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*Fan Fiction
partecipante al SaboxKoala's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Idiota
Ace
e Sanji lo fissavano a bocca spalancata da due minuti buoni ormai e
Sabo
iniziava a sentirsi un pò a disagio.
Si
mosse nervoso sulla sedia grattandosi la nuca, lanciando al contempo
occhiate
furtive attorno al loro tavolo, sperando che nessun avventore del bar
in cui si
erano rifugiati in quel sabato pomeriggio di pioggia, li stesse
osservando
incuriosito per quello strano comportamento. Non aveva proprio voglia
di
elargire sorrisi di circostanza, aveva già avuto una brutta
giornata senza
dover pure rassicurare uno sconosciuto circa il loro stato di salute
mentale.
Suo
fratello e il suo amico non davano segno di volersi risvegliare dallo
stato
catatonico in cui erano caduti e lui iniziava seriamente a spazientirsi.
E
che sarà mai, mica ho detto che ho ammazzato qualcuno...
Tossicchiò
un paio di volte, con il chiaro intento di attirare la loro attenzione,
ma
nulla, continuavano a guardarlo scioccati senza emettere verbo. Sabo
ormai ne
aveva piene le tasche.
"Vediamo
di piantarla, ok??" incrociò le braccia, assottigliando gli
occhi.
"Non ho detto nulla di strano potete anche smetterla di fare le belle
statuine!"
La
richiesta sembrò funzionare, Sanji si accigliò
mentre Ace chiuse gli occhi
sospirando.
"Niente
di strano, hai detto?" Sabo, ancora corrucciato, diede tutta la sua
attenzione all'amico biondo che aveva davanti. "Niente di strano??"
ripetè iroso, come se non avesse capito bene, iniziando a
fumare dalle orecchie.
Sabo
aprì la bocca per rispondere ma Ace lo precedette posando
una mano sulla spalla
dell'esagitato amico. "Calma, Sanji. Vediamo di capire bene la
situazione
prima di dare tutta la colpa a lui, ok?" il biondo si chetò
annuendo
convinto, gli occhi di entrambi puntati ancora su Sabo.
Ace
prese in mano la situazione, schiarendosi la gola.
"Dunque,
vediamo di fare chiarezza... tu ieri sera sei andato a casa di Koala,
come ogni
venerdì sera. Vi è venuta fame e avete pensato di
ordinare la cena da asporto..."
Sabo alzò un sopracciglio. Stava pronunciando di proposito
ogni parola
lentamente come se stesse parlando con un idiota? "...lei aveva voglia
di
cibo italiano, ma tu volevi cinese..." Sabo annuì, alzando
gli occhi al
cielo. "...avete litigato..."
"Come
al solito!" aggiunse Sanji, con un'occhiataccia rivolta a lui.
Ace
lo ignorò, alzando i toni. "...e, dopo diversi minuti di
litigio spacca
timpani, non si sa come ne parchè, è andata a
finire che vi siete
lasciati??"
Sabo
degluttì, gettando una rapida occhiata alla clientela del
bar, riportando poi
lo sguardo su quelli in attesa di fratello e amico.
Sabo
tentò una risatina nervosa. "Ve l'ho detto, non so come sia
successo!
Fatto sta che è così, non si può
tornare indietro, sono volate parole
grosse..."
"Ah,
lo so io cos'è successo!" proclamò Sanji,
battendo un pugno sul piccolo
tavolino che lo divideva dalla furia dell'amico e facendo voltare un
paio di
teste, come Sabo temeva.
"È
stata senz'altro colpa tua!!"
Ace
scosse la testa incrociando le braccia, mentre il biondino oggetto
delle accuse
si infervorava stringendo le gambe del tavolino come fosse stato il suo
salvagente.
"Non
è vero! Io..." tentò di spiegarsi ma non ci fu
verso, Sanji nobile
paladino difensore del gentil sesso non sentiva ragioni.
"Si,
senz'altro le hai fatto dell'altro! L'hai sicuramente offesa in qualche
modo,
oppure... oppure hai attentato alla sua virtù!"
"Alla
sua virtù...?" esalò Sabo debolmente. Koala aveva
venticinque anni e stava
con lui da quattro, come poteva Sanji credere che la sua
virtù fosse
ancora, insomma... intatta?
Ma
Sanji non lo sentiva neanche più. Per dare più
enfasi alle sue parole si erse
in tutta la sua magnificenza fino a salire coi piedi sul tavolino, che
traballò
sotto il suo peso, invaso dal fuoco ardente dell'amore continuando la
sua
arringa contro chi osava far del male in un qualsiasi modo a delle
donzelle
dolci e delicate.
Sabo
si accasciò scomposto sulla sedia, lasciando perdere ogni
tentativo di sedare
l'amico, tanto ormai era questione di secondi e li avrebbero buttati
fuori
anche da quel locale.
Ace
lo fissò di sottecchi, guardandolo attraverso le gambe di
Sanji che stava dando
mostra di sè inneggiandosi
a difensore
instancabile delle giovani e bellissime donne che si sarebbero trovate
sul suo
cammino.
