ACAB: fixed-term contract

di Machaira
(/viewuser.php?uid=1001313)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Premessa: prima di lasciarvi al capitolo vero e proprio sono costretta a fare un appunto. Durante la vita di tutti i giorni parlo spesso per citazioni (ormai penso stia diventando patologico), quindi ho voluto inserire questo particolare anche nella storia: nel corso dei capitoli vi imbatterete in frasi tratte da film, serie tv, canzoni ecc. Ovviamente saranno debitamente segnalate e le ritroverete tutte alla fine del capitolo, nell'angolo dell'autrice. Nel caso me ne scappasse qualcuna scrivetemi pure e la aggiungerò subito! Detto questo, buona lettura!
 
 

  
A panda e ramo.



Capitolo 1
  
 
Non appena entrò nel bar, il profumo dolciastro dell’alcool e quello rustico del legno gli inebriarono le narici. Gli piaceva quel posto; con le grandi vetrate che davano sulla strada, i tavoli in legno e le sedie di paglia. A chiunque sarebbe sembrato di entrare in una locanda del vecchio west visto l’arredamento, non fosse che il tutto era reso più moderno dai piccoli lampadari che pendevano dal soffitto e illuminavano la stanza con la loro luce calda.
 
Dopo essersi richiuso la porta a vetri alle spalle, si diresse come al solito verso il bancone, ricambiando il saluto di qualcuno che conosceva. Posò il giubbotto di pelle sullo sgabello accanto a sé e si sedette. Da lì aveva la visuale completa dell'intera sala.
 
Nell'angolo vicino alla vetrina c'erano i soliti quattro scommettitori che, carte alla mano e bicchiere di rosso affianco, erano pronti a tentare la sorte. Qualche passo più in là una bella donna era piegata su un tavolo da biliardo, con la stecca tra le dita sottili e delicate. Si rialzò solo dopo che la palla andò in buca, con un sorrisino provocante tutto dedicato all'uomo di fronte a lei. La porta del bagno, alla sinistra dell'entrata, si apriva più o meno regolarmente per accogliere una coppietta in cerca di un po' di privacy o per dare rifugio all'ubriaco di turno. Vicino all'altra vetrata erano stati uniti quattro o cinque tavolini in modo da poter ospitare tutti e dieci gli uomini che si ritrovavano ogni martedì sera, puntali come un orologio svizzero per discutere dei loro... affari. 
 
E Rick si trovava lì proprio per loro. Era stato sotto copertura per sei mesi in modo da controllarli, per sapere i loro movimenti, quando e dove si incontravano. In generale cercava sempre di aguzzare sguardo e udito per carpire qualche informazione extra e dopo tanto, troppo tempo e molte serate passate in quel bar, finalmente quello era il giorno in cui tutto si sarebbe concluso. 
 
“Ehi Terry! Come andiamo stasera? Che ti porto? Birra chiara, scura, rossa. Oppure un bicchiere di vino!Abbiamo la cantina migliore della zona, lo sai. O un drink! Gin tonic, scotch, rum-” 
 
“Una birra. Chiara.” gli disse Rick sorridendo. Conosceva il barista da molto tempo prima che iniziasse a lavorare in quel bar. Jesus, così si chiamava, era un ragazzo da poco entrato nella polizia ma la sua giovane età non lo aveva mai fermato. Era sempre stato il primo della classe, uscito con il massimo dei voti dall'Accademia e lodato da tutti quelli che lo conoscevano. Infatti, nonostante lavorassero insieme da poco più di due anni, poteva affermare che le voci su di lui erano vere; più volte si era dimostrato un elemento prezioso per la squadra. In realtà il suo vero nome era Paul, ma la barba e i capelli lunghi - esageratamente lunghi per un poliziotto, come il capo teneva sempre a sottolineare - ricordavano l'aspetto del Messia e gli erano valsi il soprannome di 'Jesus'. Non che si offendesse, anzi era proprio lui ad insistere che gli amici lo chiamassero così. 
 
Invece Rick odiava che lo chiamassero con un nome diverso dal suo, e doveva ancora scovare il disgraziato che aveva scelto il nome di copertura per quella missione. Terry.
 
