Disclaimer:
Non è mio ed è tristemente palese che da tutto
ciò non ci ricaverò
neanche uno zellino.
Only
Dust Moves
Magnus
stava osservando attentamente gli oggetti che aveva prelevato da casa
di Ragnor per trovare qualcosa che potesse aiutare gli Shadowhunter a
trovare il Libro Bianco e risvegliare così Joycelin
dall’incantesimo
che fino a quel momento l’aveva protetta da Valentine. Ne
aveva
trovati alcuni, ma non era certo quali potessero essere quelli
giusti, tutti avrebbero potuto, ma nessuno sembrava esserlo
più
probabile degli altri. Aveva bisogno di Clay e Jace. Sorrise
amaramente: tutto quello che voleva fare era andarsene. E
teoricamente ci sarebbe anche riuscito; aveva creato un rifugio
sicuro a cui altri stregoni potevano avere acceso e che li avrebbe
tenuti al sicuro. A poi Elias aveva avuto la brillante idea di
venderli e così non solo si erano ritrovati a loro volta
decimati,
ma dato che gli Shadowhunter guidati da Clay, che agiva ancora il
cuore di una mondana, si erano battuti per aiutarli e difenderli, non
aveva potuto tirarsi indietro. Soprattutto quando aveva visto Alec e
il suo cuore per un istante aveva cessato di battere. Così,
all’improvviso. Non credeva che dopo centotrentotto anni
potesse
accadere di nuovo, eppure i sintomi c’erano tutti: il battito
che
accelerava, la confusione, i brividi. E Alec… Alec non
sembrava da
meno. Si era fermato a dormire da lui la notte che avevano curato
Luke, il nuovo Alfa del branco… aveva fatto qualche cocktail
nella
speranza che Alec si lasciasse un po’ andare, ma non poteva
forzare
la mano. Gli piaceva flirtare, gli era sempre piaciuto farlo e con
Alec era più divertente e soddisfacente del solito
perché non lo
rifiutava. Non sempre almeno. Talvolta accettava timidamente il suo
flirtare, altre volte la cosa lo metteva talmente in imbarazzo che
ogni scusa era buona per scappare.
Perso
nei suoi pensieri prese un album di fotografie e si sedette per
osservarlo meglio: in quella foto c’erano lui, Ragnor e
Camille.
Quanti ricordi oramai di due secoli fa, un tempo infinito per gli
umani, un battito di ciglia per quelli come lui. E Camille…
vederla
in quella foto riusciva ancora a farlo sospirare.
“Detesto
quella fotografia! Me lo devo ricordare: mento in giù e
sguardo in
su, altrimenti sembro un rospo strabico!”
“Sei
ancora vivo..” costatò Magnus, anche se ben sapeva
che quella era
una mera illusione dovuta al fatto che erano stregoni e la loro magia
– se forte come la sua o quella di Ragnor –
impregnava gli
oggetti che gli erano appartenuti quando erano in vita, così
da non
morire mai del tutto agli occhi di chi li aveva amati.
“Mio
caro amico io ci sarò sempre per te… Ora
però metti via
quell’orrenda foto e smettila di commemorare quella che
è solo una
serata da dimenticare. Cielo, quanto dovetti consolarti quella notte.
Eri a pezzi” gli ricordò Ragnor, non felice di
vedere Magnus così
triste e affranto.
“Speravo
che mi amasse quanto io amavo lei” mormorò lo
stregone più a se
stesso che a Ragnor “Ma lei rise di me e basta. Credeva
– e
immagino la sua opinione sia rimasta immutata – che gli
immortali
non possono innamorarsi… Mi ha spezzato il cuore.”
Ragnor
si accomodò sulla poltrona e lo guardò, con aria
seria e
dispiaciuta.
“Sei
immortale amico mio, eppure lei ti ha ucciso ugualmente...”
Magnus
sospirò, pensando che in dei conti nelle ultime settimane
era
successo qualcosa – o meglio, aveva incontrato qualcuno
– che gli
aveva ridato la voglia di andare oltre, superare il male che gli
aveva fatto Camille e guardare avanti. Così prese il
telefono
cercando nella rubrica il nome di Alec. Voleva parlargli, dirgli che
stava sbagliando tutto e che quel matrimonio era una bugia che stava
raccontando a se stesso nella speranza di accontentare i propri
genitori. Sposarsi per politica: Magnus era antico e ne aveva visti
tanti di matrimoni del genere, ma ne ricordava ben pochi a lieto
fine. Però, non appena il telefono inoltrò la
chiamata, Magnus
chiuse tutto prima ancora che Alec avesse il tempo di rispondergli.