"Perchè
vi siete lasciati? Siete sempre stati una delle coppie più
belle e affiatate
che conosco." negli
occhi solo una
sincera preoccupazione da fratello maggiore che fece sospirare il
biondino.
"Non
lo so! Davvero, abbiamo litigato si, ma lo facciamo sempre, come dice
questo
qua!" indicò le gambe dell'esaltato tra loro "...poi di
punto in
bianco mi dice che non ne può più, che non la
capirò mai e che è ora di
finirla!" iniziava ad avvertire di nuovo il magone che l'aveva
accompagnato tutta la notte, quel senso di impotenza e dolore puro da
sembrare
quasi fisico.
"Mi
ha lasciato così, senza spiegazioni!"
Non
capiva, Sabo. Non capiva davvero! Era convinto stessero così
bene insieme!
Erano perfetti! Si sentiva a pezzi, completamente svuotato di qualunque
emozione.
Ace
sospirò mesto. "Magari non è troppo tardi...
prova a parlarci ancora
stasera..."
Sabo
annuì, si ci aveva pensato anche lui. Avrebbe lasciato
passare la giornata per
farla calmare e verso sera si sarebbe presentato da lei con un mazzo di
gigli
bianchi, i suoi preferiti, chiedendole scusa in ginocchio, che
qualunque cosa
avesse mai fatto potevano sistemarla insieme. Sabo
riacquistò un pò di fiducia.
Si, avrebbe fatto così, lei doveva
dargli il tempo di parlare e di
trovare una soluzione al problema!
Con
la ritrovata speranza nel cuore, si accorse a malapena dell'iracondo
proprietario del bar che veniva a tirar giù a forza dal
tavolo un Sanji ormai
preda del suo monologo sdolcinato e completamente dimentico del
perchè si
trovasse lì sopra, mentre Ace allungava due banconote
all'uomo per il disturbo
causato. Non fece troppo caso nemmeno alla pioggia che
arrivò prepotente a
bagnargli capelli e giubbotto, quando vennero tutti e tre sbattuti
fuori, sotto
il diluvio. La sua attenzione era al minimo anche per le occhiatacce
che
continuava a lanciargli Sanji, ma il cellulare che squillava
imperterrito nella
tasca dei jeans riuscì a farlo rimettere coi piedi per
terra. Si spostò rapido
verso un angolo della tettoia per ripararsi e facendosi seguire dagli
altri
due. Lanciò uno sguardo rapido al display, stupendosi non
poco di vederci
scritto il nome Nico Robin.
Perchè
la migliore amica della sua -ancora per poco- ex-ragazza lo stava
chiamando?
Beh,
valutò Sabo velocemente mentre rispondeva, quasi sicuramente
aveva saputo della
rottura, forse voleva sapere come se la passava lui.
"Sabo!
Oh, per fortuna ci sei! Oh mio Dio! Oh mio Dio!!!"
In
tanti anni di conoscenza, Sabo non aveva mai sentito Nico Robin usare
un tono
di voce che fosse alto o appena appena al di sopra della media dei
decibel
normali che ci vogliono per avere una conversazione tranquilla e
serena, quindi
l'angosciante agitazione che manifestò non appena mise il
cellulare
all'orecchio, fece scattare un'allarme nella testa del biondo e in
quella dei suoi
due compagni che erano riusciti a sentire la voce della donna pur
essendo
lontani dall'apparecchio.
"Oh
mio Dio..." continuava a ripetere angosciata, non era da lei
perdere
così il controllo!
Sabo
si irrigidì, pronto a tutto. "D'accordo, d'accordo calmati
adesso!
Tranquilla e spiegami, che cosa succede! Tu stai bene?"
Si
sentì un profondo respiro dall'altra parte del telefonino,
poi la sua voce
tremante ma lievemente più calma. "Si, io... oh,
Sabo! Oddio..."
Il
biondo strinse il cellulare tra le dita con forza, rischiando di
romperlo,
mentre un enorme senso di inquietudine si faceva strada in lui. "Cosa
Robin??" la incitò.
"...Koala
ha... ha avuto un incidente... un'ora fa, con la macchina. È
uscita fuori
strada, con questa pioggia maledetta... oh, Sabo... sono appena
riusciti a
contattarmi! L'hanno portata all'ospedale con l'ambulanza e non ho idea
di come
stia!"
L'inquietudine
divenne terrore puro in un secondo. Un terrore assurdamente potente che
gli
mozzò il respiro e si conficcò come un coltello
in mezzo alle scapole e
probabilmente non lo sentiva solo nella testa e nel cuore, anche la sua
faccia
lo stava patendo perchè Ace e Sanji lo fissavano spaventati
e con gli occhi
spalancati.
"Sabo?
Ci sei? Ti prego rispondi!" continuava Robin dall'apparecchio, non
sentendo più nulla.
Ace
prese il cellulare di mano al fratello che osservava l'asfalto bagnato
con
sguardo vitreo e mise in viva voce.
