Solo
un incubo
Mi
sveglio di soprassalto, madida di sudore nonostante sia il
diciassette gennaio.
Sono
passati diversi mesi dal mio mancato matrimonio con Ranma.
All'inizio
ci sono stata male, ho anche smesso di rivolgergli la parola per un
po' ma poi ho capito quanto deve essere stato traumatico per lui
svegliarsi vestito da sposo...a me, almeno, il consenso lo hanno
chiesto.
Ed
in fondo non potevo dimenticare ciò che lui si era lasciato
sfuggire
quando pensava di avermi perso così siamo tornati alla vita
di
prima, abitiamo sempre sotto lo stesso tetto e in teoria continuiamo
ad essere fidanzati.
L'unica
novità, purtroppo negativa, è che da allora quasi
ogni notte mi
sveglio in preda agli incubi.
Cambia
il contesto, cambiano gli antagonisti ma il fulcro del sogno
è
sempre uno: qualcuno o qualcosa mi porta via Ranma ed ogni volta mi
sveglio urlando il suo nome.
Così
al resto si aggiunge la paura che qualcuno possa sentirmi mentre lo
chiamo.
Per
fortuna papà e il signor Genma russano come dei trattori e
il loro
concerto copre ogni altro rumore.
Anche
stanotte il duetto di tromboni sta facendo il suo lavoro e
così,
rassicurata, mi alzo e vado in bagno a sciacquarmi la faccia.
Stavolta
forse è stata peggio delle altre; io e Ranma eravamo in riva
al
mare, un drago acquatico con il viso di Kodachi è uscito
dall'acqua
ed lo ha afferrato con la sua lunga coda per poi tornare ad
immergersi mentre io li guardavo impotente.
Mi
sento così scombussolata da non avere più sonno.
Decido
di scendere il cucina a prepararmi un bicchiere di latte caldo, spero
mi aiuti a rilassarmi.
Appena
uscita dal bagno, però, i miei occhi si fissano sulla porta
della
camera in cui dormono Ranma e suo padre.
So
che è una pazzia ma non resisto e così, con passo
felpato, mi
avvicino alla porta e la socchiudo.
Per
poco non mi scappa una risata nel vedere il signor Genma in versione
panda che dorme tenendo in mano un cartello con scritto “Zzzz
Zzzz!”...quell'uomo è davvero assurdo!
Qualsiasi
pensiero su di lui viene scacciato via nel momento in cui i miei
occhi si posano sull'altra figura addormentata.
Il
futon è completamente storto e lui dorme quasi per
metà sui tatami.
Mi
chiedo cosa sogni per agitarsi così.
Intenerita
mi avvicino a lui e, il più silenziosamente possibile, lo
copro.
Quando
esco dalla stanza mi accorgo di aver trattenuto il respiro, non avrei
saputo affrontare il suo sguardo se mi avesse trovata china su di
lui.
Per
evitare ulteriori problemi mi allontano velocemente dalla stanza e
raggiungo la cucina.
Ho
appena finito di versare il latte in una tazza quando avverto una
presenza alle mie spalle.
Mi
giro di scatto e mi trovo davanti proprio Ranma che mi guarda con
aria interrogativa.
Sono
così sorpresa da lasciare cadere la tazza.
Per
fortuna lui ha i riflessi pronti e così l'afferra prima che
si
frantumi sul pavimento svegliando tutta la famiglia.
Il
liquido all'interno è però bollente e
così Ranma inizia un buffo
balletto facendo saltare la tazza da una mano all'altra mentre io, in
preda alle risate, non riesco ad aiutarlo.
Per
fortuna dopo pochi secondi mi riprendo e riesco a recuperare al tazza
e poggiarla sul lavandino, nel farlo però le nostre mani si
sfiorano
ed io mi sento arrossire.
«Akane,
tutto bene?» mi chiede lui, insolitamente serio.
«Si
certo, avevo solo voglia di una tazza di latte.» minimizzo
io,
sperando di essere credibile.
«Non
sei mai stata brava a dire bugie.» afferma, quasi a
sottolineare
un'ovvietà.
In
effetti anche Kasumi mi ha sempre detto che scopriva le mie
marachelle perché mi si leggeva in faccia quando mentivo.
«Ok,
ho avuto un incubo e così ho deciso di calmarmi con il latte
caldo.»
spiego, innervosendomi.