Sapeva lui stesso che il ragazzo era combattuto: aveva sempre seguito
le regole e lui lo aveva destabilizzato, facendogli perdere alcune
delle sue certezze che per anni lo avevano fatto sentire al sicuro.
Era uno Shadowhunter e non poteva farsi guidare dalle emozione. Il
contrario di ciò che faceva lui che non doveva rendere conto
quasi a
nessuno se non a se stesso. Alec cercava solo di essere fedele a
ciò
che era sempre stato, il bravo ragazzo che fa il suo dovere e Magnus
sapeva che anche in quel caso non si sarebbe tirato indietro, che la
cosa gli piacesse o no.
Si
alzò, continuando a curiosare tra gli oggetti
dell’amico, trovò
quel discutibile strumento che Ragnor aveva sempre odiato…
tranne
quando lo suonava Imasu. Circa.
“Se
solo avessi voluto, avresti potuto riconquistarlo!”
“Non
potevo dargli quello che voleva… forse ha ragione Camille.
Sono un
immortale, non ho legami con nessuno, dovrei semplicemente godermi
questa libertà” constatò Magnus
amaramente.
“Non
sei Camille… Non puoi negare ciò che sei e
ciò che provi. Ti sei
costruito un muro attorno al tuo cuore per difenderti da dolore. Ma
quando riuscirai ad amare di nuovo, dovrai fare tutto quello che
è
in tuo potere per non lasciartelo scappare!”
Magnus
guardò Ragnor incapace di rispondere: gli aveva aperto gli
occhi su
qualcosa che aveva sempre saputo ma che non aveva mai voluto
ammettere. O semplicemente rendersene conto perché faceva
troppo
male. Così si alzò con un sorriso e una decisione
che sorpresero
persino lui.
“Vai
da qualche parte?” gli domandò Ragnor con lo
stesso sorriso
soddisfatto.
“Sai
una cosa? Anche da morto riesci a dare degli ottimi consigli.”
“Sarebbe
bello se li ascoltassi non solo ogni trecento anni” fece
Ragnor
prima di sparire e lasciando Magnus solo con se stesso e i suoi
pensieri alla ricerca di quel coraggio che gli sarebbe servito per
andare all’Istituto, entrare nella sala della cerimonia
davanti a
tutti e aspettare che Alec mandasse all’aria il matrimonio.
Non era
chiedere troppo in fondo.
Andò
nella sua stanza e cercò alcuni dei suoi abiti migliori a li
scartò
tutti. Era una situazione troppo delicata e visto quello che avrebbe
dovuto fare, forse era meglio optare per qualcosa di sobrio che non
l’avrebbe esposto più del dovuto. Un completo nero
era perfetto.
Sembrava un po’ un vampiro, ma gli sembrò comunque
la scelta più
adatta. Finì di abbottonarsi la camicia e e fece un respiro
profondo… in fin dei conti aveva un’ottima scusa.
Doveva parlare
con Clay e Jace dei suoi progressi nella ricerca del Libro, magari a
Clay sarebbe venuto in mente qualcosa che li avrebbe aiutati. E poi
Izzy l’aveva ufficialmente invitato alla cerimonia,
quindi…
Quando
arrivò all’Istituto non c’era quasi
nessuno se non qualcuno
davanti agli schermi per assicurarsi che non arrivassero intrusi o
soggetti potenzialmente pericolosi. Magnus oramai era un ospite fisso
degli Shadowhunter, quindi nessuno batté ciglio quando lo
videro
entrare e dirigersi con passo deciso verso la sala in cui si stava
tenendo la cerimonia. Era già iniziata, poteva percepire
l’energia
marcia delle rune che venivano evocate, rune che da lì a
breve i due
sposi avrebbero inciso l’uno sulla pelle dell’altro
in un legame
indissolubile. Doveva sbrigarsi.
Percorse
i corridoi dell’Istituto seguendo la scia magica, visto che
non
aveva ben chiaro dove si sarebbe effettivamente svolta la cerimonia,
fino a che non arrivò a pochi metri dalla porta aperta sul
salone.