“Ecco qui! Che faccia che hai stasera Terry. Qualcosa non va?” chiese con il solito sorriso gentile che riservava ai clienti. Ma, sotto sotto, Rick poteva riconoscere quella luce che gli illuminava gli occhi quando lo prendeva per il culo.
 
Lo fulminò con lo sguardo ma cercò di rispondere più normalmente possibile. “Solito.” disse infine alzando le spalle.
 
Jesus finse uno sbuffo e andò a servire il tavolo dei giocatori di carte per l'ennesima volta. Quando tornò, il vassoio che reggeva tra le mani era colmo di bicchieri sporchi che mise subito a lavare. Stava asciugando un boccale quando il tintinnio della campanella sulla porta li avvertì dell'arrivo di un nuovo cliente. Rick rimase fermo, con la sua birra media tra le mani, mentre Jesus sollevò lo sguardo e dopo un momento sul suo volto si aprì un grande sorriso.
 
“Ehi Daryl!” esclamò alzando la mano che teneva il canovaccio.
 
Rick sentì dei passi lenti e pesanti incedere sul pavimento di parquet, finché con la coda dell'occhio vide la sagoma scura di un uomo alto e spallato sedersi accanto al suo giubbotto.
 
“Jesus.” lo sentì mormorare mo di saluto al barista, con un cenno del capo.
 
“Come va? Come mai qui da solo?” chiese l'altro con la solita allegria che lo contraddistingueva.
 
L'uomo, quel Daryl, alzò gli occhi verso di lui e dopo una breve pausa disse “E i cazzi tuoi, Rovia?”
 
“Uhh... sempre il solito caratterino...” borbottò come se non volesse farsi sentire, ma ridendo sotto i baffi.
 
“Non rompere i coglioni e dammi un whiskey.” ribatté l'altro ignorandolo totalmente.
 
“"Dammi un whiskey", e l'educazione? Non sai come si dice?” disse Jesus.
 
“Certo!” esclamò con un sorriso chiaramente finto “Dammi un whiskey.” concluse serio.
 
“Stronzo.” berciò seccato il barista, mettendogli di fronte il suo bicchiere pieno di liquido ambrato.
 
“Il cliente ha sempre ragione.” ghignò soddisfatto Daryl alzando il calice in direzione dell'altro per poi trangugiare in un sorso il contenuto. “Un altro.” disse sbattendo il bicchiere sul bancone.
 
“Ma si può sapere che avete tutti quanti, oggi?” chiese Jesus allargando leggermente le braccia come per includere anche il poliziotto nel suo discorso.
 
Rick, che aveva assistito in silenzio al teatrino tra i due, si trovò gli occhi azzurri e affilati di Daryl addosso. Rimase lì a guardarlo per un po'. Non lo aveva mai visto prima, ma non sembrava passarsela bene. Chissà quali erano le sue preoccupazioni. Lui ne aveva abbondantemente a sua volta, ma quegli occhi lo guardavano intensamente, come se stessero cercando di scrutarlo nel profondo. Forse era solo una sensazione e poi, come si suol dire, can che abbaia non morde. O così sperava. Perciò fece l'unica cosa che gli venne in mente; tese una mano verso di lui e si presentò. “Piacere, Terry.”
 
Daryl arretrò impercettibilmente, come se quella mano fosse un petardo pronto ad esplodere. Rick ebbe la sensazione di avere a che fare con un gatto randagio, uno di quelli che per far avvicinare devi stare calmo, non fare gesti bruschi e dargli tempo di abituarsi a te. L'altro, ancora con le sopracciglia aggrottate, arricciò il naso e disse: “Non stringo la mano agli sbirri.”
 
Rick per un momento si allarmò e ritrasse di poco la mano. Si costrinse a non guardarsi intorno o sarebbe valso come un'ammissione di colpa . Era una fortuna che nel locale ci fosse sempre un gran chiasso e poi soprattutto che al capo di Jesus piacesse tenere sempre un po' di buona musica in sottofondo. Nessuno aveva sentito niente, anche perché era abbastanza sicuro che se non fosse stato così, a quel punto, nel pub avrebbe regnato tutt'altra atmosfera. Per spezzare lo stato di shock in cui era caduto, esplose una risata che, grazie a Dio, non era sembrata forzata e chiese con il sorriso ancora sulle labbra: “Cosa mi fa sembrare uno sbirro?”
 
