Passion

di Sarija
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Il silenzio regnava sovrano in quella casa, a parte per il lieve scorrere tranquillo dell'acqua.
Juliette non aveva idea di ciò che le stava accadendo e la dolce carezza sotto la doccia che si era concessa appena tornata a casa le faceva solamente avere nostalgia di quel contatto mai avvenuto.
Tutto, anche il più insignificante fatto quotidiano, portava a lui, al pensiero di parlargli, di guardarlo e di incrociare nuovamente gli sguardi come era successo poco prima sull'auto.
Per un momento, mentre percorreva il vialetto accompagnata dal ticchettio delle décolleté, aveva sperato che la seguisse, che la fermasse sull'uscio di casa, che la baciasse.
Si coprì il volto con le mani.
No, non poteva. Non poteva pensare a lui. Dopotutto era il superiore di Nick.
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi come se fossero un peso morto.
Nick.
L'uomo che la amava da sempre.
L'uomo che ormai viveva sul divano del soggiorno perché aveva perso la memoria da quando si era risvegliata dal coma.
Sospirò profondamente scuotendo la testa energicamente, ma il pensiero che da giorni si era impossessato della sua mente non accennava ad abbandonarla.
Voleva poter accarezzare la linea dura e decisa della mascella, ascoltare la sua voce profonda, suadente e sicura mentre le sussurrava all'orecchio.
Voleva lui.
Sean Renard.
Voleva farsi possedere, possederlo e consumarsi piano piano insieme a lui stringendolo tra le gambe con forza.
Un leggero ma deciso bussare alla porta la fece tornare bruscamente alla realtà.
Con il cuore palpitante, chiuse velocemente i rubinetti dell'acqua, si avvolse in un morbido asciugamano bianco e frettolosamente scese le scale dimenticandosi persino di indossare le ciabatte.
“Nick?”. Avrebbe voluto dire un altro nome, ma la ragione e la confusione che viveva nella sua mente la frenarono.
Girando l’angolo in salotto poté vedere il volto della persona attraverso il vetro sovrastante la porta e per un momento si bloccò smarrita nell'incrociare i suoi occhi dal taglio severo.
Espirando con decisione si fece forza e aprì un leggero spiraglio della porta, abbastanza largo da potergli parlare, ma abbastanza stretto per nascondersi.
“Che cosa vuoi, Sean?”.
Lui rimase per un attimo in silenzio, ammirando la curva gentile delle labbra rosee della donna che gli stava di fronte.
“Esattamente ciò che vuoi anche tu”, disse aprendo lievemente l’uscio con una mano, senza che Juliette opponesse la benché minima resistenza.
I loro respiri e i loro cuori risuonarono all'unisono in quella notte senza stelle e senza luna, mentre il fruscio degli abiti a terra riempiva il vuoto tra quelle due anime gemelle e tormentate.




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