L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
17
Alle pulsioni di vita, vengono
per la prima volta affiancate le pulsioni di morte,
le cui manifestazioni hanno il carattere della distruttività
contro se stessi o contro gli altri.
Sigmund Freud
Quando
era piccolo Sasuke non credeva nel destino. Credeva invece che ognuno
avesse la possibilità di cambiare ogni cosa nella vita,
purché lo desiderasse veramente, e che il Fato fosse solo
una delle ripetute ciance che le balie gli dicevano per mettergli
soggezione e indurlo a non combinare guai. Anche sua madre, la
sorridente Kushina, era solita raccontare quelle storie prima che lui e
Naruto andassero a dormire, diceva che il destino era relegato
alla terra, che nel momento stesso in cui si nasceva esso nasceva con
noi, conducendoci in una strada già tracciata, come le
radici degli alberi che via via crescono, formano intrecci e nodi
sempre più intricati e fitti con altre radici; ma Sasuke non
ci aveva mai veramente creduto.
Crescendo le convinzioni del giovane Sasuke vennero in parte scalfite,
la massima secondo la quale l'uomo "faber est suae quisque fortunae"
andava contro la realtà dei fatti; se l'uomo è
artefice del proprio destino, allora perché -per quanto si
impegnasse- lui non riusciva a modificare il corso degli eventi? Non
riusciva ad essere come suo padre, come Naruto?
Divenuto ormai uomo, Sasuke arrivò alla constatazione che il
Fato esisteva, e che non si poteva in alcun modo cambiare il corso
inesorabile e causale degli avvenimenti, ma anzi ciò
che conveniva era accettare quello che era, la sua natura. Se il
destino l'aveva voluto così vendicativo, pericoloso e pieno
d'odio, c'era una ragione, e non vi era alcuna libera
volontà ma tutto avveniva perché così
era stato già deciso.
Il suo Clan era stato completamente distrutto affinché lui
potesse essere raccolto e cresciuto dagli Uzumaki, Sakura aveva trovato
il libro sugli Uchiha affinché lui scoprisse da solo la
verità sui suoi antenati, Orochimaru l'aveva trovato e
allenato, affinché potesse avere le forze necessarie per
combattere Naruto e divenire una volta e per tutte la sua nemesi, e
infine gli era stato donato l'amore di Sakura affinché fosse
ulteriormente tormentato, per inculcargli la speranza che il
suo destino -forse- potesse essere modificato solo dall'intervento
provvidenziale degli dei, di Sakura, essenza stessa della Luce.
Se poco prima però Sasuke aveva accettato questo suo
percorso a testa alta, facendosi carico di quel ruolo che il fluire
degli eventi lo aveva spinto ad assumere- quello di essenza stessa
dell'Oscurità- ora dentro di lui si sentiva pieno d'ira;
sotto una certa ottica infatti si vedeva quasi come una pedina in mano
a una divinità sadica e capricciosa. In tutta la sua vita
era mai stato veramente libero di scegliere, o ogni sua mossa
era stata voluta per poterlo portare a una fine che tutt'ora gli
appariva incomprensibile? Perchè, a Konha, ogni qualvolta la
Luna oscurava il Sole lui, sebbene lontano dalle terre natie,
commetteva un passo decisivo nella dannazione? E perché sua
madre che gli raccontava sempre dell'inesorabilità del
destino, nella lettera che Naruto gli aveva dato mesi prima, aveva
scritto : " Se tu lo vorrai, in alternativa al compimento di
questo proposito vendicativo, ci sarà un' altra strada, una
seconda via. [...] ll futuro ha gloriosi progetti per te, ognuno ha il
suo posto nel mondo e il tuo non è ancora stato deciso, puoi
ancora tornare indietro e salvarti, figlio mio"
Dunque era libero di scegliere cosa essere?
E nel caso lo fosse stato, quale sarebbe stata la sua scelta, cosa desiderava veramente
divenire, cosa possedere con tutto se stesso?
Serenità? Vendetta? Pace? Distruzione?...Potere?...Perdono.
«E tu...credi di conoscere il mio
desiderio?»
14
Gennaio, 4 anni prima, Paese del Ferro
Sakura non provava nulla
in quel momento, nè rimorso, nè vergogna. Eppure
aveva stordito i suoi giovani compagni -alcuni tra i migliori cavalieri
di Konoha- lasciandoli tramortiti sul suolo innevato, aveva ingannato
il capitano Yamato e il maestro Kakashi, e aveva mentito
anche a Naruto. Ma l'ingenua Sakura si ripeteva che quel comportamento
aberrante era essenziale per la riuscita del suo piano : era giunto il
momento di porre fine a quella follia, e la fine sarebbe arrivata attraverso le
sue stesse mani.
