"Ti
propongo un patto, Dwight!".
"Quale
patto?".
Caroline
si strinse nel suo mantello di lana, mentre il freddo vento autunnale
della Cornovaglia le spettinava i lunghi capelli biondi. "In
estate si vive quì, ma in inverno si torna a Londra. Questa
regione
ha un clima e un vento impossibili da sopportare".
Dwight
scoppiò a ridere, cingendole le spalle e attirandola a se.
"Ah,
quando ci si abitua, questo vento non è poi così
male. La
Cornovaglia ha un clima splendido e un'aria tersa e pulita. Londra
è
nebbiosa ed umida, invece".
"Ma
non c'è tutto questo vento. E pure Londra ha avuto un clima
splendido, questa estate. Una vera favola, né troppo caldo,
né
troppo freddo. E quasi quattro mesi senza la minima traccia di
nebbia".
"Aspetta
a parlare, ora siamo in autunno e a breve non vedrete a un palmo dal
naso, nella capitale!".
Caroline
sbuffò, lasciandosi prendere per mano. Stavano facendo una
passeggiata sulla scogliera, discutendo del più e del meno
mentre si
gustavano il paesaggio che, doveva ammetterlo, era davvero
suggestivo.
Era
una giornata serena, tersa e piuttosto fredda e pareva che l'inverno
fosse deciso ad accelerare i tempi e a presentarsi prima del
previsto, in Cornovaglia. Era arrivata due settimane prima per
passare un po' di tempo con Dwight e la temperatura era scesa
irrimediabilmente, giorno dopo giorno, tanto che era stata costretta
a comparsi abiti invernali per non congelare.
"Passiamo
alla miniera, a salutare Ross? Siamo a due passi dalla Wheal Grace"
– propose Dwight.
Caroline
annuì. "Ci offriranno qualcosa di caldo da bere?".
"Alla
miniera? Dubito!" - rispose lui, ridendo. La strinse a se e
proseguirono per il sentiero che portava alla Wheal Grace, sferzati
dal vento.
Caroline
osservò quel via vai di uomini sporchi di fango e polvere
che
andavano e venivano dalle grotte, chiedendosi come fosse possibile
vivere un'intera esistenza così. Non ci era abituata e
dubitava che
avrebbe mai potuto riuscirci. Attraverso Dwight aveva scoperto un
mondo vicino e allo stesso tempo lontano dal suo, sfarzoso e comodo,
composto da tante persone senza certezze, senza denaro, che si
spaccavano la schiena per paghe misere. All'inizio aveva guardato
quasi sprezzante quelle persone ma, giorno dopo giorno, grazie
all'amore del suo uomo che si prodigava per loro, aveva scoperto
esseri umani con tanti sogni, come tutti, aspirazioni e tanta voglia
di lavorare sodo per amore della loro famiglia. Li rispettava, ora.
Non ne capiva la fatica e la condizione umana fino in fondo ma in un
certo senso quelle persone erano entrate a far parte di lei e della
vita che avrebbe vissuto dopo il matrimonio con Dwight.
In
lontananza scorse Ross che, in maniche di camicia, aiutava a portar
fuori dalla miniera un carrello pieno di rocce. "Santo cielo,
congelerà!" - esclamò, stringendosi ancora di
più nel suo
mantello.
Dwight
scosse la testa, mascherando un sorriso. "Starà bene, ci
è
abituato. Scommetterei che ha addirittura caldo, a furia di correre
come una trottola".
"Io
non capisco perché lo fa! Insomma, ci sono i suoi operai che
lavorano, lui potrebbe starsene a casa al caldo a contare i profitti,
senza muovere un muscolo. Ora la miniera va che è una
meraviglia,
chi glielo fa fare di stare quì a spaccarsi la schiena, al
freddo?