"Robin
sono Ace. In che ospedale hanno portato Koala?" mormorò,
mentre Sanji
posava afflitto una mano sulla spalla del biondino, cercando di
infondergli un
pò di coraggio, visto lo stato in cui era caduto.
"Ace!" la voce di
Robin risuonò forte anche se attutita dal vento e dalla
pioggia sotto la
tettoia, e sembrò sollevata nel sentire che Sabo non era
solo. "È al
Baltigo!" rispose rapida "Il Baltigo Hospital. Io
sto partendo
ora..."
"Ok..."
rispose il moro, ancora assolutamente calmo, scambiandosi uno sguardo
con
Sanji. "Ci vediamo lì."
"D'accordo...
so che è già stata trasferita al quarto piano,
stanza numero dieci!"
"Grazie,
a dopo. Vai piano in auto, Robin..." si premurò il moro.
"Si,
anche voi..." Ace chiuse la comunicazione con un gesto secco ma
prima
che potesse fare o dire alcunché, Sabo alzò gli
occhi di scatto spaventato,
come se avesse ripreso coscienza di sè solo in quel momento,
e senza dire una
parola corse via da loro, sotto la pioggia battente, tra i richiami di
Sanji,
chiaramente diretto al parcheggio e verso la sua auto.
Non
puoi farmi questo! Non puoi!
Non
puoi morire, Koala!! Non puoi!
TU-NON-DEVI-MORIRE!!
Sabo
ormai non ragionava più. Il terrore e la preoccupazione
avevano raggiunto
livelli estremi e non credeva di essere mai stato così male
in vita sua.
Aveva
guidato come un matto per arrivare prima possibile e grazie a
chissà quale buona
stella era riuscito ad arrivare in ospedale senza provocare danni a
sè,
all'auto o a terzi, ed ora cercava come un disperato quella maledetta
stanza!
I
corridoi erano tutti uguali, bianchi e dal persistente odore di
candeggina.
Aveva percorso tutto il quarto piano di corsa, ma non riusciva a
trovarla. Dove
diavolo era la numero dieci??
Si
fermò affannato e col fiatone, sentendo delle voci dietro
l'angolo. Due
infermiere! Sabo si piazzò davanti a loro, facendo prendere
un colpo ad
entrambe. Tossicchiò un pò, cercando di
riprendere fiato. Dalle loro occhiate
capì che non doveva avere un bell'aspetto, ma non se ne
curò minimamente.
"Scu-scusate... potreste dirmi qual è la stanza numero
dieci... per
favore?"
Le
due si guardarono tra loro prima di indicare con lo sguardo una porta
chiusa
dietro Sabo, che aveva la tesserina N.10 chiaramente indicata a lato.
Sabo
spalancò la bocca mentre una delle sue donne, quella dai
capelli azzurri, gli
chiedeva esitante. "Lei è un parente?"
Era
preparato, lo sapeva che glielo avrebbero chiesto, lo fanno sempre, la
cosa più
saggia sarebbe stata dire una piccola bugia, tutto pur di accertarsi
delle
condizioni di Koala...
"Ecco,
no..."
...questo
non toglieva il fatto che lui fosse anche un imbecille che le bugie non
sapeva
dirle, anzi si fregava sempre con le sue stesse mani.
Le
due infermiere lo guardarono dispiaciute e fu la bionda col caschetto a
prendere parola. "Ci spiace. In questo reparto si può
entrare solo se si è
parenti e in orari ben precisi. I pazienti ricoverati qui sono tutti
molto
gravi e alcuni rischiano seriamente la vita. Può ben capire
perchè non possiamo
fare entrare chiunque..."
La
pugnalata arrivò veloce e si conficcò parecchio
in profondità.
"A-alcuni
rischiano... rischiano di mo-morire?" chiese, col cuore in gola che
rischiava seriamente di impazzire per quanto batteva. Fece appello a
tutto il
suo autocontrollo per cercare degli argomenti a suo favore da usare, ma
quello
che ne uscì fu un tentativo patetico e supplicante di
persuasione. "Per
favore... È la mia fidanzata, si chiama Koala! Per favore...
ieri abbiamo
litigato! Per favore! Io... io devo sapere come sta! Vi prego!"
esalò,
tremando da capo a piedi.
Le
due donne si guardarono e l'azzurrina sospirò pacatamente
prima di fargli un
cenno di diniego col capo che annientò il povero ragazzo.
"Sono le regole
ci dispiace. Noi abbiamo appena iniziato il turno non potremmo in ogni
caso
dare informazioni, ma se attende dieci minuti comincia il giro visite
dei
parenti e potrà saperlo da loro! Sono certa che la sua
fidanzata stia ricevendo
le cure migliori se si trova qui. Per cortesia, aspetti in sala
d'attesa,
ora."
Sabo
si stropicciò gli occhi lucidi, mostrando la determinazione
di prima
completamente sparita, e annuì mesto avviandosi.