Continuò a galoppare nell'aria gelida che la costrinse a
chiudersi maggiormente nel lungo mantello bianco, facendole serrare gli
occhi quando i mille spilli affilati del vento freddo le colpirono il
viso, e il ronzio soffocato che sentiva nelle orecchie, altro non era
che l'ululato del vento tra gli altissimi alberi della foresta; con
tenacia però assottigliò lo sguardo in avanti,
dalle labbra bianche e tremanti uscì un solo sospiro
caldo. «Sei tu, sei qui Sasuke»
Lo aveva avvertito, era vicino.
« SASUKE! »
Un urlo a squarcia gola, troppo familiare, lo costrinse a sollevare lo
sguardo. Se la ritrovò davanti, dall'altro lato del ponte
distrutto. Le sopracciglia incurvate, lo sguardo fermo, il viso sudato
per la corsa. Si maledisse per non aver avvertito immediatamente il suo
chackra. Come aveva fatto ad essere così cieco, si era fatto
trovare, proprio da lei.
«...Sakura?»
Quando girò
il viso verso di lei, Sakura notò che appena
sotto l'occhio destro vi era del sangue rappreso, che gli
aveva imbrattato la casacca bianca già lacerata.
Era sporco e ferito, come se avesse appena terminato di duellare. Lo
sguardo che le rivolse, carico d'astio, fu terribile da sostenere.
Ciò che aveva davanti, era un uomo completamente diverso da
quello che ricordava.
La proiezione distorta e raccapricciante di colui che amava.
«Perché sei venuta da
me?»
Sakura si riprese,
inghiottì la saliva, e gridò per farsi sentire.
«Sasuke, fammi venire con te! Sto
abbandonando Konoha!» terminò
appena la frase e, decisa come lo era sempre stata, saltò
per raggiungere l'altra parte del ponte, per raggiungere lui.
Ora che erano più vicini, Sakura potè guardare
con più attenzione la ragazza che, riversa su un fianco,
sputava sangue ai piedi di Sasuke. Lui, ancora immobile, la guardava
diritto negli occhi verdi.
"Stupida ragazzina, pensi che me la beva?...faresti meglio a scappare,
fuggi Sakura...non rendere le cose più difficili di quello
che sono."
«...e tu che ci guadagneresti a
seguirmi? Non essere ridicola...» Vai
via, dannazione.
La sua voce sprezzante era talmente simile a quella di quando era a
Konoha, che Sakura pensò per un attimo che non ce l'avrebbe mai fatta.
Che non ne era assolutamente in grado, e che infondo lei non lo
voleva. Ma un secondo
colpo di tosse della fanciulla rossa la ridestò. Doveva farlo.
«Sono seria! Da quando te ne sei
andato...non ho fatto altro che rimpiangere di non aver avuto la forza
di seguirti...»
E quanta
verità c'era in quella frase? Forse troppa per essere
accettata persino da lei stessa. Pensò che convincente lo
era, ma doveva sforzarsi ancora di più per riuscire
veramente a persuaderlo.
Ma Sasuke in silenzio, si limitava a fissarla con scarso interesse.
«Farò tutto quello che
desideri. Quello che conta è che non voglio avere
più rimpianti!»
In quel momento, lo sguardo di Sasuke si fece più aguzzo,
l'ira dipinse il suo volto e le sopracciglia nere franarono in un'
espressione accigliata.
«E tu...credi di conoscere il mio
desiderio?»
«Non importa...mi
andrà bene qualsiasi cosa, farò tutto quello che- »
«Io voglio annientare Konoha!
Questo è il mio desiderio!» la
interruppe calcando con irrazionale calma il suo angosciante proposito.
Fu' allora che la maschera che Sakura aveva assunto crollò e
gli occhi verdi si allargarono per la sorpresa e la paura.
«Davvero tu arriveresti a tradire
Konoha per me?» il tono
basso, fermo, glaciale, le fece accapponare la pelle.
Ma, ingenua, continuò quella pagliacciata. «Certo! Se tu mi ordini di farlo
io lo farò»
"Sei sempre stata una pessima bugiarda Sakura! Te la sei proprio
cercata...ormai non si torna più indietro, sorella"
Un ghigno incurvò un lato delle labbra di Sasuke, mosse solo
un passo verso di lei, rivolgendole uno sguardo sagace.