Non ha bisogno di lavorare". Non lo capiva, era come Demelza
che, come lui, continuava a lavorare alla locanda benché
fosse ricca
e potesse benissimo farne a meno e stare a casa a fare la signora.
Erano davvero tanto simili, quei due...
Dwight
la osservò, con una serietà che raramente gli
aveva visto vestire.
"Lo fa per non pensare. Rimanere a casa sua è un tormento
per
lui... Ti sarai accorta, o forse te lo ha raccontato, che le cose per
lui, in famiglia, non sono propriamente idilliache".
Caroline
abbassò lo sguardo. Ahia, il discorso si stava dirigendo su
un
terreno minato. E ora? Si sentiva in colpa, stava mentendo a Ross, a
Demelza e soprattutto a Dwight e questa era la cosa che le pesava di
più, ma si sentiva in un vicolo cieco e prima o poi avrebbe
dovuto
affrontare quel problema in cui si era ritrovata, suo malgrado. "Non
mi ha detto niente ma è abbastanza palese. Sua moglie non
vive più
quì".
"Se
n'è andata due anni e mezzo fa, insieme al figlio. Da
allora, lui
non ne sa più nulla".
Caroline
osservò Ross che, dopo averli visti in lontananza, si stava
avvicinando. "Erano innamorati, peccato... Ma lui, te lo avevo
detto, dava troppe cose per scontate e sembrava non la vedesse
nemmeno".
"Già".
Dwight le strinse la mano, facendole capire di stare in silenzio,
appena in tempo prima che Ross li raggiungesse.
"Dwight,
miss Penvenen, che piacere. Sto cominciando a pensare che voi,
signorina, cominciate ad apprezzare il nostro clima" – disse
Ross, ridendo.
Caroline
lo fulminò con lo sguardo. "Preferirei una seduta dal
medico,
coperta di sanguisughe, al vostro dannato vento".
Ross
e Dwight si guardarono negli occhi, ridendo.
"Sei
sicuro di volerla sposare?".
"Ah,
sì. L'adoro, anche quando borbotta".
Ross
le strizzò l'occhio. "Allora è vero amore! Bravi".
Caroline
sbuffò. "Invece di fare lo spiritoso, mi raccomando,
preparatevi a dovere per il vostro ruolo di testimone".
"E
a cosa dovrei prepararmi? Devo solo fare una firma e vi assicuro che
so scrivere. Quella che potrebbe avere problemi siete voi, con la
vostra mini-damigella".
Caroline
sorrise. Ross si ricordava ancora di Clowance, benché
fossero
passati più di due mesi dal loro incontro. "La mia piccola
damigella sarà istruita a dovere e sarà
bravissima".
Ross
la guardò di rimando, con aria di sfida. "La vostra
mini-damigella ha una notevole testa dura, un linguaggio ancora
limitato ma sa dire benissimo la parola 'no'. E se quel giorno si
sveglierà col piede sbagliato e deciderà di non
fare nulla, dubito
troverete argomentazioni che le faranno cambiare idea".
Dwight,
che non ci stava capendo nulla, la fissò un po' smarrito.
"Abbiamo
una damigella?".
"Sì,
la figlia di una amica, ci porterà gli anelli. Vedrai,
è un amore,
una meraviglia di bambina".
"Di
un anno e mezzo. L'ho conosciuta questa estate, quando sono stato a
Londra per saldare il mio debito con la tua cara fidanzata" –
precisò Ross.
Dwight
spalancò gli occhi. "Avremo una damigella di un anno e
mezzo?".
"Ne
compirà due a novembre, fra poco più di un mese.
E per il nostro
matrimonio ne avrà quasi due e mezzo. Sta tranquillo,
sarà
perfetta".
Dwight
sospirò. "Santo cielo...".
Caroline
guardò i due, ridacchiando. Odiava mentire ma ancor
più odiava che
qualcuno contrastasse le sue idee e la ritenesse una sprovveduta.
