buuu
Alla Casa,
perchè tra quelle pareti ho vissuto gli anni più
dolci.
A voi che
mi avete regalato gli anni più dolci
e
un sacco di storie da (non)
raccontare.
N o t t e
b i a
n c a
My
existence led by confusion boats
Mutiny
from stern to bow
Ah,
but I was so much older then
I'm younger than that now.
[La
mia esistenza era guidata da imbarcazioni in pieno caos
(con)
ammutinati da poppa a prua.
Ah,
ma ero molto più vecchio a quei tempi,
Sono molto più giovane
ora.]
P r o l o g o.
« e che ca...Ragazzi»
si corresse in tempo
«abbiamo bisogno di un posto dove vederci»
Kiba
si era eletto democraticamente
portavoce
dei pensieri di tutto il gruppo di amici e ora si sforzava di parlare
seriamente, evitando epiteti poco eleganti. Davanti a lui, i ragazzi di
Konoha annuivano decisi.
I
mesi erano passati, le foglie cadute, era arrivato il freddo e si
erano resi conto che non potevano più vedersi per quattro
chiacchiere davanti al chiosco di Ichiraku. Il primo a cedere era stato
proprio Shikamaru, che aveva cominciato ad uscire solo trascinato da
Ino. Il numero dei suoi sbuffi era cresciuto tanto quanto il numero di
capi che coprivano Naruto, tutti rigorosamente cuciti da Hinata. Kiba
aveva trovato conforto nell'accoccolarsi accanto ad Akamaru, ma poi ne
era nata una gara tra Sakura e Ino per chi doveva occupare lo spazio
rimanente
del cane. Kiba
aveva perso.
Rock
Lee invece aveva preso tutto il freddo come prendeva tutto, quindi
come una sfida: faceva ginnastica sul posto, cercando di trascinare con
sè un ancora più apatico Shino e un inquietante
Sai con
maglioncino.
Quella
sera erano lì a gelare, con le solite birre che
sembravano vicine al ghiacciarsi, discutendo senza arrivare a un punto
di accordo. Avevano provato a vedersi a casa di Naruto ma era troppo
piccola per tutti, soprattutto per un Choji e un Akamaru. Erano passati
a una tenuta di Hinata, ma si sentivano stranamente osservati in quel
posto. Evidentemente Hiashi Hyuuga era una persona molto scrupolosa
riguardo le frequentazioni della figlia maggiore. Si erano quindi
ritrovati in strada, l'ennesima sera con l'ennesima birra e il naso
ghiacciato.
Shikamaru
era stufo di Kiba che continuava a ciarlare e di Naruto che
lo seguiva a ruota, proponendo di entrare in qualche casa abbandonata e
stare lì. Un brivido l'aveva attraversato, ma ci aveva
pensato Ino.
«Scordatevelo!
Io non metto piede in un postaccio simile!»
Probabilmente
quell'urlo era arrivato anche all'Hokage e Sakura non
aveva perso tempo nel dare manforte all'amica: «Preferisco
gelare
qui al freddo con Maial-ino,
sappiatelo»
Quel "sappiatelo" sapeva
decisamente di minaccia ma l'unico a non capirlo fu Naruto.
«Eddai,
Sakura-chan! Cosa vuoi che succeda?»
aveva
esclamato strascicando le vocali in modo solitamente
fastidioso.
«Assolutamente
no!»
«...Anche
io avrei paura...» la voce di Hinata sembrava un sussurro,
tra le voci dei suoi chiassosi amici.
Nel
momento in cui si erano inseriti nella discussione proprio tutti,
mandando a quel paese la democrazia
e Kiba,
Shikamaru aveva deciso di intervenire. Poteva sopportare di tutto, ma
non una discussione così dannatamente stupida fuori al
freddo,
quando avrebbe voluto trovarsi sotto le coperte. In più,
aveva
appena finito l'ultima sigaretta.
«Ascoltate,
se mi promettete che dopo andremo a casa, vi trovo una soluzione»
richiamò l'attenzione degli amici «Dovrei
avere una casa un po' isolata dal centro, non è enorme, ma
non
è il buco che Naruto ci ha proposto l'altra volta, il
problema starebbe nel fatto che è totalmente vuota quindi
dobbiamo portare qualcosa
tra cui sedie, tavol...»
