere?”
“Diciamo che il nostro nemico ne avrebbe approfittato.
Infatti è per questo che abbiamo accettato di intervenire in
questo caso. Da
quel che abbiamo potuto vedere, Kaito Kid più che il furto
rischia di creare
ben altri problemi.”
“Sapete che Kaito Kid non ha mai fatto male a nessuno?”
Chiese
il ladro, internamente offeso per quelle parole. “Il massimo che
fa è
addormentare alcune persone, e solo per poterne prendere il
posto.”
“Il problema non è Kid stesso, ma Papillon.”
Spiegò Chat
Noir. “È il nostro nemico, ed è disposto a tutto
pur di sconfiggerci e prendere
i nostri Miraculous.”
“Miraculous?” ripeté Aoko. “E che cosa
sono?”
“La fonte dei nostri poteri. È inutile nasconderlo
perché
Papillon lo ha detto chiaramente davanti a tutta la città. Il
problema sono i
suoi metodi.”
“Papillon è in grado di usare a proprio favore le
emozioni negative delle persone.” Continuò Ladybug.
“E con esse, può
trasformare chi le prova in creature alla sua mercé. A volte
diventano mostri,
altre volte guadagnano semplicemente poteri magici. Dipende tutto da
cosa ha
provocato il loro disagio.”
“Come la figlia del sindaco. In passato ha avuto un
diverbio con Ladybug, e di conseguenza si è trasformata nella
sua controparte
malvagia, Antibug.”
Aoko e Kaito li guardarono esterrefatti.
“Aspettate… dite sul serio?”
Il duo di supereroi sospirò sconsolato.
“Sì, posso capire che questa storia suoni strana se non
vista di persona. Noi stessi all’inizio eravamo scettici.”
Disse Ladybug
“Ad ogni modo, se avete davvero intenzione di fermare Kid,
dovrete fare del vostro meglio.” Fece Kaito. “Ci hanno
provato molte persone,
compresi cosiddetti geni, e finora hanno tutti fallito.”
“Oh, ma finora non ha mai incontrato dei supereroi, no? E
modestamente parlando, io e la mia signora siamo un duo
formidabile.”
“Questa volta concordo. Io e Chat Noir insieme siamo
inarrestabili. Abbiamo fermato un sacco di cattivi che sembravano
invincibili,
compreso uno che aveva poteri praticamente divini.”
“Fantastico… di
bene in meglio!” Pensò sarcasticamente Kaito.
“Questo mi costringerà a pensare a più di
un piano di riserva.”
“Beh, mio padre non ne sarebbe felice, ma vi auguro buona
fortuna!” Esclamò Aoko. “Quello che per me è
più importante è che in un modo o
nell’altro Kid venga preso! E non vedo l’ora di vedere il
buffone dietro la sua
maschera!”
“No Aoko… sono decisamente
sicuro che tu non lo voglia davvero vedere…” Rispose
in silenzio Kaito, per
poi accorgersi che Ladybug sembrava osservarlo con attenzione.
“Ho qualcosa in
faccia?”
“Uh? Oh, no. Mi stavo solo chiedendo come mai non
condividi lo stesso astio della tua amica nei confronti di Kid.”
“Oh, è presto detto. Per quanto possa non approvarlo, io
e lui condividiamo lo stesso lavoro, anche se usato in modi diversi. E
come
prestigiatore, non posso non riconoscere la sua abilità. E poi
ogni suo furto è
fonte d’ispirazione. Cerco sempre di svelare i trucchi da lui
usati, anche se
ovviamente non li rivelo a nessuno.”
“Beh, quella volta che mio padre ti ha chiesto aiuto, non
è che sei riuscito a fare molto. Nonostante la tua presunta
conoscenza della
prestidigitazione, Kid è riuscito comunque a commettere il
furto.”
“E infatti ho appena detto che è molto abile.”
Replicò il
ragazzo, sorridendo. “Ma chissà, se mai un giorno dovessi
trovarmelo di fronte,
potrei anche riuscire a prenderlo.”
“Direi che condividete ben più del lavoro di mago.”
Aggiunse Chat Noir. “Anche i vostri nomi sono molto simili come
pronuncia.”
“Un errore in cui capita spesso chi non parla giapponese.
In realtà si scrivono in maniera diversa, e come hai detto tu il
suono è
leggermente diverso.”
“E poi Kaito sarebbe incapace di fare simili furti. È
sempre impegnato a pensare a nuovi modi per prendermi in giro o a
qualche
trucco da mostrare a scuola. Almeno non si unisce quasi mai a quei
ridicoli
comizi pro-Kid che si svolgono ad ogni suo furto.”
“Preferisco stare a casa piuttosto che andarci con un
cartello anti-Kid che spicca decisamente troppo in mezzo ai fan.”
Disse Kaito,
facendo distogliere lo sguardo ad Aoko.
Il duo di supereroi ridacchiò al loro scambio. “Direi che
siete davvero una bella coppia di fidanzati.” Fece Chat Noir,
solo per
ritrovarsi scaraventato all’indietro dal doppio urlo “Non
siamo fidanzati!”.
“Secondo me avete una bella sincronia.” Disse ridendo
Ladybug, mentre il suo socio si rialzava.
“Anche troppa…” Bofonchiò lui.
“Comunque, conoscete
eventuali punti deboli di Kid?”
“Uhm… mio padre mi aveva detto che non sapeva pattinare
sul ghiaccio, ma direi che adesso è inutile come dettaglio,
essendo in piena
estate.” Rifletté ad alta voce Aoko. “Sicuramente,
se riuscite a rendere
inutilizzabile il suo deltaplano, avrete già un enorme
vantaggio, visto che non
potrà scappare via.”
“Non sarà un problema!” esclamò l’eroe,
alzando una mano.
“Non sarà difficile distruggerlo con il mio
Cat-Ahia!”
Ladybug l’aveva interrotto con un calcio allo stinco.
“Chat, non vorrai attivarlo adesso per sbaglio, vero?” Lo
rimproverò lei,
guardandolo seria.
“Oh, giusto… meglio non usarlo per niente.”
“Accidenti.”
Pensò Kaito.
“Qualunque cosa stesse per
dire, mi sarebbe potuta tornare utile.”
La supereroina gli rivolse ancora una volta uno sguardo,
per poi spostarsi a guardare Aoko. “Beh, credo che abbiamo
abbastanza
informazioni su Kid grazie a voi due. Spero di rivedervi prima della
vostra
partenza. Qui a Parigi non è poi così impossibile come
potrebbe sembrare.”
“Chissà.” Fece Kaito. “Non si può mai
dire, ma spero che
non succeda per colpa di uno di quei mostri di cui avete parlato.”
“Nel caso non preoccupatevi, perché Ladybug e Chat Noir
vi salveranno!” Esclamò il ragazzo gatto, per poi correre
fuori dall’hotel
assieme alla sua compagna, portando davanti a sé il suo bastone,
il quale si
allungò subito di diversi metri, permettendogli di usarlo come
se dovesse fare
il salto con l’asta, mentre Ladybug lanciò il suo yo-yo in
aria, andando via in
un modo che ai due ricordò incredibilmente Spiderman.
Il duo di supereroi si fermò sulla cima della Torre
Eiffel.
“Perché mi hai fermato prima, Ladybug?” Chiese Chat
Noir,
massaggiandosi lo stinco. “Non è di certo un segreto il
fatto che io usi il
Cataclisma per distruggere tutto quello che tocco. E sai bene che non
è
sufficiente che io lo nomini per attivarlo.”
“È vero, ma loro non lo sanno.” Rispose lei.
