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Heat-
Wave
Caldo. Caldo. Caldo.
Ritsuka si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Si
mise a sedere sul letto, respirando a fatica. Si alzò, si avvicinò lentamente
alla grande portafinestra che dava sul balcone e la aprì. La serata era
immobile, esattamente come l’aria pesante e afosa che lo investì all’improvviso.
Il cielo si tingeva di blu, un grande manto fitto e impenetrabile che cominciava
a punteggiarsi di piccoli bagliori luminosi. Le prime stelle apparivano
indolenti, mentre l’azzurro si faceva sempre più intenso man mano che lo sguardo
del ragazzino si spostava verso l’alto, vagando attraverso l’atmosfera rovente.
Un improvviso calore estivo, giunto del tutto inatteso, che non accennava a
placarsi neppure dopo il crepuscolo.
Sarebbe stata una notte lunga e inquieta, Ritsuka ne era sicuro.
Scrutò ancora la volta celeste, un’infrangibile teca di cristallo, resa
opaca dalla temperatura incredibilmente elevata.
Immobilità, staticità, inerzia.
Accidia, indolenza, torpore.
Calura, afa, bollore.
Il clima era soffocante, talmente torrido da togliere il respiro. Non
una brezza, non un alito di vento. Ritsuka si avvicinò al parapetto,
appoggiandovi i gomiti, adagiando la testa sulle dita incrociate.
Caldo. Caldo. Caldo.
Troppo per pensare di rimanere in casa, immerso nella notte ferma ed
insonne.
Le stelle sempre più numerose, minuscole lanterne in un liquido
torrente senza vita, talmente fisso da apparire quasi torbido e stagnante. Un
cielo dipinto, alberi dipinti, chiome impresse su una bianca tela da un’abile
mano, da un vivo pennello. E il fiato corto, alla ricerca di una frescura
impossibile da trovare.
Ritsuka guardò la strada al di sotto del balcone, lontana da lui,
lontana e a sua volta immobile, come una fotografia appesa ad una parete.
Un sospiro, con le membra coperte di sudore e la testa oppressa senza
tregua dall’afa implacabile.
E poi, un guizzo. Proprio accanto al cancello d’ingresso.
Ritsuka lo riconobbe immediatamente, e sussultò.
Soltanto i suoi capelli potevano muoversi a quel modo, pur nella
completa assenza del soffio del vento.
Soltanto i suoi occhi potevano apparire tanto vigili e vitali, pur
nella fissità della notte.
Soltanto le sue labbra potevano piegarsi in un così adorabile sorriso,
pur nell’indolente abulia del calore soffocante.
Soubi avvicinò una mano alla bocca, poi soffiò sul palmo, sorridendo
verso l’alto. Sorridendo verso di lui.
Ritsuka sentì il volto andare in fiamme, fuoco che si aggiungeva alle
vampate che attanagliavano l’aria circostante.
Appoggiò la schiena al parapetto, volgendo indignato le spalle a quella
figura alta ed elegante e bellissima.
Fuoco sul viso, fuoco nello stomaco, fuoco nel cuore.
Fino a quando Soubi fosse rimasto così distante, avrebbe ancora potuto
sperare che quella sensazione passasse in fretta. Così come l’improvvisa, vivida
percezione delle sue labbra sulle proprie.
Vivida.
Vita nella languida staticità della notte. La vita emanata da Soubi,
solo per lui. Solo per Ritsuka.
Il ragazzo strinse gli occhi con forza.
Adesso era certo che dormire sarebbe stata un’impresa impossibile.
Caldo. Caldo. Caldo.
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La mia primissima Flash Fiction, e mi rendo
anche conto che è un totale delirio senza capo nè coda (come mi capita molto
spesso ultimamente...)! °O°
Beh, le circostanze che hanno portato alla
stesura di queste 483 parole (titolo incluso) sono evidenti: ieri sera il caldo
era assolutamente infernale, talmente opprimente da spingermi a scriverci sopra
qualcosa. Come se una ff potesse avere un qualche valore apotropaico, insomma...
Comunque, grazie a tutti coloro che leggeranno
e lasceranno un commentino, anche piccolo piccolo piccolo! E grazie a Doremichan
per aver messo tra i preferiti la mia precedente ff su Youji e Natsuo! *___*
Detto ciò, torno a boccheggiare! Un saluto a
tutti!
*Ilaria*
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