Non
l'avevano
fatto finire: avevano tutti esultato come se avessero vinto alla
lotteria. Le risate dei ragazzi avevano convinto Shikamaru che
probabilmente sarebbero riusciti ad esorcizzare tutti i suoi demoni
legati a quel posto. Aveva sorriso, forse ne sarebbe valsa la pena.
Oppure sarebbe stato un completo disastro.
«Ora
però me ne torno a casa, fa un
freddo boia qua fuori!»
disse mentre girava i tacchi il più velocemente
possibile.
Fu fermato dal richiamo di Choji e imprecò mentalmente. «
Ma Shika!» il suo grosso amico aveva preso una pausa per una
patatita,«non
puoi andartene!» Altra patatina. «Dobbiamo
organizzarci» e si era tuffato sul pacchetto mentre un coro di voci si
era alzato per dire la sua opinione di nuovo. Voleva
troppo bene all'amico per mandarlo a quel paese.
«Organizziamo
un festino!», ma non voleva così bene a Rock Lee
quando aveva queste brillanti idee. «Ma
se non bevi nemmeno...» gli aveva risposto, scettico.
«Allora
stavolta berrà!» Kiba era intervenuto, mettendo un
braccio sulla spalla del compagno in verde.
Era
intervenuto un biondo troppo irruento «Certo,
faremo una gara
di bevute!»
Shikamaru
fu attraversato dal terrore. «Vi prego,
ditemi che Naruto non ha appena nominato una gara davanti a
Rock Lee» ma lo sguardo rassegnato di Ten Ten
bastò come risposta. Shikamaru
aveva sperato per un momento di poter riportare a sua madre le chiavi
di una casa intatta,
eppure era troppo intelligente per crederci veramente.
«Io
potrei anche cucinare qualcosa, se vi fa piacere, certo...»
Hinata era sempre così accorta. «Ovvio
che mi fa
piacere» Choji aveva sorriso, staccandosi dal pacchetto di
patatine per guardarla negli occhi.
«Troveremo
dei cervi?» Sakura si era intromessa nel discorso.
«Oddio,
che tenerezza! Shikamaru non me ne ha mai fatto vedere
uno, eppure siamo amici da così tanto tempo...» e
perchè quando Ino parlava sembrava sempre lo rimproverasse?
Stava per rispondere che i cervi non sono teneri e che la sua famiglia
è così astuta da non tenerli in un centro abitato
quando
aveva sentito Choji pronunciare: « Ma
i cervi si possono mangiare?»
Era
impallidito.
«Mi
pare di sì, mio padre ne fece cucinare uno dal nostro cuoco,
alla brace...»
Non
ascoltava più. Lo sapeva, lo sapeva troppo bene che sarebbe
stato un disastro. Sperò di non consegnare a sua madre le
chiavi
di un posto che andava a fuoco. Yoshino non ne sarebbe stata felice.
«Allora
domani sera ci vediamo da Shika? Ci porta lui lì»
«No,
ma no domani!» sbottò Naruto. Sembrava avere
più
sale il zucca di quanto immaginasse, almeno avrebbe potuto prepararsi
psicologicamente a vedere casa sua cadere a pezzi, magari avrebbe
potuto trovare un modo per arginare i danni... «Vediamoci
tra tre giorni!»
Il
Nara si era gelato sul posto: tre
giorni, temeva che quel numero non fosse un caso e fu Sai a confermarlo
con un sorriso che il giovane trovò estremamente inquietante.
«Tra tre
giorni arriva la delegazione di Suna. Naruto vuole invitare anche
loro».
Tre giorni era il
tempo che si
impiegava a percorrere la distanza Suna-Konoha. Immaginò in
particolare un paio di gambe che percorrevano quei kilometri. Un bel paio di gambe,
dovette riconoscere a sé stesso.
Seppe
con certezza che a sua madre avrebbe consegnato le chiavi di un
mucchietto di cenere.
***
Torno su efp con questa cosa e mi sono anche buttata in
una storia a capitoli, io che sono l'incostanza fatta persona.Ci sarà gente che
beve, fuma
e del sesso, anche se solo accennato. Ero indecisa se
scrivere un AU oppure lasciarla nell'universo di Naruto, alla fine la
decisione è caduta sulla seconda.
Fatemi sapere che ne pensate! Cercherò di essere costante
negli
aggiornamenti e di scrivere capitoli più lunghi (dai che
questo
è un prologo!)
Ogni critica è ben accetta!
Namasté!
Rosa
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