17)Passato e futuro
Tamao p.o.v.
Ci sono cene che sono cruciali e questa è una di queste:
vedrò per la seconda volta i genitori di Jaime e voglio fare
una bella figura a
tutti i costi.
Sono in accappatoio davanti all’armadio e mi chiedo cosa
posso mettere, ho persino pensato di mettermi un chimono –
Yukari ne ha di
molto belli – ma poi ho pensato che avrebbe accentuato il mio
aspetto straniero
ed estraneo. Devo solo trovare un abito carino e mi sembra
un’impresa
impossibile, mi sento un mostro, una ragazza brutta. Alla fine ne trovo
uno
nero senza maniche, con lo scollo a cuore e una fascia in vita, una
gonna larga
corta fino alle ginocchia davanti e lunga dietro.
Me lo metto e proprio in quel momento Jaime entra e mi fa
un lungo applauso.
“Stai benissimo, sfigurerò davanti a te.”
Lui indossa solo un paio di jeans neri e io arrossisco.
“Sei tenera.”
“Sono solo stupida.”
Borbotto.
“No, sei tenera. Caso chiuso.”
“Va bene.”
Lui si mette una camicia bianca e sembra indeciso se mettersi o meno
una
cravatta, alla fine rinuncia.
“Dovrei metterla per fare onore al tuo vestito, ma le
odio.
Odio quella sensazione di sentirsi compresso al collo, mi
perdoni?”
“Che domanda assurda! Certo che ti perdono.
Pensi che piacerò ai tuoi genitori o penseranno che
questo vestito sia eccessivo?”
“No, piacerai a loro e questo vestito è
bellissimo.”
“Grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
Lui scuote le spalle, mi piace come sia completamente a suo agio in una
situazione imbarazzante come questa, forse perché gliene
sono capitate di
peggio nel corso della sua carriera.
“Non ti sembra strano tutto questo?”
“Cosa?”
“Presentare ai tuoi genitori una ragazza che è tua
moglie, ma che allo stesso tempo non ami e che hai sposato solo per
evitarle di
tornare in Giappone.”
“Un po’, ma c’è di
peggio.”
“Ti sei mai pentito di quello che hai fatto?”
“Mai e adesso andiamo.”
Io annuisco.
Indosso un paio di sandali, prendo una sciarpa e la borsa
e sono pronta, lui invece si mette un paio di scarpe da tennis.
Scendiamo e
saliamo sulla macchina a noleggio, Jaime guida con
tranquillità verso il centro
di Londra fino a un piccolo ristorante che ha l’aria di
essere immensamente
costoso.
I genitori di Jaime ci aspettano fuori dal locale, noi
parcheggiamo e li raggiungiamo, mi salutano con cordialità e
non sembrano
affatto pericolosi, solo una coppia di mezza età.
“Ciao, Jaime.
Ciao, Tamao.”
Ci abbracciano e poi guardano il ristorante.
“Non hai badato a spese.”
“Ci vediamo così poco che non mi è
sembrato il caso.”
I due sorridono.
“Entriamo.”
Jaime ci precede e io vengo lasciata indietro con i suoi genitori.
“Bel vestito, Tamao.
Te l’ha preso Jaime?”
“No, l’ho trovato nei vestiti di Yukari, la
proprietaria dell’appartamento in
cui viviamo.”
“Mi sembra di avere già sentito questo
nome.”
“È la merchgirl dei ragazzi, ma non so se lo
sarà
ancora.”
“È successo qualcosa?”
“Non so se ne posso parlare dato che non sono affari
miei, ma quando Vic ha salutato tutti prima che partissimo è
stato freddo con
lei.”
I due annuiscono.
“Deve essere successo qualcosa, di solito Vic è un
ragazzo molto cordiale.”
“Sì, mi piace molto.”
I due mi guardano e io mi rendo conto dell’implicito doppio
senso.
“Come amico, nulla di più.”
“Sì, capisco.”
“Davvero, signora Preciado. Non ho pensato al doppio
senso implicito, tra me e Vic non c’è nulla: solo
amicizia. È stato molto buono
con me.”
“Stai tranquilla, Tamao.
Ti crediamo, anche se so che a volte mia moglie può
sembrare un po’ spaventosa.”
“Juan!”
“Su, non prendertela, Maria.”
Lei sospira e non dice nulla, spero di non essere stata la causa di un
litigio
tra loro due, la cosa mi dispiacerebbe alquanto, non voglio che ci
siano guai a
causa mia.