Non
appena sentì chiaramente il rumore delle quattro ciabattine
ortopediche che si
allontanavano nel corridoio, Sabo avanzò rapido e
circospetto di nuovo verso la
stanza.
Determinazione
sparita, un paio di palle! Lui in quella stanza ci entrava, che lo
volessero o
no!
Dall'angoscia
quasi non si premurò di chiudere piano la porta dietro di
lui, mentre entrava
cauto nella stanza in penombra.
Con
le tapparelle quasi del tutto abbassate riusciva a vedere ben poco, ma
sentiva
distintamente un bip acuto e continuo provenire da
un macchinario alla
sua destra, di quelli che solitamente sono collegati ad un respiratore.
Sudò
freddo per quella considerazione, mentre gli occhi iniziavano ad
abituarsi al
buio e la stanza prendeva forma intorno a lui.
Alla
parete di sinistra c'era una piccola scrivania sgombra ed un armadio
bianco. Le
grandi finestre davanti a lui mostravano dei flebili spiragli di luce e
facevano ben intendere che il sole alla fine avesse preso il posto
della
pioggia.
Di
quella maledetta pioggia, si disse Sabo, quella che aveva provocato
l'incidente
della sua ragazza e l'aveva confinata in quella stanzetta angusta,
distesa su
un letto asettico pieno di cuscini sgualciti, con le braccia piene di
tubicini
e in viso una mascherina bianca per la respirazione, che lasciava
scoperti solo
gli occhi chiusi.
Sabo
si perse un istante a guardarla, indeciso, poggiandosi ai piedi del
letto.
Sembrava
così piccola e indifesa mentre dormiva -Sabo ci sperava con
tutta l'anima-
coperta fino al mento da un semplice lenzuolo. Nemmeno i capelli
riusciva a
vederle perchè qualcuno, presumeva un'infermiera, glieli
aveva raccolti con una
bandana, rossa sembrava anche se nella penombra era difficile vedere
bene,
forse per evitare che dessero problemi con la mascherina.
Mandò
giù un groppo in gola, cercando di trattenere le lacrime che
maledette
spingevano per uscire a tutti i costi.
Koala
era davanti a lui, inerme e indifesa, probabilmente stava anche
rischiando la
vita e lui rimaneva là senza sapere cosa fare. Si sentiva
terribilmente
impotente!
Tutte
le belle parole che si era immaginato di dirle quella sera per farsi
perdonare
e riallacciare il rapporto erano svanite, dissolte nel nulla non appena
l'aveva
vista, lasciando il posto ad una sensazione orribile e dal sentore ben
definito.
Di
tempo non ce n'era più...
Sabo
non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei.
Pensava
che sarebbe riuscito a riconquistarla in qualche modo, era anche
disposto a
cambiare, a
rinunciare ai weekend in
campeggio coi fratelli, ad aiutarla coi piatti, a stare più
tempo possibile con
lei, pur di non lasciare andare l'amore della sua vita. Ma
così...
Così
non c'era più tempo...
Tutto
quello che avrebbe voluto fare insieme a Koala, i viaggi, le
passeggiate, le
risate, l'amore... forse
era già tutto
finito. Una vita insieme, sognata e voluta da lui più
dell'aria, ora veniva
spazzata via per una fatalità. Non riusciva a concepirlo,
era più forte di lui.
La
cartella clinica ai piedi del letto preferì non guardarla,
tanto non ci avrebbe
capito nulla, e forse gli avrebbe solo procurato più dolore.
Con una smorfia
amara si rese conto di non sapere nemmeno cosa avesse esattamente la
sua
ragazza e perchè si trovasse in quelle condizioni.
Facendosi
coraggio trovò la forza per avvicinarsi al suo viso,
camminando piano per non
disturbare il suo sonno, che sonno doveva esserlo per forza,
perchè si
rifiutava di credere che fosse tenuta in vita da delle macchine! La sua
Koala doveva
essere ancora lì, da qualche parte!
Non
poteva darsi per vinto, forse non era così grave, forse
c'era ancora speranza!
Sbaglio
o aveva letto qualcosa sui pazienti in coma che sentivano tutto quello
che
veniva loro detto? Forse era un'idea stupida, soprattutto tenendo conto
che non
sapeva nemmeno se fosse davvero in coma, ma valeva la pena provarci o
rischiava
di impazzire nell'attesa.
"Ciao
amore mio..." sorrise dolce sentendosi addosso tutta la stanchezza
delle
ultime ore. "Ho fatto prima che ho potuto per riuscire a venire da te,
ma
lo sai, sono sempre in ritardo..." si fermò un istante,
ricacciando
indietro le lacrime, continuando a sorridere. "Ma che mi combini? Non
eri
tu quella sempre prudente al volante? Sono sicuro che non è
stata colpa
tua..." degluttì e si avvicinò ulteriormente,
posando entrambe le mani
sopra il lenzuolo e inginocchiandosi accanto ai cuscini. "Non puoi
farmi
questo... non ti permetto di morire in questo modo! Ricordi? Ce lo
siamo detto
una volta, saremmo morti insieme, da vecchi... se te ne vai adesso,
sarà stato
tutto vano... la mia vita non avrà più alcun
senso..." un sussurro disperato.