"Non commetterei mai un azzardo per il mio matrimonio, che
credete? Ho il mio asso nella manica, nel caso Clowance faccia i
capricci!".
"Che
sarebbe?" - chiese Ross, scettico.
"Il
suo fratellino".
Ross
e Dwight spalancarono gli occhi. "Vuoi far fare a un maschio la
damigella?".
"No!".
Santo cielo, quei due erano esasperanti. "Voglio dire che
Clowance ha una venerazione per suo fratello e fa tutto quello che
lui gli chiede. Lei lo adora e lo segue ovunque, se quel giorno si
mette male, mettiamo lui lì a convincerla".
Ross
sospirò, tornando a volgersi verso la miniera. "State
affidando
le sorti del vostro matrimonio a due bambini. Auguri". Diede una
pacca sulle spalle a Dwight, salutò Caroline e si
allontanò con
un'aria davvero divertita. "Ho molto da fare, ci vediamo presto"
– disse, tornando al suo lavoro.
Dwight
lo osservò andare via, pensieroso. "Era da tanto che non lo
vedevo così di buon umore".
Caroline
si morse il labbro, decisa ad indagare circa i sentimenti del bel
capitano Poldark verso Demelza. E se c'era qualcuno che poteva fugare
i suoi dubbi, quello era di certo Dwight. "Come mai? Soffre per
sua moglie? Non mi sembrava averne così tanta cura, quando
li ho
conosciuti".
Dwight,
prendendola sotto braccio, la condusse nuovamente sul sentiero che
portava a casa sua. "Ross ha commesso mille errori, molto gravi
anche. Ha trascurato la sua famiglia, è stato completamente
assente
per suo figlio e ha tradito Demelza, correndo fra le braccia di
Elizabeth".
"E
allora, direi che lei ha fatto bene ad andarsene" –
sbottò
Caroline.
"Ah,
dal punto di vista di Demelza sì, perché lei ha
davvero sofferto
molto a causa di Ross. Ma lui...". Dwight scosse la testa. "Ross
ha sempre amato sua moglie, il suo problema era che la dava per
scontata. E' perso senza di lei, non ha più nulla per cui
lottare e
vivere, non ha una meta, uno scopo e vive divorato dai rimorsi e dai
sensi di colpa per quanto ha fatto, per averla fatta soffrire, per
averla tradita, per essere stato un pessimo padre e per non avere
più
accanto la sua famiglia. Li conosce i suoi errori, uno ad uno, ha
saputo ammetterli e fare ammenda, ha fatto chiarezza nel suo cuore,
ha definitivamente archiviato quell'amore giovanile idealizzato e ha
capito l'immenso amore e valore che aveva Demelza per lui. Lo so, non
dovrebbe essere così ma spesso ci si accorge di quanto valga
ciò
che abbiamo accanto, quando lo abbiamo perso. Non si darà
mai pace,
senza di lei. Per questo è partito per la guerra, per non
pensare,
per non affrontare quella vita vuota senza di lei e senza il suo
bambino. La verità è che lui e Demelza erano
anime gemelle, fatti
per stare assieme e io sono sicuro, voglio sperare almeno, che anche
lei pensi a lui ogni tanto e che non lo odi".
Giunsero
davanti alla porta di casa e mentre Dwight apriva la porta, Caroline
abbassò lo sguardo. Cosa doveva fare, cosa doveva dire?
Accidenti,
doveva essere sincera, dividere quel peso con qualcuno e le parole di
Dwight le avevano dato la prova certa di qualcosa che forse sapeva
già. Ross amava sua moglie, per quanto Demelza fosse
convinta del
contrario. Lo aveva capito dal loro incontro la primavera prima,
quando per la prima volta Ross era andato a casa sua per saldare il
suo debito e aveva scorto nei suoi occhi un velo di tristezza che non
scompariva mai, nemmeno quando rideva. E ancor più se n'era
accorta
due mesi prima, davanti al suo sguardo pieno di nostalgia e rimpianti
quando aveva dovuto salutare la piccola Clowance. "Dwight, devo
dirti una cosa" – disse, tutto d'un fiato.
