Mi
chiamo
Sakura Haruno e penso che le persone non si guardino mai abbastanza
attorno
restando fissati sulle cose che colpiscono subito dimenticando la
bellezza di
questi dettagli.
Dico
così
perché anche io ho sempre dimenticato di guardare un
dettaglio fondamentale, un
piccolo fiocco di neve che ho scoperto troppo tardi ma attorno al quale
adesso
ruota tutto il mio mondo.
Saibu
Non
posso
dire che con Hinata sia stato amore a prima vista. Da quando mi sono
trasferita
a Konoha l’ho sempre incontrata, vivevamo nella stessa via di
villette a
schiera e prendevamo lo stesso pulman per andare nella stessa scuola,
nella
stessa classe. Non l’avevo mai notata perché tra
me e lei c’è sempre stata una
voragine. Non ci fu nessun imprinting particolare, né la
percepii immediatamente
come anima gemella. Io e lei orbitavamo in due galassie differenti e
non c’era
nulla che ci accumunava.
Hinata
era
il genere di bambina che possiede quella bellezza sconcentrante simile
alle
bambole di ceramica che non ti aspetteresti di trovare in classe, non
con quel
corto caschetto di capelli corvini e quegli occhioni chiarissimi e
dolci e
quelle guance piene che si imporporavano per qualsiasi cosa. Faceva
danza
classica da prima di imparare a camminare e un sacco di bambini le
portavano letterine
d’amore che lei nascondeva dentro lo zaino della Lelly Kelly.
Tutti volevano
stare con lei perché era dolce e delicata come un fiocco di
neve e desideravi
naturalmente proteggerla. Forse era la sua tendenza a sorridere
timidamente a
tutti o perché balbettava quando si rivolgeva agli adulti.
Forse era perché
sembrava un principessa Disney.
Io, per
contro, avevo i capelli perennemente arruffati e le ginocchia
sbucciate, ero
prepotente e troppo interessata a stare con il bambino che mi piaceva e
quello
suo strambo migliore amico biondo. Preferivo giocare ai pirati con loro
che con
le bambole e frequentavo la palestra di karate con loro.
Non
c’erano
nessun motivo per cui io e Hinata avessimo dovuto parlarci o
incontrarci, il
fatto che fossimo nella stessa classe era l’unico punto di
convergenza di due
dimensioni diverse.
Quando
poi
andammo alle medie e superiori questo punto di contatto si perde
totalmente
finendo prima in classe diverse, poi in istituti diverse. Non la vidi
per molto
tempo. Per contro, continuai a stare con Sasuke e Naruto intensificando
non
solo il mio legame con loro ma anche il mio lato da maschiaccio.
Tuttavia
nella mia mente conservavo ancora una vago ricordo di lei,
un’immagine sbiadita
di un piccolo fiocco di neve.
Mi
chiamo
Sakura Haruno e frequento l’Ashura High School con i miei due
migliori amici
scapestrati, Naruto e Sasuke. I miei genitori sono divorziati e vivo
con mia
madre, una scrittrice attenta ai movimenti femministi. Motivo per cui
non ho
mai avuto un’infanzia tradizionale ma più
‘liberale’.
Solitamente
esco di casa attorno alle sette per andare a scuola in bici, ma da un
po’ ho
iniziato a prendere la metro.
E’
successo
in un giorno di pioggia e con Naruto stavo aspettando la nostra corsa
–quel
riccone di Sasuke aveva la macchina ma era abbastanza antipatico da non
offrirci nessun passaggio – quando per sbaglio mi scontrai
con lei. Non la
riconobbi immediatamente, era molto cambiata da quando era bambina: ora
i suoi
capelli erano lunghi e il corpo più formosa, ma conservava
gli stessi occhi
dolci.
“Scusami”
mi disse con una vocina dolce e fece per spostarsi a sinistra. In quel
momento
ebbi anche io l’idea di farmi a sinistra e ci scontrammo
nuovamente. Ancora, in
contemporanea scartammo a destra.