"Tu mi hai lasciato è vero, ma io non posso vivere senza di
te... ti amo
da sempre, amore mio! Stiamo bene insieme, lo sai anche tu! Non puoi
stare
senza di me... io non posso stare senza di te... ti ho sempre amata...
ti
prego, svegliati... ti prego amore mio..."
"Che
cazzo sta succedendo qui??"
Sabo
si alzò dal letto di scatto come se si fosse scottato,
girando velocemente la
testa verso la porta e asciugando gli occhi lucidi mentre la luce si
accendeva
di colpo. Si accigliò un istante, accecato dai neon e
dall'intrusione di una
gigantesca figura che si stagliava furibonda sull'uscio e lo fissava
truce.
Ma
che...?
"Chiedo
scusa!" si affrettò a spiegare Sabo, le mani avanti "So che
non
dovrei essere qui, lei è il medico?"
L'altro
lo guardò schifato avanzando deciso verso il letto, gli
occhi scuri iniettati
di sangue. "Il medico? Ma che cazzo stai dicendo? CHI CAZZO SEI TU??"
Sabo
si indispettì, ma che comportamento era quello? "Chiedo
scusa! Ma vede, è
la mia fidanzata e-..."
"LA
TUA COSA??"
Sabo
fece un triplo salto all'indietro, vedendo quell'armadio stagliarsi in
tutta la
sua altezza davanti a lui, cercando di trucidarlo con gli occhi
aspettando la
sua spiegazione prima farlo con le mani.
"La...
la mia fidanz..." ma rinunciò a terminare la frase,
perchè quel diavolo
dai capelli rossi e -era eyeliner?-
con
dei segni neri sotto gli occhi, cercò di prenderlo per il
collo. Riuscì a
sottrarsi appena in tempo, avvicinandosi alla porta col cuore in
tumulto, ma
ben deciso a non scappare nè a dargli le spalle! Non avrebbe
mai lasciato Koala
in balia di quell'energumeno fuori di testa spuntato da
chissà dove!
Ma
chi era e che voleva da loro??
Appurato
che non poteva trattarsi del medico, Sabo non gli toglieva gli occhi di
dosso e
si stupì che avesse già rinunciato ad avventarsi
su di lui, qualunque fosse il
motivo. In realtà non si era più mosso dai piedi
del letto e ora fissava
alternativamente lui e la sua Koala ancora addormentata, ad
intermittenza, in
volto una maschera di sdegno, ira e avrebbe azzardato... dolore...?
Lo
vide scuotere la testa e sospirare mentre si appoggiava con entrambe le
mani
alla base del letto, gli occhi puntati su di lei. "Allora è
così... non
faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo perchè
finalmente sei fuori
pericolo, che vengo a sapere che hai una relazione da anni con questo
fesso!" gli lanciò un'occhiata furibonda. "Pensa che
idiota...
credevo che sarebbe andato tutto bene d'ora in avanti! Ti saresti
rimessa e non
avremmo più pensato a questa brutta storia! Ero pure venuto
a dirti che
finalmente ero pronto ad avere il bambino che mi chiedevi da mesi!
Avrei anche
potuto perdonarti una scappatella, Nojiko... ma addirittura una
relazione
intera... no, questa non te la perdono!"
Sabo
era confuso.
Battè
le palpebre un paio di volte, convinto di non aver capito bene.
"Ehm...
Nojiko...?" azzardò, titubante.
Un
dubbio atroce si fece strada dentro di lui e gettò rapido
un'occhiata alla
donna addormentata sul lettino, sgranando gli occhi nel notare con la
luce
delle ciocche chiaramente color lilla fuoriuscire dalla bandana.
Oh
merda...
Il
rosso si voltò di nuovo verso di lui, l'espressione
indecifrabile. "Si,
Nojiko! MIA moglie! L'unica donna che credevo degna di fiducia ma che a
quanto
pare ha una relazione piuttosto seria con un'imbecille come te!"
Sabo
trattenne il respiro, non tentando nemmeno di rispondere a tono per le
offese
perchè sapeva di averla combinata grossa. Stava
già pensando a cosa dire per
spiegare il malinteso quando entrò trafelata l'infermiera
coi capelli azzurri
che aveva incontrato prima nel corridoio, probabilmente richiamata
dalle urla.
La
donna squadrò prima il ragazzo dai capelli rossi che
sembrava aver perso tutta
la verve dell'inizio e fissava deluso la ragazza a letto -che ora
sapeva
chiamarsi Nojiko e non Koala- e poi lui, che incenerì con lo
sguardo. "Ma
lei non doveva attendere in sala d'aspetto??"