L'altro sollevò le spalle e con gli occhi ancora puntati addosso a Rick, rispose: “Sento la puzza.”
 
Lo salvò Jesus che intervenne provvidenzialmente: “In effetti Terry, una doccia ti servirebbe proprio; si può sapere dove sei stato oggi? E comunque, dato che sei uno sbirro, mi sento in obbligo di ricordarti quelle quattro o cinque bevute arretrate che mi devi.” sorrise strizzandogli l'occhio. “A proposito, il capo è di là e ha bisogno.”
 
Rick si alzò dallo sgabello come un pupazzo a molla, prese il giubbotto e lasciò lì Daryl che ancora lo osservava con sguardo indagatore. Sapeva di essere un libro aperto, odiava questa cosa di sé, ma sperava di essere ancora capace di riuscire a portare a termine una missione sotto copertura senza farsi beccare come un bambino con le mani nella marmellata. Forse stava invecchiando. Quando si ritrovò nel piccolo disimpegno, imboccò la prima porta a sinistra e pochi istanti dopo sentì Jesus richiudersela alle spalle. A quel punto si voltò di scatto e gli si avvicinò, finché a separarli non furono che pochi centimetri. “Chiamami ancora Terry e il nome-”
 
“...non sarà l'unica cosa che avrai in comune con Gesù Cristo.” recitò a memoria. “Quante volte lo avrai già detto?”
 
“Circa una al giorno, da quando ti conosco.” rispose allontanandosi e portandosi una mano a massaggiarsi il collo.
 
“E quante volte ha funzionato?” chiese sogghignando. Rick alzò lo sguardo offeso ma non disse nulla. “Mai, appunto. E non prendertela con me se Daryl ti ha scoperto in meno di due secondi.”
 
“A proposito, chi è? Come ci è riuscito?” domandò ancora troppo sconvolto che un estraneo lo avesse smascherato in un battito di ciglia.
 
“Daryl riuscirebbe a riconoscere un poliziotto anche ad occhi chiusi. Lui e suo fratello hanno avuto una vita piuttosto difficile. A quanto ne so sono sempre stati loro due. Furti, risse, guida in stato di ebbrezza, arresto per possesso di droga. Fino ai vent'anni ne ha combinate di tutti i colori.”
 
Quindi non si era sbagliato, pensò Rick. Ecco cosa nascondevano quegli occhi.
 
“Poi un giorno suo fratello Merle è stato arrestato per qualcosa di grosso.” riprese Jesus “E da quel momento Daryl è cambiato. Ha lasciato perdere l'alcool, la droga, ogni cosa. Ora lavora per una ditta di consegne. Le uniche volte che lo vedo è quando Merle è troppo sbronzo per tornare a casa da solo, e passa a prenderlo.”
 
Rick annuì. “Anche se mi ha scoperto...” disse riluttante “Ti puoi fidare? O manderà a monte l'operazione?”
 
“No, hai sentito che tipo è. Tranquillo, probabilmente tra poco se ne andrà.” rispose rilassato.
 
“Va bene. Torniamo di là, non diamo nell'occhio proprio stasera.”
 
Con quella battuta chiuse la conversazione e si affrettò a tornare in sala. Tutto era rimasto come prima. Gli scommettitori stavano ancora giocando, al tavolo da biliardo c'era già un'altra coppietta e dall'altra parte c'erano ancora i dieci uomini che discutevano dei loro affari. Mentre tornava al suo posto si accorse che Daryl non c'era più e tirò un sospiro di sollievo. Aveva la sensazione che se fosse rimasto lo avrebbe messo ancora di più in difficoltà. Si risedette al suo posto, appoggiando di nuovo il giubbotto accanto a sé. Osservò la sala con sguardo annoiato; se fosse esplosa una bomba lì dentro avrebbe potuto riarredarlo esattamente com'era. Lo conosceva a memoria a furia di passare lì quasi tutte le sere.
 
Bevve la sua birra lentamente e si intrattenne a parlare con Jesus nei rari momenti in cui stava fermo dietro il bancone, finché non sentì la porta tintinnare per l'ennesima volta e capì subito che il loro uomo era arrivato. Si iniziava.
 
