Sei
sicura di volerlo lasciare andar via?
Mousse
bussò debolmente alla porta.
«Shampoo,
io vado, sono passato a salutarti.» disse, richiudendo
l'uscio prima
che lei avesse il tempo di rispondere qualcosa.
Rimasta
sola nella stanza, Shampoo si ritrovò a fissare il punto in
cui il
ragazzo era sparito.
Quando
due giorni prima, dopo l'ennesima volta in cui l'aveva usato per
distrarre Akane e rimanere sola con Ranma, lui le aveva detto che era
stanco di lottare per qualcuno che non lo avrebbe mai amato e che
aveva intenzione di tornare in Cina lei non gli aveva creduto.
Aveva
pensato ad una delle sue solite scenate.
Adesso
invece quella porta chiusa stava lì a ricordarle che
stavolta era
finita davvero, lui non avrebbe più fatto parte della sua
vita.
Portatasi
una mano al viso per scostare una ciocca di capelli si accorse,
stupita, di avere la guancia bagnata.
Lei,
la più grande guerriera del Villaggio delle Amazzoni stava
piangendo
perché il suo amico d'infanzia stava andando via.
Asciugatasi
il viso con fare rabbioso, Shampoo finì di prepararsi e
scese in
cucina.
Tra
poco sarebbe stata ora di pranzo e senza quello stupido papero
avevano molte più cose da fare.
«Buongiorno
bisnonna.» disse, entrando in cucina e iniziando ad
affaccendarsi
attorno ai fornelli.
«Vedo
che hai preso piuttosto bene la partenza di Mousse.»
commentò
Obaba, certa di ottenere una sua reazione.
«Certo,
non creava altro che problemi e senza lui tra i piedi mi
sarà più
facile conquistare il mio Ranma.» rispose lei, evitando di
guardare
in faccia l'anziana donna.
Obaba
storse le labbra, spazientita.
Sua
nipote era cocciuta tanto quanto lei ma non le avrebbe permesso di
fare un errore di cui si sarebbe pentita per tutta la vita.
«Shampoo,
sei sicura di volerlo lasciar andar via?» le
domandò, afferrandola
per un polso e costringendola a girarsi. «Ti ama con tutto se
stesso
ma non c'è cosa peggiore di un cuore ferito. Se non lo fermi
lo
perderai per sempre.»
«Perché
dovrei fermarlo, è solo uno stupido ed inutile
papero!» urlò
mentre gli occhi le si riempivano nuovamente di lacrime.
«Lo
sai perché, non c'è bisogno che te lo dica
io.» rispose la donna,
lasciandole andare il polso.
Con
un sorriso tremulo Shampoo ringraziò la bisnonna, si tolse
il
grembiule e sfrecciò fuori dal locale in sella alla sua bici.
«Mousse!»
urlò pochi minuti più tardi, appena lo ebbe
avvistato sulla strada.
Il
ragazzo, sentendosi chiamare si fermò e si voltò
ritrovandosi la
ruota di una bici conficcata sulla faccia.
Tramortito
cadde a terra.
Dolorante
si mise a sedere, si liberò dell'aggeggio infernale e si
massaggiò
la faccia.
«Mousse...io...»
balbettò Shampoo, improvvisamente timida, inginocchiandosi
di fianco
a lui.
«Cos'è,
volevi pestarmi un'ultima volta così da essere certa che non
tornassi sui miei passi?» domandò, rabbioso.
«Oh
Mousse, mi dispiace!» esclamò Shampoo, scoppiando
in un pianto
dirotto e cingendogli il collo con le braccia.
Il
ragazzo rimase qualche secondo pietrificato dalla sorpresa ma,
ripresosi, l'abbracciò a sua volta.
«Va
tutto bene. Non sono arrabbiato. Non si può cambiare il
cuore delle
persone, tu non mi ami ed io me ne sono fatto una ragione. Certo
torno a casa ma rimarremo comunque amici.» cercò
di consolarla lui,
accarezzandole i capelli mentre parlava.
Alle
sue parole i singhiozzi della ragazza si fecero più convulsi
mentre
anche la stretta delle sue braccia si rafforzava.
Mousse
sentiva il cuore fargli male. La voglia di rimanere stava tornando a
farsi strada dentro di lui ma sapeva anche che sarebbe stata una
tortura viverle accanto e non poterla amare.
Shampoo
intanto cercava disperatamente di fermare le lacrime per poter
parlare ma era come se tutte quelle che aveva trattenuto da che era
divenuta una guerriera amazzone avessero deciso di uscire quel
giorno.
Impossibilitata
ad esprimermi a parole fece l'unica cosa che avrebbe potuto spiegare
ciò che voleva dire anche senza parlare.
Rilasciata
leggermente la stretta intorno al collo di lui alzò il capo
affinché
potessero guardarsi negli occhi e, nel momento in cui Mousse
portò
le mani alle sue guance per asciugarle le lacrime, si sporse a
catturare le labbra del ragazzo con le proprie.
Dapprima
lui rimase immobile, stupito e confuso da quanto stava accadendo, ma
gli bastò qualche secondo per riprendersi e rispondere al
bacio con
la stessa passione che ci stava mettendo la sua Shampoo.
Il
bacio si fece sempre più intenso e, appena lei schiuse le
labbra,
Mousse ne approfittò per esplorare con audacia ogni angolo
della sua
bocca.
Sentire
le loro lingue che si incontravano e si scontravano in quella danza
erotica ebbe il potere di infiammarlo ancora di più e fu
solo il
bisogno di ossigeno che riuscì a costringerli a separarsi.
«Wow.»
si lasciò sfuggire Shampoo, stupita dalla bravura del
ragazzo,
portandosi due dita alle labbra.
«Già,
wow.» rispose Mousse a sua volta, leggermente imbarazzato.
«Era il
tuo modo di dirmi addio?» chiese, però, timoroso
della sua
risposta.
«A
dire il vero è il mio modo di dirti resta.»
confessò Shampoo,
arrossendo.
«E
Ranma?» chiese ancora, titubante.
«Non
so che farmene di uno che resta impalato come uno stoccafisso quando
lo bacio.» rispose con nonchalance. «Su, torniamo a
casa.»
propose, raccattando il borsone del ragazzo da terra e porgendogli la
mano.
Senza
farselo ripetere due volte, Mousse la seguì.
Raccolta
la bici da terra, sistemò il borsone sul portapacchi quindi
Mousse
si mise alla guida mentre Shampoo prendeva posto sulla canna della
bicicletta e si teneva abbracciandolo alla vita.
Avrebbe
voluto dirgli come tutto fosse cambiato dopo che lui l'aveva salvata
all'Isola delle Illusioni e chiedergli scusa per la sua testardaggine
che le aveva impedito di capire e accettare i sentimenti che aveva
iniziato a provare per lui ma sorridendo si disse che adesso ci
sarebbe stato tutto il tempo perché non avrebbe mai
più permesso al
suo paperotto di andare via da lei.
Fine.
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