“Mamma, papà, Tamao?”
“Sì, Jaime?”
“La signorina ci mostrerà dove è il
nostro tavolo, tutto
bene?”
“Sì, tua madre faceva un po’
l’acida sul vestito di tua moglie e sulla sua
amicizia con Vic.”
“Non è vero! Tuo padre è il solito
esagerato.”
“Su, non litigate.”
Seguiamo Jaime e una giovane donna in una sala dal
pavimento bianco e le pareti dello stesso colore decorati da neon
azzurri e
viola. Il nostro tavolo dà su una vetrata da cui si vede un
giardino decorato
con le lucine.
Ci sediamo tutti e la donna ci lascia i menù, io mi
seppellisco nella lettura e cerco di non pensare alla situazione
imbarazzante
in cui sono. Dopo un’attenta lettura ed aver evitato i piatti
che sembrano
fighi, ma non lo sono – tipo le lumache note sotto
l’affascinante nome di
escargot – decido di prendere del riso ai fungi e quella che
viene chiamata
cotoletta imperiale.
La donna spunta di nuovo per ricevere le ordinazioni e
poi siamo di nuovo lasciati con i genitori di Jaime.
“Come mai avete deciso di venire a Londra?”
“Non siamo riusciti ad andare in luna di miele a causa
del tour e allora alla fine Yukari ci ha offerto di stare nel suo
appartamento
a Londra. Mi sembrava una buna idea per una luna di miele visto che
Tamao
voleva da sempre visitare questa città.”
“È vero, Tamao?”
“Sì, mi è sempre piaciuta Londra. In
Giappone avevo un poster della città in
camera.”
“Sei una ragazza fortunata allora.”
“Molto.”
“Mamma, ma perché metti sempre in dubbio quello
che dice
Tamao?”
“Non lo so, preoccupazione materna credo.
L’hai sposata, ma noi la conosciamo così
poco.”
“Avrete tutto il tempo per conoscerla, credo che prima
dell’autunno torneremo a
San Diego.”
“Passerete l’estate qui?”
“Qui e a Brighton. Ci vanno anche Yukari e i Bring Me The
Horizon, sarà molto divertente e abbiamo bisogno di
divertirci per scaricare lo
stress.”
“Sì, immagino.
Non avrei mai detto che la tua passione ti avrebbe
portato a un lavoro stressante, le vie del Signore sono
infinite.”
“Mh, qualcosa del genere.”
Per la prima volta siamo in armonia e spero che possa
durare a lungo, non mi piace essere la causa di una divisione in
famiglia.
“Ti conviene riposarti perché in autunno dovrai
presentare Tamao a tutti i parenti, inclusi quelli in Messico.
Da quando hai annunciato a tutti che ti eri sposato con
lei siamo stati tartassati da chiamate da tutti e non sapevamo che dire
loro.”
“Mi dispiace di avervi messo in questa posizione,
è che non sapevo come
spiegare la presenza di Tamao, quello che Jess diceva in giro e quindi
ho
deciso di chiudere la questione così.
So che è stato piuttosto infantile, ma non è
stato
premeditato, non volevo incasinare nessuno.”
“Lo sappiamo, Jaime, ma è dura spiegarlo ai
parenti.”
“Chi si è arrabbiato di più?”
“La nonna, dice che non gliel’hai fatta conoscere
prima e che questo è grave
perché sei il suo nipote preferito.”
“Mi dispiace.”
Mormoro io con gli occhi bassi.
“Non è colpa tua, è colpa
dell’impulsività di Jaime. È
sempre stato così anche da piccolo e con la band. Prima di
suonare nei Pierce
The Veil suonava in un’altra band con Tony, poi ha incontrato
i fratelli
Fuentes e ha deciso quasi su due piedi di mollare la vecchia band e
suonare con
loro.”
“Oh, è vero. Sei impulsivo.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, lo sono e non mi pento.
Con la band è andata bene, meglio di quanto pensassi
quando i Pierce The Veil si sono formati.
Non avrei mai pensato che avrei suonato davanti a stadi
interi ed è successo.
Con Tamao è lo stesso, sta andando davvero bene.”
Io sorrido e sento che in qualche modo ha ragione, ce la stiamo cavando
bene.
Dio, innamorati di me, Jaime.
