Sempre

di Ritalyyz
(/viewuser.php?uid=684215)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Alex amava Piper, ce l'aveva tatuata sulla pelle assieme alle rose, tra le spine dello stelo, in prossimità del cuore. Era indelebile Piper, non si deteriorava mai, né si corrugava o corrodeva alle intemperie e al tempo. Alex se la portava addosso, nei giorni di pioggia, nelle estati calde e appiccicose, nelle passeggiate all'ombra dei salici e degli alberi di gelso che costeggiavano il parco. Pur se Piper metteva disordine, scompigliava i suoi sentimenti come fossero carte da gioco e li acuiva ed amplificava, deformandoli e confondendoli.
Quando c'era Piper, Alex poteva sentire chiaramente i suoni ovattarsi e poi gradualmente annullarsi, prosciugarsi in qualcosa di più sublime ed etereo, i posti si assorbivano, si riducevano perdendo di consistenza e contorni.
Tutto risucchiato da Piper, tutto fatto di lei, lavorato e modellato secondo le sue fattezze, secondo la curvatura della clavicola, le impercettibili fossette delle gote e le convulsive reazioni di imbarazzo e felicità che forse solo Alex conosceva bene.
La amava. Eccome se l'amava. In ogni proporzione, particolare, minuzia che poteva esumare.
La riempiva, tanto, come nessuna donna avrebbe mai potuto. E quel vuoto che diventava voragine alla sua assenza si rimarginava al suono cadenzato e composto della sua presenza. Echeggiava nei giorni morti, aderiva al materasso freddo, rovistava tra le lenzuola di lino e scandiva tempo e ore.
L'avrebbe amata sempre. Alex lo sapeva. Non ci sarebbe stato momento in cui non l'avrebbe amata. Per sempre.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3615565