“E qualcosa
mi dice che è meglio che non sappiano troppo su di noi.”
“Se dovessero venire akumizzati, ignorare le informazioni
su di noi non servirebbe a niente.”
“Non è quella la mia preoccupazione. Quante
possibilità
ci sono che un duo di ragazzi giapponesi arrivi proprio nello stesso
periodo in
cui un famoso ladro giapponese annuncia il suo furto proprio qui?”
“Ma il biglietto è stato consegnato stanotte, mentre loro
devono essere arrivati da poco, no?”
“Beh, non sarebbe impossibile organizzare una consegna.
Basterebbe un amico arrivato qui prima.”
“Stai davvero sospettando che uno di loro possa essere
Kid? Mi sembra troppo facile pensare che Kaito Kuroba e Kaito Kid siano
la
stessa persona.”
“Forse è proprio questo il suo gioco. È troppo
facile per
essere vero, e anche la sua amica potrebbe essere il complice
perfetto.”
“Davvero? Mi sembrava odiare sinceramente Kid.”
“Anche noi siamo attori eccellenti, per riuscire a
nascondere la nostra identità. Potrebbe essere la stessa cosa
anche qui: lei,
essendo figlia dell’unico ispettore che dà la caccia a
Kid, sarebbe la fonte perfetta
di informazioni. E lui, essendo suo amico a quanto pare di lunga data,
è quasi
automaticamente fuori dalla lista dei sospetti.”
“Uhm… detto così, sembra davvero un buon piano.
Allora
che facciamo?”
“Per il momento facciamo finta di nulla. Cosa sappiamo
sul furto che vuole commettere?”
“Solo il nome del gioiello in questione:
La
boîte.” Rispose Chat Noir. “È stato
usato per l’ultima sfilata della linea Agreste, dopodiché
è stato messo in
esposizione in una struttura appositamente costruita al di fuori del
Louvre,
dove resterà fino a venerdì sera, la sera stessa che Kid
ha annunciato che lo
ruberà.”
“E ritirarlo prima è fuori questione perché il
sindaco
non vuole mostrare di avere paura. Sono sicura che è quello che
ci risponderà
se anche solo lo proponiamo.”
“Esatto. Quindi direi di restare liberi per venerdì in
modo da non rischiare di perdere nulla di importante.” Fece
l’eroe, per poi
sorridere e avvicinarsi alla compagna. “E a questo proposito, non
sarebbe
meglio per noi sorvegliare la zona anche da civili? Potremmo-”
Ladybug lo fermò subito mettendogli un dito sulle labbra.
“Per quante volte continuerai a dirlo, la risposta non
cambierà: le nostre
identità devono restare un segreto, anche per noi. Quindi mi
spiace gattino, ma
è un no.”
Chat Noir alzò le spalle. “Dovevo provarci, mia
signora.”
Ladybug sospirò, per poi prendere il suo yo-yo. “Beh,
direi che è ora di salutarci, sperando che Papillon non abbia
nulla in mente
per oggi. Alla prossima, Chat Noir!”
E dicendo ciò saltò via, volando tra i palazzi usando i
lampioni come appiglio per lo yo-yo.
“Ah… è sempre magnifica!” Esclamò
sognante il supereroe,
per poi andarsene anche lui.
~~~~~~~~~~~
Kaito sospirò, mettendo via il telefonino.
Era già venerdì mattina, e aveva passato l’intera
settimana ad accontentare Aoko e allo stesso tempo a cercare più
informazioni
possibili sui due supereroi parigini.
Risultato? Che era decisamente più preoccupato di quanto
non era mai stato con l’ispettore Nakamori, Saguru e Akako
assieme.
Era stato fortunato che una loro fan aveva deciso di
creare un sito, chiamato
‘Ladyblog’,
dove caricava i video delle loro imprese.
E a malincuore, Kaito doveva ammettere che il ladro
fantasma non era all’altezza di molti dei loro nemici.
Per non parlare di questo Papillon. A quanto pare il suo
obiettivo erano gli orecchini di Ladybug e l’anello di Chat Noir,
i loro
Miraculous.
Anche se erano stati gli eroi stessi a dirgli questo,
scoprire quali erano gli oggetti in questione era per lui un vantaggio.
Dopotutto, stando all’autrice del blog, se i Miraculous vengono
tolti, gli eroi
perdono automaticamente i loro poteri.
E non era tutto, il Miraculous forniva un potere speciale
a ciascun supereroe: per Ladybug creava un oggetto casuale in grado di
aiutarla
a risolvere la situazione, mentre a Chat Noir permetteva di distruggere
qualsiasi cosa toccasse.
Un punto a favore di Kaito Kid era che una volta usati
quei poteri, ai due restavano solo cinque minuti prima di tornare
normali, e
non gli era possibile usare quel potere più di una volta a
trasformazione.
Quindi l’unica speranza che aveva era quella di fargli
usare i poteri, evitare in qualche modo di venire colpito da essi per
quei
cinque minuti e infine approfittarne e rubare il gioiello.
“…to? Kaito!”
Fu Aoko a riportarlo alla realtà.
“Uh? Che succede?” Chiese lui, guardandola, ottenendo una
piccola botta in testa.
“Succede che ti sei fermato di punto in bianco senza dire
una parola, e sembravi intenzionato ad andare avanti così!”
“Scusa, scusa… stavo solo pensando a una cosa.”
La ragazza sbuffò. “E dire che anche tu volevi venire
qui.” Disse, mentre entravano nel parco che avevano visto il
giorno del loro
arrivo, per poi fermarsi proprio di fronte alla statua dei due
supereroi.
“Sì, sì, lo so. Ero solo curioso di vedere se qui
c’era
qualche informazione in più su questi supereroi. Devi ammettere
che da noi in
Giappone esistono solo nelle storie. Incontrarne due dal vivo non era
certo
qualcosa che mi aspettavo.”
“Vero. Anche se, dopo aver visto che mostri sono soliti
affrontare, non li invidio.”
Ma la coppia di amici si interruppe quando sentì un urlo,
voltandosi subito verso la fonte.
Poco lontano da loro, sdraiata a terra, c’era una ragazza
dai lineamenti orientali, con capelli blu scuro divisi in due codini, e
affianco a lei c’era un’altra ragazza dalla carnagione
scura, con dei capelli
ramati e un grosso paio d’occhiali, che guardò
l’amica sconsolata, aiutandola a
rialzarsi.
“Ragazza, non puoi reagire così ogni volta che vedi un
suo poster.” Disse in francese, per poi indicare con un dito la
pubblicità di
una linea di vestiti, il cui modello era un ragazzo dai disordinati
capelli
biondi e dagli occhi verdi.
“Ahia… lo so, lo so… ma non posso farci nulla,
Alya. Adrien
è semplicemente… perfetto!” Esclamò lei, e
Kaito era pronto a scommettere che
se fossero stati in un fumetto, in quel momento i suoi occhi si
sarebbero
trasformati in due cuori.
Fu solo allora che notò che la borsa della ragazza era
scivolata ai suoi piedi, perciò la raccolse subito, per poi
avvicinarsi. “È
vostra questa?”
Le due ragazze alzarono lo sguardo, e per un attimo al
ladro parve vedere del timore misto a serietà sul volto della
ragazza dai
capelli blu.
“O-Oh, sì. È mia. Grazie mille!” Fece infine
lei, recuperandola.
“Sei nuovo di qui?” Chiese Alya, guardandolo
attentamente, per poi osservare Aoko avvicinarsi. “Ah, ma certo!
Dovete essere
turisti, vero?”
“Indovinato. Siamo arrivati qui quasi una settimana fa.
Ma con chi ho il piacere di parlare?”
