Tutti i miei sbagli
Sei tu
a difendermi a farmi male
Sezionare la notte e il cuore
Per sentirmi vivo
In tutti i miei sbagli
[...]
Non riesco ad arrendermi
A tutti i miei sbagli
Sei tutti i miei sbagli
Subsonica - Tutti i miei sbagli
Nel buio del Velo non c'è differenza fra notte e giorno, perché questa
distinzione l'avevano abbandonata quando avevano lasciato Alternia e le
sue lune. Nello spazio fra una sessione e l'altra non si sa nemmeno se
il tempo esiste realmente. Ma Terezi sentiva lo scorrere infinito delle
ore sulla sua pelle: erano dense e pesanti, si strusciavano sul suo
corpo supino e lasciavano una scia di sudore al loro passaggio; le
sembrava che la stessero schiacciando, che se l'aria nella stanza era
calda e afosa, permeata dalla puzza di muffa, fosse colpa loro. Si
dette della cretina per aver solo pensato una cosa del genere, ma
quell'immagine era l'unica definizione che riusciva a formulare per
spiegare quel che provava. Da quanto era lì? Non ne aveva idea. Aveva
l'impressione che fossero passati anni dall'ultima volta che aveva
trascorso del tempo coi suoi amici, ma sapeva che non era vero; doveva
aver visto Dave giusto quella mattina - anche se le mattine lì non
esistevano - poco prima di rintanarsi in quella stanzetta.
Da tempo ormai ripudiava ogni tipo di compagnia, anche se Dave cercava
di farle cambiare idea, diceva che quel comportamento le faceva male,
ma tanto lui che voleva saperne. Vedere gli altri le dava su i nervi,
soprattutto vedere Rose e Kanaya, felici e innamorate. Come potevano
esserlo? I loro mondi non esistevano più e adesso erano dispersi nello
spazio liminale fra una dimensione e l'altra, nel vuoto totale, su una
meteora alla deriva. Come se quello non fosse sufficiente, pensò a
quanto li aspettava dopo. Non era sicura sarebbero stati in grado di
sconfiggere Lord English, in realtà nemmeno che riuscissero ad
affrontarlo.
E dire che alla partenza era lei la più convinta, quella con più fede
nella loro missione. Più passava il tempo, più tutto perdeva
significato: ormai erano quasi arrivati e lei non aveva più le energie
per combattere. C'era qualcosa che le succhiava via la sua voglia di
andare avanti.
Voleva stare sola e poter pensare in santa pace, ma quello che le
veniva in mente non faceva che peggiorare la situazione; una serie
infinita di domante che facevano vacillare ogni certezza e annebbiavano
ogni cosa in cui avesse mai creduto.
In quei tre anni si era resa conto di aver fatto solo un grosso errore
dopo l'altro. Nulla andava come doveva, quel che succedeva
non faceva che portare nuovi problemi e lei era prosciugata.
Anche Karkat era stato un errore.
Era convinta di amarlo, ora capiva che aveva frainteso ciò che provava
e questo l'aveva portata sull'orlo del baratro.
Lei non aveva idea di cosa fosse l'amore, non l'aveva mai provato e ora
dubitava persino di poter riuscire a riconoscerlo. Si chiedeva se
almeno lui lo sapesse. Probabilmente no. Ma entrambi non potevano, non
volevano, immaginare un'esistenza senza l'altro.
Non avrebbe mai creduto che un sentimento così sublime avrebbe potuto
causare tanta sofferenza.
Adesso era in grado di rivolgere uno sguardo disincantato al loro
passato e a vedere tutti gli errori che avevano commesso: avevano
sempre dato tutto per scontato e creduto che la vita fosse come quella
delle fiabe, dove tutti ottengono il loro lieto fine. Peccato che loro
avessero intrapreso la strada sbagliata per ottenerlo. Si erano dati
per scontati e ogni volta che una faceva qualcosa in disaccordo con i
piani dell'altro, si apriva una crepa e, col passare del tempo, queste
si facevano sempre più profonde e irreparabili. La loro passione
assumeva a tratti le caratteristiche di un'ossessione: dovevano stare
insieme, non poteva essere altrimenti, ed erano intenzionati a
raggiungere tale scopo a dispetto di tutto, pure di loro stessi. Era
così che era iniziato il loro sprofondare: a causa di quella
convinzione, insieme a quella che la loro sofferenza fosse passeggera e
che li avrebbe condotti a una felicità futura, si stavano distruggendo.
