Senza pioggia

di AlexBlack
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Senza pioggia
 

 
Avevano undici anni, e anche se bambini non erano più
sorridevano alla vita con una particolare infantilità
dipinta a fiotti sui loro visi.
Correvano nei prati e sulle colline brianzole
nei lievi pomeriggi di vento.
Giocavano a prendersi senza prendersi mai,
contavano le margherite tra l’erba fine,
s’avvinghiavano le mani e correvano in tondo fino a cadere.
Ridevano di cuore delle cose semplici,
delle mele sformate sugli alberi,
del profumo dell’estate che sapeva troppo di pascolo.
Non sapevano dare un nome alla pioggia,
ma indicavano le nuvole,
tra il cielo blu e la loro fantasia pungente.

Avevano vent’anni, più tardi,
camminavano nella città persi tra i pensieri pesanti
con il caffè nero e bruciante in mano.
Lei faceva l’università
e dei prati non c’era neanche l’ombra
neanche del vento
neanche delle margherite.
Lui faceva il postino e invece correva sempre ma non prendeva mai nessuno
– a parte la multa, quella la prendeva spesso.
Sbagliavano e chiedevano scusa,
respiravano l’acre odore dello smog,
s’indignavano per i politici stolti ma melliflui.
Cercavano il loro posto nel mondo complicato,
si chiedevano troppe domande senza fare nulla,
si chiedevano dove fossero
le giornate spensierate
le giornate senza pioggia.




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