“Io sono Alya Césaire, mentre questa ragazza al mio
fianco è Marinette Dupain-Cheng.”
“Piacere di conoscervi.” Fece il ladro, inchinandosi.
“Il
mio nome è Kaito Kuroba. Mentre la mia amica è Aoko
Nakamori. Sfortunatamente
non conosce il francese, quindi dovrò agire da
interprete.” E infatti ripeté
subito lo scambio ad Aoko, che si chinò subito dopo.
“Kuroba?” Ripeté Alya. “Sei per caso
imparentato con
Toichi Kuroba?”
Kaito la guardò sorpreso, per poi annuire. “Era mio
padre.”
“Davvero?! Fantastico! Allora devi sapere tutto su Kaito
Kid! Dopotutto, tuo padre è stato il primo a venire derubato da
lui!”
“E tu come fai a saperlo?”
“Adoro fare ricerche su internet. Ed essendo
l’amministratrice del Ladyblog, non appena si è saputo che
Ladybug e Chat Noir
affronteranno il famoso ladro gentiluomo giapponese ho cercato
più informazioni
possibili!”
Sentendo ciò Kaito spalancò gli occhi. “Sei tu a
gestire
il Ladyblog? Allora hai tutti i miei complimenti! È davvero ben
fatto. Anche
per uno come me, che fino a una settimana fa ignorava la loro
esistenza, è
decisamente esplicativo.”
Kaito vide Marinette sospirare leggermente mentre
controllava che dalla borsa non fosse uscito nulla dopo la caduta.
“Oh, sono felice di poter aiutare nuovi fan a scoprire
più cose possibili sui nostri beniamini.” Continuò
Alya, entusiasta. “E poi
spero sempre di riuscire prima o poi a scoprire la loro vera
identità.”
Aoko restò in disparte, sconsolata. Cominciava a
rimpiangere di non essersi portata dietro almeno un dizionario
giapponese-francese.
Ma senza che dovesse dire nulla, vide passare una mano
davanti al suo campo visivo.
Kaito le sorrise, per poi far apparire dal nulla una
rosa. “Non fare quella faccia.” Le disse in giapponese.
“Per la prossima volta
che torniamo qui vedrò di darti qualche lezione di
francese.”
“Oh! Che bravo!” Esclamò Alya. “Vedo che anche
tu sei
bravo con la magia come tuo padre! Ho trovato qualche suo video e devo
dire che
era senza pari.”
Kaito fece per rispondere, quando una voce acuta che
aveva imparato in breve a disprezzare si fece largo.
“Beh, ovviamente non poteva andare diversamente.” Fece
Chloé, avvicinandosi accompagnata da un’altra ragazza, la
quale stava portando
due borse e due zaini. “I plebei si riuniscono sempre.”
“Vai via, Chloé.” Rispose Alya, perdendo
immediatamente
il suo buonumore.
“E perché mai? Ho il diritto di vedere che cosa combinano
i nostri ospiti. Ma vederli parlare così amichevolmente con voi
due… Ah, mi
chiedo solo perché mio padre non vuole mandarli via come gli ho
già detto di
fare più volte.”
“Ti ricordo…” fece Kaito, unendosi al malumore delle
due
ragazze di fronte a lui. “Che capisco perfettamente ciò
che dici. E solo perché
mi sono rifiutato di compiere una magia per farti stare insieme al
tuo… Com’è
che si chiamava? Ah, poco importa.”
“Il che significa che non ne eri in grado, ergo sei un incapace.
Un vero mago non avrebbe esitato a esaudire la richiesta di una bella e
gentile
ragazza come me.”
“Conosco una strega che è mille volte più gentile
di te.
Ed è tutto dire, credimi.”
“Adesso basta Chloé.” Intervenne Marinette.
“Non hai
alcun diritto di parlare così alle persone.”
“Umpf! È solo qualcuno che non sa riconoscere chi conta
davvero. Altrimenti non starebbe a perdere tempo con la figlia di un
ispettore
incapace di prendere un ladruncolo da quattro soldi.” E dicendo
ciò guardò Aoko
con aria derisoria, cosa che non sfuggì alla ragazza, la quale
fece un passo
avanti. Kaito le aveva raccontato tutto sulla figlia del sindaco, e
sinceramente era uno dei pochi motivi per cui non vedeva l’ora di
tornare a
casa.
“Oh, aiuto, paura!” Esclamò sarcastica la bionda,
per poi
prendere dalla mano di Aoko la rosa che Kaito le aveva appena regalato.
“E
questa cos’è? Un pezzo di plastica?”
E senza pensarci due volte la schiacciò tra le dita, per
poi farla cadere a terra. “Oh, no, come non detto, era vera.
Aspetta che te la
riprendo.”
Ma invece che recuperarla, la calpestò con la scarpa.
“Oh, ma che maldestra che sono oggi. Dev’essere la presenza
di Marinette.
Andiamo Sabrina, meglio allontanarsi prima di diventare anche
stupide.”
“Subito Chloé.” Rispose obbediente la ragazza al suo
fianco, per poi andarsene via.
Kaito era furioso. Pensava di conoscere persone
presuntuose, ma quella ragazzina le batteva tutte. Era quasi tentato di
invitare lì il giovane detective impiccione nella vana speranza
che le succedesse
qualcosa.
Ma dovette interrompere i suoi pensieri di vendetta
quando vide Aoko abbassarsi per recuperare quello che restava della
rosa. Non
aveva bisogno di guardarla in faccia per sapere che stava trattenendo
le
lacrime.
“Quella Chloé…” Borbottò Marinette,
faticando a
nascondere la sua rabbia. “Qualcuno dovrebbe darle una lezione
prima o poi.”
“Non servirebbe a niente. Non so quanti akuma hanno
cercato di farle del male, ma sfortunatamente il codice etico dei
supereroi
impone a Ladybug e Chat Noir di salvarla ogni volta. Tutto bene
comunque?” Chiese
ad Aoko, dimenticandosi che non poteva capirla.
La ragazza giapponese guardò la rosa che teneva tra le
mani, per poi girarsi.
Prima ancora che Kaito potesse tentare di consolarla, lo
interruppe. “Voglio… Voglio restare da sola per un
po’… ci vediamo stasera in
hotel.”
Detto questo fuggì via.
“Aoko, aspetta!” Cercò di inseguirla, solo per
venire
fermato da Alya, che scosse la testa.
“Credimi, in questo momento qualunque cosa le potresti
dire non sarebbe d’aiuto. È meglio che si calmi da sola e
dopo potrai aiutarla
a stare meglio.”
“Beh, intanto potrei andare a dire quattro paroline a
quella mocciosa. Sarò anche ospite di suo padre, ma non sono
disposto a
fargliela passare liscia!”
Marinette tuttavia guardò Aoko uscire dal parco,
mordendosi un labbro e desiderando che la sua amica non avesse fermato
Kaito.
“Speriamo solo che
non succeda nulla…” Pensò.
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Aoko si lasciò cadere su una panchina, per poi coprirsi
la faccia con le mani per non far vedere le lacrime.
“Come ha potuto…” Pensò, per poi guardare
ancora una
volta la rosa. “Perché ci devono essere persone come lei e
Kid, che non fanno
altro che prendere in giro?”
A sua insaputa, in un punto imprecisato di Parigi, un
panello di metallo si aprì, rivelando una finestra con un foro
al suo centro.
Dietro di essa, all’interno di un antro pieno di farfalle
completamente bianche, un uomo che indossava una tuta viola con un
fermaglio a
forma di farfalla e un casco che gli avvolgeva la testa, sorrise.