«Molto bene...mettiamo alla prova
questa tua volontà...»
Sakura
inspirò ed espirò profondamente, quando Sasuke le
rivolse una seconda occhiata.
«Se vuoi che ti accetti al mio
seguito...dalle il colpo di grazia!» disse
indicando la ragazza in fin di vita.
Gli occhi di Sakura
mantennero la stessa fermezza, sebbene dentro il panico fosse
ingestibile. «Chi è?»
«Una del mio esercito, come vedi
ora non mi è di alcuna utilità...tu saresti un
ottimo rimpiazzo dopotutto»
Chi era l'uomo che aveva davanti? Sakura non lo riconosceva
più, niente di quello che vedeva e sentiva apparteneva al
suo Sasuke. Come poteva lasciare che degenerasse ancora di
più? Lei doveva salvarlo,
e quello era l'unico modo ormai. Si avvicinò lentamente a
lui e alla sua sottoposta, trattenne quasi il respiro quando lo
superò per raggiungere il corpo della ragazza.
Da quanto tempo non lo vedeva? Da quanto tempo non gli era cosi
vicino...
Estrasse il pugnale dal fodero di pelle e chiuse appena gli occhi, quel
tanto da suscitare il commento beffardo dell'Uchiha. «...che ti succede?Non mi dirai
che non ne sei in grado?...»
Doveva agire senza
perdere tempo, doveva girarsi in quel momento e conficcargli la lama
nel torace, un unico movimento e tutto sarebbe finito.
Doveva uccidere Sasuke. Doveva farlo, ora!
«Sasuke...fermati» un
lamento flebile, una preghiera sommessa, uscì dalle labbra
bianche della ragazza dai lunghi capelli rossi. Sakura ebbe il tempo
minimo di razionalizzare cosa stesse succedendo, girò
velocemente lo sguardo alle sue spalle e incontrò l'inferno
nel vuoto degli occhi di Sasuke. La stava per trapassare, implacabile e
senza pietà, come quando attaccava i manichini durante gli
allenamenti a palazzo. Chiuse gli occhi...stava per morire per mano del
contorto e raccapricciante riflesso del ragazzino con cui era
cresciuta. Arrivò a pensare che probabilmente era meglio
essere uccisa da lui, piuttosto che ucciderlo lei stessa.
Sentì prima una presa ferma sul suo polso, deviando con
forza la traiettoria del suo attacco, poi lo vide : Kakashi e
i suoi occhi; e lo sentì, rancoroso e a denti stretti.
«Autentico intento omicida...sei
caduto così in basso...Sasuke»
Cercò di replicare con un calcio, ma quello che ricevette
dal suo maestro fu una risposta pronta e violenta che lo costrinse a
indietreggiare.
«Ahah...eccone un altro» commentò
in un ghigno sadico e impudente, fissandoli entrambi con scherno e
disprezzo.
«Sasuke...sai che detesto dover
ripetere più volte le stesse cose...quindi te lo
dirò un'altra volta soltanto.Non lasciare che la vendetta si
impadronisca di te...»
Una risata glaciale, spaventosa, uscì dalla bocca
dell'Ultimo Uchiha. Echeggiò nell'enormità di
quel luogo devastato dal conflitto, e rimbombò nel cuore di
Sakura.
«Itachi...mia madre...mio
padre...IL MIO CLAN! VOI RIPORTATEMELI...RIPORTATEMELI QUA E VI
PROMETTO CHE TUTTO QUESTO FINIRA'!»
Urlò tramutando il
suo viso in una maschera di odio.
«...Non nutro alcuna voglia di
ucciderti» disse
allora Kakashi fissandolo.
Fu allora che -se possibile- la voce di Sasuke divenne ancora
più velenosa e agghiacciante.
«Parli ancora come se potessi
davvero uccidermi! Finiscila con questo patetico atteggiamento da
maestrino. Kakashi...ti svelo un segreto...io sto tremando fino alle
ossa dalla voglia che ho di sporcarmi le mani con il tuo sangue!»
Sakura ascoltò quelle
parole senza muovere un muscolo, ma per la prima volta dopo tutto quel
tempo, pensò che Sasuke fosse realmente e completamente
perso e insalvabile.
E la disperazione le attanagliò le viscere con violenza
«Sasuke, ti pre...go...fer..mati
» un gemito spezzato uscì involontariamente dalle
sue labbra, crollò con le ginocchia a terra, piangendo tutte
le lacrime che le erano rimaste.