“Mi
di-dispiace” balbettai e lei scoppiò a ridere
socchiudendo gli occhi e tirando
le labbra in uno splendido sorriso.
In quel
momento il mio cuore mancò un battito.
Mi
ricordai
il suo nome solo qualche giorno dopo quando la rividi. Hinata Hyuuga,
frequentava l’Hamura College, la scuola vicino alla nostra;
prendeva sempre la
metropolitana per andare a scuola, a volte sola, altre volte con un
amica.
Quando era sole preferiva camminare. Rideva raramente, ma quando lo
faceva era
bellissima.
Non so
quando iniziai a cercarla fra la folla, ma inizia a notarla sempre
più spesso
come se il resto del mondo diventasse uno sfondo al suo passaggio. E in
quel
momento iniziai a comprendere.
Ora di
ginnastica, Naruto stava giocando a basket con i compagni di classe
mentre
Sasuke era in panchina accanto a me. Entrambi stavamo aspettando il
cambio.
“Sas’ke-kun”
lo chiamai fissando la palla che rimbalzava fra le mani dei ragazzi.
“Nh”
mi
concesse udienza, stava massaggiando in maniera forsennata al telefono.
“Credo
di
essermi innamorata” iniziai, feci una pausa, poi:
“di una ragazza”
Sasuke
annuì continuando a ticchettare sullo schermo dello
smartphone, poi realizzò.
Fermò le dita e si voltò a guardarmi:
“Come
hai
detto?”
“Neh,
neh,
Sakura-chan, è lei? È lei?” si agitava
Naruto. Eravamo nascosti dietro una
colonna mentre fissavamo la povera vittima –perdon,
Hinata-chan –attendere la
metro.
“Sì,
Naruto-baka, è lei” sbottai.
“Com’è
carina” cinguettò.
“Era
in
classe con noi alle elementari” grugnì Sasuke
“E ti veniva dietro” aggiunse.
“Co-oosa?
Come fai a saperlo?”
“Io
so
sempre tutto, dobe”
“Shht”
li
zittii sventolando una mano davanti ai loro nasi.
“Senti,
Sak’ra-chan” fece sornione il biondo “Se
la nave salpa posso inserirmi per una
cosa a tre?”
Ci
pensò
Sasuke e colpirlo con un pugno al posto mio.
“Smettetela
di fare tutto questa baccano” mi rassettai
l’uniforme e cercai di sistemare il
corto caschetto rosa. “Cosa faccio? Cosa faccio?”
Sasuke
alzò
gli occhi al cielo e senza chiedere il parere a qualcuno mi
spintonò fuori dal
nostro nascondiglio verso Hinata-chan.
“Buona
fortuna!” mi mostrò i pollici Naruto.
Rossa
come
un pomodoro mi avvicinai alla ragazzina con i capelli neri.
“ehi—”
Naruto e
Sasuke fissarono la scenetta nascosti dietro la colonna.
“Che
cosa
sta facendo secondo te?” domandò il biondo.
“E’
tutta
rossa”
“Perché
agita così tanto le mani”
“La
sta
traumatizzando”
“Perché
ha
la faccia così rossa?”
“Sembra
sul
punto di esplodere”
“Perché
non
parla più?”
“Perché
non
le risponde?”
“Perché
sta
scappando?”
“Perché
Sakura sta tornando qui? Non dovrebbe inseguirla?”
“...”
“...”
“Ehi,
Sakura! Come è andata?”
Volevo
scoppiare a piangere.
Fortunatamente,
ebbi un’altra occasione. Mentre eravamo a scuola era
scoppiato un temporale e
né io né Naruto avevamo un ombrello.
Sasuke
ci
superò con un sorriso bastardo sventolando le chiavi della
macchina davanti ai
nostri nasi.