“Ah, la sensazione di sentirsi inutili… Il vedere
qualcuno continuare a deridere il lavoro altrui… Sì,
capisco perfettamente.”
Disse, per poi portare in avanti una mano, sul cui palmo si
appoggiò una delle
farfalle.
Portò subito l’altra mano sopra, avvolgendo
l’insetto con
essa. Immediatamente attorno alle sue mani si generò
un’aura scura, e quando
lasciò andare la farfalla, questa era ormai completamente nera.
“Vai, mia piccola akuma. Raggiungi quest’anima in
pena.”
Disse ghignando, osservandola volare via attraverso il foro della
finestra. “Lo
sento, questa volta i Miraculous di Ladybug e Chat Noir saranno
miei!”
Aoko continuò a tenere gli occhi coperti dalle mani, così
non si accorse della piccola farfalla nera, che raggiunse la rosa ed
entrò al
suo interno.
Immediatamente la ragazza spalancò gli occhi, i quali si
tinsero di rabbia, mentre attorno ad essi apparve il profilo di una
maschera
viola a forma di farfalla.
“Lady Kid, sono Papillon.” Disse una voce dentro la sua
testa. “Hai mandato giù così tanti bocconi amari
per colpa di Kaito Kid che
ormai non riesci più a sopportare né lui né le
persone che te lo ricordano. Io
posso darti il potere di mettere fine ai suoi furti e alla sua
spavalderia una
volta per tutte. In cambio ti chiedo solo di portarmi i Miraculous di
Ladybug e
Chat Noir.”
In quel momento nella mente di Aoko apparvero le immagini
di un paio di orecchini rossi con macchie nere e di un anello nero con
sopra il
simbolo in giallo della zampa di un gatto.
“Tutto qui?” Disse lei ghignando. “Consideralo fatto,
Papillon.”
Non appena ebbe finito di parlare, dalla rosa usci una
nube nera, che la avvolse completamente.
~~~~~~~~~~~
“Uffa… non risponde ancora…” Fece Kaito,
spegnendo la
chiamata in corso e vedendo la foto di Aoko sparire. “Spero stia
bene… Io
purtroppo non posso aspettare oltre.”
Si trovava al di fuori del Louvre, in mezzo ai tanti fan
di Kaito, che a quanto pareva avevano subito preso il primo biglietto
disponibile per Parigi per poter essere presenti.
Ormai abituato a quella tattica, controllò che il
berretto che indossava nascondesse a sufficienza il suo volto, per poi
scivolare via, diretto a un vincolo che era sicuro sarebbe stato vuoto
a
quell’ora.
“Tutto come previsto.” Ghignò, preparandosi a
cambiarsi.
Solo per scontrarsi con qualcuno, finendo così entrambi a
terra.
“Ahia… che botta…” Fece l’altro,
rialzandosi. “Ehi, tutto
bene?”
Kaito annuì, assicurandosi di non aver perso il cappello,
per poi riservare lo sguardo alla persona che gli era venuta contro.
E fu tentato di spalancare gli occhi quando vide
nientemeno che il modello per cui quella ragazza, Marinette, sembrava
avere una
cotta, e le cui foto erano sparse per tutta Parigi.
“Adrien Agreste?” Chiese, ricordandosi del nome sulle
pubblicità.
Sentendolo il ragazzo si guardò intorno, come spaventato.
“Silenzio, per piacere. Sto approfittando della calca creatasi
per Kid per
sgattaiolare via.” Disse. “Non ne hai idea, ma sfuggire ai
propri fan non è
sempre facile. Ed essere sui cartelli di tutta la città non
aiuta a farlo.”
“Posso immaginare. Tranquillo, terrò l’acqua in
bocca, ma
solo se tu farai lo stesso.”
“Uh? Perché? Sei anche tu una persona famosa?”
Kaito sorrise, decidendo di sfruttare quell’occasione.
“Diciamo solo che…”
E dicendo questo si lasciò avvolgere dalla sua solita
nube bianca, che quando si dissipò rivelò Kaito Kid.
“
It’s Show Time!”
Adrien spalancò gli occhi, per poi vedere Kid saltare su
una scala antincendio, diretto sui tetti. “Ti ringrazio per la
distrazione!” Si
sentì dire dal ladro, poco prima che questi sparisse.
Il ragazzo restò in silenzio qualche secondo, prima che
da sotto il suo gilet uscisse fuori un gatto nero volante.
“Beh, direi che l’hai trovato in fretta.” Gli disse
divertito. “Che colpo di fortuna per te, eh? Cosa strana,
considerando chi
rappresenti.”
“Ah, sta’ zitto Plagg.” Disse lui, guardando ancora
in
alto. “E dire che potevo essere in grado di confermare i sospetti
di Ladybug,
ma a quanto pare aveva previsto un incontro con qualcuno. Ha fatto bene
attenzione a non farsi vedere in faccia.”
“Ora cosa facciamo? Torniamo a casa a mangiare un po’ di
formaggio?”
Il ragazzo lo guardò male, per poi alzare la mano destra.
“Una volta che avremo catturato quel ladro. Plagg,
trasformami!”
“Non potremmo aspettare ancora un po’?!” Urlò
la
creatura, poco prima di venire risucchiata dentro l’anello
argentato di Adrien,
che cambiò subito colore diventando nero, mentre attorno ai suoi
vestiti
appariva il costume di Chat Noir.
“Mi spiace, ma non possiamo aspettare oltre.” Disse
l’eroe, per poi allungare il suo bastone verso l’alto,
raggiungendo così il
tetto in pochi secondi e saltando sopra esso.
Lì vide Kaito Kid pronto a decollare con il suo
deltaplano, il quale si voltò subito non appena sentì il
ragazzo atterrare sul
tetto.
“Cosa?” Fece sorpreso.
“Bene, così finalmente ci incontriamo, Kaito Kid.”
Disse
l’eroe, ghignando e portando il bastone dietro la testa.
“Beh, devo dire, mi
aspettavo qualcuno più grande.”
Il ladro recuperò velocemente la sua faccia da poker.
“Beh, potrei dire lo stesso. Mi sembra tu sia solo un
ragazzino.”
“Può essere, ma non per questo sono da
sottovalutare.”
“Oh, non mi sogno nemmeno di farlo. Sai, uno dei miei
avversari principali non è nient’altri che un bambino
delle elementari, anche
se riesce a risolvere misteri indecifrabili anche per gli adulti.”
“Oh, davvero? Beh, sarebbe interessante incontrarlo prima
o poi. Anche se temo che potrebbe avercela con me per averti catturato
al suo
posto.”
Kaito Kid sorrise, per poi battere le mani, facendo
apparire un po’ di fumo. Quando questo si dissipò
impugnava un bastone da mago
bianco, con tanto di sfera sulla cima.
“Temo che non posso permettermi di farmi prendere,
nemmeno da un supereroe.” Disse. “Ho letto che sai batterti
bene con quel tuo
bastone. Mi dispiace per te, ma sono un maestro della scherma.”
Sul volto di Chat Noir apparve un sorriso felino. “Oh,
interessante.” Continuò, abbassando il bastone e
impugnandolo come se fosse una
spada. “Quindi mi stai sfidando, eh?”
“Ladro contro eroe. Direi che è uno scontro che tutti
stanno aspettando.”
I due a quel punto restarono in silenzio per qualche
secondo, per poi correre uno contro l’altro, facendo scontrare le
armi tra di
loro, provocando un clangore metallico che risuonò
nell’aria.
I due restarono uno contro l’altro per qualche secondo,
cercando di avere la meglio sul proprio avversario, per poi saltare
indietro.
