Aranyhíd
Hi Fun Kou Gai
(Giapponese)
Una legittima, miserevole verità, una frustrazione e una disperazione
relative a una situazione terribile che non si può cambiare.
.
.
L’acqua
bruciava come fuoco sulla sua ferita.
Saizo
rimase immobile, lasciandosi galleggiare sul pelo dell’acqua del fiume
che attraversava la città di Cheve in cui si era lasciato cadere,
troppo esausto per lottare contro le correnti che lo stavano
trascinando lontano dalla battaglia che ancora si combatteva, lontano
dallo sguardo dei soldati di Nohr.
Bugiardi.
Il Re
d’Ossidiana aveva promesso di parlare di pace, e invece li aveva
accolti con punte di frecce e lame d’ascia. Aveva comunicato a Re
Sumeragi che avrebbe portato con sé il suo stesso figlio, il giovane
Principe Ereditario Xander, come prova delle proprie buone intenzioni,
ma non aveva detto che anche il ragazzino sarebbe stato armato fino ai
denti. Sumeragi non avrebbe mai portato i propri figli al seguito, se
avesse sospettato un tradimento di quel calibro.
Assassini.
Il Re di
Marmo era caduto. Hoshido aveva perso la propria stella guida. Una
donna, che ora sarebbe stata incoronata Regina Reggente, aveva perso un
marito. Quattro bambini avevano perso un padre. Lui aveva perso la sua
battaglia, e fallito il suo compito.
Ma c’era
ancora qualcosa che poteva fare. Aveva origliato il loro complotto
scivolare dalle labbra ghignanti di quel disgustoso, viscido mago:
volevano una bambina.
Mostri.
Non
l’avrebbe permesso. Avevano ucciso il suo Re, ma non avrebbero fatto
altro male alla famiglia reale. Era suo dovere proteggerli – anche se
non aveva ancora dieci anni, anche se era soltanto un bambino secondo
ogni legge o costume possibili… eppure era quello che si aspettava da
lui suo padre, il motivo per cui si stava addestrando con così tanto
impegno.
Alla prima ansa del fiume, Saizo si aggrappò ad una radice sporgente e
si trascinò fuori sulla riva. Il dolore gli trafisse violentemente il
braccio ferito, lo squarcio sulla sua pelle che bruciava mentre i
muscoli si tendevano, ma lui strinse i denti e lo ignorò.
Poteva
solo sperare che non fosse già troppo tardi.
Di angolo
in angolo, Saizo scivolò fra i muri delle case come un’ombra,
completamente invisibile se non per quelle minuscole gocce di sangue
che si perdevano nell’oscurità della notte: era giovane, sì, eppure era
già uno dei ninja più rispettati dei regni dell’est, l’orgoglio di
Igasato.
Era un
edificio in particolare, quello che stava cercando, uno che lui e il
suo fratello gemello avevano ispezionato con il padre appena arrivati a
Cheve, determinati ad organizzare rifugi e nascondigli nel caso le cose
non fossero andate per il verso giusto. Chiaramente, l’istinto del
padre non avevano sbagliato nemmeno questa volta. Saizo era certo che
avrebbe trovato Kaze, lì, assieme alle bambine.
Trovata la
finestra a livello della strada per la cantina della forgia, Saizo si
lasciò scivolare all’interno.
Fece a
malapena in tempo ad atterrare sulla nuda, fredda pietra prima che
qualcosa gli si avventasse contro, mandandolo dritto disteso al suolo.
Ne fu felice: significava che suo fratello era lì, di guardia e
attento, e che il posto era ancora sicuro. Tuttavia, non poté non
emettere un grugnito strozzato quando una lama d’acciaio gli accarezzò
il collo.
-Kaze, no!
Sono io!- ringhiò, e subito il peso che lo inchiodava a terra svanì
assieme al bacio del gelido metallo.
