Titolo:
Più ti avvicini alla luce, più grande diventa la
tua ombra
Autore:
Liberty89
Genere:
Dark, Introspettivo
Rating:
Giallo
Personaggi:
Sora, Paperino, Pippo
Avvertimenti:
One-shot, “What if?”
Note dell’autore:
Salve a tutti! …come sempre mi piacerebbe ripresentarmi qui
dentro con un capitolo di una long, ma ehi lo sapete:
l’ispirazione fa quello che vuole e io ne sono solo
un’umile schiava. Ma veniamo alla fic di oggi. Credo di
essere una delle poche persone ad amare l’Antifusione e come
amante delle cosucce che pochi considerano, non ho potuto non scriverci
una fic. In questa One-shot ho voluto descrivere come
l’intero trio delle meraviglie vive l’arrivo della
prima trasformazione e come vive la trasformazione stessa. Per noi
è soltanto un’abilità di Sora,
ma… per il trio di amici cosa potrebbe essere?
In questa fic ho deciso di mantenere l’uso dei termini
inglesi per i mondi e per le Fusioni, non so perché ma mi
sembravano più adatti al contesto. In più,
troverete ogni sequenza separata dalle strofe di alcune canzoni, tutte
diverse, dei gruppi Skillet e Three Days Grace.
Ringrazio Paolino per il parere iniziale di un sacco
di tempo fa,
Hunter per i suggerimenti finali e la mia Gemellina per il commento in
anticipo :3
Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo
di lucro.
Più
ti avvicini alla luce, più grande diventa la tua ombra
L'ennesimo fendente di keyblade spazzò via l'ultimo
Heartless e Sora raccolse le sue sfere dorate l'attimo prima che la
fusione si sciogliesse. Gli abiti tinti di giallo e nero brillarono e i
suoi due compagni ripresero forma accanto a lui, scambiandosi
un'occhiata preoccupata appena fu possibile.
Sapevano che l'esperienza era necessaria, che sviluppare le
abilità delle fusioni era ineluttabile per poter affrontare
i loro avversari, ma i due abitanti di Disney Castle nutrivano un certo
timore nei confronti di quel dono ricevuto dalle tre fate buone. Ogni
volta che faceva ricorso a quel potere, insieme
all’esperienza accumulata qualcos’altro cresceva
nel cuore del loro amico e compagno, ma egli sembrava non accorgersene.
Loro, invece, che diventavano tutt’uno con quella magia
affinché si attivasse, percepivano chiaramente
l’accrescersi di quell’essenza, che di volta in
volta guadagnava terreno, come una macchia d’olio che si
espande lenta ma inesorabile.
Il primo a notare qualcosa di diverso era stato Pippo, che per primo
era entrato in contatto con quel nuovo potere. All’inizio
aveva percepito solo un’euforia travolgente e
l’inebriante sensazione data dalla combinazione della propria
forza con quella di Sora. A poco a poco, però,
s’era accorto che l’esaltazione stava mutando in
qualcos’altro. Qualcosa di oscuro e malsano, che stava
trasformando la semplice eccitazione della battaglia in un desiderio
più famelico e corrotto. Fortunatamente, tutto
sembrò sfumare quando il custode acquisì il
potere della seconda fusione, che gli permetteva di unirsi al Mago di
Corte. Quell’opprimente presenza parve ridursi in cenere e
svanire, quindi non ne aveva parlato con l’amico.
Gli occhi scuri del Cavaliere, però, erano rimasti vigili.
Avevano osservato il compagno durante la fusione con Paperino, ma nulla
nel suo comportamento o nel suo atteggiamento gli aveva dato alcun
indizio su quell’inquietante mutazione interna.
Finché lo stesso Paperino non era andato da lui per
chiedergli se avesse mai notato qualcosa di strano nel partecipare a
quella magia e i suoi timori trovarono conferma.
Tutto si ripeté quando il Re consegnò a Sora la
terza fusione, che coinvolgeva l’intero trio. E forse, era
proprio la presenza di entrambi i compagni del custode a rendere la
Master Form più combattiva delle altre due, più
vorace verso i nemici -per crescere aveva bisogno delle sfere di
ricarica lasciate dagli avversari, e in quello stato Sora sembrava
avere fretta di liberarsene. Perché ne voleva ancora, sempre
di più, e senza che se ne accorgesse qualcosa al suo interno
s’era macchiato di nero.
This life is filled with hurt
When happiness doesn't
work
Trust me and take my hand
When the lights go out
You'll understand
Three Days Grace - Pain
Con quell’ultimo scontro il vaso pareva ormai colmo a
Paperino e Pippo, che con un tacito accordo decisero di parlare con
l’amico, il quale camminava svelto in direzione del Borgo per
incontrare Leon e gli altri del Comitato di Restauro. Tuttavia, non ve
ne fu il tempo. Gli Heartless apparvero nel piazzale antistante la casa
e con un ghigno soddisfatto Sora li riconobbe come quelli che fornivano
le sfere dorate più consistenti. Si voltò solo un
istante verso il Mago e il Cavaliere, quindi attivò la
Master Form.