Poi, senza dire una parola ripartirono all’attacco, cominciando
un veloce e
feroce scambio di colpi.
Ci vollero pochi minuti prima che qualcuno si accorgesse
dei rumori provenienti dal tetto, e in poco tempo un elicottero della
televisione riuscì ad avvicinarsi a sufficienza per riprendere
la scena.
“Incredibile!” Esclamò Alya, guardando la diretta
dal suo
smartphone, per poi alzare lo sguardo verso il tetto dove si stava
svolgendo il
duello. “Chat Noir e Kaito Kid si stanno battendo proprio qui! E
ovviamente
Marinette non è potuta venire. A volte mi chiedo se quella
ragazza pensi a qualcos’altro
oltre che aiutare i suoi al forno, a creare vestiti e a fantasticare su
Adrien…”
Ma prima che potesse dire altro, una serie di urla
entusiaste deviarono la sua attenzione.
Ladybug stava saltando tra un tetto e l’altro vicino a
loro, diretta verso il suo compagno.
“Ah, non posso restare qui a fare nulla!” Esclamò la
ragazza, per poi avviare la videocamera del suo telefonino e correre
verso il
palazzo.
“Chat Noir!” Gridò Ladybug, atterrando sul tetto
giusto
in tempo per vedere i due allontanarsi ansimando.
“Però… te la cavi bene per essere un ladro che usa
la
magia…” Fece l’eroe gatto. “Non trovo
facilmente qualcuno in grado di tenermi
testa fino a questo punto.”
“Lo stesso vale per me. Devo dire che questo scontro si
sta rivelando interessante. E abbiamo attirato più attenzione di
quanto
credessi.”
Chat Noir a quel punto si accorse di Ladybug e sorrise.
“Mia signora, è bello vederti.”
“Non potevo di certo lasciarti tutto il divertimento.
Stavo controllando gli altri tetti quando ho sentito il rumore del
vostro
scontro.” Rispose lei, per poi cominciare a far ruotare il suo
yo-yo di fronte
a sé, creando un vero e proprio scudo grazie alla sua
velocità. “Ma direi che
ora è il momento di mettere al proprio posto questo ladro.”
Kaito Kid sorrise, per poi far apparire tra le dita un
paio di palline colorate. “Bene… ora che tutti i
protagonisti sono sul
palcoscenico, possiamo cominciare a fare sul serio.”
Il duo di supereroi si riunì, restando uno a fianco
all’altro, pronti a fronteggiare il ladro fantasma.
“Mi spiace deluderti, ma il tuo spettacolo è giunto al
termine!” Esclamò Ladybug, per poi correre
all’attacco.
Il ladro a quel punto gli lanciò contro una delle
palline, la quale si scontro contro lo yo-yo. Ma con sorpresa
dell’eroina,
invece di venire respinta questa esplose, ricoprendo d’olio la
sua arma, che a
quel punto le scivolò via, cadendo a terra.
“Che cosa?!” Esclamò incredula, cercando di
recuperare lo
yo-yo, solo per sentire la corda scivolare via, incapace di restare
ferma.
“Non mi piace combattere contro le ragazze, ma se
necessario posso trovare dei modi per metterle fuori gioco.”
Ghignò Kaito. “Da
quel che ho visto, senza il tuo yo-yo non puoi fare nulla, nemmeno il
tuo
Lucky Charm.”
Ladybug digrignò i denti. “Così ci hai studiato,
eh?”
“
Bien sûr!” Rispose
il ladro, sottolineando la parola. “Conosci il nemico per
vincerlo, non si dice
così?”
“Il tuo però è stato uno sporco trucco.” Fece
Chat Noir,
superando Ladybug dopo essersi assicurato che stesse bene. “E
dire che ti
consideri un ladro gentiluomo.”
“Non mi offendere. Avrei potuto fare di peggio. Come hai
visto, non l’ho colpita.”
“Un punto a tuo favore. Se lo avessi fatto…” E qui
l’eroe
fece scattare in avanti la sua arma. “Non sarei ancora qui a
farti parlare.”
Kid ridacchiò. “Oh, non sono così stupido da far
infuriare un supereroe. Sarete anche i primi che affronto, ma di certo
non
siete la cosa più strana che ho visto. Dopotutto, ho già
avuto a che fare con
la stregoneria. Un gattino e una coccinella non saranno di certo un
problema.”
Ma prima che uno dei tre potesse dire altro, tutte le
luci intorno a loro si spensero di colpo.
“Cos’è questo? Non hai studiato che posso vedere
tranquillamente al buio?” Fece Chat Noir, sorridendo, per poi
fermarsi quando
vide sul volto del ladro sorpresa per la situazione.
“Beh, non ci crederai ma io non c’entro nulla.”
Poi così com’era andata via, la luce ritornò,
seguita da
una serie di grida entusiaste da sotto il palazzo.
Kaito Kid corse verso il bordo del tetto, per poi
spalancare gli occhi. L’edificio dov’era custodito il
La boîte era
letteralmente scomparso nel nulla.
“C-Cosa? Che trucco hanno usato?” Fece, sorprendendosi
lui stesso per la scelta di parole usata, mentre Chat Noir lo
raggiungeva,
guardando a sua volta incredulo la scena.
“Come hai fatto?” Esclamò subito dopo guardando il
ladro.
“Non ti sei mosso durante il blackout!”
“Chat, attento!” Urlò Ladybug, la quale stava
cercando di
pulire la sua arma dall’olio passandolo sulla sua tuta.
Sia l’eroe che il ladro si voltarono di colpo per poi fare
un salto indietro, evitando in tempo due carte bianche, che si
conficcarono di
un paio di centimetri nel tetto.
“C-Cosa?!” Esclamò Kid, guardando una delle carte e
riconoscendola come una delle sue. “Com’è
possibile?!”
“Bene, bene, bene…” Fece in giapponese una voce
sopra di
loro. “Finalmente ci incontriamo, Kaito Kid.”
I tre alzarono la testa, mentre dal nulla un cilindro
bianco fece la sua comparsa in aria.
Il cappello esplose pochi istanti dopo, per poi lasciare
spazio a qualcosa che il ladro probabilmente non avrebbe mai potuto
dimenticare.
Lì, sospesa in aria sopra di loro, c’era la sua perfetta
controparte femminile, con dei lunghi capelli castani che si muovevano
spinti
dall’aria e con un paio di occhialini senza stanghette al posto
del suo classico
monocolo. Sul petto invece c’era una rosa nera, la quale sembrava
essere
diventata parte stessa del vestito.
Il mantello bianco svolazzava alle sue spalle, facendola
quasi sembrare un’eroina, cosa smentita dal ghigno che aveva
stampato sul
volto.
“Cosa? Un altro Kaito Kid?!” Esclamò Chat Noir.
“Per piacere, non offendermi. Non sono come quel buffone
al tuo fianco. Il mio nome è Lady Kid, e sono qui per dimostrare
a tutti quanto
sia un incapace il ladro per cui tutti tifano.”
Dicendo ciò mostrò a tutti quella che sembrava una
perfetta miniatura dell’edificio che custodiva il diamante.
“Vedete? Sono riuscita a commettere il furto da lui
annunciato senza che nessuno potesse fare nulla per fermarmi.”
Fece, per poi
lanciare verso di loro l’edificio miniaturizzato, che
sbatté sul tetto un paio
di volte prima di fermarsi ai piedi di Kid, il quale non notò
nemmeno qualcosa
cadere al di fuori dell’oggetto, continuando invece a guardare
incredulo la
nuova arrivata.
“Un akuma!” Esclamò invece Ladybug, raggiungendoli e
facendo ruotare nuovamente lo yo-yo. “Peccato che non si capisca
nulla di
quello che dice.”