Poteva intravedere il tappeto che avevano percorso prima Alec e poi
Lydia per incontrarsi all’altare e ora sarebbe toccato a lui
calpestarlo per non lasciarsi scappare quell’occasione. Si
appoggiò
per un secondo con la schiena al muro e inspirò
profondamente: non
aveva molto tempo se voleva farlo, doveva sbrigarsi. Ma la domanda
era proprio quella, voleva farlo davvero? In cuor suo sì,
anche se
non era certo che avrebbe sopportato l’umiliazione di Alec
che lo
mandava via. Si era già preparato la frase con cui zittire
la madre
di Alec che sicuramente gli sarebbe andata incontro per allontanarlo
o farlo desistere da fare qualsiasi cosa. E lui le avrebbe
semplicemente risposto “Questa è una
cosa tra me e tuo figlio,
me ne andrò solo se lo dirà
lui”…
semplice ma d’impatto. E se invece non avesse fatto nulla? Se
fosse
rimasto lì fino alla conclusione della cerimonia? Le cose
per lui
non sarebbero cambiate più di tanto, avrebbe continuato a
flirtare
con Alec (anche se essendo un uomo sposato si sarebbe perso gran
parte del divertimento) mentre Alec… beh, era stato lui a
volersi
sposare, a qualunque cosa andasse incontro sarebbe stata una sua
responsabilità: che fossero infelicità perpetua o
una bella
famigliola felice, a nessuno era dato di saperlo. E lui stesso non
poteva fare alcuna predizione visto che qualunque cosa sarebbe
successa sarebbe stata la conseguenza di una sua azione.
Si
avvicinò ancora un po’ e si sporse per vedere
quello che stava
accadendo: Lydia aveva preso la propria stele e, con la mano di Alec
tra le sue, era pronta a incidere la runa nuziale sulla mano
dell’uomo che Magnus voleva. Era lì, bastava solo
fare un passo…
Quel
passo Magnus non lo fece mai.
Era
rimasto immobile a osservare dall’angolo dietro la porta
Lydia e
Alec che si incidevano la runa nuziale, con un pizzico di nervosismo,
ma nessuna traccia di rimpianto. Per lo meno sul volto di Lydia. E
come darle torto.
Rimase
ad ascoltare distrattamente la musica che proveniva dal salone del
ricevimento mentre lui era ancora lì, dietro
un’altra porta, ad
aspettare che Clary o Jace facessero la loro comparsa, così
da
informarli sui progressi fatti e trovare, magari, anche qualcosa che
li conducesse al Libro Bianco.
Finalmente
Clary uscì dalla sala e Magnus
l’afferrò per un braccio,
facendola sussultare per lo spavento.
“Shhh”
fece lui mettendo un dito davanti alle labbra “Vai a chiamare
Jace.
Ho delle novità.”
“Non
sei venuto qui per-”
“No”
la interruppe subito Magnus “Avevo altro a cui
pensare” aggiunse
cercando di ricomporsi e non dar a vedere cosa in realtà lo
stava
tormentando.
Clary
gli rivolse uno sguardo non molto convinto, quello tipico dei mondani
che sanno perfettamente quando qualcuno sta mentendo, soprattutto se
ci sono di mezzo dei sentimenti, ma comunque fece quanto le aveva
detto. Riemerse con Jace e andarono in una sala dove avrebbero potuto
parlare senza che nessuno potesse vederli.
“Questi
sono una serie degli effetti più importanti appartenuti a
Ragnor”
disse facendo schioccare e dita e facendo apparire dall’alone
azzurro che caratterizzava la sua magia, una serie di oggetti ben
disposti sul tavolo “Ma non sono in grado di capire quale
potrebbe
condurci al proprietario del Libro Bianco” spiegò
pendendo in mano
un oggetto a caso. Gli alti due fecero lo stesso, ma subito Clary
attirò la loro attenzione verso un segnalibro di stoffa.
“Aspetta
un attimo, questo segnalibro! L’ho già visto.
Nell’altra
dimensione mi avevi mostrato un libro di incantesimi… Credo
fosse
il Libro Bianco.”
“Ottimo!”
fece Jace “Se è così possiamo usarlo
per rintracciare il
proprietario” disse cercando di afferrare il segnalibro, ma
Magnus
glielo strappò dalle mani.
“La
magia degli stregoni è più potente per queste
cose” spiegò con
un sorrisino beffardo e nel giro di qualche secondo cominciò
a
visualizzare chi fosse e, soprattutto, dove fosse il proprietario del
Libro. O meglio, la proprietaria.
“Ok,
ho una bella e una cattiva notizia: quella bella è che so
chi ha il
Libro Bianco. Quella brutta? È Camille.”
Non
aveva potuto fare a meno di sussultare quando aveva visto a ci
appartenesse il libro, ma non era quello stesso tipo di sussulto come
quando vedeva Alec. Era rammarico, dispiacere e un pizzico di odio
nei confronti della vampira per averlo reso così impotente e
incapace di accettare una cosa come i sentimenti nei confronti di
qualcuno. Dopo di lei niente era più stato lo stesso, e il
suo aver
rinunciato ad Alec ne era la prova.
“Camille?”