Sabo
la vide come un'oppurtunità e la colse al volo. "Si,
infatti! Ma non ho
resistito!" si voltò risoluto verso il rosso. "Ehi,
è stato tutto
un'enorme malinteso!!" quello lo squadrò truce, Sabo
indietreggiò
istintivamente. "Credevo che su quel letto ci fosse la mia ragazza, che
si
chiama Koala! Glielo dica anche lei!" disse guardando l'infermiera, che
lo
guardò corrucciata incrociando le braccia. "Si, prima ha
detto che si
chiamava Koala. Ma che c'entra ora? Non è un buon motivo per
fare tutta questa
confusione!! Devo chiedere ad entrambi di lasciare la stanza, subito!"
Ma
l'altro ragazzo non la ascoltava nemmeno. Con gli occhi spalancati
fissava Sabo
continuare a dire che si era trattato di un malinteso e che nel buio
non era
riuscito a distinguerla, che amava solo la sua Koala e voleva sapere
come
stava... sembrava sincero, fuori come un balcone, ma sincero.
Guardò la sua
-forse ancora- donna riposare serena e si convinse delle parole di quel
biondino idiota. Effettivamente, Nojiko era troppo bella ed
intelligente per
poter anche solo prendere in considerazione uno come quello
là...
La
certezza definitiva che non fosse stato tradito e soprattutto che quel
tale
fosse un deficiente, la ebbe dieci secondi dopo, quando lo
sentì chiedere
all'infermiera perchè la sua ragazza non fosse in quella
stanza, dal momento
che aveva seguito le istruzioni alla lettera, quarto piano, stanza
dieci.
"Quarto
piano?" la donna lo fissò come se fosse una lumaca marina
che doveva
ingoiare. "Questo è il quinto!! Deve scendere di uno!!"
Sabo
la fissò sconvolto. "Scherza vero?" poi, senza attendere
risposta
schizzò via alla velocità della luce, lasciando
dietro di sè un'infermiera
furibonda e un animo sollevato anche se sbigottito.
Scese
in fretta le scale e zigzagò rapido tra le persone che
incrociava nei corridoi,
alla disperata ricerca della ormai tristemente nota stanza dieci.
Ormai
non aveva più fiato e sudava in maniera oscena, ma non
poteva fermarsi!
Anche
se Koala non era la donna con il respiratore, non voleva dire che fosse
sana e
salva e lui era anche stufo di dover chiedere al mondo dove trovarla e
sapere
come stava!
Dopo
aver pensato di averla persa, era sempre più bramoso di
trovarla per accertarsi
delle sue condizioni e, possibilmente, sfoderare la carta della
sincerità per
tentare di riconquistarla.
Rallentò
l'andatura passando davanti a diverse camere con la porta aperta,
notando
appena un lampo nero che si parò nel suo campo visivo,
seguito da voci che
conosceva bene. Tornò indietro e seguì quelle
voci fino all'uscio di una
stanza, guarda caso targata n.10, e vi si affacciò
titubante, gettando uno
sguardo dentro. La camera era piccola anche se molto più
luminosa della gemella
al piano di sopra e brulicava di persone.
Sabo
tirò un sospiro di sollievo nel constatare la totale assenza
di macchine per la
respirazione, tubi e attrezzature varie. Solo un armadio e un lettino
facevano
parte dell'arredamento e, seduta semisdraiata su quest'ultimo, c'era la
donna
più bella del mondo, con una vistosa fasciatura al braccio
sinistro ma l'aria
allegra di una che sapeva avrebbe potuto andarle molto peggio.
Intorno
a lei, disposti più o meno disordinatamente, c'erano
entrambi i suoi fratelli,
Sanji, Nico Robin e Nami, tutti ridacchianti per chissà che
battuta.
Sabo
sospirò ancora, doppiamente sollevato nel sentire il clima
rilassato e bonario,
di certo beneaugurante per la salute della sua ragazza.
Come
spinta da una forza sconosciuta, Koala smise di ridere voltandosi verso
la
porta ed inquadrandolo, mentre tutto il gruppo faceva lo stesso
seguendo il suo
sguardo.
Sanji
sbuffò. "Finalmente!" lo sgridò.
Ace
scosse la testa, mesto. "Dov'eri finito? Ti abbiamo cercato un sacco
dopo
aver visto la tua auto nel parcheggio!"
Ma
Sabo non li ascoltava, aveva occhi solo per lei. Lei, che aveva
rischiato di
perdere e invece era ancora qui, bellissima, in salute, arrabbiata...
arrabbiata...?
Sabo
la fissò stupito, perchè Koala sembrava sul punto
di volerlo sbranare?
"Perchè
sei un idiota!!" gli urlò in faccia quando fu abbastanza
vicino da
riuscire ad afferrarlo per il bavero della giacca. "Passi che ti sia
perso
per trovare la mia stanza, posso anche passare sopra al fatto che ti
sia
presentato per ultimo e a mani vuote!" Sabo sgranò gli
occhi. "...ma
ti giuro, se ti azzardi di nuovo a mettere le mani sulla MIA macchina
ti taglio
le palle e le regalo a Rufy!"
L'interpellato
si grattò la nuca confuso, non capendo bene cosa dovesse
farci lui con le beh, cose
del fratello, che Koala voleva dargli. Ace gli posò una mano
sulla spalla.