“Riassumendo: a quanto pare ha ridotto in scala il mio
obiettivo solo per dimostrare che poteva fare qualcosa che io non
potevo.”
Rispose il ladro, mentre Lady Kid sbuffò.
“Devo sistemare questa questione della lingua…”
borbottò,
per poi girarsi verso uno degli elicotteri e sorridendo.
Senza dire altro, schioccò le dita e dopo pochi secondi
dall’elicottero uscì una sfera luminosa, che la ragazza
prese tra le dita, per
poi mandarla giù in un sol boccone.
“Ah, così va meglio.” Disse, parlando in perfetto
francese. “A quel giornalista serviva meno che a me il poter
parlare in
francese.”
“Hai… hai rubato la capacità di parlare?”
Esclamò
incredulo Chat Noir, riuscendo finalmente a capirla.
“Esatto. E questo perché io posso rubare tutto ciò
che
voglio senza alcun problema.”
Dicendo ciò scomparve nel nulla, per poi riapparire alle
loro spalle. “Per questo ve lo dirò una sola volta:
consegnatemi i vostri
Miraculous e lasciatemi ad affrontare Kaito Kid, così che possa
smascherarlo di
fronte a tutti.”
A quella distanza, il ladro spalancò gli occhi,
riconoscendo la voce e rimuovendo mentalmente il costume
dall’akuma.
“A-Aoko?!” Esclamò incredulo, guardandola.
“Non mi chiamo più così. Come ho detto, il mio nome
è
Lady Kid adesso.”
“È successo quello che temevo.” Fece Ladybug.
“È stata
akumizzata.”
Nello stesso momento, dall’altra parte del mondo,
l’ispettore
Nakamori stava fissando da dietro la sua scrivania il televisore con la
diretta
del furto di Kid, continuando a versarsi nel bicchiere il caffè,
incurante che
questi ormai stava straripando e ustionandogli la mano.
“A-Aoko?!” Urlò infine con gli occhi spalancati,
sentendo
chiaramente il nome della figlia dalle labbra del suo obiettivo. Alcuni
dei
suoi colleghi lo guardarono preoccupati, temendo un suo prossimo
svenimento,
mentre altri ancora fissavano con altrettanto timore la scena. Intanto
la
giornalista, ricevuto un foglio, cominciò a spiegare in
giapponese cos’era una
akuma.
“Aoko, cosa ti è successo?” Esclamò Kaito
Kid, per poi
voltarsi verso l’elicottero, notando il microfono direzionale
puntato verso di
loro.
Senza pensarci un secondo in più, tirò fuori la sua
pistola lancia carte e colpì il microfono, tagliandolo in due.
“Questo è un guaio…
siamo in diretta televisiva…” Pensò, tornando
a guardare l’amica, che
tuttavia continuò a fissarlo con un ghigno sul volto.
“Te l’ho detto, io sono Lady Kid. E poi perché ti
preoccupi tanto per Aoko? Dopotutto, è la figlia del tuo nemico,
no?”
Il ladro gentiluomo deglutì, per poi guardare i due
supereroi. Se solo non ci fossero stati, non avrebbe esitato a
mostrarsi in
volto all’amica pur di farla tornare in sé, ma ora aveva
le mani legate.
“Direi che mi sbagliavo.” Disse Ladybug. “Forse non
era
una complice di Kid dopotutto.”
Sentendo ciò Kaito si girò a guardarla. “E
quell’idea da
dove ti è saltata fuori? Mi odia con tutta se stessa, come
potrebbe mai essere
una mia complice?!”
“Beh, scusa, dovevo prendere in considerazione tutte le
possibilità.”
“Va beh, poco importa. Ora, siete voi gli esperti, come
facciamo a riportarla come prima?”
“Bisogna prima capire dov’è nascosta
l’akuma.” Rispose
Chat Noir.
“Prima dovete riuscire a prendermi.” Continuò Lady
Kid,
per poi sparire e riapparire questa volta nel vuoto a fianco del
palazzo. “E
come vedete, anch’io posso usare la vera magia.”
“L’akuma è dentro la rosa!” Urlò una
voce che fece girare
tutti.
Lì, appena uscita da una porta, c’era un’ansimante
Alya,
che indicava la rosa sul vestito della ladra. “È la stessa
che gli ha regalato
il suo fidanzato oggi, poco prima che Chloé la schiacciasse.
Sono sicura che si
trova lì e-”
Non concluse la frase che Aoko schioccò le dita, facendo
scomparire la ragazza in una nuvola di fumo, e lasciando al suo posto
un
pupazzetto identico a lei.
“Non mi piace chi interferisce.” Disse, per poi alzare lo
sguardo verso l’elicottero della televisione, il cui pilota
cominciò a capire
che l’aria non era decisamente a favore della troupe. Ma prima
che potesse
anche solo allontanarsi subì lo stesso destino di Alya.
“Adesso basta Aoko!” Gridò Kaito, vedendo
l’elicottero
ormai ridotto a un giocattolo precipitare a terra, dove fortunatamente
fu preso
al volo da una delle persone lì sotto.
“Te l’ho già detto, il mio nome ora è Lady
Kid!” Urlò
Aoko, per poi alzare la mano verso di lui, facendo apparire dal nulla
una
decina di carte, che scagliò nella sua direzione.
Kaito Kid fece per rispondere al fuoco, solo per
ritrovarsi Ladybug in mezzo alla traiettoria, la quale deviò le
carte con la
rotazione del suo yo-yo.
“Oh… Beh, immagino di doverti ringraziare.” Disse il
ladro.
“Ci penserai dopo!” Replicò Ladybug.
“Piuttosto, devi
aiutarci! Sai qualche punto debole che potrebbe aiutarci a
sconfiggerla?”
“Prima, avrei potuto farti una lunga lista. Adesso? Credo
che si possa tranquillamente dire che in quella forma sia
pressoché invincibile.”
“Fantastico…” Fece Chat Noir. “Beh, prima di
tutto
pensiamo a come portarla a terra.
Cataclisma!”
L’eroe alzò la mano e la chiuse a pugno, intorno al quale
apparve un’aura nera.
“Ehi! Non vorrai distruggerla, vero?!” Domandò
preoccupato Kaito Kid.
“Certo che no. Ignoro quali siano gli effetti del
Cataclisma su un essere vivente e non userò di certo lei come
cavia. Tuttavia…”
Chat Noir saltò subito sopra un altro tetto, colpendo con
la mano le basi di un cartello pubblicitario, le quali marcirono
all’istante,
cominciando a far collassare su se stessa la struttura, che
minacciò di cadere
contro Aoko.
“Dilettante. Hai sprecato la tua chance!” Esclamò
lei,
per poi agitare una mano e far scomparire nel nulla il cartellone.
Poi si girò giusto in tempo per evitare un calcio di
Ladybug, che la mancò per pochi centimetri. L’eroina a
quel punto afferrò lo
spuntone di uno dei palazzi, tornando così indietro usando la
spinta della
mancata caduta.
“Io farei attenzione. Potrei fare qualcosa di male a
lei.” Disse Lady Kid, per poi far apparire sulla mano sinistra il
pupazzo di
Chloé. “Avevo già in mente di punire questa
ragazzina, soprattutto dopo aver
finalmente capito cosa mi ha veramente detto. Non esiterò a
usarla come scudo
umano.”
Kaito Kid sentendo ciò spalancò gli occhi, per poi
chiudere le mani a pugno.
Poi, senza esitare un solo momento, puntò la pistola
contro la sua amica, lanciandole subito una carta, che venne presa al
volo
dalla ragazza.