“A
quanto pare Rapahel l’ha rinchiusa nei sotterranei
dell’Hotel
DuMort.”
“Dopo
che le ho tirato un pugno, non credo proprio sarà disposta
ad
aiutarmi” mormorò Clary, consapevole che ogni sua
speranza di
risvegliare sua madre era andata perduta.
“Non
ha altra scelta… fidati di me” disse Jace
guardando Clary negli
occhi prima di andare via, con in mente chissà cosa.
Magnus
alzò le spalle, c’era chi era messo peggio di lui.
“Hey...”
lo fermò Clary quando fece per andarsene.
“Non
devi tornare alla festa?“ le domandò Magnus
cercando di liberarsi
il braccio.
“Perché
non sei arrivato prima?”
Magnus
sembrò di cercare offeso.
“Perché
stavo lavorando per voi, cercando di trovare qualche indizio sul
Libro Bianco.”
E
Clary gli rivolse nuovamente quello sguardo, quello che dice “so
che mi stai dicendo una bugia”…
nonostante avesse apparentemente accettato ciò che era
realmente,
era comunque stata cresciuta come una mondana, ovvero una persona che
vive ascoltando anche le regole del proprio cuore.
“Non
potevo certo interrompere la cerimonia...”
“Il
Magnus che conosco io non si sarebbe fatto il minimo
problema” lo
stuzzicò lei.
“Alec
probabilmente non avrebbe gradito la mia presenza… ha fatto
una
scelta in fondo.”
“Dettata
dalla Legge che si è sentito obbligato a seguire! E se
avesse
seguito il suo cuore?”
“Se,
se e ancora se… Non ci è dato di
saperlo” constatò Magnus
alzando le spalle prima di far apparire il portale che
l’avrebbe
condotto a casa sua.
“Magnus…?”
lo chiamò ancora Clary. Questa volta lo stregone si
girò, senza
dire nulla, senza risponderle con una battutina tagliente “Mi
dispiace” aggiunse lei facendo un passo indietro, come a dire
che
non avrebbe più fatto commenti sulla sua decisione.
Magnus
sospirò e abbassò lo sguardo.
“Fa
niente, ho una vita lunga davanti… Fai le mie
congratulazioni agli
sposi. E auguri ai figli maschi!” disse prima di sparire e il
portale con lui.
Clary
poté soltanto rimanere lì, rendendosi conto che
quel matrimonio
aveva distrutto la vita di tre persone. Non aveva molta esperienza a
riguardo, ma i matrimoni generalmente dovrebbero avere un finale
migliore.
Non
importava che ora fosse, Magnus in quel momento voleva solo sedersi
sul divano, e bere qualcosa di molte forse, non per ubriacarsi, ma
aveva bisogno di avere la sensazione di essere ancora in grado di
provare qualcosa… anche solo il bruciore
dell’alcool.
Non
era molto, ma meglio di niente.
Osservò
la sua casa e si rese conto che in quel momento non lo era davvero,
era diventata un’eco di qualcosa – o meglio
qualcuno - che non
c’era più. Un po’ come lui. Non aveva
perso niente perché in
fondo, tra lui ed Alec non c’era mai stato nulla. Ma faceva
male lo
stesso.
Fece
schioccare le dita e pian piano gli oggetti di Ragnor che aveva
portato via dalla sua abitazione sparirono. Rimase lì, fermo
sul
divano, a osservare il sole che sorgeva: era un’ora di
transizione,
di assoluta pace e di puro pericolo, c’era chi si sarebbe
svegliato
e chi invece sarebbe andato a dormire. L’ultimo oggetto
appartenuto
a Ragnor sparì e lui rimase lì, seduto immobile
sul divano a
guardare la polvere che si muoveva piano e andava lentamente a
posarsi dove oramai non c’era più nulla.
-Fine-
Note
dell’autrice:
Sono
finita qui per colpa di Netflix che mi ha consigliato la visione
perché avevo Supernatural tra i
preferiti. L’esatto
passaggio da “diamo un’occhiata”
a “scriviamoci su
una fanfiction” temo di essermelo perso
però… Il mio amore
per l’angst e lo slash mi ha portato a ideare questo What
if…?
dove Magnus non riesce a evitare il matrimonio tra Alec e
Lydia
(che è una scena semplicemente stupenda ma mi piacciono i
finali
tristi...).
Spero
vi sia piaciuta, perdonate le inesattezze ma fino a una settimana non
avevo idea di cosa fosse Shadowhunters,
quindi tutto ciò che so si basa sulla serie tv. Ah, il titolo viene dall'omonima canzone dei Thy Serpent - Only Dust Moves
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