Di
solito non metto note all'inizio delle storie, ma qui sono
necessarie.
Nota
numero uno: questa storia tratta di omosessualità
maschile, argomento di cui io in prima persona non so un benemerito
accidente di nulla.
Scrivo
di questo tema per puro esercizio di stie e per egoistico
autocompiacimento.
Probabilmente
scriverò cavolate, perciò se ci fossero all'ascolto
lettori omosessuali non fatevi scrupolo a farmi notare se qualcosa
supera i limiti del buonsenso e della verosimiglianza (ma fatelo
anche se non siete omosessuali, per carità).
Mi
scuso in anticipo per qualsiasi castroneria dovessi seminare nel
corso di questi sette capitoli; scusatemi se potete, altrimenti
cercate di farvi una risata.
Nota
numero due: credo che sia meglio fare un breve riassunto delle
parti precedenti della serie. Chi le avesse già lette o non
fosse interessato può passare direttamente al capitolo.
"Se
vuoi": Credence, sotto forma di obscurus, è
sopravvissuto all'attacco degli Auror nelle metropolitana di New
York. Newt Scamander lo mette al sicuro nella sua valigia e lo porta
in Gran Bretagna, dove grazie all'aiuto di Albus Silente il ragazzo
può tornare in forma umana.
"Strangers
like me": Tina e Newt adottano Credence e gli insegnano
a controllare la magia che c'è dentro di lui. Formano una
famiglia unita, un ambiente protetto dove Credence si sente al sicuro
e amato. Newt e Tina si sposano (come tutti ci aspettiamo che succeda
fin dalla prima scena di "Animali Fantastici" con loro due)
"Iniquity":
Original!Graves is back! Anche se è stato salvato dalla
prigionia di Grindelwald, la vita di Percival Graves è
rovinata. Nessuno si fiderebbe più di lui all'interno del
MACUSA e la Presidente Picquery deve destituirlo da ogni incarico.
Tuttavia, dietro insistenza dell'ex Direttore, la Presidente accetta
di affidargli un ultimo incarico ufficiale: riportare Credence
Barebone negli Stati Uniti.
La
missione però prende una piega inaspettata e Graves si trova a
fare i conti con la propria coscienza.
Alla
fine non richiede l'estradizione di Credence.
Si
ritira dalla politica e comincia a dedicare tempo a sé stesso,
mantenendosi in contatto con Credence per i due anni e mezzo che
seguono, il che ci porta a...
Feel
the light
Capitolo
1
Londra,
26 settembre 1929
Here
I go here I go Feel better now feel better now Here I go here I
go It's better now feel better now
(Feel
the light - Jennifer Lopez)
***
Credence stava facendo del
suo meglio per non fare ciò che l'istinto gli suggeriva di
fare, e cioè usare un Incendio sul manoscritto che stava
correggendo.
Il suo lavoro da correttore
di bozze per la casa editrice Fergus & Maxienne gli piaceva di
solito, ma poi capitavano giornate come quella, quando un esordiente
presuntuoso o paranoico aveva incantato il manoscritto in modo che
non si potessero fare modifiche.
Non riusciva a venirne a
capo.
Ogni volta che tentava di
aggirare l'incantesimo le pagine si contorcevano per scappargli da
sotto le mani, oppure il blocco si chiudeva di scatto e cominciavava
a scappare in giro per il suo minuscolo ufficio buttando giù
le pile di libri e carte varie che riempivano ogni angolo.
-E va bene. Non ti tocco,
contento?-
Borbottò astioso.
Avrebbe informato più
tardi Mr. Fergus dell'inconveniente.
Probabilmente avrebbero
dovuto pubblicare un manoscritto pieno di errori di grammatica se
l'autore non si fosse deciso a togliere quella protezione, ma quello
non era il suo problema al momento.
Erano le cinque meno un
quarto e lui aveva una consegna da fare.
***
Londra era diversa da come
Graves la ricordava.
In effetti non era colpa
della città se lui conservava un ricordo negativo della sua
prima visita; era colpa delle circostanze ed, in parte, sua.
Forse per quello si era
lasciato convincere all'ultimo momento da un traghetto che salpava
dalla costa della Normandia.
L'atmosfera che lo accolse
era fuliginosa, ancora legata al clima vittoriano, e lui, che era
Americano, non poteva evitare di osservare certe cose con una certa
condiscendenza da turista.
In due anni aveva visto
altre città europee dal fascino antiquato.
Roma, Praga, Parigi,
Budapest, Oslo e Copenaghen nel nord Europa; da quelle si era
lasciato conquistare, ma tra uno Statunitense e Londra la questione
era molto più personale.
Non negava che la città
fosse bella, ma evitava di darle da subito troppa confidenza.
