Harry Potter e il fratello dimenticato

di Le_FF_di_Max_Casagrande
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Marco era spaventato.

Seriamente spaventato.

Si trovava su quel treno da almeno trenta minuti, fermo, senza nè guardare dal finestrino nè tanto meno provare a vedere sul treno. Se l'avesse trovato? Cosa gli avrebbe detto?

"Ciao Harry, sono un tuo grande fan, mi faresti un autografo?" suonava male.

Ormai stava cercando di capire come fosse arrivato lì, non sul treno, ma in Inghilterra. Si era svegliato sdraiato su una panchina della stazione e, ovviamente, non sapeva dove si trovava. Non era mai stato a Londra, se non ricordava male. Anzi, non ricordava nulla. Non ricordava nulla della sua vita: famiglia, amici, scuola... tutto era come offuscato da una nuvola molto densa. Ancora sdraiato sulla panchina, si diede un'occhiata: era vestito come un normale ragazzo della sua età. La ricordava perfettamente: undici anni. era la seconda cosa che ricordava, l'età. Non che ce ne fosse una terza, ma almeno sapeva anche come si chiamava. "Piacere, mi chiamo Marco e ho undici anni... è un'inizio" pensò tra se e se. Non sapeva neache che lingua parlava, o in che lingua stesse pensando in quel momento. Esasperato, si lasciò cadere la testa all'indietro finchè non vide l'intera stazione di King's Cross sotto sopra. Tra tutte le persone, che variavano dai ragazzi che partivano dal college agli uomini d'affari che tornavano da viaggi di lavoro, lo aveva colpito in maniera particolare quel gruppo di persone dai capelli di un rosso particolarmente acceso. In meno di un secondo, la sua testa si riempì di informazioni: date, nomi, luoghi, e tutti avevano una sola cosa in comune: Harry Potter. Amava la saga e la conosceva alla perfezione: aveva letto i libri più volte, aveva perso il conto di quante volte avesse visto i film e, se non ricordava male, aveva anche giocato ai videogiochi. Non gli ci volle molto per considerare l'idea che fosse la famiglia Weasley che si dirigeva all''espresso per Hogwarts. Gli piaceva immaginarsi ad Hogwarts, al fianco del trio più famoso del cinema a risolvere quel mistero o problema che la scuola gli proponeva ogni anno. Si pose la domanda che si fanno tutti i bambini: e se fosse vero? Erano al binario cinque quando li aveva visti e continuavano a camminare. La curiosità, che Marco non era più in grado di controllare, lo aveva fatto alzare di scatto da quella panchina in pietra e farlo partire all'indeguimento, sotto la vista di babbani curiosi. Li aveva quasi raggiunti, quando si rese conto che forse era un pò troppo vicino, si voltò e si allontanò un poco. Appenna vide una colonna cercò di nascondersi dietro di essa e provando comunque a sembrare normale.

-Percy...- sentì distintamente Marco da una voce femminile. Poi ci ragionò su, Percy era il primo a varcare la soglia del binario nove e trequarti. Si voltò di scatto, per accorgersi che una delle persone di quel gruppetto era come svanita contro una parete. Come se stesse correndo per non perdere un treno.

Marco poggiò la schiena ad una parete nelle vicinanze, gli stavano per cedere le gambe. Cosa stava succedendo? Perchè non ricordava chi era ma ricordava distintamente il suo nome? Come era possibile che un sogno gli sembrasse così reale?

...

Era un sogno?

Rialzò lo sguardo con molta forza, doveva capire cosa stesse succedendo e notò quanto tempo fosse passato. Era scomparso tutto il gruppo, e sapendo quale fosse la parete giusta, si mise semplicemente a correre verso di esso.


 

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