- Nome
Forum/ Efp:
AtobeTezuka
- Tipo
di storia / rating:
Giallo
- Fandom
scelto / ship:
Kuroko no basket Aomine Daiki/Wakamatsu Kousuke
- Pacchetto
scelto:
Giappone
- Note:
Non sono convintissima di aver usato benissimo tutti i prompt.
- Fanfiction partecipante al contest quel prmo,assurdo, bacio indetto da Shanna_GrifthiterinEvil sul forum di EFP
- Dango
no Kiss
- “Dove
cavolo si è cacciato quel bastardo di Aomine?!”
- Wakamatsu
non riusciva a non porsi quella domanda in quell’istante:
aveva
girato mezza Tokyo alla ricerca di quel Kouhai che, per
l’ennesima
volta, aveva saltato gli allenamenti per andarsene a perdere tempo
chissà dove.
- “Bastardo
appena ti trovo ti faccio vedere!”
- Cosa
doveva fare con Aomine? Il biondo era quasi certo che nella testa del
più giovane al posto della parola “allenamento”
ci
fosse soltanto della grossa segatura.
- Ormai
la rabbia del diciassette era alle stelle: come avrebbe potuto
resistere alla sensazione di prenderlo a sberle, una volta
ritrovatoselo di fronte? La sua ira ogni giorno diventava sempre
più
indomabile al punto che dubitava di poterla domare.
- “Se
ti becco Aomine, ti ammazzo!”
- Se
Momoi non fosse stata influenzata, sarebbe stato più
semplice
rintracciare il cestista: nonostante la santa ragazza gli avesse
inviato per e-mail la lista di tutti i luoghi frequentato dal
compagno squadra, di Aomine non c’era nemmeno
l’ombra.
- “Bastardo:
dove cazzo di sei cacciato?!”
- Aveva
perlustrato tutta la zona frequentata del kouhai, ma di lui nemmeno
una traccia. Era come se si fosse dato alla fuga pur di non andare
nella palestra della Too Gakuen.
- Come
poteva ignorare così spudoratamente gli allenamenti? Non
poteva
perdonare un simile comportamento, per lui le pratiche erano tutto e
odiava l’idea che qualcuno con un tale talento non si
mettesse in
gioco.
- Essere
un membro della generazione dei miracoli avesse danneggiato tutti i
suoi neuroni, sempre che ne avesse davvero avuti in quel malato
cervello, o almeno era l’immaginazione del biondo.
- Doveva
fare una pausa: la stanchezza incominciava a farsi sentire, non solo
fisica ma anche quella mentale del ragazzo era messa a dura prova dal
compagno. Il diciassettenne sperava che mettere qualcosa sotto i
denti avrebbe potuto far sbollire completamente le sue labbra, e
rigenerargli le energie. Sperava che quei dango che aveva adocchiata
dal venditore ambulante poco distante sarebbero stato in grado di
calmarlo ma così non fu.
- *~~~*
- Cosa
ci faceva Aomine disteso supino su quella panchina?
- Quando
era entrato in quel parco, di certo non si sarebbe aspettato di
ritrovarsi faccia a faccia con il suo nemico giurato: e pensare che
voleva solo gustarsi in santa pace i suoi dango.
- «Bastardo!»
Sapeva benissimo che non era il luogo più consono per fare
una
ramanzina ad Aomine, ma mai sarebbe riuscito a trattenere
dall’urlargli contro e non importava se i passanti avrebbero
udito
le sue imprecazioni: la rabbia era alle stelle! «Come puoi
restartene a poltrire in un posto del genere?! Se hai tutto questo
tempo da perdere tanto valga che tu venga ad allenarti alla
palestra!!!»
- Possibile
che non riuscisse a imparare l’importanza degli allenamenti?
Quante
altre volte doveva rimproverare quello scansafatiche che perdeva
tempo invece di pensare alle cose serie? Fin quando non avrebbe
imparato la lezione, non avrebbe mai smesso di tormentarlo.
- Si
reputava il migliore: “L’unico che può
battermi sono io!”
quante volte aveva sentito dirgli quella frase, Wakamatsu, non sapeva
dirlo ma ogni volta che gli rispondeva a tono, sentiva contorcesi
completamente lo stomaco per la forte irritazione.
- Non
era una giustificazione che poteva accettare, i motivi di Aomine
erano delle vere idiozie e non era in grado di tollerare un tale
comportamento da un ragazzo abile come lui.
- «Alzati
bastardo!» sentiva di star per superare il limite ma non
poteva
fermarsi, la furia non faceva altro che aumentare ogni istante di
più
«Stai cercando di disonorare la Too Gakuen?»
- Se
fosse dipeso da lui, Wakamatsu, avrebbe impedito a chiunque con un
carattere simile di unirsi fra ai titolari, anzi, non
l’avrebbe
accettato nemmeno come una semplice riserva. Anzi l’avrebbe
preso
persino a calci in culo e cacciato dalla squadra pur di non avere a
che fera con un perditempo come il kouhai.
- «Che
hai da rognare tanto, Wakamatsu?!»
- Aveva
percepito una forte vena di sarcasmo nella pronuncia del proprio nome
e la sola idea di un simile comportamento dal giovane lo fece finire
d’irritare.
