Passano gli
anni ma lui no.
Ti ritrovi faccia a faccia con l'unica altra persona al mondo che,
forse, prova quel che provi tu.
E glielo leggi, nella profondità di quel volto stanco ed
invecchiato, che il senso di colpa e la tristezza non appartengono solo
a te.
Ma lui sì,
era tuo soltanto.
E un po' lo vorresti ammazzare il bastardo che ti sta dinanzi,
strappargli dalla faccia quello sguardo indagatore che ti getta sempre
più in un abisso senza fine.
Anche se sai bene di aver iniziato inesorabilmente a cadere dopo la sua
morte.
Lenta agonia che ti ha scavato fino alle ossa, rendendo infine polvere
anche quelle.
Ci siamo quasi, ancora un altro po' e forse lo rivedrai.
Se nel Valhalla o nel Paradiso poco importa. Magari vi riabbraccerete
in un limbo sospeso in chissà quale dimensione, e allora
sì che potrai tornare ad essere te.
Ragnar Lothbrok è morto tanto tempo fa e nessuno se ne
è reso conto. Non Lagertha e non Bjorn.
Nessuno ha mai compreso fino in fondo ciò che Athelstan
significava per te.
Tranne Floki. Quel pazzo geloso te lo ha portato via perché
non poteva sopportare che lo amassi più di lui.
Più di
chiunque altro.
E lo hai odiato, eccome, quell'amico folle, ma alla fine non
è rimasto più nemmeno quello.
Svuotato di ogni emozione hai arrancato per anni fino a giungere a
questo momento.
Occhi negli occhi e cuore contro cuore, entrambi sanguinanti mentre vi
vomitate colpa a vicenda.
Colpa che, sai bene, non appartiene davvero a nessuno dei due.
Un sorriso stupito ti compare sulla faccia quando ti soffermi a
guardare una figura terribilmente somigliante a colui che hai tanto
amato.
E continui ad amare.
Sempre e per sempre.
- Ti presento mio figlio, Alfred. Lui è il figlio
di...
- Lo so, tu sei il figlio di Athelstan.
E lo abbracci quel ragazzino, e un po' ti sembra di poter abbracciare
lui.
Ti scosti per osservarlo meglio e ora lo sai, con certezza struggente e
rinnovata, che è proprio giunto il momento.
Adesso devi morire
davvero.
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