La locanda che gli avevano
consigliato, il Paiolo Magico, era il punto di accesso più
vicino alla parte magica della città.
Il proprietario, Thomas,
aveva una pancia prominente, una risata troppo forte e la ferma
intenzione di matenere Thomas come nome per la sua discendenza
diretta.
Graves ringraziava il cielo
che la sua famiglia non avesse mai avuto quella tradizione, perché
se tra tanti guai che gli erano capitati avesse dovuto anche
sopportare di chiamarsi Gundolphus, non era sicuro che ce l'avrebbe
fatta.
Una volta che si fu
sistemato in camera si concesse due ore di riposo, ma già alle
cinque del pomeriggio era di nuovo in piedi.
Aveva un indirizzo preciso
di Diagon Alley, e distava poco più di un chilometro da dove
era lui in quel momento.
Avrebbe potuto mandare un
messaggio, ma perché perdere tempo a scrivere una lettera e
cercare un gufo quando poteva arrivarci in una passeggiata?
Si cambiò, copiò
l'indirizzo su una pergamena da tenere in tasca, e fece tutti gli
incantesimi da ex Auror che conosceva per mettere sotto protezione le
sue cose.
Quando uscì in strada
c'era un'aria umida che prometteva pioggia per la nottata.
Settembre era quasi alla
fine e lui sapeva che non avrebbe dovuto pretendere troppo dal clima
inglese.
Avrebbe potuto aspettare la
bella stagione per tornare a Londra, ma nel suo lavoro aveva visto
cose ben peggiori di un clima uggioso.
Se gli inglesi volevano
spaventarlo avrebbero dovuto fare qualcosa di meglio.
***
-E cinquanta. Questa è
l'ultima partita, signor Averny-
-Benissimo, Credence. Ti
ringrazio per avermi aiutato a sistemare tutte le copie. "Incatesimi
di protezione"... questi piccoli manuali sono molto utili. Ci
trovi dentro come difenderti da tutto. Malocchio, fatture, anche gli
incantsimi di protezione per la casa e durante i duelli. Certo che
l'autore deve proprio sapere il fatto suo-
Credence fissò la
pila ordinata di copie.
Sì, chi aveva scritto
quei libri doveva avere una vasta esperienza.
Ed aveva un modo di scrivere
che sembrava impartire ordini più che dare consigli.
Aveva qualcosa di militare,
come una persona che lui aveva conosciuto tempo prima.
-Sono d'accordo, signor
Averny. Adesso devo andare. Ho ancora qualche bozza da correggere-
-Certo, ragazzo, certo.
Torna pure quando vuoi-
Credence uscì dalla
libreria per tornare alla casa editrice. O semplicemente, a casa.
Infatti da quando lavorava
per Fergus aveva deciso insieme alla sua famiglia che era meglio che
durante la settimana abitasse a Londra, e fortunatamente l'editore
era stato disposto ad affittargli un minuscolo locale nel palazzo
accanto all'ufficio.
Credence prevedeva di
passare un attimo a prendere alcune bozze e portarle a casa per
lavorarci con più comodo, però i suoi programmi
cambiarono immediatamente quando arrivò a pochi metri
dall'ingresso.
Tra la folla, la prima cosa
che riconobbe fu il taglio di capelli; era più striato di
grigio rispetto a come lo ricordava, ma era identico a come lui lo
aveva sempre visto.
Poi il cappotto. Nero, con
la fodera interna di seta bianca che si intravedeva dalle maniche.
Infine l'espressione
corrucciata, indagatrice, non lasciava dubbi che davanti al suo posto
di lavoro ci fosse proprio Percival Graves.
Rivederlo gli faceva una
strana impressione.
Si erano lasciati quando
avevano ancora tante cose in sospeso, poi durante quei due anni e
mezzo si erano tenuti in contatto attreverso le lettere almeno una
volta ogni paio di mesi, ma Credence non avrebbe mai immaginato che
Graves avrebbe speso parte del suo tempo per rivederlo di persona.
In effetti forse voleva
qualcosa di specifico dala casa editrice e non era affatto tornato a
Londra per lui.
-Sta cercando qualcuno,
signor Graves?-
Nonostante lo avesse
sorpreso alle spalle l'ex Auror non aveva avuto nessuna reazione
esagerata.
Se lo avessero fatto a
Credence avrebbe fatto un salto di tre metri.
Si girò verso di lui
e Credence scoprì che aveva dimenticato com'era guardarlo
negli occhi.
-Cercavo te. Lavori qui, non
è vero?-
-Sì, esatto. Come
posso aiutarla?-
-Nulla di particolare. Ho
pensato di passare a controllare cosa facevi. Se vuoi, quando hai
finito il tuo orario di lavoro, possiamo andare a bere qualcosa
insieme. Credo che abbiamo molto di cui parlare-
Allora era davvero tornato
per lui! L'idea lo fece sorridere.
