Sabato
25 Dicembre 1993
Con lo
sguardo fisso sul vetro appannato della finestra del suo
ufficio, il Professor Lupin osservava la neve cadere soffice dal
cielo coperto di nuvole.
Erano passate da poco le dodici e il
pranzo di Natale sarebbe iniziato a breve, ma con la luna piena alle
porte, Remus non se l'era sentita di affrontare i tre piani di scale
che lo separavano dalla Sala Grande per pranzare assieme agli
studenti rimasti e ai suoi colleghi. Avrebbe consumato un
pasto
frugale nel silenzio del suo ufficio. Il suo stomaco, dopotutto, non
sarebbe stato in grado di accogliere cibi più ricercati di
una
manciata di semplici tramezzini al prosciutto. Ad innaffiare il tutto
quella che era diventata la sua compagna di vita: La Pozione Antilupo
lo attendeva fumante al centro della sua scrivania, circondata da
piatti argentati ricolmi di mini tramezzini.
Remus si lasciò
sfuggire un sorriso all'idea che gli elfi domestici, respondabili
delle cucine di Hogwarts, credessero che egli potesse mandar
giù una
quantità così esorbitante di pane e companatico.
Scosse il capo,
trattenendo una risata.
Era Natale.
Un altro Natale
arrivato dopo quell'orribile notte di dodici anni prima. Un altro
Natale giunto a ricordargli cosa aveva perso.
Mandò giù la
pozione in un sorso soltanto, facendo una smorfia in risposta
all'orrendo sapore di quell'intruglio. Sostituì il calice
dorato con
un tramezzino e si lasciò scivolare sulla sua adorata
poltrona.
Era
un Natale solitario, pensò osservando con un sorriso
ciò che lo
circondava. Solitario, sì, ma se non altro era riuscito a
tornare in
un luogo che per lungo tempo aveva potuto chiamare casa.
Il
ricordo di una giornata simile a quella gli attraversò la
mente e il
lieve sorriso si trasformo in una smorfia divertita, eco di quel
ricordo lontano.
«In fondo...» Mormorò, osservando ancora
la
neve. «... avevi torto, James, come al solito.»
Concluse passandosi
una mano tra i suoi compostissimi capelli castani.
...
Andiamo Remus, non vorrai sprecare una così ghiotta
occasione!
Dopotutto, questo sarà il tuo ultimo Natale a Hogwarts...
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Domenica
25 dicembre 1977
Neve.
Neve
fredda. Neve ghiacciata. Neve che si scioglie lungo il profilo del
volto e scivola giù lungo il collo.
Neve.
Neve d'inverno. Neve
a sorpresa. Neve che sarebbe dovuta rimanere sull'erba, non sul suo
volto diventato improvvisamente paonazzo.
Il sopracciglio destro
di Remus John Lupin si arcuò raggiungendo livelli mai
raggiunti
prima. Rabbrividì, fulminando con lo sguardo i tre individui
piegati
di fronte a lui. Si passò una mano sul volto cacciando via
quella
poca acqua che ancora vi permaneva e aprì la bocca,
ripetendosi per
l'ennesima volta che con i suoi migliori amici doveva essere
paziente. Molto, molto paziente.
«Posso sapere per quale
ignobile ragione mi avete trascinato nel mezzo della foresta? Vi ho
forse dato l'idea di desiderare un bagno ghiacciato,
quest'oggi?»
Domandò respirando a pieni polmoni per limitarsi a un
sottile tono
ironico.
James riuscì a riemergere dalle risate che avevano
scosso lui e i suoi compagni. La sorpresa si era impressa sul volto
di Remus in un brevissimo momento esilarante. Aveva spalancato gli
occhi, anziché serrarli, e la stessa cosa aveva fatto con le
labbra.
Era riuscito a mangiare la neve anziché evitarla e James non
aveva
mai visto Peter ridere in modo così sguaiato da molto molto
tempo.
Erano scoppiati a ridere tutti e tre come dei ragazzini. Lui e Sirius
avevano avuto l'idea perfetta. Quel suo ultimo Natale a scuola
sarebbe stato memorabile, almeno fino al tramonto.
«Oh,
andiamo Moony! Saremo anche all'ultimo anno, ma un po' di spirito
natalizio non fa male a nessuno...»
«E nemmeno un po' di
neve in faccia, giusto?» Concluse Peter, cercando di riflesso
lo
sguardo di James, il quale alzò le spalle, avvicinandosi a
Remus.