D'un tratto quindi palesò tutta la sua debolezza, il dolore
atroce che lui causava e di cui non si curava. Sasuke non fece altro
che rivolgerle un occhiata infastidita, "Sei patetica" le dicevano i
suoi occhi neri,"sei debole, ed inutile" ripetevano, per poi
voltarsi sul suo maestro ed iniziare ad attaccarlo.
Sakura ancora tremante e impaurita, tentando di curare quella giovane
donna dai bei capelli rossi, ascoltava il violento cozzare delle armi,
i salti e gli attacchi che i due si scagliavano l'uno contro l'altro,
agguerriti e instancabili. E poco dopo, quando udì
l'imprecazione di Sasuke, le grida di dannazione a causa
dell'incapacità momentanea di usare le sue arti oculari,
capì che era quello il momento di agire. Riprese il pugnale,
armandosi del coraggio che credeva di possedere, e si
avvicinò alle sue spalle, silenziosa come una gazzella. Non
poteva più tirarsi indietro, era lei a doversi occupare di
Sasuke. Cacciando la forza necessaria per porre fine alla sua
follia. Si sarebbe fatta carico di quel peso, lo avrebbe sopportato,
perché per amore, per l'eterno e immortale amore che
provava, ce l'avrebbe fatta.
La lama distava ormai pochi centimetri dalla schiena di Sasuke, la
punta avrebbe centrato perfettamente il simbolo bianco e rosso degli
Uchiha cucito sulla casacca.
Tremò appena Sakura, con le lacrime che ripresero a scendere
copiose sulle guance bianche, le labbra tremolanti serrate quasi
violentemente, per soffocare i vagiti di dolore.
Doveva farcela,
doveva affondare quel pugnale avvelenato e ucciderlo, ma...continuava a tremare e
restare ferma.
"Muoviti...uccidilo...cosa stai aspettando?" Sapeva che era la cosa
giusta da fare, per tutti, per il suo popolo, per la sua famiglia, per
se stessa e anche per lui...e allora perché le mani non
seguivano ciò che il suo cervello comandava?
Ma infondo...come aveva potuto credere di riuscire veramente a farlo?
Come poteva stroncare la vita dell'uomo che con dolore inimmaginabile
continuava ad amare, come poteva uccidere Sasuke ?
Non era pronta per quello, e non lo sarebbe mai stata.
E di quel tentennamento, così umano e sofferto, se ne
approfittò Sasuke, che a causa di un singhiozzo malamente
trattenuto divenne cosciente di quello che stava accadendo appena
dietro di lui.
Si girò di scatto incontrando i suoi occhi verdi pieni di
lacrime, e con violenza le serrò la gola tra le dita.
La sollevò stringendo ancora più forte il collo
bianco.
Avvertiva sotto le dita l'incapacità di Sakura di respirare,
annaspava tentando di racimolare un po' d'aria.
No, non l'avrebbe uccisa soffocandola, ci sarebbe voluto troppo tempo,
Kakashi sarebbe intervenuto di lì a breve, e forse sarebbe
stato stesso lui a non riuscire fino in fondo a strapparle la vita in
quel modo. Ci voleva qualcosa di più veloce, immediato.
Quindi, le afferrò il pugnale che teneva ancora in mano,
l'avrebbe fatta finita con la stessa arma con cui lei -la stessa
bambina che lui aveva protetto nei momenti di pericolo, la stessa
sorella con cui era cresciuto, la stessa ragazzina che gli aveva
giurato eterno amore- aveva tentato di ucciderlo.
Le avrebbe tagliato quella splendida gola -che manteneva lo stesso
profumo e morbidezza che lui ricordava- il suo sangue gli avrebbe
inzuppato la casacca bianca, pulendogliela con il suo candore, e
così finalmente si sarebbe liberato anche dell'ultimo
fardello, annegando nel sangue puro e incontaminato di Sakura.
La lama era talmente vicina alla sua gola che Sasuke involontariamente
trattenne il respiro, per la frenesia o per l'atroce
disperazione poco importava, e non si rese conto -preso
com'era dal tentato omicidio- che Naruto era appena dietro di lui.
Suo fratello in un attimo afferrò Sakura tra le sue braccia,
allontanandola dalla morte certa.
Sasuke sbattè
le palpebre come per mettere a fuoco la figura davanti a sé,
colui che gli aveva strappato Sakura dalle grinfie dell'oblio.
Lo sguardo limpido di Naruto, mostrava una tale sofferenza,
delusione e dolore, da fargli venire il voltastomaco. Pensava di star
soffrendo? Cosa ne sapeva lui del vero dolore?
