Nel grembo di Arras

di Lady A
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Vorrei morire adesso che la luna è assente e nemmeno le stelle possono giudicarmi.
Il cielo è spento, solitario; Il cielo è un padre senza figli.

E’ una battaglia che non conosce tregue, la mia.

Sono disarmato.

La fronteggio a mani nude: non ho fucili da imbracciare, né spade da sguainare, stavolta.

Lei è più forte di me, ha una falce nera appuntata al petto.

Mi ha reso debole.

Degusta le mie ultime energie, si nutre della follia e del dolore.
E’ un dolce vino per il suo palato; è fiele e mare per il mio.

Sono immobile, una statua di sale, tra le prigioni spinate del rimorso e della coscienza.

Mi hai lasciato solo.

Ti ho forgiato per anni, come mio erede. Ti ho nutrito di duelli, d’armi ed asprezze.

Abbandonato, osservo la ribellione del vento d’estate.
Scuote i rami; sono mani ardimentose che picchiano contro i vetri delle finestre.
E’ la voce della Rivoluzione.

Ha troncato per sempre la tua esistenza.

Come hai potuto abbandonare tuo padre, Oscar?
Come hai potuto cedere alla Vita e morire?

Il tormento profana la carne a morsi, come una belva digiuna. Incendia i polmoni, strozza il respiro e le illusioni.
Sgretola il Mondo e le sue convinzioni.

Mi accascio al suolo, privo d’onore e riserbo, accanto alle tue spoglie terrene. 

Stringo i pugni. Nessun battito nel petto. Nessun respiro dalle tue labbra sottili.

Non permetterò a nessuno di varcare questo nostro intimo confine.
Resterò a vegliarti fino al canto dell’aurora e oltre.

Griderò e imploderò il tuo nome a Dio.
Che ti accolga con infinito amore nel suo abbraccio, come mai ho saputo fare io, genitore superbo e senza scrupoli.

Ho preteso l’impossibile da te; l'impossibile mi hai donato ogni giorno, a grandi o piccoli sorsi, ad ogni vittoria e sfida che ti ha vestita d’ardore e fermezza guerriera.

Mi hai reso fiero e onnipotente: tu che saputo assecondare ogni desiderio di questo folle padre, tu che mai hai temuto la ribellione.
Hai capeggiato un popolo in rivolta contro la Corona, ma non m’importa; non m'importa davvero.

Non più.
Il mio respiro si è spento con il tuo.

Non merito alcuna pietà, nessun perdono.

Vorrei seguirti, darti l’amore e il conforto che mai ho saputo o
ffrirti. Ma è infido e remoto il posto in cui sprofonderò quando non sarò più in Vita.
Brucerò all’Inferno, da solo.
Non ti rivedrò più.

Quale agonia più profonda per un padre indegno come me?

Chi proteggerà tua madre e i Sovrani dalle spire di queste miserabili sommosse?

Non posso abbandonarli!

Che io sia dannato in eterno!

Mi rimetto in piedi. Sono stanco.
Avanzo in un’ombra bruta e silenziosa.
Sfioro il tuo viso, i tuoi capelli d’oro spento; stringo la tua mano tra la mia, la bacio.

Un’ultima umana volontà da ascoltare e carezzare.

Accoglierò ogni tuo desiderio, abbraccerò il tuo essere donna e figlia.

Moglie di André Grandier: su una collina dipinta d’infanzia e colori, uniti nel grembo della terra di Arras.


Altro non posso osare, davvero. 




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