Penso con tutta l’energia che ho, mandando una sorta di
messaggio all’universo affinché mi accontenti, non
voglio la Luna perché so che
il suo posto è nel cielo a illuminare le anime che viaggiano
ma non sono perse,
vorrei solo lui.
Abbiamo un grande potenziale e lo sento vicino.
Adesso però sorrido e aspetto da mangiare, spendo che non
si concluda come ieri, con me che scappo e piango.
Il cameriere arriva con i piatti e io guardo il mio riso
ai funghi, sembra buonissimo.
“Buon appetito!”
Esclamo allegra.
“Buon appetito!”
Mi rispondo in coro Jaime e i suoi genitori.
Io inizio a mangiare di buon umore, in fondo finché hai
del cibo nel piatto e un tetto sopra la testa va tutto bene.
Sul tavolo scende il silenzio, le conversazioni sono
sostituite dal rumore delle forchette che grattano il piatto e dei
rumori delle
mascelle dei commensali.
Non c’è niente come del buon cibo per mettere
d’accordo
le persone e tacitare i vari malumori.
“Davvero buona.”
Commenta la signora Preciado riferendosi alla sua pasta allo scoglio.
“Sì, davvero.”
Le fa eco il marito
“Hai del buongusto, figliolo.”
“Grazie, mamma.”
Risponde Jaime con un sorriso che va da un orecchio
all’altro, vuole davvero
bene ai suoi genitori ed è ricambiato, un po’ lo
invidio: vorrei che anche la
mia famiglia fosse così invece siamo quattro persone che si
odiano l’un l’altro
per motivi più che validi.
Non si può avere tutto dalla vita, immagino.
Non ho una famiglia, ma posso costruirne una mia con
Jaime.
La cena, complice il buon cibo e
il fatto che sono un po’
più calma sul fatto che i genitori di mio marito non mi
odino, è un successo.
Non sento la necessità di scappare via piangendo e tutto
sommato sento di aver passato questo esame almeno con la sufficienza.
Adesso stiamo camminando lungo il Tamigi chiacchierando
tranquillamente, i miei suoceri mi raccontano episodi
dell’infanzia di Jaime e
io cerco di raccontare qualcosa della mia. Ovviamente devo fare una
selezione
ed eliminare quelli in cui mio padre è violento e mia madre
sottomessa.
Non mi sento ancora pronta a condividere questa parte
della mia vita con loro, se le cose andranno come spero un giorno lo
farò.
“Ehi, il London Eye!”
Urla Jaime.
“L’abbiamo visto, figliolo, è un
po’difficile non
vederlo.”
Risponde il signor Preciado.
“Non vi andrebbe di farci un giro, ieri non ci siamo
andati.
Di notte dovrebbe essere ancora più figo con le luci che
si riflettono sul fiume.”
“Perché no? Maria, potremmo fare i
fidanzatini.”
“Non siamo un po’ vecchi per certe cose?”
Commenta la signora Preciado.
“Non si è mai vecchi per certe cose.”
“Immagino di sì e poi visto che siamo a Londra
tanto vale farlo, a San Diego
non potremmo.”
La decisione è presa e il nostro gruppetto si dirige verso
la grande ruota
panoramica, magistralmente illuminata, perfettamente integrata in una
città che
parla di passato con il suo racconto sul futuro.
Un futuro che parla di modernità, di vetro, plastica e
metallo.
Jaime prende i biglietti e paga per tutti, anche se suo
padre protesta dicendo che almeno quelli per sé e sua moglie
vorrebbe pagarli
lui.
“Non se ne parla, papà!
Già state pagando l’hotel quando avreste potuto
stare da
me.”
“Alle giovani coppie serve privacy non i suoceri in giro
per casa.”
“Papà, state pagando per niente.”
“Oh, sta zitto!”
Finalmente arriva il nostro turno per salire e noi ci
separiamo dai signori Preciado, c’è una cabina per
ogni coppia. Sento
un’emozione nuova salire lungo la mia spina dorsale:
è eccitazione.
Tra poco io e Jaime saremo in uno spazio stretto, vicini,
senza i suoi genitori, potremmo baciarci!
Sarebbe bellissimo se succedesse, sarebbe così romantico.
Sarebbe da coppia e anche se noi non lo siamo ancora del
tutto, nulla mi impedisce di sperare che possa succedere. In fondo lo
dice
anche lui che si sta avvicinando sempre di più a me e forse
sono più vicina al
mio sogno di quanto creda.