- Aomine
lentamente si sedette sulla panca, sul quale fino a pochi secondi
prima era disteso, assumendo una posizione che non mascherava la sua
spacconeria.
- “Bastardo:
mi farai perdere la pazienza!”
- I
suoi occhi incominciarono a scrutarlo come se avessero voluto
studiarlo. Riusciva ad avvertire fin troppo bene
l’intensità di
quello sguardo addosso e poteva dir chiaramente che lo stesse
sfidando, non sapeva a cosa ma conosceva fin troppo bene il lato
irrispettoso del cestista dai capelli blu.
- Non
accettava che qualcuno più giovane fosse cos’
insolente,
aggressivo certe volte, e soprattutto irrispettoso. Tutto quello gli
rinfacciava quanto maleducato fosse verso, chi come lui, aveva un
anno in più e questo avrebbe dovuto essere abbastanza: era
un suo
senpai dannazione!
- Doveva
essere onorato, venerato e perché no servito, invece di
ritrovarsi
con qualcuno che non solo non lo faceva, ma alzava anche le mani e
questo era troppo.
- Vide
le sue iridi puntare dritto verso lo spiedo, dove ancora impugnava
erano infilati i tre dango che non solo non era riuscito a mangiare,
ma per collera si era addirittura dimenticato di aver comprato.
- Se
doveva essere sincero, in quell’istante,
l’espressione di Aomine
non auspicava nulla di buono e per quanto Wakamatsu avesse cercato di
allontanarsi, fu inutile.
- «Fermati
bastardo, sono miei!» Non fu in grado di fermare il compagno
di
squadra: la sua bocca raggiunse gli gnocchetti prima che potesse
allontanarsi.
- Non
solo li divorò con tutta la voracità del mondo,
ma leccò
addirittura la salsa che era caduta dalle sue dita, cosa a dir poco
nauseante.
- Stava
cercando davvero di trattenersi da prenderlo a sberle, ma ormai era
al limite e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: era
pronto per dargli uno di quei violenti ceffoni desiderando di
lasciargli il segno per ore intere, giorni sarebbe stato addirittura
meglio, in modo che chiunque potesse ammirare la propria impronta su
quella dannata faccia.
- «Non
ho mai mangiato dei dango così squisiti»
- Un
ghigno in quell’istante comparve sul volto del più
giovane e
Wakamatsu gli chiese: «Cos’altro vuoi fare,
bastardo?!» domanda
cui non ottenne nessuna risposta verbale.
- Voleva
fermarlo prima che Aomine potesse fare qualsiasi cosa, ma le proprie
mani vennero bloccate dal più giocane e per lui fu
impossibile
colpirlo.
- Era
pronto a ricevere tutto ma un gesto del genere mai se lo sarebbe
aspettato: le labbra del giovane si avvicinarono alle proprie e lo
colsero in un bacio, nauseante avrebbe sottolineato.
- La
bocca del Kouhai aveva lo stesso sapore dei dango che gli aveva
appena sottratto. Non era riuscito a gustarne nemmeno uno per colpa
di quel bastardo che glieli aveva fregato, così come gli
aveva
rubato quel bacio per chissà quale malata ragione.
- “Che
bel modo che Aomine ha di prendersi gioco di me”
pensò furioso il
titolare della Too Gakuen.
- Era
il suo primo bacio: dannazione!
- Avrebbe
voluto riservarlo alla ragazza dei suoi sogni, la giovane un
po’
svampita che aveva sempre sognato d’incontrare, ma di cui
ancora
non c’era traccia. Aveva sempre immaginato il tutto con
un’atmosferica travolgente, ma in quell’istante
l’unica
sensazione avvertita era una repulsione senza fine e desiderava
rimuovere quel momento a forza dalla propria mente.
- “È
proprio un vero bastardo: non c’è
dubbio!”
- *~~~*
- Aomine
in quell’istante era ancora intento a massaggiarsi la faccia
dolorante: lo schiaffo del suo senpai era stato fin troppo poderoso.
- “Wakamatsu,
sei proprio un ottuso!” disse fra sé e
sé l’asso del club di
basket della Too.
- La
fitta sul viso era forte, ma cavolo n’era valsa sul serio la
pena:
le labbra di Wakamatsu erano meglio di come le avesse mai osato
immaginare, i brividi che aveva avvertito lungo tutta la schiena gli
avevano fatto capire la verità: non desiderava nessun altro
se non
quel ragazzo pronto a urlargli addosso per un nonnulla, cosa
più
odiosa del mondo.
- “Che
ironia” pensò.
- Con
la mente ritornò al giorno in cui aveva intravisto il
meraviglioso
sorriso del suo senpai, che aveva sfoggiando di fronte a dei suoi
compagni di classe. Quel giorno venne completamente conquistato
spezzando tutte le sue convinzioni: era sempre certo di essere etero
ma quell’espressione l’aveva completamente
devastato facendogli
perdere totalmente la testa.
- “Il
tuo sorriso è la forza della vita” Aomine si
sfiorò le labbra
ritornando all’istante appena vissuto e prese una decisione:
avrebbe stuzzicato e tormentato Wakamatsu fino al giorno in cui lui e
quel meraviglioso sorriso sarebbero stati completamente suoi.
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