«L' avresti
uccisa! Cosa sei diventato Sasuke? Quando finirà questa
follia?» gli urlò con disprezzo.
«Questa, che tu chiami follia,
non è altro che la conseguenza di quello che TUO padre e il
TUO villaggio hanno causato! » disse inalberandosi.
«No, tu non sei questo... »
«E cosa ne sai tu? Sono diventato
quello che il tuo popolo, i tuoi ministri, hanno deciso che io fossi,
che la mia intera famiglia fosse! Cosa sono gli Uchiha, se
non assassini e squilibrati?...
Non è questo che raccontano ai bambini per
intimorirli?...non è questo che avete voluto tramandare?
Quindi eccomi, fratello, il più folle tra gli Uchiha»
«E per questo...uccideresti anche
lei?...Sakura?»
Il viso di Naruto era
rosso per la collera, ma gli occhi sebbene infuriati erano lucidi sul
punto di piangere, e la voce tremava appena, segno della disperazione
più totale.
Sasuke li
guardò, suo fratello, sua sorella e il suo maestro, tutti e
tre l'uno vicino all'altro. Guardò Sakura, con gli occhi
rossi a causa del pianto, le gambe sottili tremolanti per il freddo, o
più probabilmente per la paura, sciupata e fragile, spezzata.
«UCCIDERO' CHIUNQUE VOGLIA
METTERSI SULLA MIA STRADA!!»
«Sasuke...Sasuke?»
L'Uchiha alzò il viso dalla scrivania di legno sulla quale,
fino a qualche attimo prima, pensava di aver semplicemente adagiato il
capo. E invece si era completamente addormentato, senza alcun contegno,
quasi come faceva Naruto quando era ragazzo. Con fastidio si
maledì per aver fatto quel paragone con il nemico Uzumaki.
Girò lo sguardo sulla mano di Sakura posata delicatamente
sulla sua spalla.
«Ti
sei addormentato...»
"E ho ricordato, ho ricordato tutto...e non sono in grado di sopportare
questo ricordo."
«A
quanto pare»
«...urlavi» gli
disse lei con dolcezza «Hai
avuto un incubo?»
«No,
sto bene» mentì,
alzandosi con il contegno che da sempre lo contraddistingueva. E
voltandosi completamente verso di lei la vide tentennare.
Con le mani strette l'una all'altra all'altezza del ventre, lo guardava
diritto negli occhi, in un silenzio snervante. «Che
c'è?» le
chiese quindi annoiato.
«Ho...devo
dirti una cosa, Sasuke.»
L'Uchiha
si portò due dita sulla tempia, massaggiandola. La testa gli
scoppiava e un pesante nodo in gola, come un macigno, gli strappava
l'aria. «Dimmi»
«...non
mi sono sentita molto bene questo pomeriggio e Hinata mi ha aiutata...
Sono appena uscita dalle stanze di Tsunade»
«Mmm...
noto che ti senti meglio, altrimenti la tua Tsunade non ti avrebbe mai
lasciata andare» disse
con distrazione.
«Sì...»
«Bene,
allora perché sei qui?» chiese
lievemente infastidito dalla sua presenza, dopo quello che aveva
rivisto, non aveva proprio alcuna voglia di vederla. Voleva rimanere
solo, al buio, con i suoi pensieri e i suoi demoni. Sakura
abbassò lo sguardo, si avvicinò a lui lentamente
e gli prese la mano. Quando sentì la consistenza delle dita
delicate di Sakura sulle sue, solo allora alzò nuovamente lo
sguardo sul suo viso. «Sasuke...sono
incinta»
La novella Uchiha guardò gli occhi di suo marito
spalancarsi, le dita sottili ed eleganti stringersi d'istinto tra le
sue, come per aggrapparsi a lei.
«Sei...incinta?» la voce
vibrò per l'emozione, mentre l'improvvisa
felicità che provava nel cuore si tradusse in una commozione
quasi fisica. La vide annuire, con gli occhi verdi lucidi e le gote
arrossate.
«...Sasuke» sussurrò
e la voce tremò di un affetto così profondo che
sbaragliò ogni barriera nel suo cuore. Gli portò
la mano ancora intrecciata nella sua sul ventre, che ora stranamente
gli appariva lievemente più rotondo, e lui senza pensare lo
accarezzò delicatamente, quasi timoroso, muovendo piano la
stoffa leggera che copriva la sua pelle.