Entriamo nella cabina e l’addetto la chiude, poco dopo
inizia a salire e io mi perdo a osservare i riflessi delle luci che
danzano sul
fiume, è così bello.
All’improvviso Jaime mi stringe la mano e la mia
attenzione è calamitata dai suoi occhi scuri, due pozzi
profondi e morbidi come
velluto, un cielo senza stelle, un eclisse da ammirare.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio
veloce, violento, passionale, come a rimarcare che sono sua, poi si
calma e
diventa dolce. Le mie labbra si schiudono per accogliere le sua lingua
e
insieme iniziamo la danza più antica del mondo, lui mi
accarezza il volto e le
spalle, io i suoi capelli.
Potrei baciarlo all’infinito e non stancarmi mai
perché
lo amo, forse più di me stessa e sono felice così.
La serata non potrebbe andare meglio, mi sento come
dentro a un sogno e non voglio svegliarmi, voglio stare così
per sempre.
Quando ci stacchiamo ci sorridiamo per un attimo e riprendiamo
a baciarci, nemmeno dovessimo recuperare il tempo perduto!
La felicità mi invade piano, ma completamente, sono in
pace con il mondo.
Alla fine del giro scendiamo con un sorriso che va un
orecchio all’altro, Jaime ha il mio rossetto sulle sue labbra
e i suoi genitori
lo notano subito. Si sorridono complici, manca poco che si diano di
gomito,
sembrano felici.
“Ah, la gioventù!”
Esclama il signor Preciado.
“Ti ricordi quando lo facevamo noi alla ruota panoramica
di San Diego.”
Lei annuisce, gli occhi persi in qualche lontano ricordo.
“Sì, me lo ricordo.
Era così bello, eravamo così giovani e a volte ho
nostalgia di quei tempi.”
Lui le stringe teneramente la mano tra le sue.
“Ma anche adesso siamo felici, abbiamo due figli
splendidi e una buona nuora. Magari tra qualche anno avremo anche dei
nipoti.”
Io e Jaime ci guardiamo un attimo a disagio.
“Juan non esagerare, hai messo a disagio i ragazzi.
Sono appena sposati, forse ai figli non ci pensano
ancora.”
Effettivamente è così, non avevo mai pensato a
dei figli
prima d’ora, forse perché a causa della vita che
facevo prima sapevo che non ne
avrei mai avuti. Stare tutto il giorno a cucire abiti non ti lascia
tempo per
la vita sociale, soprattutto se sei sorvegliata a vista da omoni
giganteschi e
armati.
“Hai ragione, Maria.
Scusate ragazzi.”
“Di niente, è ovvio che voi pensiate a dei figli,
in fondo io ho trent’anni.”
Commenta Jaime.
Forse lui vuole dei figli e io gli sono d’ostacolo?
Forse pensava alla paternità con Jess e poi sono arrivata
io a rompere le uova nel paniere?
Devo assolutamente chiederglielo quando saremo da soli, a
casa, adesso ho un nuovo dubbio che mi assilla, avrò mai un
momento di pace che
duri?
Scomparirà mai la sensazione di essere un peso per lui?
Non lo so, forse quando e se mi dirà che mi ama e che il
nostro matrimonio è diventato vero e non una farsa, a volte
allegra a volte
tragica.
I Preciado notano il mio disorientamento.
“Non avevate mai pensato o parlato di figli?”
Mi chiede gentile la madre di Jaime.
“No, e io non avevo mai pensato a essere madre. Sono
così
giovane…”
La mia voce sfuma in un tono sempre più spaesato tanto che
lei finisce per
sorridermi comprensiva.
“Non temere, anche io non pensavo ai figli nei primi
tempi del mio matrimonio con Juan, sono arrivati con il tempo e con
naturalezza. Prima Jaime e poi Chris.”
Io annuisco e cerco di mostrarmi meno confusa e
spaventata, Jaime mi stringe la mano e questo mi spinge a sorridere,
nonostante
tutto: lui è la mia roccia.
“Beh, forse succederà così anche a noi.
Vedremo, giusto,
Jaime?”
“Giusto, Tamao.
Mamma, papà, dove volete andare?”
“Possiamo passeggiare semplicemente lungo il Tamigi, mi
sembra molto animato
come luogo.”
“Va bene.”
Insieme ci avviamo verso il lungoTamigi mano nella mano, chiacchierando
di cose
poco importanti, forse per dimenticare la figuraccia di poco prima in
cui mi
sono fatta cogliere impreparata su un argomento importante come i figli.
