Amnesia: Morso Meccanico

di xbondola
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AMNESIA

MORSO MECCANICO


Sono stata una bambina bassa e bionda, una volta. Avevo gli occhi azzurri e un sorriso furbo. Mi chiamavo Jo.
Mi piaceva passeggiare lungo il molo, lì dov'era ormeggiata la Bella Aurora, la nave di mia madre.
Fu lungo il molo che mi presero.

Sono stata una spia della mafia reminiense, anni fa. Alto, robusto, con qualche problema di coordinazione che mi aveva sbattuto in faccia molte porte. Detestavo il fottuto cibo scadente che servivano nel mio motel e mi facevo di silentium quando quei figli di puttana si decidevano a pagarmi il servizio. 
Era la droga peggiore sul mercato, ma in che altro modo potevo zittire i miei demoni?

Sono stata un vampiro dei quartieri bassi di Reminio e lì di sangue se ne trovava un sacco. Sangue corrotto dalla droga, nella maggior parte dei casi: il suo sapore era così dolce da ricordarmi l'odore della morte; lo conoscevo bene: ce l'avevo appiccicato agli abiti e non andava via.

Sono stata una strega e ho vissuto per cinquecento anni nei sobborghi della città. L'ho vista cambiare sotto i miei occhi cerchiati e restare sempre uguale: caotica, affamata, esigente.
Io ero il suo specchio di carne: affamata del denaro e dei sogni di chi varcava la mia soglia, offrivo cianfrusaglie al prezzo delle loro anime. 
Era la disperazione a vendere per me e nessuno mi ha mai detto grazie.

Sono stata tante cose diverse e sono sempre stata me stessa.
Ho vissuto mille vite diverse e ho sempre vissuto la mia.
Ho camminato per le strade di Reminio restando in alto, librandomi nella notte scura come un fantasma tra le ombre.

Ora sono in una gabbia dorata e maledico gli uomini che hanno fatto di me la cavia dei loro esperimenti.

Li ucciderò tutti.

Tornerò a volare.





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