CAPITOLO 1
La
cosa più rischiosa che tu possa fare è fidarti di
una persona. Donarle il tuo cuore.
Purtroppo ne abbiamo solo uno, una volta ceduto non è
restituibile e, cosa ancora più grave, se viene rotto non
è riparabile.
Non funziona come in un centro commerciale, non c'è nessuna
garanzia, nessun rimborso e nessun tecnico che sia in grado di
sistemare ciò che viene distrutto.
Questa è una storia d'amore, un'amore vero dei nostri tempi
e che quindi non avrà un lieto fine. Non ci può
essere un lieto fine se la verità è stata persa.
La nostra storia comincia in una fredda settimana di Novembre, proprio
durante qui giorni dove noti il cambiamento di stagione, quando capisci
che l'autunno è ormai finito
per lasciar carta bianca all'inverno.
Io sarò pazza, ma adoro il freddo. Amo quando la temperatura
scende tanto che quando respiri si formano delle piccole nuvolette di
vapore attorno al viso.
Sorrido ogni volta che, con disapunto di mio padre, tratteggio
disegnini stupidi che grazie alla condensa rimangono impressi sul
finestrino della macchina.
Non riesco a fare a meno di quel periodo magico prima di Natale, quando
tutto sembra perfetto e sai che qualunque cosa possa succedere te la
puoi cavare.
Insomma l'Inverno è la mia stagione!
E proprio in questo periodo ho incontrato una persona speciale che, in
qualche modo, mi ha cambiato la vita.
Vivere in una città come Parigi ti da molte
possibilità, non senti il bisogno di lasciare tutto e tutti
perchè ti senti soffocata come succede spesso nei piccoli
paesi di provincia.
Qui non mancano le opportunità di vivere a pieno tutto
quello che sei. Puoi passeggiare per le strade, confonderti tra i
turisti, e "vivere" a modo tuo una città che tutti
vorrebbero conoscere
proprio come la conosci tu, sentirla come la senti tu.
Mi chiamo Simone e sono nata a Parigi 21 primavere fa.
Studio psicologia da due anni, ma vorrei tanto potermi guadagnare da
vivere scrivendo romanzi.
Vivo con mia madre a la mia sorellina più piccola, mio padre
ci ha lasciate circa cinque anni fa, divorziando da mia madre per una
donna più giovane.
Si sono sposati e tutte le estati io e mia sorella siamo costrette a
trascorrere due settimane con la coppia felice, che di felice in
realtà non ha nulla.
Passo tutte le mie domeniche seduta su una panchina dei giardini che
dividono il Trocadero dalla Tour Eiffel, mi piace sedermi e leggere
mentre il mondo mi passa davanti.
Ogni domenica un libro nuovo, oggi mi sono portata "Moby Dick" un libro
decisamente sottovalutato. Non è certo una favoletta per
bambini.
Come al solito mia mamma a quest' ora mi sta chiamando, sento il
cellulare vibrare nella tasca dei jens larghi e logori.
"Pronto"
"One, dove sei? Fra un'ora si cena" adoro mia madre, veramente, ma
vorrei tanto che vivesse la sua vita invece di continuare a metter
becco nella mia.
"Sto arrivando, tra venti minuti sono li, promesso"
"Oh, tanto lo so che non è cosi...Stai ancora perdendo tempo
a leggere su quel maledetto pezzo di legno scrostato. Dovresti
impiegare meglio il tuo tempo, studiando per esempio!"
"Mamma, non tocchiamo l'argomento ti prego. Ho detto che fra venti
minuti sono a casa, è cosi sarà"
"Ok, allora ti aspettiamo"
Non so veramente come faccia ad essere cosi irritante. Una cosa che
proprio non accetto è che si parli cosi del mio rendimento,
studio e porto a casa dei bellissimi voti
quindi non so perchè sprechi tanto il fiato quella donna.
Mi incammino verso la stazione del metrò, c'è ne
una proprio accanto all'entrata del Trocadero. Un'altra cosa
bella di vivere inuna città guarda come Parigi è
che i mezzi di trasporto
sono comodi e veloci.
In meno di quindici minuti arrivo a casa e, anche se il mio vagone
straripava di gente, non ho resistito dal finire il capitolo di Moby
Dick che stavo leggendo.
Anche se godersi un tale capolavoro, inpiedi, sotto l'arcata ascellare
di un tedesco che non vede una saponetta da settimane, non è
il massimo.
Vivere qui mi ha insegnato a superare con facilità le
persone che ho davanti, infatti so svicolare senza problemi tra la
folla e sono subito all'aria aperta.
Contro ogni previsione sono in perfetto orario, credo sia la prima
volta.
Casa mia è proprio dietro l'angolo, già intravedo
l'edificio rosa e bianco dove vivo. Quarto piano, senza ascensore
naturalmente, ma tutto sommato non cambierei casa mia
con nessun'altra abitazione al mondo.
Il mio piccolo mondo è stato arredato da mia madre quando
ancora ero in fascie. Quando osservo gli oggetti sparsi per casa tutto
mi racconta lei.
Il pavimento è rigorosamente ricoperto di un parque che
scricchiola ad ogni passo. Le pareti rosso scure e arancio
conferiscono all'ambiente un calore abbagliante.
