Il
ladro di libri
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Una semplice parola può diventare favola in mezzo alla
gente... ma attenzione alla bocca di chi mente...-
“Re
Eldor, è con sommo rammarico che le annuncio che il ladro di
libri ci é sfuggito ancora... ed essendo io a capo delle guardie, me ne
assumo tutta la responsabilità...”
“Non
mi importa chi è a far gravare su di sé questa
mancanza, tutti siete in egual modo colpevoli...” la voce del
re risuonò calma ma con una punta di risentimento nelle
orecchie del capitano inginocchiato al suo cospetto “È
da troppo tempo che permettete a questo ladro di aggirarsi nel nostro
regno, rubando indisturbato le nostre ricchezze...”
“Signore
mi permetta di interromperla... il ladro non ruba vere e proprie
ricchezze materiali...”
“Ah
no? E cosa cercherebbe mai un ladro allora?”
“Vede
Signore, in tutti questi anni, questo ladro ha sempre rubato
...libri...”
Re
Eldor, ticchettando con l'indice sui braccioli del suo trono,
assottigliò le palpebre, come per mettere a fuoco le parole
pronunciate dal soldato, sfregandosi con l'altra mano la lunga
barba bianca.
“Soldato
ti stai forse prendendo gioco di me?” sospirò
pacatamente.
Il
capo delle guardie, rimanendo in ginocchio, alzò lo sguardo,
ponendo una mano sul petto “Mio re, giuro sulla mia stessa vita
che dico il vero... abbiamo preso e catturato molti ladri con i miei
uomini, ma questo ladro non è come tutti gli altri...per molti
anni abbiamo taciuto i suoi furti, solamente perché non li
giudicavamo importanti...quale ladro ruberebbe soltanto dei libri,
maestà?”
“È
quello che mi chiedo anch'io Capitano Waldon.”
“...Vede
Signore...come già detto, fino d'ora non avevamo attribuito
alcuna importanza a queste ruberie, ma uno dei miei soldati, pochi
giorni fa, controllando, per caso, la lista dei libri rubati si è
accorto che tutti narravano le origini e le leggende del nostro regno
...”
“Capitano
si rende conto di cosa potrebbe significare tutto questo?”
“Sì
ne sono perfettamente consapevole...ma la Tempesta Bianca è
inarrestabile mio Signore...”
Il
re si alzò dal trono, di scatto, come se un insetto fastidioso
lo avesse punto.
“Tempesta
Bianca?” domandò con una curiosità mista a una
rabbia silenziosa.
“Sì
sire, la gente del regno la definisce così: Tempesta
inarrestabile di bianco vestita, che ogni sapere porta via, senza
veder mai una dipartita...”
A
queste parole, il viso smunto del re si arrossò
immediatamente, dando vita alla sua tacita rabbia, i suoi pugni si
strinsero lungo i fianchi e il suo sguardo si elevò severo
verso quello del capitano “Voglio che quel ladro, chiunque sia,
uomo o donna , venga catturato e portato da me vivo! Nessuno può
permettersi di oltrepassare il mio trono! La gente del nostro regno
deve cantare le gesta di un grande re, non le gesta di un piccolo
ladro insignificante, che ruba il sapere delle nostre terre...”
“Ma
Signore...”
“Niente
ma Capitano! Ho scelto te per comandare i soldati, poiché sei
il più valoroso, fra tanti, nel regno di Perkar... Bada bene a
non deludermi!”
“Sissignore.”
“Adesso
va! Voglio che per le strade, nelle cronache quotidiane del regno, la
gente legga che il re non si darà pace finché non
fermerà la tanto inarrestabile tempesta, finché non
vedrà strisciare ai suoi piedi il ladro di libri!”
enunciò, il sovrano, puntando il dito verso il grande portone
della sala del trono.
“Sarà
fatto Re Eldor.”
Il
Comandante delle guardie si alzò e dopo l'ultimo inchino al
suo stimato padrone, si voltò, cominciando a muovere i passi
verso l'uscita.
“Capitano...”
chiamò un ultima volta il re “Pena la morte”
sentenziò con una voce appena udibile.
Waldon,
si limitò a fare un cenno con il capo, in segno di assenso,
senza voltarsi e proseguendo, calmo, sui suoi passi.
Durante
il percorso, che lo separava dai suoi soldati, nei lunghi corridoi
del castello, il capitano pensava a quale fosse stata la causa di una
così spietata ira, da parte di un re che per tutta la
vita aveva governato in modo saggio e pacifico, dimostrando una mite
tolleranza anche per i fuorilegge peggiori del regno. Di certo non
poteva essere solamente l'orgoglio di un sovrano a dar vita a un
gesto così avventato.
Il
regno di Perkar amava da sempre re Eldor, ma adesso come avrebbe
reagito la gente a questo atto così improvviso e inaspettato?
Dopo
aver oltrepassato i vari corridoi del castello, Waldon giunse
all'imponente giardino del palazzo, meravigliosamente curato, dove lo
attendevano i suoi uomini, in riga, ognuno di fianco al proprio
cavallo.
Raccontò
loro, nel minor tempo possibile, il colloquio avuto con sua maestà e i
soldati seppur perplessi riguardo ai nuovi ordini, montarono sui loro
cavalli, dirigendosi verso i borghi del regno, a diffondere le parole
del sovrano.
I
piccoli paesi di Perkar, contavano una notevole distanza dal castello e i paladini del regno avrebbero dovuto galoppare ancora
molto per arrivare lungo le strade dei centri abitati.
Gli
abitanti dei borghi, da parte loro, ospitavano una vasta cultura, pur
trovandosi discostati dalla cultura appartenente alla famiglia reale.
I giovani venivano preparati fin da subito alle conoscenze basilari,
scientifiche e spirituali del regno, le favole preferite dai bambini
erano spesso le leggende popolari e i modi più comuni per
dilettarsi erano i mestieri pratici, le passeggiate nei boschi, che
contornavano il palazzo reale e le letture mistiche di Perkar.
C'era
chi presumeva che le letture mistiche di Perkar contenessero un fondo
di verità, sperando che, in qualche remoto angolo del regno,
esistesse un pizzico di magia. E chi ci credeva maggiormente, amando
ogni storia e leggenda riguardante il regno era una giovane ragazza:
Gin.
Fine
primo capitolo.
Ciao
a tutti i lettori (e/o scrittori naturalmente) del sito che hanno
letto questo primo capitolo di “Masquerade” ; premetto
che questo è solo il mio secondo tentativo di scrivere un
Fantasy e di conseguenza non so cosa ne verrà fuori. Leggere e
scrivere sono passioni, che secondo me, accomunano tutti noi iscritti
al sito e quindi ringrazio anticipatamente chi avrà voglia di
leggere, recensire e/o seguire questo racconto.
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