Alla fine i genitori di mio marito non sono poi così
terribili come pensavo, forse li sto convincendo che sono la moglie
giusta per
loro figlio.
Spero tanto di sì, sarebbe bellissimo sentirsi accettata.
A dire il vero la
band mi ha accettato, ma è completamente diverso ricevere
l’approvazione dei
genitori di tuo marito perché – in un certo senso
– loro saranno la tua famiglia
e nel mio caso l’unica famiglia dato che la mia mi ha
diseredato.
Che serata lunga è questa!
“Com’è San Diego?”
“Molto bella, è una città sul mare
molto vivace con un
meraviglioso zoo, ti ci porterò.
Potremo chiedere anche a Tony ed Erin di venire, lui ama
le tartarughe, ti racconterebbe vita, morte e miracoli e poi mi sembra
che tu
vada d’accordo con la ragazza di Tone.”
“Sì, è una brava ragazza.”
“Sono felice che andiate d’accordo.
Quando andremo in tour sarete una specie di grande
famiglia, so che lei, Danielle e Alysha si vedono e organizzano uscite
per le
ragazze dei Pierce The Veil.”
“Figo.”
“Di cosa state parlando?”
“Del fatto che le ragazze si vedono quando noi siamo in
tour e dello zoo di San Diego.”
“Ah, è molto bello! Jaime cercava sempre i
dinosauri da piccolo, vero Juan?
Pensava che se ci avevano fatto un film da qualche parte
dovessero esistere, non sapeva ancora degli effetti speciali.”
Io sorrido al commento della mamma di Hime, immaginandomelo bambino
alla
ricerca di animali immaginari, correndo per tutto lo zoo.
“E tu, Tamao?”
“Io cosa?”
“Il posto in cui sei vissuta.”
“Oh, certo. Sono vissuta nella campagna giapponese fino a che
sono andata
all’università di Tokyo e poi ho fatto uno scambio
culturale con la Columbia
University ed eccomi qui.”
“Com’è la campagna giapponese?”
“Molto zen, immagino che direbbero gli occidentali. Calma,
poche macchine, ci sono
ancora case tradizionali, l’unico rumore è quello
delle macchine agricole e dei
grilli.”
“A te piaceva?”
“In un certo sì, mi piaceva fare lunghe
passeggiate e perdermi nei campi, ma
non so se ci tornerei.”
“Beh, dopo aver visto la Grande Mela difficilmente si vuole
tornare a casa o
almeno così dicono, io non ci sono mai stata. Ho visto solo
il Messico e San
Diego.”
Io annuisco, più per cortesia che per altro, ho visto solo
il lato peggiore di
New York, quello squallido e degradato delle periferie, dei grandi
stanzoni,
sporchi, umidi, freddi, pieni di scarafaggi e uomini pronti a
picchiarti se non
fai costantemente il tuo lavoro.
Non una bella New York, non quella che vedono i turisti,
non quella che consiglierei di vedere.
È solo un posto da dimenticare.
Dopo la lunga passeggiata, ci separiamo: i signori
Preciado vanno in hotel e noi due torniamo a casa.
Jaime non molla la mia mano nemmeno per un secondo e non
posso lamentarmi, mi piace come sensazione: mi fa sentire protetta e
amata.
Forse dovrei persino ringraziare i miei suoceri, perché
grazie a loro ci siamo avvicinati, come se avessimo bisogno solo di una
piccola
spinta esterna.
Saliamo in casa e non appena chiudiamo la porta iniziamo
a baciarci con foga, due persone affamate una dell’altra. Le
mani corrono sul
corpo, i respiri si mischiano e diventano ansiti e gemiti, per la prima
volta
posso accarezzare i muscoli del petto di Jaime.
Lui mi prende in braccio come se fossi una sposa e si
avvia verso la nostra camera da letto, i rumori dei passi gentilmente
attutiti
dalla paglia del tatami.
Mi appoggia sul letto e finalmente quello che ho sognato
fin dalla prima volta che l’ho visto sta per succedere:
stiamo per fare
l’amore.
Il cuore sta per scoppiarmi per la felicità, ringrazio
tutti i kami finché ho il controllo di me stessa poi mi
lascio andare alle
sensazioni.
Sono al settimo cielo e non desidero scendere per un bel
po’.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione :)
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