Dwight
annuì, chiudendo la porta dietro di loro, dirigendosi verso
il
camino per accendere il fuoco. "Dimmi tesoro".
"Sono
una pessima persona".
Il
dottore spalancò gli occhi, alzandosi in piedi ed
avvicinandosi a
lei. "Amore mio, cosa stai dicendo? Non è vero".
Caroline
deglutì, cercando le parole giuste per iniziare, non sapendo
bene
cosa aspettarsi da Dwight. "Ti ho mentito su una cosa... O
meglio, l'ho omessa...".
"Di
cosa parli?".
Caroline
gli indicò una sedia. "Siediti, è meglio! E' una
storia lunga
e magari ti potrebbe venire da svenire".
Dwight,
peoccupato, fece quanto gli aveva chiesto, sedendosi ed aspettando
che lei facesse altrettanto.
Caroline
si mise accanto a lui, poggiando i gomiti sul tavolo e mettendosi le
mani nei capelli. "Io... che Ross e Demelza non stavano più
insieme, i motivi della loro separazione... ecco, li sapevo
già
prima che me li dicessi tu".
"Te
lo ha raccontato Ross?".
Caroline
scosse la testa.
"Lo
hai capito da sola?".
Ancora,
Caroline scosse la testa.
Dwight
si accigliò. "E allora, come hai...?".
Con
un sospiro si tirò su, mettendosi più composta
sulla sedia. "Me
lo ha detto Demelza".
"Demelza?".
Lo sguardo di Dwight divenne di puro stupore e terrore. "Cosa?".
"Hai
capito benissimo. Io so dove vive, cosa fa, conosco Jeremy e lei
è
la mia migliore amica. Lo so da tanto, lo so da quando ha lasciato la
Cornovaglia e per caso ci siamo incontrate a Londra, dove vive".
"Stai
scherzando?".
Scosse
la testa, non riuscendo a guardarlo in faccia. "Non era mia
intenzione mentirti, quando ho incontrato Demelza, quasi due anni e
mezzo fa, noi due ci eravamo lasciati, io non credevo che avrei
rimesso piede qui e nemmeno sospettavo che avrei avuto a che fare
ancora con Ross Poldark. Demelza e io ci siamo incontrate per caso,
lei aveva lasciato Nampara da pochi giorni ed era arrivata a Londra
col cane e col bambino, senza sapere dove sbattere la testa e da dove
ricominciare. L'ho aiutata, una specie di solidarietà fra
donne,
verso una persona che avevo conosciuto solo sommariamente ma che mi
era piaciuta tanto. Siamo diventate amiche, ci siamo frequentate e
l'ho aiutata ad avviare un'attività a Londra che le ha
permesso di
mantenersi e di stare economicamente tranquilla. Quando Ross
è
ricomparso nella mia vita, la primavera scorsa, quando ho accettato
di venire qui da te per parlare e per ricominciare, sapevo che questa
cosa avrebbe creato problemi ma non riuscivo a trovare il modo di
affrontarla e di parlare con te per di risolverla".
"Santo
cielo...". Dwight si mise le mani nei capelli. "Ross la sa
questa cosa?".
"No,
non tradirei mai la fiducia di Demelza! Nemmeno lei sa che io e te
siamo tornati insieme, sa che mi sono fidanzata e le ho detto che
avrebbe scoperto il nome del mio futuro sposo il giorno del
matrimonio. A dirla tutta, credo che pensi che mi sposo con qualche
grosso azionista londinese".
Dwight
la guardò, pallido in viso. "Quindi, Demelza
verrà al nostro
matrimonio così, alla cieca, senza sapere cosa l'aspetta e
chi
incontrerà?".
"Sì".
