Eternal

di Hikari_Henko
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La mattina seguente l’italiano uscì dalla finestra, per evitare altri incontri sgradevoli alle prime luci del giorno. Si scorgeva a chiazze la rugiada che aveva rinfrescato il terreno. Al contatto gli ricordava le piante dell’orto irrigate da quel bizzarro ragazzo. Quei riccioli scuri che ondeggiavano sul suo volto. Gli occhi, con l’iride d’un verde purissimo.
Lovino si era incapucciato per bene, non voleva farsi notare con tutti quei lividi. La gente avrebbe avuto un motivo in più per infastidirlo. Con lo zaino sotto braccio prese la via per raggiungere la scuola. Il sole incominciava a coprire ogni superficie con la sua luce. Piano piano la vita aveva inizio.
-.-.-.-
Antonio attese nel solito orto l’arrivo del ragazzo, con il quale il giorno prima si era divertito un mondo. Attese, trepidante. Con il suo solito faccino allegro. Il tempo passava. Di lui nessuna traccia. Venne pure buio. Di Lovino non ci fu traccia.
Lo spagnolo col cuore pesante, ripose il telo nello sgabuzzino dietro le piante di mele e si avviò. All’uscita trovò i suoi due compari di avventure, Gilbert e Francis, che parlavano delle solite riviste poco caste e ricche di immagini ancora meno caste.
-Yo Tonio- Gilbert gli fece un cenno appena lo vide- guarda qui cosa abbiamo!- disse, praticamente spiaccicandogli in viso l’immagine di una donna molto sinuosa e coperta a malapena. Antonio non diede grande risalto alla cosa, il che scompose i due amici.
-Che ti prende? – chiese Francis preoccupato- Non è che… ti interessa qualcuno?
Gilbert ad occhi aperti, scoppiò in una fragrante risata. L’iberico semplicemente sbarrò gli occhi, ma non parlò, per poi assumere un colorito rossastro.
-Ma quindi… è vero?
Antonio non rispose, distolse lo sguardo con la faccia coperta d’imbarazzo:- Mi interessa qualcuno… MA NON PER COSE DI QUESTO GENERE, CHIARO?
-Vedi te questo! Dove è finita la tua fame per i bei corp-
-NO NO NO NON INIZIARE!
Fatto sta che quella sera un vano tentativo di distrarre Toni dal solitario pomeriggio fu un’ubriacata di gruppo a casa di Francis, con ovviamente l’aggiunta di belle donne. Solo che lo spagnolo le rifiutò tutte e, mezzo intontito dai bicchieri di vino bevuti, tornò a casa barcollando, con un unico pensiero fisso: l’italiano.
Arrivato nell’abitazione, aprì la porta. Non c’era nessuno. Come al solito. Era solo.
-.-.-.-.-
Lovino, appena concluse le lezioni, non pensò minimamente di presentarsi da Antonio in quelle condizioni. Quel ragazzo sarebbe sicuramente stato un bel problema. Con tutte le domande che fa, lo avrebbe messo a disagio. E poi come avrebbe potuto sapere che se ne era andato via di sua spontanea iniziativa? Nessun testimone, nessuno badava a Lovino.
Era solo.
Due solitudini differenti. Con molte diversità. Percepite pure in un modo diferente.
Dove però entrambe erano macchiate dello stesso grigiore, bianco ormai. Il colore della solitudine. Il colore che annebbia la loro vista, la loro mente, i loro cuori, che si muterà poi in un rosso acceso, caloroso, che risveglierà i loro animi, intrecciandoli in un destino passionale.




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