«C'ero
anch'io nell'incubo?»
«Cosa
c'entri tu?»
«Ti
ho sentito quando sei entrata in camera mia.» confessa,
arrossendo
leggermente.
Dentro
di me vorrei urlare dalla vergogna, se era sveglio allora mi ha
sentito mentre gli rimboccavo le coperte...spero solo non abbia avuto
modo di intuire che sono stata tentata di baciarlo.
«Avevo
sentito un rumore, ma era solo tuo padre.» rispondo, evitando
di
guardarlo negli occhi.
«Akane,
ti ho già detto che non sei capace di mentire.»
Sto
per partire con una delle mie sfuriate, il solo modo che conosco per
tirarmi fuori dalle situazioni imbarazzanti ma nel momento in cui
alzo gli occhi vedo il suo sguardo preoccupato e la mia ira scema di
colpo.
«Tu
non dormi bene da mesi. Pensi non abbia notato che faccia stanca hai
la mattina? E poi...e poi stanotte ti ho sentito chiamarmi.»
confessa, con voce malferma.
La
sua preoccupazione, il fatto che si fosse accorto del mio stare male
danno il colpo di grazia al mio autocontrollo. Scoppio in un pianto
dirotto, incassando la testa nelle spalle.
Improvvisamente
sento le sue braccia che mi cingono e in un attimo mi trovo a
singhiozzare sul suo petto stringendo tra le mani la sua canotta
bianca, fradicia delle mie lacrime.
«Da
quando siamo tornati da Jusenkyo ogni notte sogno che un mostro o
qualcuna delle tue pretendenti viene a portarti via da me.»
confesso, incapace di trattenermi.
Mi
aspetto che lui si allontani o che faccia qualcuno dei suoi commenti
sarcastici invece sento aumentare la stretta delle sue braccia
attorno a me.
«Io
non andrò mai via né permetterò a
nessuno di separarci, a meno che
non sia tu a chiedermi di andarmene.» afferma con voce
sicura, anche
se sento il suo cuore battere all'impazzata contro il mio orecchio.
So
quanto deve essergli costato dire quelle parole e mi rendo conto che
è il mio turno di essere coraggiosa.
Alzò
lo sguardo su di lui e fisso i miei occhi nei suoi, vedo che mi
guarda timoroso di una mia reazione ma io lo rassicuro sorridendogli.
Con
po' di difficoltà, visto che continua a tenermi stretta,
alzo le
braccia e gli cingo il collo, so di essere arrossita ed anche lui non
è da meno...siamo proprio una bella accoppiata!
Mi
alzo sulle punte e avvicino il mio viso al suo, ormai solo pochi
millimetri ci separano ma non ho il coraggio di andare avanti.
Rimaniamo
così per qualche secondo mentre i nostri respiri si fanno
più
affannosi e, alla fine, annulliamo la distanza e le nostre labbra si
sfiorano dapprima timidamente e poi con sempre maggior trasporto.
Schiudo
le labbra e lui s'impossessa della mia bocca con una bramosia che non
gli conoscevo.
Senza
fiato, ci stacchiamo e abbassiamo lo sguardo, nuovamente timidi.
«Forse
è meglio se torniamo a letto, non è il caso che
qualcuno ci
becchi.» propone Ranma, senza accennare a lasciarmi.
In
effetti ci manca soltanto che qualcuno ci veda, non voglio che niente
rovini questo momento.
Con
fare impacciato ci allontaniamo, gli sorrido, imbarazzata.
Bevo
velocemente il latte, anche se ormai non ne ho più bisogno,
giusto
per non lasciare tracce.
Lui
mi aspetta e insieme risaliamo le scale tenendoci per mano.
«Buonanotte
Ranma.» sussurro, giunta davanti alla mia porta.
«Buonanotte
Akane.» risponde lui senza lasciarmi la mano.
Lo
vedo tentennare, poi, d'un tratto guarda velocemente a destra e a
sinistra quindi mi stampa un bacio veloce sulle labbra per poi
fuggirsene in camera sua.
Rientro
nella mia stanza e mi accoccolo sotto le coperte, il sorriso che
è
sulle mie labbra non vuole andare via.
Mi
addormento con la certezza di non avere incubi perché ho
appena
vissuto il mio più bel sogno nella realtà.
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