«Andiamo, fratello. Sappiamo tutti e quattro cosa
succederà tra qualche ora e si dia il caso che questo sia il
tuo
ultimo anno a Hogwarts. Su Sirius e Peter avrei qualche dubbio, ma io
e te? La promozione è assicurata! Andiamo Remus, non vorrai
sprecare
una così ghiotta occasione! Dopotutto, questo
sarà il tuo ultimo
Natale a Hogwarts!»
Sirius gli diede una possente pacca sulla
spalla, spostando il compagno di qualche metro, per trovarsi faccia a
faccia con Remus.
«Grazie James, fiducioso come sempre...»
Mormorò con un velo di malcelata ironia. «Ma,
simpatico o meno,
Prongs ha ragione. Questo sarà il nostro ultimo Natale a
Hogwarts e
in quanto tale, dobbiamo godercelo fino in fondo, perciò...
PETER!»
Urlò dando il via al loro terrificante piano.
Peter tirò
fuori la bacchetta con un timido accenno di ghigno e con un tocco,
sollevò un'altissima onda di neve. Remus osservò
con terrore la
direzione che quel cumulo di neve umida e bagnata aveva preso e fece
appena in tempo a esclamare un no,
prima di vederselo depositato sulla testa.
Tremante e orribilmente
inzuppato, guardò gli amici, nuovamente piegati dalle risate
e
disse:
«È così, quindi? Va bene. Se
è la guerra che
desiderate, sarà quella che otterrete.» Tirandosi
su le maniche ed
estraendo la bacchetta.
«È così che si fa, Remus!»
James
fu l'ultimo a parlare, quel pomeriggio. Passarono le ore seguenti a
ricoprirsi la faccia di neve, come studenti del primo anno. Provarono
a dimenticare il resto del mondo per qualche ora. Prefetti,
Caposcuola, futuri membri dell'Ordine della Fenice, genitori,
insegnanti, sarebbero potuti diventare qualunque cosa dopo
quell'ultimo Natale, ma per quella manciata di tempo provarono a
dimenticare il passato e il possibile futuro.
Remus dimenticò ciò
che sarebbe inevitabilmente accaduto di lì a qualche ora e
si
divertì come non ricordava di aver mai fatto, se non durante
i primi
anni di scuola. Le minacce esterne vennero spazzate via dal piano
perfetto dei Marauders e al loro posto non ci fu spazio per altro se
non per ciò che i quattro ragazzi si erano promossi alla
fine del
loro primo anno ad Hogwarts. Qualunque cosa fosse
successa avrebbero dedicato ogni giorno della loro vita l'un l'altro
e, qualora uno di loro avesse perso fiducia in loro o avesse perso la
vita, avrebbero vissuto anche per lui. Così fecero James,
Sirius e
Peter quel pomeriggio. Ancora una volta si caricarono sulle spalle
una parte del peso che Remus era costretto a portare ogni giorno e
riuscirono a fargli dimenticare la sua condizione anche se per un
giorno soltanto ancora.
Silente era stato chiaro,
secondo le sue previsioni le nuvole si sarebbero ritirate dopo le sei
e per quell'ora Remus si sarebbe dovuto trovare all'interno della
Stamberga Strillante. I quattro Marauders sapevano perfettamente che
se il ragazzo non si fosse trovato all'imboccatura del tunnel per le
sei in punto, il Preside della scuola l'avrebbe mandato a cercare e
il loro amico avrebbe passato una montagna di guai. Così,
quando
sentirono i cinque rintocchi dell'orologio del castello, si
lasciarono cadere a terra di schiena, ridendo esausti.
«Ho
pensato volessi
uccidermi sul serio, amico. Ringrazio il cielo che quella fosse
solamente neve.» Esclamò James in un soffio, la
testa a un
millimetro da quella di Sirius.
«L'idea
era quella,
fratello. Ma Remus non ha fatto che impedirmelo tutta la
sera.»
Replicò lui, calciando con la punta dello stivale la scarpa
di
Remus.
«Guarda
un po' te se mi
tocca salvaguardare l'incolumità di un essere cornuto e di
una palla
di pelo pulciosa, Peter... Mi sa che avremmo fatto meglio a farli
ammazzare a vicenda.» Sospirò il ragazzo dai
capelli castano dorato
tirandosi su per guardare in faccia l'amico seduto accanto a
sé.
«Lasceremo
che si
ammazzino dopo l'esame di fine anno, ok?» Commentò
con ironia,
l'ultimo del Marauders, facendo scoppiare a ridere l'intera
compagnia.
«Eddai,
Wormtail! Se
proprio dobbiamo lasciarci le penne, almeno cerchiamo di saltarci gli
esami!»
«Sempre
il solito
sfaticato, Padfoot... Una cosa è certa, quest'anno i miei
appunti te
li scordi.» Concluse Remus, incrociando le braccia sul petto.