Ma lei lo amava così tanto. Lui era sempre lì per lei, pronto a
sostenerla, a ricordarle il suo valore, che era un membro fondamentale
della squadra; anche nei momenti più bui trovava sempre le sue braccia
pronte ad accoglierla. Probabilmente senza di lui non sarebbe diventata
la persona che era... ma non potevano più continuare a illudersi.
Pretendevano che andasse tutto bene, che tutto fosse sotto
controllo e così facendo si costringevano a sopportare quella tortura.
Karkat si stava allontanando sempre di più da tutto, perso com'era
nella sua infatuazione: non riusciva ad accettare la realtà
dei fatti e aveva preferito rifugiarsi in una fantasia dove
erano felici. Terezi vedeva chiaramente che era solo un sogno
irrealizzabile, la trama di un romanzo in cui erano stati infilati a
forza, che non teneva conto che loro erano persone vere, con un'anima e
dei difetti inconciliabili con quell'ambientazione.
Forse se non avessero mai avviato la sessione di Sburb, se Lord English
non fosse mai esistito, così come il regno di terrore instaurato ad
Alternia, avrebbero avuto una chance. Ma non così.
Avevano una missione da compiere, una missione che metteva sulle loro
spalle la responsabilità dell'esistenza di tutto il reale, rifiutarsi
di accettarlo non era che un gesto meschino ed egoista e lei non si
l'avrebbe fatto.
Non potevano stare insieme perché il fato aveva deciso di far loro
affrontare prove da cui erano usciti per miracolo e che avevano
completamente stravolto il loro essere; lei stessa si era scoperta più
fragile di quanto credesse, ma aveva imparato una lezione fondamentale:
doveva pensare a se stessa. Continuare a cercare la propria
metà, qualcosa che l'avrebbe completata l'avrebbe solo
indebolirla, perché lei era già completa e finché fosse stata convinta
di dipendere da qualcun'altro non avrebbe mai trovato la forza di
combattere.
Quei pensieri sembravano così semplici mentre erano solo belle parole,
ma per metterli in atto le serviva un coraggio di cui non disponeva.
Gliel'aveva sottratto il continuo umiliarsi e rinunciare a sé per
vivere una bella bugia, per renderlo felice, a dispetto della propria
sanità.
Lei lo amava. Avrebbe dato la vita per lui, era tutto il suo mondo. Ma
era proprio quell'adorazione che la stava stritolando.
Non poteva fingere che nulla di tutto ciò che c'era stato fra loro
fosse mai esistito, o quanto ancora Karkat significasse per lei, ma
doveva liberarsi da quelle che ormai erano solo catene e andare avanti.
E l'avrebbe fatto anche per lui, lui che era intrappolato nella sua
stessa disperazione; gli avrebbe fatto capire che quella era l'unica
soluzione. Perché lei lo amava e proprio per questo desiderava con
tutto il cuore che anche lui fosse felice, che anche lui vivesse.
CZ: ... giuro che non l'ho fatto apposta a caricare questa
storia proprio il giorno di San Valentino, sul serio 0_0 L'ho buttata
giù secoli fa e ho trovato il tempo di fare una revisione solo ieri,
finendo oggi... e continuare un altro giorno mi sembrava un overkill,
quindi, a voi.
Chiedo scusa per la mia lunghissima assenza da EFP, sto lavorando a un
racconto originale di una lunghezza non indifferente per i miei
standard e vorrei concentrarmi solo su quello e magari finirlo una
volta buona; le fanfic le limito a serate "di pausa" da suddetto
progetto quando ho voglia comunque di scrivere qualcosa, o ho trovato
un prompt carino.
Prompt carino questo? Plot twist: tutte le mie storie sono deprimenti.
Scusatemi, ma amo il dramma e la tragedia <3
E amo pure la Karezi e sono la ship perfetta per l'angst, quindi
beccatevi questo <3 (Ormai ho capito che possono funzionare solo
negli AU 3)
So già che nel testo sono presenti alcune ripetizioni, ma non sono
davvero riuscito a sistemare, cambiare la parola avrebbe alterato pure
il significato della frase, perché il concetto che avevo in mente era
specifico e un sinonimo non avrebbe dato la stessa idea. Anche oggi
impariamo a revisionare domani.
|