Our little space of time

di AleDic
(/viewuser.php?uid=600709)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Our little space of time

 

 

 

 

 

{ 404 parole }

 

 

 

Prompt:
“10. Trovare la gioia l'uno nell'altro: segno tipico dell'amicizia.”

(Aristotele)

 

 

 

 

Alan è seduto con te sul pavimento della tua stanza, anche se è piena notte. Ormai la vostra è una piacevole abitudine: quando tutto il mondo è immerso nel silenzio dei sogni, voi vi ritagliate uno spazio di tempo, solo vostro. Non c’è nulla di male, pensi. Così come non c’è nulla di male nel sposarvi. Tu e lui siete anime affini: le vostre menti e i vostri cuori possono trarre gioia e pace l’uno dall’altra. Nessuno dei due sarà mai solo.

Quella notte è più fredda del solito. Alan ha tenuto la giacca invece che poggiarla sul letto, come le altre volte, ed arrotolarsi le maniche della camicia. Tu rabbrividisci, così ti alzi per afferrare la coperta di lana sul materasso. C’è un finto caminetto nell’angolo più interno della stanza. Vi ci avvicinate per essere più riparati dagli spifferi dell’aria gelida che sfuggono dalla finestra. Quando ti risiedi, usi la coperta per avvolgere entrambi. Ora siete talmente vicini da riuscire a sentire l’odore di tabacco e menta dei suoi vestiti e il calore del suo corpo. Ti sembra tutto così famigliare da smuoverti qualcosa nel petto. Ti sistemi meglio e poggi la testa sulla sua spalla.

È in quel momento che Alan smette di parlare. Non ha fatto altro da quando è arrivato – a volte ti sembrava che neanche riprendesse fiato -, lo sguardo infiammato da quella travolgente genialità e passione che nessun altro sembra notare e capire (e amare) a parte te. Per un attimo, avvertendo la prolungata durata di quel silenzio, ti chiedi se tu non abbia oltrepassato qualche confine (forse è troppo presto, non dovrei stargli così vicino­-), ma all’improvviso Alan inizia a muoversi. Per un momento pensi che voglia allontanarsi e fuggire da quell’intimità non richiesta. Invece, anche se in modo goffo ed esitante, allunga un braccio per cingerti la vita. È un contatto gentile e leggero, quasi avesse paura di sfiorarti. Ma anche saldo.

Trattieni il respiro per un attimo.
Poi l’attimo passa, così in fretta che sembra quasi non sia mai esistito, trattandosi solo d’immaginazione. Alan riprende a parlare come se non fosse successo niente e voi steste ancora semplicemente seduti sul quel polveroso pavimento, in una notte come un’altra. Ma tu riesci a sentire la mano che ti sfiora il fianco quasi stesse marchiandoti la pelle. E mentre il mondo dorme ignaro tra le braccia di Morfeo, tu sorridi, nel tuo piccolo personale spazio di tempo.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3640057