Quando principi e dei erano matricole

di Steno
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Ok parliamone, questa storia sta finendo e la cosa mi deprime quindi ci sto mettendo un po' a sistemare gli ultimi capitoli.
Ad ogni modo, mentre scivevo il nuovo capitolo mi sono resa conto che la scena iniziale era leggermente di troppo.
Così ho deciso di dividerla dal resto del capitolo e ofrirvela in sacrificio sperando che mi perdoniate per il ritardo.


 
13.

Ageh si appoggiò ai lati del lavabo dopo aver finito di radersi.
Per un attimo il ragazzo nello specchio gli era sembrato uno sconosciuto; non c’era nulla di diverso nel suo aspetto, ma più guardava il giovane uomo al di là della superficie più si convinceva che qualcosa era cambiato.
Per esempio non si ricordava l’ultima volta che aveva esaminato il suo riflesso con tanta attenzione; aveva sempre avuto uno strano rapporto con gli specchi, questo per dire che li evitava. Non c’era nulla d’interessante in lui: era basso per i canoni di Pozu e vicino ai suoi aitanti coetanei sembrava uno spaventapasseri denutrito.
Era sempre stato così, si ricordava che ad un certo punto della sua infanzia gli altri bambini avevano iniziato a crescere e lui si era ritrovato a guardare tutti con il naso in su. Ovviamente a Plaurani la situazione era ben diversa…

L’illuminazione lo colpì all’improvviso; non c’era nulla che non andava in lui! Guardò il suo riflesso con nuovi occhi e stavolta vide che non era né basso né mingherlino come aveva sempre pensato, al contrario, aveva un aspetto sano e delle belle spalle larghe scoprì compiaciuto. Certo ora che non stava più accucciato su sé stesso era più evidente.
Chissà quando aveva smesso di camminare a testa china ed aveva assunto quella postura sicura, quasi fiera. Si sentì un po’ imbecille quando alzo il braccio per esaminare i suoi bicipiti, ma non poté evitare di gongolare internamente quando i muscoli si gonfiarono.
Non era colpa sua se il resto della sua gente sembrava un ammasso di muscoli e testosterone fuori scala. Esclusa Pozu, in confronto al resto del mondo lui era un bel ragazzo!

Arrossì come un idiota al quel pensiero e voltò le spalle al suo gemello bidimensionale ringraziando il cielo che nessuno aveva assistito alla scena.

Com’era prevedibile Ylva lo guardava incuriosito appoggiato allo stipite della porta.
“Volete che vi lasci soli?” 


 




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