Con
un lungo sospiro, Dwight si accasciò sulla sedia. "Per
fortuna
mi hai detto di sedermi...".
"Te
lo dicevo che potevi svenire...".
"Già".
Dwight gli lanciò un'occhiataccia. "Come sta Demelza?".
"Bene".
Caroline si appoggiò nuovamente al tavolo coi gomiti,
prendendo fra
le mani una ciocca di capelli. Gli raccontò di come si erano
incontrate, di come avessero avviato insieme la locanda e di come
Demelza poi, dopo aver incontrato i Devrille, fosse diventata una
vera lady della finanza, di quanto fosse diventata ricca, del suo
ruolo all'interno della Warleggan Bank e di come ormai fosse una
delle donne economicamente più potenti e ammirate di Londra.
Alla
fine del racconto, Dwight aveva la bocca spalancata. "Demelza?
La nostra Demelza? Quella che lavorava come una pazza a Nampara, che
veniva a trovare Ross alla miniera e che non desiderava altro che
essere una buona moglie e madre? E' incredibile immaginarla nelle
vesti di una nobildonna della capitale".
"Ha
fiuto per gli affari ed è una donna in gamba, intelligente e
risoluta, oltre che molto bella. E anche parecchio testarda
perché,
come suo marito, benché ne possa fare volentieri a meno,
continua a
lavorare pure alla locanda. E' incredibile come sia rimasta la stessa
semplice persona che ho incontrato a Londra quel giorno. E' amorevole,
gentile, una donna d'affari ma allo stesso tempo una madre
meravigliosa e incredibilmente dolce".
Dwight
sorrise. "Non me ne stupisco, Demelza è così e
non cambierà
mai. Sono contento che stia bene e che si sia rifatta una vita ma mi
spiace per Ross... Lei merita quel che ha ora ma... lo amava
così
tanto e ora di ciò che erano, non è rimasto
più niente. Hanno
raggiunto la ricchezza e perso l'amore che li univa".
Caroline
scosse la testa. "Lei lo ama ancora, sai? Non lo dice
apertamente ma è così, per quanto lui l'abbia
fatta soffrire, non
riesce a lasciarselo indietro del tutto. Potrebbe avere qualsiasi
uomo desideri, a Londra c'è la fila che spasima per averla
ma per
lei esiste solo Ross".
"E
allora perché non è tornata?" - sbottò
Dwight.
Caroline
gli strinse la mano. "Perché lei è convinta di
essere sempre
stata un peso per Ross, che lui non vedesse l'ora di liberarsi di lei
e del bambino e di essere stata la seconda scelta che andava bene
finché Elizabeth non è tornata libera. Per tanto
ha pensato che lui
si fosse rifatto una vita con il suo primo amore e solo per caso ha
scoperto che lei aveva sposato George Warleggan e che Ross era
partito per la guerra per il dolore di averla persa".
"Pensava
che Ross fosse partito per Elizabeth? Ma non è vero, Ross
è partito
per lei, non sopportava di vivere a Nampara senza la sua famiglia.
Santo cielo, Ross non ha mai pensato che lei fosse un peso, come puo'
aver creduto a una cosa simile?".
Caroline
lo guardò storto. "Beh, chiedilo al tuo amico. Da quello che
mi
ha raccontato lei, avrei pensato la stessa cosa al suo posto. Lui
è
stato davvero pessimo e per tanto si è comportato con
arroganza,
superficialità, trattandola come un oggetto invisibile ed
interessandosi solo del benessere di Elizabeth e di suo figlio. Non
gli importava di lei, del dolore che le arrecava, gli importava solo
di se stesso. E anche con Jeremy... Demelza mi ha raccontato che non
lo ha mai voluto, che non se ne è mai curato, che era con
Elizabeth
e Geoffrey che voleva avere una famiglia. Come poteva tornare?".