Non essendo un'amante dell'arte, mia mamma, ha riempito le pareti di
nostre fotografie. La cosa più strana di casa mia rimane
però l'albero che ho nel bel mezzo del soggiorno.
Si, ho proprio un albero in casa. Qualche anno fa mia zia ci
regalò un piccolo albero di limoni ...non è mai
stato tolto dalla stanza. Ora sta vicino alla finestra,
da dove può prendere il sole, dentro a un enorme vaso di
ceramica blu.
E' impossibile entrare di soppiatto nel mio appartamento, non appena ci
metti piede le vecchie assi del pavimenti scricchiolano a
più non posso.
Evidentemente anche mia mamma è parecchio sorpresa che io
sia in orario, infatti la sento urlare dalla cucina un "Chi
è?" sorrido davanti alla sottile incoscienza di quella donna
sulla quarantina. Chi vuole che sia? Aspetta solo me, e io sola ho le
chiavi di casa.
"Jane Austen" urlò in risposta mentre rimetto apposto il
libro di Moby Dick nella libreria che sta proprio davanti alla porta
d'ingresso.
"Si, ti piacerebbe!" mi dice sporgendosi nel corridoio per rinforzare
la battutina con una linguaccia.
Non c'è niente da fare, mia mamma non vuole che io viva di
quello che scrivo, e fa di tutto per tenermi con i piedi per terra.
Senza badare a quello che dice mi incammino verso la cucina e,
sedendomi su una degli sgabelli, afferro un chicco d'uva dall'enorme
grappolo riposto sul centro tavola.
"One, si mangia fra dieci minuti" mi rimprovera mia mamma. Dio, sembra
non essere in grado di fare altro.
Non ho tempo di lamentarmi come al solito che mia sorella fa il suo
ingresso nella stanza. Ha solo tredici anni ma ne dimostra molti di
più.
E' completamente diversa da me, si dice che le sorelle maggiori siano i
modelli di quelle più piccole, nel nostro caso sono io che
dovrei prendere da lei.
A differenza di me, che porto sempre scarpe da ginnastica jeans larghi
e t-shirt, si veste come una vera signorina. Fin troppo per la sua
età secondo me.
Valerie porta sempre la gonna e le scarpe con un po di tacco sono
un'arma che non può mancare nel suo "arsenale".
I capelli lunghi e un po' mossi le incorniciano un visino che sembra
fatto di porcellana bianca. Insomma è una bellissima
ragazzina e fra qualche anno sarà una bellissima donna.
"Ciao Sim, come mai oggi non sei in ritardo?" mi chiede sorridendo
mentre prende posto accanto a me.
"AH AH AH" rido sarcastica "Dai per una volta posso anche arrivare in
tempo, non mi sembra una cosa così brutta,no?"
"No, no. Ma di questo passo farai piovere e io stasera ho un
appuntamento!" ecco, sapevo che ci doveva essere sotto qualcosa.
Com'è possibile che la mia sorellina di tredici anni
cambi un ragazzo a settimana e io che ne ho ventuno non riesco a
trovare uno straccio di uomo. Non che ce ne siano in circolazione che
mi interessino...
"Sentiamo, chi è la tua vittima stavolta?"
"Lo conosci bene. E' John, quello del sesto piano" conosco John in
effetti ma credevo che fosse molto più grande di mia sorella.
"Ma non è molto più grande di te?"
"Ha diciassette anni" mi risponde tranquillamente.
Io sono sconcertata, non dalla sicurezza con la quale mia sorella ha
parlato, ma dal fatto che mia mamma non ha detto nulla a riguardo.
Insomma, quattro anni di differenza nella fase dell'adolescenza sono
tanti. I ragazzi di quell'età non credo mirino a passeggiare
mano nella mano guardando la luna.
"Mamma!!!" la vedo voltarsi verso di me quasi spaventata dalla mia
reazione, possibile che non se ne renda conto? "Fai uscire Val con un
ragazzo di diciassette anni???"
"Non dovrei?" mi chiede pensierosa "Non credo ci sia niente di male"
aggiunge vedendomi corrugare la fronte scettica "Tua sorella
è molto matura per la sua età, sa quello che fa,
a differenza di una signorina che conosco io" mi sembra giusto, adesso
mi fa anche la predica perchè non esco con i ragazzi come fa
mia sorella.
"Ti prego non tocchiamo l'argomento, sai bene come la penso. Ad ogni
modo sei tu sua madre quindi sta a te decidere se riporre o no fiducia
in una bambina"
"Io non sono una bambina" urla Valerie, perforandomi quasi un timpano.
Non voglio ferirla ma lei è una bambina. E' una bellissima
bambina che ha tanta voglia di crescere.
Non le dico nulla, mi alzo e mi dirigo verso camera mia, le discussioni
prima di cena mi bloccano lo stomaco.
"Chiamatemi quando è pronto" dico mentre mi sto
già chiudendo la porta alle spalle.
Capitolo
assolutamente introduttivo. Diciamo che è una sorta di
"capitolo pilota" come quando fanno gli episodi pilota per vedere se un
programma televisivo piace.
Ecco, voglio sapere se questo capitolo vi piace :)
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