«Tranquillo,
secondo
quanto si vocifera tra una classe e l'altra, tra poco avremo accesso
agli appunti di una delle migliori del nostro anno, vero
Prongs?»
Domandò Sirius, lanciando uno sguardo ammiccante all'amico
chiamato
in causa.
«Sì,a
furia di blaterare
James ce l'ha fatta. Lily Evans ha finalmente acconsentito a uscire
con lui! Ma forse è solo perché si avvicina il
Natale ed è
risaputo che sono tutti più buoni... Cioè, voglio
dire... lasciate
stare.» Concluse Peter, arrossendo fino alla punta delle
orecchie.
«È
sicuramente per
quello, Peter. Cerchiamo di essere sinceri, almeno per una volta.
Quella povera ragazza ha deciso di uscire con te solamente
perché
l'hai sfinita, James. Niente di più. Almeno, una volta
uscita con
te, potrai lasciarla in pace.» Replicò Remus,
osservando con un
alto grado di divertimento e soddisfazione il volto estasiato
dell'amico.
«Era
quello il piano,
amico. È sempre stato quello e poi figurati se
sparirò dalla
circolazione dopo essere uscito con lei. Sbaglio o l'ho affermato con
sicurezza quando ero solo un marmocchio? Lily sarà mia e non
c'è
verso che mi arrenda prima di averla sposata.»
Remus
osservò il volto
determinato dell'amico e sorrise. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo
che James non si sarebbe mai arreso. Era iniziato come un gioco,
l'avevano capito tutti. Inizialmente era solamente un gioco, era
inconcepibile per uno come James lasciare che una ragazza rifiutasse
la sua amicizia prima e la sua mano in seguito. Era diventato un
gioco pericoloso quando si era trattato di strappare la ragazza che
si era scoperto desiderare alle attenzioni del suo peggior nemico. Ed
era mutato in un gioco estenuante quando James si era reso conto di
non riuscire più a sostenere l'assenza della ragazza dai
capelli
rossi. Sirius si era limitato a osservarlo in principio, non capendo
fino in fondo la sua ostinazione. In seguito l'aveva incoraggiato,
quando aveva compreso il valore di lei agli occhi dell'amico. Peter
aveva cercato di fare il possibile per convincere Lily a dare una
chance a quello che riteneva il suo migliore amico e lui, Remus si
era tenuto in disparte. Conosceva Lily, era stata la prima a capire,
a comprenderlo. La prima ad offrirgli una mano quando ne aveva avuto
bisogno. Era allo stesso livello dei Marauders per lui e aveva sempre
saputo ciò che lei pensava di uno dei suoi migliori amici.
Aveva
osservato lei crescere e i suoi amici cambiare e maturare. Non
avrebbe mai pensato che Lily potesse confessargli di essere
interessata a lui, a James, quello scavezzacollo che aveva sempre
detto di detestare amichevolmente.
Aveva taciuto con gli altri,
per evitare che le sue parole potessero causare conseguenze
spiacevoli, ma non era stato l'unico ad accorgersi del cambiamento di
James. Sirius era stato il primo a prenderlo in giro, lamentandosi di
quanto fosse diventato noioso da quando aveva deciso di mettere la
testa a posto. Peter si era limitato a osservare il suo cambiamento e
a cercare di imitarlo, come aveva sempre fatto. E Remus... Remus
aveva sorriso, nascosto all'ombra di ciò che Lily gli aveva
rivelato. Sapere che sarebbero usciti assieme l'aveva reso felice.
James meritava di avere al suo fianco una ragazza come Lily ed era
piuttosto felice del fatto che ella si fosse accorta di quante cose
il suo migliore amico celasse dietro i suoi atteggiamenti da spaccone
rubacuori.
«Se
lo dici tu...»
Rispose, lasciandosi cadere nuovamente sul manto nevoso.
Si
erano asciugati i
vestiti con un incantesimo e avevano acceso un fuoco portatile di
medie dimensioni. Rimasero in silenzio per qualche minuto, consci che
l'ora della temporanea separazione si stava avvicinando. E sarebbero
rimasti in silenzio, l'uno accanto all'altro fino alle sei meno
dieci, se solo Peter non fosse saltato in piedi urlando a pieni
polmoni.
«DEFICIENTE!»
Remus,
Sirius e James, si
misero a sedere con uno scatto, scambiandosi un'occhiata, osservando
poi con preoccupazione l'amico.
«Mi
ero dimenticato che
questo sarà il nostro ultimo anno... avevo deciso di
regalarvi
qualcosa di speciale per Natale, ma me ne sono dimenticato!»