I due svanirono in uno scintillio accecante e immediatamente si
accorsero che qualcosa non andava. L'unione era stata brusca, come uno
strattone violento, e non appena furono parte della magia compresero
che il limite era stato superato. Al posto della calda luce gialla
della Master Form, ad accoglierli trovarono una melma nera come
inchiostro che pareva in grado di soffocarli, pronta a trascinarli
nelle sue buie profondità e annegarli. Poi c'era Sora e
ciò che era diventato.
L'orrore che li colse fu enorme: potevano sentire come propria la fame
vorace che stava spingendo la creatura ad attaccare gli Heartless con
gli artigli oscuri che gli pendevano dalle dita come serpenti. Nessun
keyblade era brandito dalle mani del giovane, nessuna luce sarebbe
scaturita da quel buio affamato di battaglie, che era il contrario di
tutto ciò che c'era di buono nella magia delle fusioni.
L'Anti Form si muoveva a quattro zampe, con rapidi scatti e acrobatici
balzi, riuscendo a rimanere in aria grazie ai suoi movimenti.
Dell'umanità del prescelto non c’era
più alcuna traccia, restava solo una bestia rabbiosa e
affamata, desiderosa di lottare e distruggere tutto ciò che
gli capitava a tiro.
Il fuoco della paura divampò nei cuori di Paperino e Pippo,
che si chiesero quanto sarebbe durato quello stato di pura follia
devastatrice, perché anche quei pochi minuti a loro
sembrarono ore infinitamente lunghe.
Quando gli Heartless finirono, la creatura avvolta da spire di fumo
oscuro si guardò attorno con fare frenetico,
perché ancora non ne aveva abbastanza, voleva altri
avversari da combattere, da fare a pezzi.
All'improvviso la porta della casa di Merlino si aprì e gli
occhi dell'Anti Form, offuscati e gialli come fari nella nebbia,
puntarono l'uomo che lo fissava con espressione sconvolta. Sora si
girò e il suo sguardo si assottigliò di piacere.
Curvò la schiena, le dita protese per aprire le grinfie, e
si scagliò addosso al guerriero, che chiusosi l'uscio alle
spalle aveva impugnato la propria arma.
I lie here paralytic
Inside this soul
Screaming for you 'til
my throat is numb
I wanna break out I need
a way out
I don't believe that
it's gotta be this way
The worst is the waiting
In this womb I'm
suffocating
Skillet - Rebirthing
Dall'interno di quel guscio nero, il Mago e il Cavaliere tentarono di
opporsi a quella lotta insensata prima che accadesse qualcosa di
terribile. Sora, però, non riusciva a sentirli e suoi colpi
graffianti continuarono ad abbattersi sul giovane uomo armato di
Gunblade, che cercava di rispondere agli attacchi senza danneggiare
l’amico. Presto, però, Leon comprese che
continuando con quel ritmo la creatura gli avrebbe inferto ferite ben
più serie di qualche graffio. Indurito lo sguardo, il
guerriero allontanò l’avversario da sé
col piatto della propria arma e cominciò a sparare
proiettili infuocati nella sua direzione. Solo uno andò a
segno e Squall Leonhart desiderò non averlo mai fatto.
Sora era stato colpito alla spalla sinistra ed era andato a sbattere
contro il muro di una casa, ma nemmeno il dolore -sempre che ne
provasse- gli impedì di rialzarsi, l’arto ferito
pendeva inerte lungo il fianco. Gli occhi gialli erano ridotti a due
fessure e pieni di rancore. All’improvviso sembrò
svanire, come una voluta di fumo, ma quando alzò lo sguardo,
Leon lo trovò sospeso in aria, spinto da un forte balzo in
avanti, diretto verso di lui.
Il castano si rese conto di essere stato attaccato solo quando
impattò con la schiena contro il terreno e la creatura gli
salì a cavalcioni con gli artigli del braccio sano sollevati
sopra la testa, pronti a calare su di lui. Il braccio, però,
pareva bloccato. Tremante per lo sforzo che Sora ci stava mettendo per
muoverlo, ma impossibilitato a concludere l’azione da
qualcosa che il gunblader non riusciva a capire.
Somebody help me through this
nightmare
I can't control myself
Somebody wake me from
this nightmare
I can't escape this hell
Nel loro stato di reclusi, Paperino e Pippo chiamavano a gran voce il
nome dell’amico per fermarlo e impedirgli di compiere un
gesto per cui non si sarebbe mai perdonato. Il sollievo che li colse
nel vedere riuscita la loro impresa fu così grande che
presero a insistere, senza perdere nemmeno un secondo. Lo chiamarono
ancora e ancora, finché non lo costrinsero a portarsi la
mano contro la tempia. Scuotendo la testa, l’essere in cui
Sora si era trasformato si alzò e indietreggiò,
barcollando e serrando gli occhi gialli.