Dwight
sospirò, stringedole la mano di rimando. "Ross ha commesso
molti errori e si odia per averla fatta soffrire. La ama da morire,
posso assicurartelo. Darebbe la sua vita, tutto quello che ha per
riabbracciarla e per ritrovare il suo bambino. Sa di essere stato un
marito e un padre pessimo ma ogni suo pensiero ormai è per
lei e per
Jeremy. Non per Elizabeth, non è lei che ama. E non
è lei che
avrebbe potuto renderlo felice e farlo sentire completo come si
è
sentito con Demelza".
"Ne
sei sicuro?".
"Certo,
ci metterei la mano sul fuoco".
"E
allora dobbiamo aiutarli".
Dwight
si grattò la guancia, pensieroso. "Come? Caroline, amore
mio,
farli incontrare al nostro matrimonio, senza dirgli nulla, è
una
pessima idea. Toglitelo dalla testa!".
Caroline,
indispettita, gli strattonò il braccio. "Hanno aiutato noi e
si
amano ancora da morire. Hanno bisogno l'uno dell'altra per essere
davvero felici e ora tocca a noi fare qualcosa per loro".
"Sono
d'accordo! Ma cosa?".
Caroline
picchiettò le dita sul tavolo, pensierosa. "Prima di pensare
al
da farsi, c'è un altro grande problema di cui dobbiamo
parlare".
"Santo
cielo! Che altro c'è ancora?". Era esasperato, pareva
davvero
terrorizzato ormai.
"C'è
il problema della mia damigella".
Dwight
la guardò storto, asciugandosi il sudore dal viso. "La tua
damigella di un anno e mezzo?".
"Quasi
due...".
"Tesoro,
è l'ultimo dei nostri problemi. Se farà i
capricci e non vorrà
portarci gli anelli, ce li porteremo noi".
Caroline
sbuffò. "No, non è l'ultimo dei nostri problemi,
è il primo
dei problemi!".
"Perché?".
"Perché
Clowance, la mia piccola damigella, è figlia di Demelza".
A
questo punto, Dwight sbiancò talmente tanto che parve
davvero sul
punto di svenire. "Di Demelza? La bambina di un anno e mezzo?
Quella di cui parlava poco fa Ross?".
"Sì".
Gli si avvicinò, cercando di spiegarsi prima che il suo
fidanzato
desse in escandescenze. "Quando Ross è venuto la scorsa
estate,
non si era fatto annunciare e mi è capitato a casa di
sorpresa, un
giorno in cui la piccola era da me. Giuro, non ho programmato di
farli incontrare ma la bambina era lì, ci è
piombata nel salotto e
ho dovuto far buon viso a cattivo gioco, dicendo a Ross che era la
figlia di una amica e che sarebbe stata la mia damigella".
Dwight
la guardò. Sembrava stravolto, come se avesse lavorato per
venti ore
di seguito in miniera. "Hai detto che la bimba farà due anni
a
novembre? E' figlia di...".
Caroline
annuì. "Di Ross. Quando Demelza se n'è andata,
era incinta da
pochissimo, nemmeno lo sapeva. Lo ha scoperto a Londra. Clowance
è
nata nella capitale in un giorno di neve e io sono la sua madrina".
A
quel punto, Dwight si accasciò col viso sul tavolo. "Ross ne
morirà, quando saprà questa cosa. Quando
scoprirà che quella notte
in cui è stato con Elizabeth lei aspettava già
sua figlia, quando
realizzerà che a causa dei suoi errori Demelza ha dovuto
affrontare
tutto da sola, sarà divorato dai rimorsi e dai sensi di
colpa, molto
più di quanto già non faccia ora".
"Ma...
Demelza mi ha detto che non voleva altri figli, magari davvero non
gli importa".