“Sciao amisci!” disse Abraham barcollando sull'entrata “Alora. Sciete qui perrr la mia fesssta?” chiese con voce acuta e strascicata almeno tanto quanto i suoi passi. “Buonaserrra bellessa! Poi ti porto in un posssto spesciale” fece l'occhiolino a una delle ragazze vicino al tavolo degli scommettitori. Sembrava dirigersi verso il bancone quando all'improvviso cambiò rotta e puntò verso il tavolo più affollato.
 
“Sssalve scignori!” esclamò diretto proprio all'uomo a capotavola, il loro obiettivo. “Che cosa tiene lì?” disse ancora masticando le lettere tra loro. Nel frattempo, sulla sala era calato un silenzio innaturale; tutti sapevano cosa accadeva a quel tavolo e nessuno si avvicinava mai. “È il mio regalo di compleanno?” chiese sorridendo e allungando la mano verso quelle del capo.
 
Un uomo lo fermò mettendogli una mano sulla spalla. “Gira al largo amico.”
 
“Ma il scignore ha il mio regalo!” ribatté in modo lamentoso, e con un movimento rapido prese quella bustina di polvere bianca che l'uomo seduto stava tentando di nascondere.
 
“Hai rotto il cazzo, coglione.” l'uomo nerboruto portò il pugno all'indietro e caricò un destro che non andò mai a segno. Senza sapere bene come, si trovò steso a terra con la mascella dolorante e "l'ubriacone" che lo guardava dall'alto.
 
“Provaci di nuovo. Coglione.” disse Abraham avventandosi verso l'uomo affianco al boss e dando il via all'azione.
 
Rick e Jesus si diressero verso il tavolo, in soccorso del loro collega. In meno di mezzo minuto il  pub esplose in un turbinio di tavoli, pugni, calci, sedie, il tutto corollato da urla di spavento e di dolore. Rick si avventò sull'uomo che stava per prendere Abraham alle spalle. Questo gli diede una gomitata sul naso e sentì il sangue colargli sulle labbra, giù per il mento. Si abbassò leggermente, caricando un pugno diretto al suo stomaco e lo mise a tappeto.
 
Si girò per vedere se Jesus avesse tutto sotto controllo, ma prima ancora che potesse individuarlo in mezzo a quel marasma un altro bastardo lo centrò nel petto e lo fece volare all'indietro. Le spalle e la testa urtarono una parete, che si mosse lentamente sotto di lui. Una porta.
 
“Ma che cazzo...?” non ebbe il tempo di riconoscere la voce alle sue spalle; un braccio gli passò attorno alla vita, si sentì tirare indietro leggermente e la sua schiena si appoggiò a un torace ampio. Un braccio passò oltre la sua spalla e stese uno degli uomini di Bighi, che era tornato alla carica.
 
Ancora frastornato Rick si liberò della stretta e si rigettò nella mischia, menando calci e pugni a chiunque gli passasse a tiro. Con la coda dell'occhio intravide alle sue spalle la sagoma scura che da quando era uscita dal bagno non l'aveva mollato. Se la cavava bene, sembrava esserci abituato, ma chissà chi era. Si era appena ripreso dal disorientamento che lo aveva colto poco prima, quando tutto sembrò fermarsi e si sentirono in lontananza le sirene della polizia. Tutti si tesero e rimasero immobili ancora per un momento, poi il rumore esplose nel piccolo locale ancora più forte di prima. Finalmente i rinforzi stavano arrivando! Se l'erano presa con comodo!
 
Girando su se stesso notò che l'uomo alle sue spalle era in pericolo. Non sapeva chi fosse, ma lo stava aiutando, e combattendo con l'uomo di fronte a sé non si era accorto che un altro alle sue spalle si stava avvicinando lentamente. Senza pensarci due volte Rick gli fu addosso; se lo strinse al petto bloccandogli le braccia e lo tirò all'indietro, in modo da allontanarlo il più possibile. Non aveva tenuto conto, purtroppo, che anche l'altro avrebbe potuto fare una qualsiasi mossa e infatti l'uomo tra le sue braccia si gettò a terra con un colpo di reni.
 
Quando si trovò schiacciato a terra dall'uomo di minimo cento chili gli si mozzò il fiato, ma almeno era riuscito a metterlo fuori gioco con un colpo alla nuca. L'unico problema consisteva nel fatto che non riusciva a rialzarsi a causa del corpo abbandonato su di sé a peso morto. 
 
