Crying Hell

di Malinconica
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Rideva. Nel suo sogno, Ciel rideva. Da anni i suoi fanciulleschi tratti del volto non si erano mai concessi di distendersi in un sincero sorriso, ma in quel lieve istante lo aveva fatto, tanto era lieta la vista che gli veniva offerta: i suoi genitori, nella loro magione ancora intatta, circondato dalla zia Ann, da Lizzy e da tutti coloro che risiedevano in un posto speciale del suo cuore. Gli sorridevano, occhi e animo sereni, e lui non poteva far altro che ricambiare la loro gioia. Corse verso di loro, lacrime di gioia agli occhi che lasciò scorrere, col pensiero offuscato dalla felicità di rivedere ancora una volta i suoi parenti salvi e vivi. Il pensiero di poter riabbracciare la madre, ricevere una carezza dal padre e ancora un altro abbraccio dalla zia attraversò il suo sogno e improvvisamente il panorama cambiò. Non riusciva a scorgere bene i lineamenti del suo palazzo e persino il cielo era nascosto..dal fumo! La sua magione era a fuoco, di nuovo, come quella notte. Lingue infuocate domavano e fremevano sui ruderi della sua casa, si innalzavano e danzavano, splendevano e si espandevano. Le infernali torce gli fecero tramutare le lacrime di gioia in lacrime di disperazione, versate a forza a causa del fumo che gli accarezzava il viso e lo accecava. Poi urlò, ma non udì alcun suono, le corde vocali pietrificate dalla vista dei cadeveri carbonizzati dei suoi genitori. Il suo cuore perse un battito e chiudendo gli occhi umidi non si accorse che nuovamente il suo sogno era mutato. Un inferno ancora peggiore lo attendeva: una gabbia, torture e umiliazioni. Non poteva uscire, non c' era nessun Dio da pregare e supplicare perché quello, ne era sicuro, era il luogo dove le anime dannate e offese andavano a rifugiarsi. E le guance bagnate da cascate di lacrime saline che bruciavano le ferite e che esprimevano tutta la sua disperazione e il suo dolore. Chiamò aiuto. Poi smise. Poi maledí tutti coloro che gli avevano distrutto la vita, che gli avevano rubato il futuro, rovinato il presente e fatto rimpiangere il passato. "Vi uccideró...vi uccideró...vi uccideró...!" Fu accecato da un nero pece improvviso e pensò che forse era la morte. Ma no, non gli era ancora stato concesso il lusso insperato di poter morire. Era un demone, la sua vendetta, la sua spada, il suo scudo, il suo cavallo nella sua scacchiera ed era il suo futuro. Pianse lacrime di sangue, un pentacolo violaceo padroneggiava la sua pupilla e sapeva che da quel momento in poi non si sarebbe più mostrato debole. Ma intanto, piangeva. Nel suo sogno, Ciel piangeva.




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