“Come te lo devo dire? Sono migliore di te.”
“No. Sei solo accecata dal potere. L’Aoko che conosco io
non sarebbe mai caduta tanto in basso!”
“E tu che ne sai? Come se tu la conoscessi. Non che abbia
importanza, visto che ora non c’è più.”
“Aoko Nakamori è qui! È solo tenuta prigioniera da
Lady Kid!”
Esclamò il ladro, per poi ghignare. “E il mio dovere
sarà quello di rapirla a
mia volta dalla sua aguzzina!”
Non appena ebbe detto ciò la carta che Aoko aveva preso
al volo cominciò a rilasciare una scia di fumo, che la costrinse
ad
allontanarsi, tossendo furiosamente.
“Ottima mossa!” Urlò Chat Noir, saltandole contro e
riuscendo ad afferrare la bambola di Chloé.
“Ladybug, adesso!” Disse Kaito.
L’eroina annuì, per poi lanciare in alto il suo yo-yo.
“
Lucky Charm!” Urlò, facendo
sprigionare una
pioggia di coccinelle che sparirono dopo pochi istanti, lasciando al
loro
posto…
“Una statuina?” Fece Ladybug, prendendola al volo. Si
trattava della rappresentazione di un vecchio campanile, che il ladro
riconobbe
subito.
“Ma certo… direi che ci sta.” Borbottò, per
poi rubare
dalle mani dell’eroina l’oggetto. “Scusa, ma questo
lo prendo in prestito io.”
“Aspetta! Quello mi serve per poter prendere l’akuma
e-”
“Voi copritemi e preparatevi a strapparle di dosso quella
rosa. Ora è tutta nera, ma il suo colore originale era ben
diverso. Come anche
il momento in cui gliela diedi la prima volta.” Rispose Kaito
Kid. “E questo
orologio è tutto ciò che mi serve per recuperare
Aoko.”
“Per me va bene.” Fece Chat Noir. “Ma come pensi di
fare
per parlarle? Da quel che mi risulta, non puoi volare come sta facendo
lei, no?”
Kaito Kid sorrise. “Davvero credete di aver visto tutti i
miei assi nella manica? Sono un ladro gentiluomo che usa la magia,
ovviamente
ho sempre una soluzione.”
Dicendo ciò saltò verso Aoko, per poi tirare una corda
dal suo costume e facendo trasformare il mantello nel suo fidato
deltaplano.
Tuttavia questa volta esso era equipaggiato con dei mini razzi, che gli
permisero di controllarlo meglio, fino a fermarsi di fronte a Lady Kid,
la
quale si stava liberando del fumo, guardandolo in cagnesco.
“Questa me la paghi cara!” Esclamò furiosa.
Kaito deglutì. “Sì, hai ragione. Questa volta
è tutta
colpa mia. Non avrei dovuto lasciarti da sola. Avrei dovuto seguire il
mio
istinto. Nonostante il mio atteggiamento, non capisco molto le ragazze.
Ma
quella rosa te l’ho data per tirarti su di morale, non per farti
diventare
così!”
“Che vai blaterando? Questa rosa non me l’hai data
tu!”
Ma Kaito Kid si limitò a mostrarle la statuina
dell’orologio, al che anche lei spalancò gli occhi.
“Ma quello…”
“Sì. È l’orologio dove ci siamo conosciuti.
È dove ti ho
regalato la prima rosa. È dove siamo diventati amici! Aoko,
ricorda!”
“No… Non ha senso! L’unico che dovrebbe conoscere
queste
cose è… Kaito…”
Lady Kid guardò il ladro, riuscendo per la prima volta a
fissarlo bene in faccia. “K-Kaito? S-Sei tu?”
“Sì Aoko… Sono io.” Rispose, contento di
vederla
finalmente vacillare.
Felicità che duro ben poco, poiché sul volto della
ragazza apparve il profilo di una farfalla viola, che la costrinse a
portarsi
le mani sulla testa, urlando di dolore.
“M-Mi hai mentito… Mi hai mentito per tutto questo
tempo!” Urlò Aoko furiosa.
“Quel simbolo… Papillon… Farfalla… ma
certo!” Esclamò
Kaito, per poi urlare contro la maschera. “Sei tu che la stai
manovrando,
vero?!”
“Beh, non è certo un segreto.” Fece una voce
proveniente
dal simbolo della farfalla. “E continuerò a usare questa
ragazza finché non
avrò ottenuto i Miraculous di Ladybug e Chat Noir. Perché
non mi aiuti, Kaito
Kid? Potrei aiutarti a commettere i tuoi furti… con i poteri che
riceveresti,
tu e Lady Kid diventereste un duo di ladri invincibili. Nessuno
potrebbe
fermarvi!”
“Allettante… Ma mi vedo costretto a rifiutare. Vedi, ho
dei
validi motivi per rubare… e tu vai decisamente contro essi!
Ora!”
Scattando all’indietro di colpo, Lady Kid si ritrovò alla
mercé di Ladybug, che riuscì a strapparle di dosso la
rosa, per poi
schiacciarla subito con la mano.
Da essa uscì fuori la farfalla nera, che tentò subito di
scappare via.
“Mi spiace piccola akuma, ma hai finito di fare danni.”
Disse l’eroina, facendo passare un dito sullo yo-yo, il quale si
aprì a metà
come se avesse spalancato delle ali, illuminandosi.
Poi senza aspettare oltre lo lanciò contro la farfalla,
catturandola al suo interno.
“Presa!” esclamò, per poi recuperare la sua arma,
premendoci
sopra il dito. Lo yo-yo si aprì ancora, questa volta lasciando
uscire una
farfalla bianca, che volò via tranquilla.
“Evvai!” esclamò Kaito Kid, per poi lanciarle la
statuina. “Ora immagino che ti serva questa, vero?”
Ladybug la prese al volo, per poi scagliarla in alto. “
Miraculous
Ladybug!”
La statuina esplose in migliaia di coccinelle, le quali
si dispersero per il cielo notturno.
Tutto ciò che era stato trasformato da Lady Kid tornò al
suo aspetto originario, comprese le persone, le quali si guardarono
intorno stordite.
Lady Kid stessa venne avvolta da una nube nera, la quale
una volta dissipata rilasciò una confusa Aoko, presa al volo da
Kid, che la
portò sul tetto in salvo.
“Che cosa…” fece lei, guardandosi attorno, mentre
Kaito
Kid sorrideva, essendo atterrato proprio davanti al
La
boîte, tornato anch’esso alle sue dimensioni originali.
Prendendolo in mano, lo alzò verso la luna, per poi
sospirare.
“No… nonostante il nome, non è lui…”
Disse, per poi
sentire i due eroi atterrare alle sue spalle. “Tenete!”
Continuò,
lanciandoglielo contro. “Non mi interessa più.”
“Cosa?” Fece sorpreso Chat Noir, mentre dal suo anello si
poteva sentire un segnale acustico. “Tutto questo per
rubarlo… e non lo tieni?”
“Sono alla ricerca di un gioiello ben più raro. Non mi
interessa nient’altro.”
“C-Cos’è successo?” Fece Aoko, guardando i
presenti.
“Come sono finita qui? E perché c’è anche
Kaito Kid?!”
Il ladro sospirò internamente di sollievo. A quanto pareva
non ricordava nulla di ciò che era successo mentre era posseduta.
“Bene, il mio lavoro qui è finito.” Continuò
il ladro,
inchinandosi. “Signore, signori, buonanotte.”
E dicendo ciò scomparve in una nuvola di fumo, mentre
Ladybug aiutava Aoko a rimettersi in piedi.