«Nostro...figlio» pronunciò
Sasuke piano, per quella gioia troppo intensa da soffocare. Raccolse
poi una lacrima che era scesa lentamente dagli occhi di Sakura e le
portò un braccio dietro la schiena, avvicinandola
definitivamente a lui. «Io
non merito tutto questo» disse a
mezzavoce appoggiando la fronte sulla sua e chiudendo gli occhi.
«Non
dire così...» rispose
lei accarezzandolo, con i capelli neri che le si infilavano tra le
dita. «Questo...» aggiunse
riportando la mano del marito sulla pancia. «E'
un nuovo inizio, e nessuno merita un nuovo inizio più di te»
Gridò dentro Sasuke, per il tormento. Cosa meritava
veramente lui, se non le fiamme della dannazione? Quale futuro poteva
assicurare a sua moglie e a...suo figlio...
Come avrebbe potuto crescere quel bambino, che esempio di padre sarebbe
stato per quella creatura incontaminata? Lui...un assassino, un
traditore.
L'amarezza gli esplose dentro, velenosa, mescolando al presente i
ricordi dolorosi del passato. Le parole di Sakura, sebbene
così dolci, rimbombavano nella sua testa." Nessuno merita un
nuovo inizio più di te"
Lui? Lui che come una serpe strisciava nel buio e orchestrava la
più totale e terrificante vendetta.
«Sarà
odiato...perché sarà un Uchiha, e avrà
come padre il peggiore tra tutti» disse
quindi con rabbia e angoscia, immaginando già le occhiate,
le voci, che avrebbero accompagnato ogni passo di suo figlio e rivide
se stesso in quel bambino, allontanato e disprezzato. «Cosa?
Questo è assurdo!» l'incredulità
di Sakura rese il suo tono più aspro. Non aveva intenzione
di lasciarlo sopraffare dai suoi tormenti, decise di affrontarlo a
testa alta, determinata a ingaggiare battaglia, pronta a difendere
l'uomo che amava.
«Pensi
che Konoha lo accetterà? Unico...erede della famiglia odiata
per così tanti decenni ? Sarà peggio del
matrimonio, fingeranno tutti -come hanno sempre fatto- di essere felici
della nascita, ma sotto trameranno contro il nostro bambino...»
«Smettila
Sasuke, non andrà così...sarà amato, e
noi...noi lo proteggeremo!»
«E
chi lo proteggerà da me?!...non gli mentirò,
questo mai! Ma come affronterà il mio passato? Cosa
leggerò nei suoi occhi quando scoprirà chi
è veramente suo padre, e cosa ha fatto!»
La disperazione dei naufraghi velava gli occhi di Sasuke e Sakura
credette per un attimo che suo marito si stesse spezzando
definitivamente. Provò un dolore così forte nel
vederlo in quello stato che pregò gli dei
affinché le dessero la forza di sostenerlo, ignara che
quella forza lei l'aveva sempre posseduta.
«Soffrirà...ma
non per la delusione, nè per la vergogna.
Soffrirà per te, perché capirà tutto
il dolore che hai patito, e sentirà la purezza del tuo
animo. Sarà orgoglioso di avere un padre come te!»
Da una serpe come lui poteva nascere una colomba? Dimmelo Sakura,
tu...ci credi?
Sakura lo guardava negli occhi, ma Sasuke non riusciva a capire se gli
stesse mentendo o meno. Tuttavia vedeva comunque qualcosa. La stessa
fiera passione che aveva notato in lei anni e anni prima, e che era
stata la sua rovina.
E strinse i pugni cercando di resistere alla tentazione di prenderla
tra le braccia, guardarla negli occhi e dirle tutta la
verità. Dirle che stava architettando la caduta di Minato e
Naruto, dirle che mai aveva rinunciato alla sua vendetta, dirle che
ancora anelava la morte di suo padre e suo fratello. Dirle che...da
qualche tempo non sapeva più cosa fare. Dirle che era
disperato...e terrorizzato. Invocare aiuto.
«Non
aver paura...» gli
disse con una dolcezza che gli inebriò i sensi, evocando
emozioni che per i suoi conflitti avrebbe fatto meglio a ignorare.
Sasuke voltò appena lo sguardo fuori, verso il cielo sereno.
Le nuvole si muovevano tranquille scivolando nell'aria. Quella
normalità lo sconvolse. Evidentemente non erano consapevoli
del dramma che si stava svolgendo poco più sotto di loro.
«Come
posso essere sicuro che non gli verrà fatto del male in
questa corrotta Nazione del Fuoco?»
La sua voce era rabbiosa, e Sasuke dovette concentrarsi per controllare
le violente emozioni che lo stavano scuotendo.
