Piove Sangue a Firenze

di lr_ff
(/viewuser.php?uid=979899)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sedeva con un caffè tra le mani, appoggiata con gli occhi vicino alla finestra, cercando di non perdere quell’attimo. A volte è solo una questione di tempo, pensava osservando quelle gocce di pioggia che cadevano. Continuava a chiedersi come sarebbe finita la sua storia mentre leggeva quella di un altro.
Elena aveva deciso di posare la penna e di dimenticare il suo nome. Basta con la letteratura. Basta con quell’ossessione di scavare così a fondo in parole che non dicono niente. Erano mute, esistevano solo per prenderla in giro. Non aveva da raccontare niente altro che la sua infelicità.  Non sapeva dare forma a nulla di diverso dai suoi rimorsi. Le parole che scriveva traboccavamo dell’inchiostro dei suoi sbagli, sporcando più fogli di carta di quanto fosse lecito fare.
 
La sua testa si era arresa, ma la mano rifiutava di seguirla come se esistesse per il solo scopo di prendere la penna in mano. Come se riuscisse a riconoscersi soltanto in quello che scriveva. Soltanto scrivendo sentiva di muoversi verso qualcosa.
Come le ultime scintille di un barlume già spento, si concesse il tempo di una poesia, la sua mente stava impazzendo senza poterla mettere in rima: Scrivere d’amore e non trovar parole, riuscire a stringerti ed allontanarti, darti il cuore per imbrogliarti, soffrire un poco per piacerti di più.
All’improvviso sentì una presenza riempire il sedile vuoto accanto a lei.
Si voltà e vide Alessandra, che tra i sorrisi le disse:
«Un’altra corsa insieme?»




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3602963