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“Non posso crederci…” Fece Aoko, completamente rossa
in
viso. “Davvero ho fatto quelle cose?”
Kaito annuì, finendo di mangiare il cono gelato.
“Già.
Non hai idea di come sono stato in ansia. Ero in hotel ad aspettarti e
mentre
guardavo la diretta della rapina ti vedo arrivare vestita come Kaito
Kid. Poi
quando lui ha confermato la tua identità… Beh, credo mi
sia venuto prima un
mezzo infarto, poi una volta saputo che stavi bene una crisi di risate.
Tu, tra
tutti, ti sei trasformata nella versione femminile della persona che
odi di
più!”
“Z-Zitto
Bakaito!”
Esclamò lei, portandosi le mani sul volto. “E hai detto
che era una diretta a
livello mondiale?”
“Beh, se non era una diretta, di sicuro le immagini
saranno state trasmesse nel giro di poco tempo.”
“Mamma… non avrò il coraggio di uscire di
casa… E non ho
nemmeno mantenuto la capacità di parlare francese… Per
non parlare del fatto
che non mi ricordo nulla di ciò che è successo. Avessi
almeno scoperto la vera
identità di Kid…”
“Oh, lo hai fatto…
Ma non credo proprio che te lo ricorderò…”
pensò Kaito, per poi sentire un
colpo di tosse alle sue spalle.
Il ragazzo si girò, ritrovandosi a fissare Marinette e
Alya.
“Ciao!” Li salutò la seconda, al che Aoko
tentò subito di
allontanarsi, solo per venire fermata per un braccio da lei.
“Kaito, giusto?” Chiese rivolgendosi al ladro. “Ti
spiacerebbe fare da traduttore? Vorrei dire qualcosa alla tua
ragazza.”
“Non è la mia ragazza!” Sbottò lui, per poi
sorridere.
“Ma credo di poterlo fare.” E spiegò la situazione
all’amica, che ancora
titubante annuì.
“Bene. Prima di tutto, non ti considero in alcun modo
responsabile di quel che è successo. So bene cosa significa
venire posseduti da
un’akuma, visto che è successo anche a me. Sai, i nostri
nomi da cattive erano
anche simili. Ero diventata Lady Wi-Fi.” Disse Alya, sorridendo.
Aoko aspettò di sentire tutta la traduzione, per poi
rispondere.
“Sì, ma io… io ho fatto del male a delle persone,
te
compresa… e ho rubato…”
“E allora? Io ho preso il possesso della rete mobile e ho
tentato di smascherare in diretta Ladybug, oltre ad aver quasi
congelato a
morte Chat Noir. E ci sono stati cattivi ben peggiori di noi.”
“Concordo.” Disse Marinette. “Ho visto molti dei miei
amici venire corrotti da Papillon, ma grazie a Ladybug e Chat Noir
tutto è
sempre tornato come prima.”
Aoko la guardò dubbiosa, solo per ritrovarsi ancora una
volta una rosa davanti agli occhi offertagli dal suo amico.
“Vedi? Questo è un simbolo puro. Non importa ciò
che le
succede, la cosa non cambierà. Lo stesso vale per te. Diciamo
che Lady Kid ti
ha rapito e tenuta prigioniera, usando il tuo aspetto per agire.”
Aoko prese la rosa, per poi sorridere.
“Ora scusami, ma visto che domani torniamo a casa, vorrei
prima chiedere un consiglio per un souvenir. Marinette, potresti
aiutarmi un
attimo a sceglierne uno?”
“Uh? Oh, ma certo…”
Kaito la prese per una spalla, conducendola lontano di
qualche metro, mentre Alya usando il traduttore del cellulare tentava
di
continuare a parlare con Aoko.
“A-Allora… cos’hai in mente di prendere?”
Domandò nervosa
Marinette, per poi zittirsi vedendo lo sguardo serio del giapponese.
“Non facciamo troppi giri di parole… Ladybug.” Disse
lui.
Il nervosismo della ragazza scomparve subito. “Capisco…
allora Kaito Kid ha scoperto la verità su di me.”
“Non solo su di te, ma anche su Chat Noir. Davvero non
sapete chi siete come civili? Mi sembra assurdo… cioè,
guarda te stessa. Non
cambi nemmeno pettinatura!”
“Finora ha funzionato alla perfezione.”
“Va beh, identità vostre, affari vostri.” Disse Kid.
“Ad
ogni modo, l’unica cosa che voglio dirti è questa: io
manterrò le vostre
identità un segreto, ma solo se voi farete lo stesso con la
mia.”
“E perché? Potremmo tranquillamente dire che stai
mentendo.”
“Vero. Ma vedi, dovreste prima dimostrare che io sono
davvero Kid. E credimi, sono molto bravo con gli alibi. Poi, non vorrai
mica
che un certo modello possa scoprire chi sei, vero?”
Marinette diventò subito rossa. “N-N-Non oserai,
vero?!”
“Silenzio per silenzio. Abbiamo un accordo?”
A malincuore la ragazza annuì. “Va bene, come vuoi. Ma
non credere che la prossima volta la passerai liscia!”
“Vedremo.” Rispose Kaito, facendo per girarsi.
“Ma prima di andare… cos’è che cercavi
davvero?”
Kid la guardò per qualche secondo, per poi portare una
mano in tasca e tirare fuori un volantino con sopra il gioiello che
doveva
rubare.
“Il nome, la forma… la caratteristica del gioiello dentro
il gioiello… tutto sembrava portare al mio vero obiettivo. Ma
sfortunatamente,
non era lui.”
“Hai attraverso mezzo pianeta… solo per verificare se era
il gioiello che volevi rubare?” Chiese scettica Ladybug.
“No. Ho attraversato mezzo pianeta per verificare se era
il gioiello che volevo
distruggere.”
Replicò Kaito Kid. “Quel gioiello è il male
assoluto. Molte persone sono morte
a causa sua… compreso mio padre. Non ti dirò i dettagli
perché saresti in
pericolo a tua volta. Ed è per questo che voglio che anche Aoko
ne resti fuori.
Marinette sospirò. “Va bene, credo di capire.
Anch’io non
voglio che nessuno scopra la verità su di me perché non
voglio coinvolgere nessuno
nelle mie battaglie.”
“E tranquilla: una volta raggiunto il mio obiettivo, il
mantello bianco verrà appeso al chiodo.”
Kaito a quel punto fece per andarsene, salvo sentire un
brivido lungo la schiena.
“Che succede?” Chiese Marinette, guardandolo irrigidirsi
di colpo.
“Ho come la sensazione che per un po’ Kid farà bene
a non
farsi vedere…” Rispose lui.
“Aoko!!!” Urlò una voce a lui ben familiare, come
anche
alla sua amica, che si voltò sorpresa, solo per vedere il padre
corrergli
incontro.
“P-Papà?!” Fece incredula, prima di ritrovarsi
avvolta
nel suo abbraccio.
“Tutto bene? Cosa ti ha fatto quel farabutto?! Ah, ma
questa volta Kid non la passerà liscia! Come ha fatto a
costringerti in quella
farsa?”
“Il padre?” Chiese Marinette, che ovviamente non aveva
capito una sola parola di quello che era stato detto, ricevendo un
sospiro come
risposta.
“Purtroppo. Vieni, mi farà comodo una buona spiegazione
da tradurre all’ispettore… o rischio davvero di ritrovarmi
sulle spalle qualche
accusa del tipo
‘Sequestro e ipnosi di
una ragazza’… e non ci tengo particolarmente.”
La ragazza ridacchiò, e a Kaito parve di sentire un’altra
risatina provenire dalla sua borsa.
Però non poteva essere, no?