"Ragazzi, penso sia il caso di uscire, lasciamogli un pò di
privacy..."
Rufy
lo fissò sorpreso. "Ma come, io voglio capire..." Sanji lo
afferrò
per un braccio. "Andiamo, testa vuota, ti offro una cioccolata alle
macchinette..." mormorò spingendolo fuori, seguito da Ace e
Nami. Robin si
fermò un istante a dare un affettuoso abbraccio alla
paziente, che nel
frattempo aveva lasciato andare uno spaesato Sabo.
Prima
di uscire la mora passò accanto al biondino mimandogli con
le labbra 'scusa se
ti ho fatto preoccupare al telefono, nessuno mi aveva detto come stava,
ho
pensato al peggio, per fortuna è tutto ok!' ricevendo un
gesto affermativo.
Rimasti
soli, Koala lo fronteggiò. "Dove sei stato finora?"
Lui
boccheggiò, temendo quella domanda, ma decidendo per la
sincerità. "Non ci
crederai, ma fino a dieci minuti fa io ti stavo tenendo la mano!"
Koala
ovviamente si mostrò piuttosto scettica. "Si, come no..." lo
liquidò
in fretta.
Sabo
stava per ribattere ma lei fu più veloce. "Comunque,
tornando al discorso
di poco fa... ricordi settimana scorsa quando ti sei gentilmente
offerto
di dare un'occhiata al motore della mia auto per capire cosa fosse quel
rumorino che sentivo quando frenavo?"
Sabo
annuì, non capendo.
"Bene,
a quanto pare non ti sei limitato a quello..!" esalò,
stringendosi al
petto il braccio fasciato. "Nel tuo delirio di onnipotenza hai
accidentalmente tagliato, spostato, fatto qualcosa che non dovevi fare,
che
oggi ha fatto in modo i freni non funzionassero ed io perdessi il
controllo
della macchina, finendo dritta contro una bancarella del mercato
cittadino,
fortunatamente semi vuoto per il diluvio! È stato solo
grazie al caso che non
ci siano stati danni rilevanti o, peggio, vittime! Io me la sono cavata
con una
slogatura, ma hanno preferito trasportarmi in ospedale
perchè ero sconvolta! Mi
dimettono entro sera, sono qui solo per sapere gli esiti dei controlli
di
rito."
Sabo,
che in tutto il suo discorso aveva trattenuto il fiato, gli occhi a
palla, si
lasciò andare in un sospiro liberatorio chiudendo gli occhi.
Stava
bene! Era tutto a posto, la sua ragazza non aveva nulla!!
Era
talmente sollevato che quasi non fece caso al fatto che fosse tutta
colpa sua
se Koala era in ospedale. Si accasciò sul letto ai suoi
piedi, stravolto per
tutte le emozioni patite in unico pomeriggio e iniziando a sentire
sopra a
tutte un tremendo senso di colpa avanzare inesorabile. Non avrebbe mai
dovuto
proporsi per dare un'occhiata alla sua auto, aveva rischiato di
perderla per
una sua disattenzione! Quando voleva sapeva essere davvero un idiota,
aveva
ragione il ragazzo al piano di sopra... ma sarebbe stata l'ultima
volta! Giurò
a sè stesso che non sarebbe capitato mai più, le
cose complicate era meglio
lasciarle a chi le sapeva fare, si appuntò mentalmente.
L'espressione
da cucciolo spaventato che doveva avere intenerì la ragazza
che prese a
ridacchiare. Sorridendo, gli strinse forte la mano, mentre Sabo tornava
a
guardarla negli occhi, il viso contratto in una smorfia di dolore.
"Stai
tranquillo, sto bene, non mi sono fatta niente e nemmeno la macchina.
La
bancarella aveva pochissima merce esposta e sembra che non si sia rotto
nulla,
anche se ho dovuto fare la constatazione amichevole con una panca e un
ombrellone come controparte... non penso mi ricapiterà mai
più! Ai dottori ho
detto che ho perso il controllo per la pioggia, per cui nessuno
verrà a farti
domande. Ma ricordati che la mia macchina tu non la toccherai mai
più!"
aggiunse guardandolo fisso, una luce omicida negli occhi. Sabo
annuì,
assolutamente d'accordo, sentendosi davvero grato con lei.
"Per
sdebitarmi potrei farti da colf finchè non ti rimetti con il
braccio!"
esclamò entusiasta, prima di
ricordarsi
che quella non era più la sua ragazza e sentirsi il sorriso
scivolare via dal
viso. "Certo, sempre se ti va..." magari vederselo sempre in giro per
casa le avrebbe dato fastidio.
Ripensò
al discorso che aveva fatto in quella camera alla donna sul letto,
quando era
convinto che fosse Koala. Non si rimangiava nulla, era ancora disposto
a
lottare per riaverla con sè nella sua vita, ma prima doveva
essere certo di non
essersi bruciato ogni minima speranza con la stupida bravata dell'auto.