“Sayonara,
poveri” ci apostrofò evitando l’astuccio
con il quale Naruto tentò di colpirlo.
Inizialmente
rimanemmo qualche minuto sotto la tettoia della scuola sperando che
cessasse. Poi,
Naruto mi costrinse a correre sotto la pioggia con lui.
“Perché
devo fare questa idiozia con te?!” berciai contro di lui
cercando di farmi
scudo con la borsa dei libri.
“Perché
siamo giovani!” rispose lui saltellando sulle pozze. Durante
la corsa, però,
notai un ombrello lillà sotto il quale con un piccolo
sorriso camminava Hinata.
Mi
arrestai
afferrando un lembo della giacca di Naruto, lui capì subito
a cosa mi riferivo.
“Hinata-chan!”
gridò nella sua direzione facendola sussultare. Senza ombra
di imbarazzo si
infilò sotto il suo ombrello costringendomi a fare lo stesso.
“Ti
ricordi
di noi?” blaterò “Eravamo alle
elementari con te!”
Davanti
all’esuberanza del biondo –se non ci sei abituato
può essere nociva – la mora
arrossì vistosamente ma si premurò di annuire.
“Naruto-kun,
giusto?” poi si voltò a guardarmi interrogativa.
Pregai
di
non arrossire. “Sakura... Sakura-Haruno”
Il suo
volto rotondo si aprì in un bellissimo sorriso.
“Ah, sì! Mi ricordo di te, sei
cambiata tantissimo!” e socchiuse gli occhi.
Naruto
dovette pizzicarmi un fianco affinché mi riprendessi dalla
mia contemplazione.
“Oh,
ma
siete tutti bagnati” si accorse preoccupata
“Tenete” ci porse l’ombrello e poi
iniziò a frugare all’interno delle sua borsa.
Tirò fuori dei fazzoletti di
stoffa e si alzò sulle punte per poterci asciugare il viso.
Avevo
così
caldo da avere la certezza matematica che sulle mie guance si sarebbero
potute
cuocere delle uova.
“Senti,
Hinata-chan” esordì Naruto vedendo che non reagivo
“Ti andrebbe di
accompagnarci fino al chiosco di ramen qui vicino”
“Certo!”
ci
garantì.
“E
poi?”
“E
poi,
cosa?” borbottai con la testa appoggiata sul banco.
Sasuke
alzò
gli occhi al cielo e decise di rivolgersi a Naruto. “E poi
com’è andata!”
Naruto
succhiò rumorosamente dal succo di frutta. “che ne
so, io ho cercato di
lasciarle sole e—”
“Abbiamo
parlato!” esordii finalmente con voce sognante “E
mi ha detto che è brava a
preparare i dolci. E che un giorno posso andare a casa sua ad
assaggiarne una”
“Fantastico”
acconsentì incolore Sasuke reggendosi la faccia a una mano
“Ti ha dato il suo
numero?”
“...”
“...”
“...”
“...non
l’ho chiesto”
Naruto
scoppiò a ridere mentre Sasuke alzava gli occhi al cielo.
“Che imbranata”
Però
la
fortuna pareva essere dalla mia parte perché la incontrai
molto spesso e questa
volta tentai di essere più coraggiosa avvicinandomi ad
attaccare bottone.
Nonostante
con lei facessi le peggiori figure –Sasuke aveva ragione,
sono un’imbranata! –
era sempre paziente con me e nascondeva i sorrisi dietro la mano.
È
bellissima.
Alla
fine,
ottenni il suo numero e quando successe lo sbandierai a tutta la classe
come se
fosse un trofeo –ormai per colpa di Naruto lo sapevano tutti
i nostri amici.
Era
successo mentre aspettavo il bus per andare a karate, alla fermata
c’era anche
lei. Indossava un cappottino leggero e tremava un pochino.
“Ehi,
Hinata-chan! Hai freddo?” le chiesi accostandomi.