«La
tua ira funesta dovrebbe essere di per sè già un
buon motivo per dissuadere qualsiasi intento malvagio» le
rispose in un sorriso sarcastico, cercando di alleggerire l'animo. Ma
per un attimo Sakura si maledisse per quella battuta, perché
scorse un lampo di dolore negli occhi neri di Sasuke, ma fu solo un
istante. La determinazione rimpiazzò
immediatamente quella fugace visione.
«Dovremmo
crescere nostro figlio lontano da questa gente...o disfarci una volta e
per tutte di loro!»
Sakura spalancò gli occhi scostandosi appena da
lui. «Come
puoi dirmi una cosa del genere?»
«Come
puoi pensare tu, che io non lo dica!»
sbottò lui respirando a fatica.
«Non
intendo scappare con mio figlio, dalla terra in cui sono nata e
cresciuta. Dal nostro Villaggio»
«Che
mi ha voltato le spalle anni fa! Che ha ordito lo sterminio del mio
intero clan! Che mi ha ingannato!» commentò
lui ad alta voce.
«Sasuke...» si
riavvicinò lei, tirandolo appena per incontrare di nuovo i
suoi occhi neri. «Un
bambino ha bisogno di stabilità, ha bisogno di amici, di
amore!»
Quelle parole gli piovvero addosso come una cascata gelata. Lo
sconvolgeva -ancora- la capacità di quella donna nel
riuscire a fargli perdere la padronanza di sé. Sapeva bene
ciò di cui un bambino aveva bisogno, lui aveva sentito il
bisogno di essere amato durante tutta l'infanzia. Dunque poteva essere
un buon padre? Sarebbe stato in grado di amare suo figlio nel modo
giusto? E suo figlio lo avrebbe amato comunque, pur sapendo...?
«Sarà
felice qui, riceverà tutto l'amore di questo mondo e
crescerà in serenità. Tu gli insegnerai tutte le
tecniche Uchiha, ed io le arti mediche...avrà il meglio di
noi due»
E ci credeva veramente Sakura...
Perchè infondo quello di Sasuke era stato veramente un
tradimento?
Potevano davvero condannarlo per quella scelta?
Sakura non ci volle pensare, quello che sapeva era che loro, gli
altri...quelli che non sapevano, non conoscevano veramente i suoi
occhi. E non avrebbero mai avuto il coraggio di specchiarsi
nell'oscurità per lavarne via la tristezza. Quella invece
era la sua missione, da sempre. E lei non ne era mai stata impaurita,
nè ora nè allora.
Con quelle calde rassicurazioni, improvvisamente Sasuke si
sentì di nuovo bambino. Lo stesso ragazzino che in quelle
stesse mura era in perenne attesa di un riconoscimento, che sotto
quello stesso cielo, in piedi brandendo spade e pugnali, sognava di
ereditare un giorno le tecniche di suo padre Minato, il grande e
splendente Lampo Giallo. Aveva sperato e atteso per molti anni per poi,
finalmente, allontanarsi violentemente da quell'inutile e ingannevole
sogno.
«Che
sia un lui o una lei, sarà cresciuto nell'amore, lontano
dalle menzogne. Non c'è bisogno di scappare, noi
affronteremo qualsiasi ostacolo o dolore, insieme...»
Lui o lei. Ed ecco che nella sua testa, il bambino assunse
un'identità, una forma concreta.
Sarebbe potuto essere una femminuccia con i capelli neri degli Uchiha e
la tenacia di Sakura, o un maschietto dagli occhi verdi, dolce e con un
sorriso sfrontato.
L'immagine di lui, Sakura e il piccolo neonato gli occupò la
mente. Una sensazione di tepore e calore gli avvolse il cuore, e Sasuke
decise di lasciare andare momentaneamente quei terribili pensieri, e di
abbandonarsi a quella pace. Accarezzò delicatamente Sakura,
le sfiorò la guancia morbida e scese giù sul
collo lungo sentendo con piacere la pelle di lei rabbrividire.
«Come
fai?» «A
fare cosa?» chiese
lei in un sospiro, presa da quelle carezze gentili e allo stesso tempo
sensuali.
«A
placare l'orrore che si nasconde dentro di me»
«Non
mi basta» disse
in un tremito procurato da un suo bacio dietro l'orecchio. «Non
mi basta placarlo, io voglio cancellarlo o se non posso, voglio
aiutarti a sopportarlo.»
Avvicinò lentamente le labbra, con gli occhi fissi nei suoi,
la mano aggrappata alla sua spalla stringeva tra le dita la stoffa
della cottardita blu scuro.