-S_Saizo?-
balbettò suo fratello, chiaramente sconvolto. Saizo sentì una stretta
al cuore: avevano la stessa età, erano gemelli, ma Saizo si era sempre
sentito in dovere di prendersi cura di lui. -Perdonami, fratello. Ho
esagerato. Ti credevo un nemico.-
Appoggiò
una mano sulla spalla di Kaze, sperando di calmarlo. -Hai fatto bene,
fratello. Sono fiero di averti trovato all’erta e pronto a difendere la
famiglia reale.-
Kaze parve
rilassarsi alle sue parole: era raro ricevere complimenti dal gemello,
era rassicurante, e in quel momento gli trasmise quell’effimera
contentezza di cui aveva bisogno per rimanere lucido, per riprendere
contatto con la realtà. -Ma certo. Nostro padre è già venuto a prendere
l’Alto Principe, lo sta portando al sicuro in questo momento. Mi ha
lasciato a proteggere le bambine fino al suo ritorno.-
Saizo si
lasciò andare ad un sospiro che aveva, inconsciamente, trattenuto.
Aveva fatto in tempo, dopotutto.
Le due
bambine in questione erano appallottolate in un angolino della stanza,
i capelli biondi di entrambe che si mescolavano tanto stretto era il
loro abbraccio. Avevano circa un anno di differenza – la più grande
aveva cinque anni, la più piccola quattro – ma, in quel momento,
parevano anche più giovani ed indifese.
Con la
forza del proprio senso del dovere che gli bruciava nel petto, Saizo si
avvicinò alle due ed estrasse con fermezza la più piccola dalle braccia
della più grande. Kaze fu immediatamente accanto a quest’ultima,
cercando di tranquillizzarla mentre lei cercava di afferrare il braccio
ferito del Ninja per fermarlo.
-No!-
protestò, e Saizo poté quasi sentire il suo piccolo cuoricino spezzarsi
nel vedersi strappare dalle braccia la propria sorellina. -Cosa fai?
Dove la porti?!-
Persino
Kaze lo guardò in modo strano, un sopracciglio inarcato per la
preoccupazione, mentre stringeva più forte la bambina recalcitrante.
-Fratello?-
-Abbiamo
dei doveri, Kaze.- fu la sua unica spiegazione, mentre tornava alla
finestra da cui era entrato tenendo fra le braccia l’altra bambina, che
si dimenava debolmente nel tentativo di tornare dalla sorella.
-Proteggere la famiglia reale. Quindi resta qui e proteggi la
principessa.-
Kaze
deglutì, chiaramente a disagio dinanzi alla scelta terribile che si
trovavano costretti a fare, ma alzò comunque una mano tremante per
premere un fazzoletto umido sulla bocca della bimba che teneva contro
il proprio petto. Quella crollò addormentata nel giro di pochi minuti,
il pianto messo a tacere dall’anestetico che imbeveva il tessuto.
-Se nostro
padre tornasse prima di me, prendete la principessa e digli che ci
ritroveremo in un posto sicuro.-
E poi
Saizo fu nuovamente sulle strade di Cheve, con la mano della bambina
stretta nella propria.
Non si era
ancora lamentata nemmeno una volta: le sue uniche proteste furono quei
deboli tentativi di allontanarsi da lui per tornare alla cantina, ogni
volta che Saizo si fermava per scrutare dietro un angolo, un bivio, per
evitare eventuali trappole. Era come se la piccola sapesse – come se
sapesse che il suo futuro sarebbe stato quella di diventare la guardia
personale di colei che la chiamava sorella ma che non lo era, e la vita
di una guardia reale non veniva mai prima di quella del proprio
protetto.
Saizo
rallentò quando si avvicinarono al cuore del conflitto, dove ancora si
combatteva: il suolo acciottolato era coperto di corpi e l’odore
marcescente di sangue, interiora e morte gli fece storcere il naso,
mentre la bambina alle sue spalle si copriva la bocca con una manina,
le lacrime che le pungevano gli occhi. Se la tirò più vicino e le
indicò qualcosa.
Il corpo
di Re Sumeragi giaceva in mezzo alla strada, troppe frecce incastonate
nel suo corpo per poter anche solo pensare di contarle. Accanto a lui,
il cadavere della sua guardia, il partner di suo padre, che si era
lanciato in mezzo alla pioggia di frecce al primo dardo che era
affondato nella spalla del Re.
C’erano
altri corpi attorno a loro, ma quella zona era resa momentaneamente
sicura dal muro umano creato dalla milizia di Hoshido, impegnata a
respingere i soldati di Nohr per poter almeno recuperare il cadavere
del Re e tributargli i giusti onori.