«Per
la barba di Merlino,
Peter... Mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo fosse qualcosa di
serio! Ti sei già dimenticato che i tuoi regali li abbiamo
aperti e
che ci sono pure piaciuti?» Domandò Sirius con un
enorme punto di
domanda sul volto.
«Non
sono stupido,
James... quelli erano gli altri regali... Cavoli!» Peter si
lasciò
cadere per terra e iniziò a scuotere la testa, dandosi del
deficiente.
«Pete,
non è un
problema, davvero... Non c'è un modo per porvi
rimedio?» Domandò
Remus, vedendo che l'amico era inconsolabile.
Pete
si guardò attorno,
colto da un'illuminazione. «Certo che
sì!» Esclamò
con un sorriso mettendosi in piedi di slancio. «Giratevi
dall'altra
parte. Non guardate.»
I
tre ragazzi si
scambiarono un'occhiata, alzando tutti e tre un sopracciglio. Si
voltarono, per assecondare l'amico. Peter, alle loro spalle, estrasse
la bacchetta e, puntandola contro un pezzo di tronco di abete, ne
ricavò quattro quadrati delle dimensioni del suo palmo della
mano.
C'era
una cosa soltanto
che Peter aveva sempre saputo fare meglio dei suoi tre amici. Non
c'era niente al mondo che egli non sapesse disegnare. Che si
trattasse di una matita, una piuma o una bacchetta, riusciva sempre a
tirar fuori delle piccole opere d'arte. Così fece quel
giorno. Sulla
superficie del legno apparvero un cervo, un lupo mannaro, una topo e
un cane, circondati dal profilo di una luna piena.
Dietro
di esso incise una
frase e, una volta finiti li avvolse in fogli di carta argentata che
era riuscito ad appellare dalla torre di Grifondoro.
«Ecco
fatto.» Esclamò
soddisfatto, aspettando che gli amici si voltassero prima di
consegnare ad ognuno di loro uno dei pacchetti. Il quarto lo tenne
per sé e lo nascose in tasca ancora impacchettato.
James,
Sirius e Remus
rimasero a bocca aperta quando videro il contenuto degli involucri.
«Diamine
Peter, è
fantastico.» Esclamarono all'unisono, scambiandosi
un'occhiata.
La
frase recitava: “Noi
siamo quello che facciamo costantemente, l'eccellenza quindi non
è
un atto ma un abitudine.” E
Remus la trovò piuttosto azzeccata, visto ciò che
erano riusciti a
compiere nel corso del loro percorso di studi. Tre di loro erano
animagus, cosa più che assurda per degli studenti della loro
età, e
lui era riuscito a portare a termine sette anni di scuola, nonostante
la sua condizione.
«Sarà
meglio andare adesso.»
Sirius
interruppe il flusso di pensieri di Remus e, uno affianco all'altro,
lasciarono la foresta, nascondendosi sotto il mantello di James,
ormai divenuto troppo piccolo per tutti e quattro. Remus li
lasciò
al confine della foresta, per dirigersi verso la sua personale
prigione, con la certezza di ritrovare i suoi amici a qualche ora di
distanza.
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25
dicembre 1993
Aveva
provato in ogni modo a preservare
la lucentezza di quel legno, ma la sua era stata una missione
impossibile. Quella medaglietta in legno portava sulla superficie i
segni del tempo, così come Remus li portava sul volto. Erano
passati
dodici anni da quel giorno, ma le sensazioni che aveva provato
accanto a loro erano ancora lì, sepolte nel profondo del suo
cuore.
Sarebbe stato un Natale solitario, quello, se non avesse avuto quei
ricordi sepolti così in profondità da riscaldare
ancora il suo
cuore, nonostante la morte, nonostante il tradimento. Rimpiangeva
quei momenti, ma non era sul rimpianto che ci si doveva soffermare a
Natale, bensì sul resto.
Si rigirò quel quadratino di legno tra
le dita sorridendo come aveva fatto allora. James si era sbagliato,
tutti e quattro si erano sbagliati. Quello non sarebbe stato il suo
ultimo anno a Hogwarts, bensì il loro.
Avevo creduto di non
riuscire a concludere la storia prima della chiusura del contest, ma
(mi spiace per voi) alla fine ci sono riuscita. Spero vi sia piaciuto
leggere e, per chi vorrà lasciare un segno del proprio
passaggio, vi ringrazio infinitamente per aver recensito o inserito le
storie in uno qualunque degli elenchi forniti dal sito.
Spero stiate passando delle festività degne di essere
chiamate tali e per chi crede o ama festeggiare il 25 Dicembre...
BUON NATALE A TUTTI VOI!