«Sono
abbastanza forte, posso farcela sai?» pronunciò
sulla sua bocca già socchiusa.
«Si
lo so» disse
solo, per poi annegare in quel vortice di labbra, speranza e
timore.
Più lontano a Nord, in un covo sotterraneao, illuminato dal
fuoco caldo delle numerose fiaccole, Kabuto era stato mandato a
chiamare. Percorse il corridoio in silenzio per raggiungere la sua
stanza, le sue gambe si muovevano meccanicamente ma con una certa
frenesia che si sforzava di limitare, più volte si era
recato lì per curare le braccia del suo Signore e tutte le
volte gli aveva fatto uno strano effetto vederlo costretto in quella
situazione, sapeva quanto il suo padrone stesse soffrendo per quella
debolezza.
Entrò nella stanza, arredata con il minimo necessario, nello
stile orientale che Orochimaru tanto amava. Sentì il rumore
ripetuto di uno strusciamento e si girò in quella direzione.
Un serpente strisciò fino a lui, gli sfiorò la
caviglia con la pelle umida e squamosa, continuando a strisciare fino a
sparire in un angolo non illuminato. Kabuto posò le erbe
mediche sulla sua desta ed alzò il viso sulla figura di
schiena, seduta a gambe incrociate su un enorme cuscino.
«Mi ha fatto chiamare? Vi ho
portato le erbe mediche, mio signore» «Sì,
vieni» disse rauco per poi slacciare
la cintura del kimono viola -veste che Kabuto apprezzava
particolarmente sul suo signore- mostrando il corpo niveo e un fisico
sottile, ma non esile. I capelli, una setosa cascata nera, gli
scivolarono da un lato della spalla nuda creando agli occhi di Kabuto
un piacevole contrasto. Il servitore deglutì a vuoto, senza
un particolare motivo, o forse per tutti i motivi rimasti muti,
inespressi. Si avvicinò definitivamente iniziando il suo
lento e accurato lavoro di frizionamento dell'unguento sulla pelle
bianchissima di Orochimaru, partì dalle mani passando ai i
polsi e alle spalle, ripassando prima giù e poi
sù numeroso volte, mentre la mente obbligava gli occhi a non
indugiare troppo su quel corpo.
«Sei sempre stato un fidato
alleato, Kabuto, e senza alcun dubbio di notevole utilità.
Sei un ottima spia, un ottimo medico e un grande combattente...»
«Grazie,
mio signore»
«A breve potrò riutilizzare le
braccia, sarò finalmente in grado di concludere
l'assedio di Konoha , e
questo lo devo sicuramente a te...
Ma so bene che odi Sasuke Uchiha...tu lo vuoi morto, non è
vero?»
la voce era sibilante e profonda come al solito, ma quella volta
l'effetto che ebbe sulla mente di Kabuto fu diverso. L'attendente
infatti rabbrividì suo malgrado, perché era vero
: lui detestava quell'ingrato Uchiha e desiderava con tutto il cuore
vederlo morire, con sofferenze se possibile. Ma d'altra parte, Kabuto
non era uno sprovveduto, sapeva perfettamente che in futuro Sasuke
sarebbe dovuto divenire il nuovo contenitore per il suo maestro, e lui
non era così sciocco da mettersi contro i voleri del suo
signore. No, andare contro Orochimaru non sarebbe stata una
mossa intelligente.
«Non
vi creerò problemi, se è questo che temete maestro»
rispose senza emozione. Orochimaru si leccò le labbra
risistemandosi il kimono sulle spalle bianche. Si girò verso
di lui, fissandolo con i suoi occhi gialli e inquietanti per i
più, ma non per Kabuto. «E'
nel tuo interesse, mio caro»
sibilò spostandogli un ciuffo argenteo dietro l'orecchio,
sfiorando appena con le dita affusolate un suo zigomo.
«Ti
strapperei gli occhi se venissi a sapere che hai tentato di sbarazzarti
del mio contenitore»
La voce arida e gelida fece accapponare la delicata pelle di Kabuto,
che sentì una goccia di sudore freddo scendere lungo la
schiena, si irrigidì mantenendo però gli occhi
nei suoi. «Non
oserei mai andare contro il vostro volere, maestro»
Orochimauru piegò la testa di lato facendo ondeggiare i
lunghi capelli neri. «Ho
un compito da affidarti allora»
sorrise, mostrando i denti bianchissimi e affilati, e
accarezzò il capo di un serpente nero che gli si era
avvicinato.
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