Era
più
bassa di me di qualche centimetro per questo doveva sempre piegare il
collo per
guardarmi. “Solo un po’”
accennò timidamente.
Mi
fissai attorno
mentre le guance mi si imporporavano poi, prese da un attacco di
coraggio,
aprii la zip della mia giacca e tirandole per i lembi la abbracciai
incastrandola così dentro la stoffa.
“Saku--?”
balbettò confusa.
“In
questo
modo ci scaldiamo” blaterai “I pinguini fanno
così”
Era
ufficiale, l’idiozia di Naruto era contagiosa e io ci ero
stata troppo a
contatto.
Mi
preparai
al rifiuto ma invece da dentro la giacca venne fuori una leggera risata.
“Grazie,
Sakura-chan” disse “Sei molto ingegnosa”
“Oh....
eh...” balbettai mentre sentivo il cuore battermi
così furiosamente che ero
certa l’avrebbe sentito “Avevi parlato di una
torta... non so se ti ricordi”
La sua
testa sbucò fuori facendomi il solletico al collo.
“Certo che ricordo” mi
assicurò con un sorrisone “Ti do il mio numero
così potremo metterci
d’accordo!”
Hinata
abitava all’ultimo piano di un alto edificio e da
lì potevi vedere tutta
Konoha. Mi fece assaggiare le sue torte ed effettivamente era una cuoca
fantastica anche se un pochino imbranata, era divertente vederla sulle
punte
dei piedi mentre cercava di prendere gli ingredienti nei ripiani
più alti.
Facemmo
molti giochi stupidi e io ebbi l’occasione di conoscerla
meglio. Effettivamente
vivevamo ancora in due mondi opposti ma la cosa non mi scoraggiava
più tanto,
non lo vedevo come un ostacolo fra noi due. O, almeno, ora avevo il
coraggio di
saltare oltre quella voragine. In un certo senso lo avevo imparato
osservando
Sasuke e Naruto, totalmente opposti eppure miglior amici
incondizionatamente,
le loro diversità li rendeva più uniti.
Anche io
volevo una cosa del genere con Hinata. Volevo di più.
Quando
fu
ora di tornare a casa mi salutò con un bacio sulla guancia.
Arrossi e mi
fischiarono le orecchie, feci una faccia talmente strana che Hinata
scoppiò a
ridere con una mano davanti.
“Che
buffa,
proprio buffa” mi assicurò.
Mi
chiesi
come potesse essere possibile, ogni giorno che passava lei diventava
sempre più
bella.
“Sas’ke-kun”
lo chiamai dubbiosa picchiettando la matita sul mio quaderno
“Come di fa a
conquistare una ragazza?”
Naruto
si
voltò a guardarmi offeso. “Perché lo
chiedi a lui e non a me?”
“Sas’ke-kun
è molto più popolare”
“Ma
io sono
più bel—“ non finì la frase
perché il moro gli mise una mano davanti alla
bocca.
“Non
credo
di poterti essere utile” mi ripose.
“Eeh?
Perché?” piagnucolai.
“Perché
se
un ragazzo ronza intorno a una ragazza viene automatico pensare che
abbia un
interesse romantico” iniziò a spiegare fulminando
Naruto che aveva osato
leccargli la mano “Mentre lo stesso per due persone dello
stesso sesso verrebbe
considerata semplice amicizia” terminò e
fissò insistente Naruto.
Dal
canto
mio franai sconfortata con la testa sul banco. “Che cosa
faccio allora?”
“Baciala”
propose Naruto “Un bacio sulle labbra non ha molte altre
interpretazioni”
Baciarla?
Era un
pensiero che avevo fatto spesso ma l’idea di metterlo in
pratica mi
terrorizzava. E se mi avesse rifiutata?