Lei
invece si illuminò a quelle parole. "Mi sembra un'ottima
idea! Sarai mio
schiavo per le prossime due settimane!" esclamò contenta.
"Ma dovrai
servirmi in tutto, eh! Forse è meglio che ti fermi da me
anche la
notte..." riflettè guardandolo maliziosa.
Sabo
battè gli occhi, confuso. "Davvero? Anche la notte...? Non
ti crea
problemi che passi da te così tanto tempo...?"
Lei
restituì lo sguardo altrettanto confusa. "E
perchè mai dovrebbe darmi
fastidio?"
"Beh,
perchè mi hai lasciato!"
Lei
fece tanto d'occhi. "Che avrei fatto io??"
Sabo
annuì sicuro. "Si, non te lo ricordi? Ieri sera, quando sono
venuto da te
e abbiamo litigato!"
"Ieri
ser..." Koala si bloccò fissandolo con un sopracciglio
alzato e uno
sguardo saputo.
Sabo
si guardò i piedi, afflitto. Se l'era ricordato...
"Che
idiota che sei..."
Si
risollevò di scatto. "Che cosa?" chiese spaesato.
Koala
sbuffò scuotendo la testa. "Ho detto che sei davvero un
idiota! Adesso ho
capito perchè sei fuggito da casa mia come se avessi il
diavolo alle calcagna
ieri sera!" si grattò una guancia, guardandosi attorno come
a trovare la
forza da qualche parte per non spaccargli la testa.
Il
suo ragazzo era un emerito imbecille!
"Ma-ma
mi hai detto che non ne potevi più e che era ora di finirla!"
Koala
sbuffò di nuovo. "Io non ti ho mai lasciato, Sabo! Non so
che idea ti sia
fatto, ma di certo quelle parole non erano riferite alla nostra
relazione!"
Il
biondino boccheggiò, preso in contropiede. "No-non mi hai
lasciato? Ma
allora di che parlavi??"
Alzò
gli occhi al cielo. "Del cibo cinese!!!"
....eh?
"Io
odio il cibo cinese, Sabo!! Sembra sempre una poltiglia creata da un
cieco
senza mani e non è nemmeno buona! Ha un odore sgradevole,
puzza proprio! Quel
genere di puzza che ti resta attaccata ai vestiti, alle tende, al
tappeto, ai
capelli!!"
...........eh?
"Ho
detto che era ora di finirla, ma intendevo di ordinare cinese quando
vieni da
me!!! Quell'odore maledetto se ne va solo dopo due giorni e io sono
stufa di
tenere le finestre aperte mezza giornata anche in inverno per
soddisfare i tuoi
gusti assurdi!"
Dire
che Sabo aveva gli occhi fuori dalle orbite era dir poco.
Cioè
era stato tutto un malinteso?? In effetti, era scappato con la coda tra
le
gambe dopo quelle parole, spaventato a morte, senza lasciarle nemmeno
finire la
frase...
Quella
giornata avrebbe più smesso di riservargli sorprese?
Non
sapeva nemmeno cosa dire, la bocca completamente arida, mentre sentiva
Koala
ridere serena.
Alzò
gli occhi su di lei, beandosi dell'immagine sorridente, in salute e
soprattutto
ancora e totalmente sua della ragazza e decidendo di mandare al diavolo
tutto.
Con
comica urgenza si appropriò delle sue labbra prendendola di
sorpresa, ma
sentendola subito corrispondere il suo bacio frettoloso, con
altrettanto
ardore. La lasciò andare solo per mancanza d'aria,
tenendosela vicino, fronte contro
fronte.
"Ti
amo Koala..."
Lei
ridacchiò sulle sue labbra. "Il mio adorabile idiota..." la
sentì
mormorare. "Ma tranquillo, ti amo lo stesso, anch'io. Basta che non
ordini
più cinese a casa mia e non ti azzardi a toccare la mia
auto!"
Sabo
rise, riprendendo a baciarla, dimenticandosi di tutto.
Anche se adorabile, era davvero un idiota.
"Ah,
ho preso anche una multa piuttosto consistente... ovviamente la
pagherai
tu!"
Angolo
Autore:
Volevo
solo augurare un buon Sabokoala Day a tutti e ringraziare le persone
che si
impegnano sempre per creare questi eventi! Ragazzi/e siete
fantastici!!! Soprattutto
Zomi grazie anche per l’aiuto dell’immagine, sono
una frana!!
Cento
di questi giorni!!
E
se qualcuno se lo stesse domandando, la scena dove Sabo
‘sbaglia‘ donna è
volontariamente ispirata dal film italiano ‘Ex‘,
che adoro!! ^.^ mi ha fatto
morire volevo metterla a tutti i costi e Sabo era perfetto, dei geni
sono…
Nessuna
Nojiko è stata maltrattata durante la stesura di questa FF.
E il riferimento
alla KiddxNojiko è colpa di Page che mi sta conquistando con
i suoi pairing più
disparati!
Grazie
ragazze!
Momo
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