Dwight
scosse la testa. "Ross amava da impazzire la loro prima figlia,
Julia. Ha affrontato la sua morte da solo, tenendola fra le braccia,
vedendola spirare davanti ai suoi occhi. E da solo ha portato quella
piccola bara sulle spalle... Non l'ha mai superata del tutto quella
perdita perché amava la sua bambina ed è stata la
paura di soffrire
ancora che lo ha fatto reagire tanto freddamente alla nascita di
Jeremy. Ma ama i suoi figli, TUTTI i suoi figli. E se sapesse che al
mondo esiste una figlia di cui ignora l'esistenza, una bimba come
quella che ha perso, sarebbe l'uomo più felice della terra".
La
guardò, assorto. "Quindi lui non sa che quella bimba
è sua?".
"No.
E nemmeno Demelza sa del loro incontro. Come ti ho detto, è
stato
tutto casuale ma poi... ho forzato un po' le cose e con una scusa, ho
lasciato da solo Ross con la bambina per una mezz'oretta".
Dwight
spalancò gli occhi. "Caroline, tu mi fai paura!".
"E'
andata bene, si sono divertiti come pazzi, sta tranquillo. Clowance
è
meravigliosa, somiglia tanto a Demelza e Ross... credo ne sia rimasto
conquistato. Forse il suo istinto paterno ha riconosciuto quella
bimba come sua figlia, anche se, consciamente, non poteva capirlo".
"Che
si fa? Diciamo la verità ad entrambi?".
Caroline
scosse la testa. "No, Demelza non verrebbe al matrimonio e si
chiuderebbe a riccio, è testarda come un mulo quando si
impunta. Ma
hai ragione, non possiamo aspettare il giorno delle nozze, devono
vedersi prima". Ci pensò su e poi, all'improvviso, sorrise.
"E
se fosse una cosa casuale? Sì, intendo di una
casualità un po'
guidata...".
"Che
hai in mente?".
Caroline
si alzò dalla sedia e gli si avvicinò,
cingendogli le spalle. "La
Wheal Grace è ora fonte di ottimi guadagni e se un anonimo
azionista
proponesse a Ross un incontro nella locanda di Demelza per discutere
di affari...".
"Cioè?".
"Pensaci,
ne usciremmo puliti così e non tradiremmo la loro amicizia!
Quando
torno a Londra, faccio scrivere una lettera per Ross dal mio
maggiordomo personale, persona estremamente fidata e silenziosa e
dall'ottima calligrafia che il caro capitano Poldark non potrebbe
riconoscere. Fingerà di essere un azionista interessato e
gli
scriverà una lettera per proporgli l'acquisto di quote
azionare
della miniera, dichiarando di preferire rimanere nell'anonimato fino
al loro incontro. Gli darà appuntamento nella locanda di
Demelza e
il gioco è fatto. Si troveranno casualmente faccia a faccia
e
poi...".
"Dipenderà
da loro". Dwight sorrise, accarezzandole i capelli e baciandola
sulle labbra. "E' un'ottima idea e tu sei davvero intrigante e
un'ottima stratega".
"Lo
prenderò come un complimento! Però...". Caroline
fece alcuni
passi pensierosa, all'interno della stanza. "C'è un
problema.
Demelza ora è piuttosto impegnata e sarà spesso
fuori Londra per
degli incontri d'affari e rischiamo di dare a Ross un'appuntamento in
un giorno in cui lei non c'è".
"E
quindi, che si fa?".
"Mi
ha detto che rallenterà col lavoro per il compleanno di
Clowance e
che da lì in poi, almeno fin dopo Natale, non si
muoverà più da
Londra. E che passerà la prima parte di dicembre alla
locanda per
chiudere la contabilità annuale".
Dwight
sorrise. "Quindi... spediamo Ross a Londra per inizio
dicembre?".
Caroline
sorrise, furba. "Certo, socio!". Gli prese la mano,
stringendola in segno di fiducia e d'amore, uniti da quel tacito
accordo che doveva rimanere segreto al mondo.
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