Sentì una bolla calda
di emozione gonfiarsi nel suo petto e come ogni volta che gli
succedeva cercò un contatto umano.
Senza pensarci troppo si
avvicinò a Graves e lo strinse in un abbraccio.
Sentì distintamente
il piccolo sussulto di sorpresa dell'uomo e solo allora si rese conto
che probabilmente aveva esagerato.
Si allontanò in
fretta ed imbarazzato, ma Graves non sembrava poi così tanto
dispiaciuto.
Continuava a tenergli una
mano sulla spalla e Credence si chiese se lo avesse respinto perché
erano sulla pubblica piazza oppure per rifiuto del contatto fisico in
sé.
-Ah, Barebone... sempre
eccessivamente emotivo-
Però non sembrava
esattamente un rimprovero.
-E lei non ha ancora segiuto
il mio consiglio di lasciarsi andare di più-
-Hai sviluppato una vena
polemica che non mi aspettavo. Sì, sono più convinto
che mai che sarà un bene fare una chiacchierata. Quando ci
vediamo?-
-Anche subito. Tempo di
prendere del materiale in ufficio e poi possiamo andare al Caudron-
Credence gli propose di
accompagnarlo dentro ma Graves preferì aspettare in strada.
Non era sorprendente. In
fondo Graves era un uomo estremamente riservato e non riusciva a
concepire tutta quella confidenza.
Credence si trovò a
sorridere.
Lui aveva capito dalle
lettere che Graves era molto di più di ciò che
mostrava.
Nello scritto era preciso,
ordinato, impeccabile nella forma e nella calligrafia, ma negli anni
le sue lettere erano diventate meno formali.
Solo una volta Graves aveva
preso l'iniziativa di scrivergli, per il resto era sempre stato lui,
ma a Credence andava bene così.
Era esattamente come l'altro
Percival, il cucciolo di viverna.
Gli ci sarebbe
voluto molto tempo per conquistare la sua fiducia, ma adesso che
potevano vedersi di persona forse le cose sarebbero state più
semplici.
***
Due ore dopo erano ancora
seduti ai tavoli del pub e la chiacchierata era diventata più
lunga di quanto Graves avesse previsto.
Credence non era più
nemmeno il ricordo del ragazzino spaventato che compariva nelle
memorie estratte da Porpentina Goldstein a proposito di New York.
Adesso era una persona
aperta, che sembrava aspettare solo una scusa per sorridere.
Era un'intelligenza vivace e
piena di interessi.
Interessi che erano molto
diversi da quelli di Graves, ma di cui parlava con tanto entusiasmo
che l'ex Auror si era appassionato.
Gli piaceva confrontare la
storia magica con quella babbana, in particolare il periodo medievale
in cui la magia aveva avuto il suo maggior sviluppo.
E poi aveva una passione per
le teorie di un neurologo austriaco che riteneva che certe
disposizioni della mente potessero dare origine a malattie fisiche.
Questa teoria sembrava a
Graves ancora più improbabile di un mago che teneva un
allevamento di animali in una valigia, eppure Credence ne parlava con
tanto entusiasmo che non ebbe il coraggio di dirglielo.
Era giovane e poteva sognare
tutto quello che voleva.
Credence raccontò di
Newton Scamander e del suo progetto di aprire un posto in cui si
curassero le creature magiche.
Una versione ordinata e
legale della sua valigia insomma, magari in un negozio in cui i
clienti avrebbero potuto entrare attraverso una porta normale e dove
non avrebbero rischiato di essere concupiti da femmine di erumpent.
-Non mi permetterai mai di
dimenticarlo, non è vero?-
-Mai- confermò
Credence con l'ennesimo sorriso.
Contrariamente alla maggior
parte del mondo magico, Credence non era riuscito ad interessarsi al
quidditch.
Graves non capiva come fosse
possibile. Lui era sempre stato un appassionato di gioco, soprattutto
della parte tattica, e benché il quidditch negli Stati Uniti
fosse leggermente diverso da quello britannico, Graves non capiva
come Credence potesse trovarlo "privo di senso".
Graves gli raccontò
episodi dei due anni in cui lui era stato nella squadra di quidditch
di Ilvermorny, ma non ottenne nulla oltre a fare ridere Credence a
proposito degli spogliatoi della squadra avversaria sabotati da
nuvole di glitter rosa.
Parlando di scuola
arrivarono a parlare del giorno del diploma.
Graves aveva nel portafogli
la foto che Credence gli aveva mandato.
C'erano anche altre foto, ma
quelle stavano insieme alle lettere, mentre la foto del diploma, con
Credence che stringeva la sua pergamena, sorrideva ed aveva due
scorpioni gemelli appuntati sul colletto bianco, era sempre con lui.