Dopo essersi liberato dell'ultimo uomo che gli era andato addosso, Daryl si diresse verso la porta. Sentiva le sirene della polizia sempre più vicine. Doveva andarsene di lì. Se l'avessero preso... non voleva nemmeno pensarci. Aveva già visto troppe volte il mondo da dietro le sbarre di una cella e non voleva più rogne nella sua vita. Arrivò sulla porta ma con la coda dell'occhio notò un uomo a terra che si divincolava. Osservando meglio si rese conto che era quello del bancone.
 
Ma di che cazzo si preoccupava esattamente? Quel tizio gli puzzava davvero, e non voleva mettersi nei casini. D'altra parte però lo aveva aiutato, nonostante non lo conoscesse. E in più non poteva essere sicuro che fosse davvero uno sbirro! Raramente si sbagliava, ma gli sembrava un tipo a posto. "Al diavolo!" pensò. Aveva già la mano sulla maniglia quando mise a tacere l'istinto che gli diceva di mettere quanti più metri tra lui e quel locale, tornò indietro, si piegò sulle ginocchia e levò di dosso dal tizio il corpo dell'uomo che lo stava schiacciando. Lo prese sotto le ascelle e lo rimise in piedi, poi senza pensarci gli afferrò il polso e lo trascinò fuori dal locale, per la strada fredda e buia.
 
Man mano che quella serata proseguiva Rick si sentiva sempre più stordito, forse stava davvero invecchiando. Ma complice l'aria fredda che gli sferzava la faccia e la corsa a cui era costretto, si riprese velocemente e riconobbe la sagoma misteriosa che lo tirava per il polso lungo la via. Dopo qualche secondo riuscì a orientarsi e senza preavviso spinse Daryl nella direzione opposta rispetto a quella in cui era diretto.
 
“Di qua! Ho l'auto!” gridò.
 
Daryl si sentiva il cuore in gola. Quella serata stava peggiorando sempre di più. Man mano che andava avanti si rivelava sempre di più una merda. Corse più veloce, col suono delle sirene nelle orecchie e il freddo che gli gelava le mani e il naso.
 
Erano in una viuzza oscurata, senza lampioni; nemmeno la luce della Luna rischiarava un po' il percorso, ma il poliziotto sembrava sapere esattamente dove andare. Si fermarono pochi secondi dopo quando raggiunsero una grossa jeep scura. Salirono entrambi velocemente, richiudendosi gli sportelli alle spalle. Rick mise in moto e come una scheggia si portò sulla strada principale.
 
“Metti la cintura.” disse a Daryl; quello si girò di scatto verso di lui con un sopracciglio alzato.
 
“Scherzi?” chiese con un cipiglio beffardo.
 
Per tutta risposta Rick prese velocità e Daryl fu costretto a tenersi alla maniglia della portiera per non sbattere la testa contro il cruscotto. “Stronzo.” mormorò sotto voce. L'abitacolo rimase nel silenzio per un paio di minuti, però poi Daryl si rese conto che qualcosa non andava.
 
“Ehi, coglione. Che ti prende? Le senti le sirene? Dove cazzo stiamo andando?!” domandò guardandosi alle spalle.
 
“Sai” disse l'altro come se non lo avesse nemmeno sentito, cercando di rimanere serio senza troppo successo “Hai un buon fiuto dopotutto.”
 
Daryl rimase spiazzato, ma di che cazzo parlava? Il colpo alla testa era stato più forte del previsto? “Come?”
 
Rick si voltò verso di lui con un sorriso divertito in viso. “Sono uno sbirro.”



 
Angolo autrice:
Eccoci arrivati a fine capitolo! Come avete visto, in questo non c'erano citazioni (...spero di non averne mancata nessuna), ma mi rifarò nei prossimi! Credo che aggiornerò una volta a settimana, probabilmente sempre di martedì. Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni recensione mi sarà sicuramente d'aiuto :) Non so che altro dire, sono una frana in questi momenti "a tu per tu" con il lettore, ma apprezzate lo sforzo :P Allora a settimana prossima e spero che questo primo capitolo introduttivo vi sia piaciuto^^
·Machaira·





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3646968