Under The Shield

di paoletta76
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Riusciva a muovere le dita, a chiudere le mani. E continuava ad osservarle, spalle affondate nei cuscini di quella stanza in cui tutto pian piano stava assumendo un nome.
Tornato dalla morte. L’avevano definito così. Non capiva. Nella sua testa c’era solo un groviglio gigantesco di immagini, odori, rumori, voci a cui non riusciva a dare spiegazione. Ricordava solo quel viso, e quel nome. Skye.
E poi la scena che si ripeteva ogni volta che riusciva a prendere sonno tra una fitta di dolore e l’altra. Il luogo che la sua testa conosceva come il bus, la ragazza il cui nome, ne era sicuro, era Jemma. Le sue lacrime, ed il cuore che faceva male.
E’ stata tutta colpa tua..
 
Di nuovo passi, in avvicinamento, leggeri. Una coppia di voci, oltre la parete, prima che la posta scorresse.
- E’ sveglio?
- Sì. Da qualche giorno. No, non ricorda, non credo. Non parla. Non accenna a riconoscere.. sai, tipo, aggrottare le sopracciglia, come pensasse dove l’ho già vista.. cose così. Niente. Sembra.. cercare di capire. Come se venisse da un altro luogo.
- Già. Dal nulla.
 
Voltò il viso verso la porta, restando in attesa. Poi, quel viso. Non ricordava più che frammenti, ma quel viso l’avrebbe riconosciuto fra un milione.
- Skye..- mormorò, quasi impercettibile.
- Sara.- replicò lei, mentre l’altra donna si muoveva oltre il letto e raccoglieva un piccolo oggetto dotato di schermo olografico – il mio nome è Sara.
Appariva decisa, autoritaria, ma la sua voce vibrava e le mani si torcevano nervose contro l’uniforme nera.
- Non ricordi davvero nulla? – gli disse, dopo essere arrivata ad un paio di passi dal letto, quanto bastava per mantenersi a distanza. Le rispose di no con un cenno del viso:
- Mi- mi dispiace..
- Sai dove ti trovi?
Di nuovo cenno di no, leggero, mentre quegli occhi scuri non smettevano di guardarla.
- Sei sotto custodia dello Shield. Resterai in questa struttura di contenimento finché avrai bisogno di cure mediche, e poi-
- Io.. sono morto..?
- Tecnicamente, sì.
- E.. come..?
- Il nostro sangue.- lei indicò sé stessa e poi la donna che l’accompagnava, ora pronta con quell’oggetto fra le dita, accanto al letto – lo avete cercato per mesi, tu e i tuoi complici dell’Hydra. Rigenera i tessuti, ottimo antidoto per le ferite in battaglia dei vostri soldati perfetti. Quattro dosi, due litri. Finalmente ce l’hai fatta, ad ottenerlo, anche se l’hai dovuto pagare caro.
- Non- non ti capisco..
- Ti hanno ucciso. Proprio loro, i tuoi alleati. O meglio, i tuoi padroni, dato che hanno usato il tuo corpo per scopi superiori. Ma ora sei al sicuro; abbiamo distrutto il mostro che contenevi. E il sangue ha fatto il resto. Riportare in vita i nemici..
Ora lei citava le parole di Stark, velandole d’ironia. Un sospiro, un’alzata di spalle, e tornava ad incrociare lo sguardo assorto e triste del nemico.
- Ma preferivi non averlo fatto..- le rispose, appoggiando la nuca al cuscino – vero..?
- Già. Io ti odio, Grant Ward. Per tutto il male che mi hai fatto, per tutto quello che volevi farmi, fin dall’inizio. Ti odio..- lo vide chiudere gli occhi, mentre il monitor segnalava un picco nei battiti. E le si aprì un’incrinatura in quella voce leggera – non sai quanto l’ho desiderato, che accadesse, quanto ho desiderato ucciderti io, con le mie mani. E invece, quando è successo.. non ce l’ho fatta. Il vuoto. E’ tutto quello che sono riuscita a provare. Non hai mai smesso di farmi del male, Ward. Sei riuscito a ferirmi, a spezzarmi, a farmi vacillare. E poi ti sei lasciato uccidere, per me. Ti odio; io-
- Ti amo..- rispose lui, in un soffio. La vide sollevare lo sguardo sull’altra donna, vide quella tenderle l’oggetto che teneva in mano con un cenno d’intesa, e poi uscire dalla stanza.
Fu solo quando la porta scivolò a chiudersi, che la ragazza si sedette sul bordo del letto, circondandogli il busto con le braccia ed appoggiandogli il viso contro la spalla:
- Non farlo mai più..
 
Tutto ok?
La voce di Fitz la raggiunse appena fuori da quella porta, sorpresa di trovarla senza x-scanner e senza i risultati che aspettava.
- Sì.- Claire si voltò verso di lui, sorridendo e muovendo una manciata di passi ad andargli incontro – ma credo che per i tuoi dati dovrai aspettare ancora un po’.
Una mano sulla spalla, uno scambio di sorrisi con fare complice. E si allontanarono fianco a fianco seguendo la linea d’ombra del corridoio.


angolo dell'autrice: e finalmente siamo a scrivere la parola "The End" anche per Under The Sield.. sudatissimi ultimi capitoli, ma ce l'ho fatta! un grazie da 5 Tera a chi ha avuto pazienza nel leggere, commentare, conservare nelle preferite e/o nelle seguite questa storia dal parto tanto lungo, ed in particolare a MissGenius mia partner in crime con le sue bellissime recensioni ed il suo sostegno! un big big kiss ;*




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