Leon si sollevò facendo leva sugli avambracci e assistette
in silenzio alle mosse della creatura, che dopo un paio di sofferenti
minuti, inarcò la schiena con il viso rivolto verso
l’alto, quasi fosse pronto a gridare tutto il proprio dolore,
ma nessun suono proruppe dalle sue fauci. All’improvviso,
un’accecante luce bianca sembrò scaturire
dall’interno di quel corpo pieno
d’oscurità e quando tornò a guardare,
dopo essersi coperto gli occhi, Squall Leonhart sospirò di
sollievo nel trovare l’intero trio di amici alla
normalità. I due abitanti di Disney Castle apparivano
stanchi ma nulla di più, invece Sora era crollato in
ginocchio, ansante, e si reggeva la spalla dolente con
l’altra mano.
L’orrore di ciò che stava per compiere
gelò il sangue del custode, che non osava alzare lo sguardo
su nessuno dei presenti. E mentre Pippo aiutava Leon a rialzarsi,
spiegandogli in breve cos’era accaduto e i sospetti sul
perché, Paperino tentava di convincere il giovane a fargli
dare almeno un’occhiata alla ferita usando parole gentili e
un tono di voce calmo e tranquillo. Sora però pareva sotto
shock e la sua mente irraggiungibile, chiusa dietro uno spesso muro di
paura e incredulità.
Gli occhi azzurri rividero ogni azione della creatura fotogramma per
fotogramma, come la pellicola traballante di un vecchio film e il
custode non voleva credere a quanto successo. Il dono delle tre fate
buone l’aveva mutato in un essere oscuro, qualcosa di
estremamente pericoloso che andava contro tutto ciò che per
lui aveva valore e per cui stava combattendo ogni battaglia.
L’orrore che già provava per il suo gesto e verso
se stesso sembrò decuplicarsi e quando rialzò lo
sguardo i presenti quasi indietreggiarono di fronte
all’enormità del suo terrore e della sua
sofferenza.
Sora aprì la bocca, ma non un fiato la lasciò.
Voleva scusarsi per la propria debolezza, per l’incubo in cui
aveva gettato i due compagni di viaggio, per non aver fatto
più attenzione a ciò che stava accadendo
all’interno del suo cuore, per aver attaccato un
amico… ma non una parola venne pronunciata. La mano che
sorreggeva la spalla ferita andò a posarsi sulle sue labbra
e poi sull’intero viso, mentre al suo dolore si aggiungevano
la vergogna e il senso di colpa, che lo portarono a riabbassare il
capo. Le sue guance si bagnarono di lacrime, ma ancora la sua voce si
rifiutava di rispondere.
Fu Pippo a rompere quel momento di stallo. Si avvicinò al
custode e messo un ginocchio a terra, gli posò una mano sui
capelli per confortarlo in silenzio. Il cavaliere conosceva il valore
della parola e sapeva quando essa era necessaria e quando un gesto
d’affetto e d’amicizia poteva valerne mille. Sotto
il bianco guanto di Pippo, Sora sembrò farsi ancora
più piccolo e addolorato, allora il cavaliere si fece ancora
più vicino e lo abbracciò, permettendogli di
nascondere il viso contro il suo petto. Perso e in completo shock, Sora
si lasciò spostare senza opporsi e anzi accettò
di farsi accogliere dalla calda presenza al suo fianco.
Il Mago di Corte sospirò, dicendosi che si sarebbe occupato
in seguito della ferita del custode -non aveva un
bell’aspetto, ma aveva smesso di sanguinare e di certo poteva
attendere finché Sora non si fosse calmato almeno un
po’. Ora c’era Pippo a prendersi cura di lui e
né lui né altri potevano sperare in qualcosa di
meglio. Il Cavaliere non spiccava per il proprio genio, ma egli sapeva
agire nel migliore dei modi seguendo solo il proprio istinto e il suo
cuore grande e generoso, sempre pronto a sostenere chi gli era caro.
Incrociando lo sguardo dell’amico di mille avventure,
Paperino si concesse un piccolo sorriso: vi lesse sì una
nota di tristezza, ma anche una buona dose di fiducia che gli diceva a
gran voce che tutto si sarebbe andato per il verso giusto.
A quel punto, Leon intervenne con un leggero schiarirsi della gola e
attirò l’attenzione dei due abitanti di Disney
Castle. Con un cenno indicò la porta della casa di Merlino
distante solo pochi passi, facendo capire che si sarebbe avviato per
precedere il loro arrivo e spiegare in breve i fatti agli altri
presenti. Mago e Cavaliere annuirono in silenzio e mentre il ragazzo si
incamminava a passo svelto, Pippo strinse il braccio incolume del
custode in una presa gentile e gli posò l’altra
mano sulla schiena per spingerlo ad alzarsi in piedi seguendo i suoi
movimenti. Lentamente, sempre chiuso nel suo pianto silenzioso e senza
rendersi pienamente conto di quanto gli stava succedendo attorno, Sora
si mise sulle gambe malferme e restando appoggiato all’amico
ne seguì i passi in direzione della porta tenuta aperta per
loro.
Pippo sorrise, sinceramente lieto di vedere che nulla era perduto.
Paperino affiancò il ragazzo sul fianco libero e
camminò con loro, al loro passo lento e privo di fretta, ora
anch’egli certo che tutto si sarebbe sistemato e che anche
questa volta avrebbero trovato una soluzione.
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