“Non
prendiamo misure drastiche” intuì i miei pensieri
Sasuke “Possiamo andare per
gradi. Potresti prima iniziare a fare gesti più ambigui,
tipo andarla a
prendere a scuola”
Quell’idea
mi piacque molto di più. “Sì!
Farò così!” gridai con rinnovato vigore.
“Ehi,
voi
del gruppetto in fondo! Se non la piantate subito vi mando dal
preside!”
Al suono
della campanella mi precipitai di corsa fuori dalla scuola per
raggiungere
L’Hamura. Ci arrivai con il fiatone e le ginocchia che
tremavano –non solo per
la stanchezza ma anche per l’emozione.
La
individuai subito.
“Hinata!”
gridai
verso di lei. Appena mi notò arrossì vistosamente
sorpresa, ma poi si incamminò
verso di me.
“Sakura-chan...
cosa ci fai qui?” mi domandò incerta e timida.
Reggeva con le mani la borsa dei
libri.
Sorrisi
furba. “Facciamo la strada assieme” le proposi,
poi: “Vuoi che ti porta io la
borsa?” era una domanda che Naruto faceva sempre quando ci
provava con una
ragazza.
Lei
piegò
la testa poi la scosse. “Non preoccuparti. Non è
molto pesante”
Il cuore
pompava furioso per il disagio ma cercai di essere il più
naturale possibile
mentre camminavamo per il viale alberato.
“Oh,
ma ti
fa male la mano” notò mentre gesticolavo.
Fissai
l’ematoma che avevo sul palmo. “Sì, ma
non preoccuparti” non sapevo nemmeno
come me lo fossi fatta.
Sussultai
quando la Hyuuga mi prese la mano –aveva un tocco fresco
– e poggiò le labbra
sul livido bluastro. Sentii che nella mia cassa toracica stavano
organizzando
un party. Purtroppo non ebbi il tempo di riprendermi da quella scena
dolcissima
che Hinata pensò bene di picchiettare il dito sul mio palmo
cantilenando con
faccia concentrata e seria .
“Bua
più,
bua più, la bua non c’è
più!”
“...”
Scoppiai
a
ridere a crepapelle. Lei arrossì.
“Dai,
non
lo facevi anche tu da bambina?” protestò
imbarazzata nascondendo il viso dietro
le mani.
“No!”
risi
fra le lacrime. “Ma grazie, sei stata...
dolcissima” e mi morsi il labbro
inferiore. Era tutta rossa in viso, era adorabile e avevo una grande
voglia di
baciarla.
Forse
era
il caso di seguire il consiglio di Naruto?
Prima
che
potessi decidermi lei girò i tacchi e iniziò a
camminare velocemente come se
volesse seminarmi.
Oddio,
l’ho
traumatizzata!
“Ehi!”
protestai correndole dietro, le afferrai un polso costringendola a
fermarsi
“Cosa c’è?”
Non si
voltò a guardarmi, rimase con la testa china.
“Secondo te, sono strana?” mi
domandò in un sussurro.
La
fissai
confusa poi scossi la testa. “Ho visto gente più
strana di te” la rassicurai.
Mi fece un sorriso a labbra strette ingrossando le guance, gli occhi
nascosti
dalla frangia lunga.
“E’
che non
sono molto brava con le persone” mi confidò
“E non ho mai avuto un’amica come
te”
Non ho
mai
avuto un’amica come te. La mia mente mi ripropose quella
frase in mille modi
diversi.
“Sono
felice” continuò inconsapevole dei fuochi
d’artificio nella mia testa “di
averti incontrata”
“Anche
io
sono felice di averti incontrata!” gridai facendola
sussultare. Accidenti, non
credevo di aver usato una voce così alta.
“Sei
molto
carina e dolce e simpatica e interessante e gentile...”
iniziai a elencare
gesticolando ancor più del solito –sì,
quando sono nervosa gesticolo “E... e...
insomma” balbettai, poi strinsi gli occhi “Tu mi
piaci molto!”
“...”
“...”
