trial
Gelosia
Ogni volta che tendeva la mano verso di me, disteso tra le
lenzuola, non potevo far altro che concedermi. «Vieni, Kabuto.» Succedeva
tutto in un attimo. La mia mente si zittiva, il mio corpo sfuggiva al
controllo e mi trovavo in pochi istanti tra le sue braccia, assordato dal mio
cuore impazzito e dai respiri ansimanti. Ciò che non riuscivo a capire era
quello che provava lui per me. Non esitava a baciarmi come a piegarmi per il
dolore. «Quando diventano ancora più neri, i tuoi occhi sono splendidi»
diceva. Tendeva la sua mano verso la mia quando i miei occhi diventavano più
scuri. Era un gioco di calcoli per tenermi vicino a lui e divertirsi con me allo
stesso tempo. Era il gioco della gelosia, in cui mi trovavo
coinvolto. L’apice del divertimento, per lui, era il momento in cui entravano
in ballo gli altri. Cercavamo di colpirci alla gola, agli occhi, al ventre, nei
punti in cui faceva più male. Alla fine della partita, ognuno di noi si trovava
contro tutti e non esisteva pari merito. Quando tutto finiva, mi ritrovavo
poi a stringerlo più forte che mai. Per l’amore e per l’odio. Lo toccavo, lo
guardavo, lo sentivo e mi ritrovavo a bramare qualcosa che non aveva nome. Mi
bastava fissarlo negli occhi dorati perché mi capisse. Poi, sorrideva
tristemente. Nemmeno lui era a conoscenza della parola che potesse descrivere
quel sentimento che entrambi condividevamo e nascondevamo. Non mi rimaneva
altro da fare che pronunciare il suo nome: «Orochimaru-sama.» Lo dicevo a
bassa voce, come se fosse un segreto tra noi due. Noi due e nessun altro. Era
l’unica occasione che avevo per averlo solo per me. Allora, una volta finito,
tutto ricominciava. Ma ogni volta che rischiavo di impazzire per la gelosia,
lui sapeva come risanarmi.
(300 parole) *** È possibile che aggiunga altre drabble, per questo non è completa.
Grazie mille per aver letto!
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