Grazia

di darkhunter
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Introduzione

Odio la mia pelle, se solo potessi me la strapperei via con queste mani. Se il colore in eccesso si potesse lavare via come la sporcizia, perché è questo che sono, sporca. Me lo hanno fatto capire tutti qui, a scuola continuano a chiamarmi la figlia del peccato, ma io continuo a non capire perché. Perché solo per la mia pelle io devo essere discriminata in tal modo, perché solo perché non sono completamente bianca io debba continuare a sentirmi sporca. La mia pelle a me piace, ma spaventa gli altri, continuano a ripetermi che io sono macchiata dal peccato più grave, ma quale peccato potrà mai essere l’amore. Mio padre ha sbagliato, ha sbagliato a fare il missionario, ha sbagliato ad andare in Africa, ha sbagliato ad amare proprio mia madre, e l’errore più grande di tutti, è stato quello di portarmi qui con se. Se solo non fosse stato per mio zio, perché lo ha convinto a farci venire qui a vivere con lui? Qui sono tutti ricchi, le case sembrano reggie, ma la cosa più brutta è che in ogni casa c’è un maggiordomo di colore. Siamo nel 2000, ma con la costante mentalità del 300, quando gli uomini di colore erano usati come schiavi, e le donne venivano violentate e lasciate a morire di fame, o deportate in tutto il mondo con l'unico scopo di servire il proprio padrone. Eppure non capisco, perché mai accettare i miei cugini, figli di diverse madri, da diverse relazioni, amori adulteri e impuri, e non accettare una ragazza dalla pelle leggermente più scura rispetto alla loro? Qui si fingono tutti religiosi, tutti perfetti, ma poi sono i primi a rinnegare la loro religione se a loro favore. L’acqua che fuoriesce dal getto della doccia mi bagna il corpo, ma il colore non si lava, lo scuro non va via, rimane, persiste. Le mie lacrime continuano a mischiarsi con l’acqua, mi bruciano gli occhi, mi scoppia la testa, piango da quasi un’ora, ma nessuno mi è venuto ancora a chiamare, nessuno mi è venuto a salvare da questo strazio. Sono un errore, sono sbagliata, sono un mostro; aggettivi così frequentemente usati per descrivermi, aggettivi ai quali ora credo anch’io. Ma non mi posso arrendere, non così. Mi rialzerò, abbatterò ogni ostacolo, ma per ora, per ora ho bisogno solo di piangere.




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