Socchiuse
gli occhi assecondando un sorriso. “Anche tu mi piaci molto
Sakura-chan”
“Sì,
ma non
in quel senso” mi affrettai a spiegare giusto
perché se la nave stava
affondando tanto valeva affondare con stile “Mi piaci come se
fossi un ragazzo.
Con questo non voglio dire che tu sia un ragazzo, cioè. Non
mi piaci da amica,
mi piaci nell’altro senso, hai capito? Io... io sono
innamorata di te!” lo
sbottai come se fosse un insulto e chiusi gli occhi.
“...”
“...”
“...”
Vedendo
che
non rispondeva mi arrischiai a sbirciare, aveva il viso completamente
rosso. E
le tremava il labbro inferiore.
Ecco,
adesso l’ho traumatizzata. Sospirai cercando di preparare un
discorso serio e
ispirato che le facesse capire che per me non era un problema e che
potevamo
restare amiche.
“...forse
anche tu mi piaci”
....
Momentomomentomomento,
cosa?
“Forse?”
cantilenai con un sorriso molto idiota sulle labbra. Improvvisamente mi
sembrava di toccare il cielo.
Hinata
arrossì ancora di più. “Non lo
so” sbottò con la voce fina, era dolcissima
“Non
ho mai avuto un’amica come te e così mi confondi,
cioè, non so se certe cose
sia normale provarle per un’amica” sembrava davvero
in difficoltà.
“Certe
cose? Cose come?” blaterai, ero troppo felice per cercare di
essere seria “Se
sei confusa potresti baciarmi per capire”
Mi
lanciò
la sua borsa dei libri in faccia.
“Andiamo
per gradi!” pretese squittendo “Per me tutto
nuovo”
“Anche
per
me” le assicurai massaggiandomi il naso.
La vidi
gonfiare
le guance imbarazzata.
“Quindi
andiamo per gradi” assecondai, sorrisi ancora –non
mi stancavo più di sorridere
– “Posso prenderti per mano?”
“Alla
fine
l’hai baciata?”
“No”
“Ma
state
assieme”
“sì”
“Ma
la
bacerai”
“Forse”
“Sakura,
smettila di fare quel sorriso inquietante”
“Sas’ke-kun!
Sono troppo felice!”
“Argh!
Staccati! Naruto, toglimela di dosso”
“Anche
io
voglio abbracciare Sasuke!”
“AAAAAH,
STACCATEVI!”
Mi
chiamo
Sakura Haruno e sono innamorata della ragazza più carina di
Konoha. Eppure non
mi sembra strano, cioè non mi importa che sia una ragazza
come me, va bene lo
stesso e io sono felice quando le tengo la mano. Fondamentalmente
viviamo in
due galassie opposte e il mio non è stato un colpo di
fulmine. Mi sono accorta
di lei dopo, era un pezzo di puzzle diverso dagli altri dentro la
scatola ma
che si incastrava perfettamente a me. Un dettaglio che rende il quadro
magnifico.
E sono felice di averla scoperta.
A me
Hinata
piace davvero tanto.
Della
serie, restiamo sul demenziale. In realtà era partita come
una storia seria, ma
capitemi ho il ciclo e ho bisogno di cose dolci,
idiote e coccolose
<3 <3 neinte di meglio di una sana Team7!friendship
e una Sakuhina diabetica.
Mi sono
lasciata andare al cliché di Hinata kawaii,
shame on me!
Spero vi
sia piaciuta, e nel caso mi farebbe molto piacere anche un commentino.
Mi rendo
conto che sia una storia senza pretese, magari più avanti
aggiornerò degli extra perché
una parte di me la sente
un po’ incompleta (lo vogliamo sto maledetto bacio,
o no?)
A presto
e
con amore,
Hatta
<3
Ps. Saibu significa dettaglio.
Perché
appunto le persone dovrebbero più fare caso ai piccoli
particolari.
|