La bambina
riconobbe Sumeragi, ma Saizo le chiuse il grido in bocca prima che
potesse rovinare tutto.
Non
ora.
E poi
l’edificio dietro cui si era nascosto venne colpito quando un pegaso vi
venne scagliato contro, proprio come lui si aspettava che succedesse –
era un edificio alto e i Cavalieri Viverna nohriani erano temuti per la
loro capacità di menomare i nemici alati facendoli schiantare contro la
prima superficie disponibile.
Allora,
soltanto allora, lasciò andare la bambina: al nemico sarebbe sembrato
che fosse rimasta nascosta nell’edificio colpito e che lo schianto
l’avesse fatta uscire allo scoperto, i suoi protettori sepolti vivi dal
crollo del tetto.
-Papà!-
gridò, e Saizo la guardò correre, scivolando appena sul suolo sporco
quando si fermò accanto al cadavere del Re. -Papà, papà, svegliati,
dobbiamo andare via! Ho paura!-
La sua voce di bambina catalizzò l’attenzione di coloro che la stavano
cercando – ovviamente.
Saizo vide
lo stesso mago viscido che aveva scorto sul ponte, lo vide illuminarsi
di un ghigno disgustoso mentre uccideva un soldato con una scarica
elettrica per poi gridare, trionfante:
-Maestà!-
La
battaglia finì all’improvviso.
L’ascia
del Re d’Ossidiana aveva strappato la vita a tutti coloro che avevano
continuato ad opporglisi con un solo, brutale colpo.
Saizo si
rifugiò nelle ombre, invisibile, pronto per tornare da suo padre, da
suo fratello, dalla sua principessa. Ma era ancora abbastanza vicino da
sentire il pianto disperato della bambina e le parole terribili
dell’assassino.
-Oh,
povera piccola. Rimanere orfana così giovane…- una pausa, l’attesa
quasi insopportabile, una risatina da gelare il sangue nelle vene. -Tu
sei mia figlia, adesso.-
Il grido
della bambina lacerò la quiete di morte che aveva pervaso Cheve.
Il cuore
di Saizo si incrinò, ma lui non si fermò né si volse indietro: aveva
fatto solo il suo dovere.
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Salve a tutti! Siamo ranyare e DreamWanderer
e siamo liete di accogliervi in questo nuovo, delirante progetto!
Eccoci
approdate su un fandom che ci ha letteralmente divorate vive da quando
abbiamo avuto la (s)fortuna di mettere le mani su Fire Emblem Fates: ci
siamo dette "ehi, siamo talmente ossessionate da questo gioco che ormai
ce lo sogniamo di notte, forse è meglio cominciare a scrivere
qualcosa!"... ed eccoci qua, con la nostra più recente creaturina
fresca fresca di correzione!
Sono
necessarie diverse note di traduzione, perché entrambe giochiamo a
Fates in inglese e abbiamo apportato diverse scelte stilistiche per
adattare l'inglese a come abbiamo pensato potesse essere il più
scorrevole possibile nella nostra lingua madre. Ma non preoccupiamocene
ora! Reggiamoci forte, perché quella su cui siamo appena salite sarà
una giostra piuttosto turbolenta!
Un
appunto, però, va fatto: la storia verrà pubblicata contemporaneamente
anche sul sito ArchiveOfOurOwn, in inglese, con aggiornamenti mensili
da entrambe le parti. Trovate la versione in inglese QUI.
I
personaggi principali della storia (eccetto Female!Kamui e Nuovo
Personaggio), che non siamo riuscite ad inserire per mancanza di
approvazione degli stessi, sono i seguenti, anche se in realtà li
troveremo un po' tutti lungo il percorso: Azura, Ryoma, Takumi, Saizo,
Hinata, Kagero, Orochi, Kaze, Scarlet, Xander, Leo, Niles, Odin, Nyx,
Iago.
Il
percorso principale su cui si snoderà l'intera storia è Revelation
(Rivelazione), sebbene ci saranno diversi plot twist e parecchie
giravolte legate a Birthright (Retaggio) e a Conquest (Conquista) nel
frattempo!
Vi
auguriamo entrambe una buona lettura, un buon divertimento e un
sincerissimo "buona fortuna"!
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