-Perché la conserva
così?-
Graves dovette pensarci su.
Non si era mai soffermato a cercare una spiegazione, semplicemente
gli sembrava giusto così.
-Suppongo che sia per
vanità. Questa foto mi rende orgoglioso- tentò di
nascondersi.
Credence doveva averlo
capito, lo capiva da come gli sorrideva, però non fece altri
commenti.
Quel ragazzo riusciva
inspiegabilmente a trovare cose che lo mettevano a disagio e a
sistemarle subito dopo.
Era una persona singolare.
-E lei invece? Le va di
raccontarmi cosa ha fatto nel frattempo?-
Erano ancora le sette.
Graves avrebbe potuto trovare la scusa del ritardo o di qualunque
altra cosa, e invece finì per invitarlo a restare a cenare
insieme a lui.
Lui odiava dividere il
momento dei pasti, e difatti quando lavorava al MACUSA svicolava ogni
volta che poteva da cene ufficiali ed inviti simili, ma quella volta
era diverso.
Non avrebbe potuto
immaginare niente di più lontano da una minaccia di Credence
Barebone, e per la prima volta nella sua vita aveva voglia di
raccontare qualcosa di sé.
Ordinarono la cena nello
stesso pub e passarono altre ore a parlare.
Graves non ricordava più
quanto tempo era passato da quando aveva parlato in quel modo con
qualcuno, e Credence lo incoraggiava a continuare con il suo
interesse.
Se fino a poco prima il
ragazzo era stato un fiume in piena quando raccontava di sé,
adesso era ugualmente disposto a dargli tutta la sua attenzione.
Graves gli raccontò
di viaggi, di cosa aveva studiato, di incantesimi di protezione che
aveva riscoperto.
Messo a suo agio dal
silenzio attento di Credence, ammise persino che forse gli
Stati Uniti avrebbero dovuto guardare più spesso alle loro
radici europee.
In fondo c'erano immigrati
da tutto il mondo: Italia, Spagna, Irlanda, est Europa... perché
non riscoprire l'identità di ogni singola etnia?
-Quindi i libri li ha
scritti davvero lei?-
Graves fu colto di sorpresa.
Va bene che Credence lavorava presso una casa editrice, ma come lo
aveva capito?
-Quali libri?- chiese per
prendere tempo.
Per darsi un'aria noncurante
rigirò un paio di volte il fondo del bicchiere di liquore che
aveva ordinato a fine pasto, ma in realtà era teso per la
risposta che avrebbe potuto avere.
-I volumi di "Incantasimi
di protezione". Li ho letti, ed in questo momento quasi tutti li
hanno. Sono davvero utili. Lei non avrebbe mai scritto qualcosa se
non fosse stato certo della sua utilità, giusto? Non avrebbe
mai preso in giro delle persone che cercano protezione-
Graves si mosse a disagio
sulla sedia.
-Non importa. Non deve
rispondermi per forza-
Era sempre stato quello
l'accordo tra di loro. Credence non aveva mai preteso nulla e gli
aveva dato prova più di una volta di essere degno di fiducia.
E poi lui sapeva che il
ragazzo non avrebbe mai evitato una sua domanda, e questo lo fece
sentire in colpa.
-Mi fido della tua
discrezione, Credence. Sì: li ho scritti io, ma ti prego di
non dirlo in giro. Neanche ai tuoi genitori, se puoi evitarlo. Posso
contare su di te?-
-Certo, signor Graves. Non
capisco la sua decisione ma la rispetto-
Graves annuì
brevemente, grato di sentire quella risposta.
-Come lo hai capito?-
-In realtà l'ho
capito poco fa quando l'ho vista davanti alla casa editrice. Ho messo
insieme i pezzi, come si dice. Insomma... gli incantesimi sono stati
raccolti in tutta Europa, e lei in questi anni ha viaggiato in
Europa. E poi soprattutto lo stile di scrittura. Si capisce subito
che sono scritti da qualcuno che ha esperienza diretta. Ed il tono,
se posso permettermi, è... bè... diciamo che se ne
aprissi uno adesso, lo leggerei immaginando la sua voce-
Graves non sapeva se doveva
iniziare a preoccuparsi o meno.
Possibile che altre persone
avessero notato quelle cose?
Ancora una volta ringraziò
di essersi allontanato dall'America, perché se anche qualcuno
dei suoi ex colleghi l'avesse riconosciuto dietro lo pseudonimo, un
oceano di mezzo lo avrebbe aiutato a mantenere la sua tranquillità.
-Capisco... tu sei sempre
convinto di non voler entrare nella squadra investigativa degli
Auror?-
-Assoltamente convinto,
signor Graves-
-Riusciresti bene, te l'ho
già detto una volta. O forse no-
-No, non me l'ha detto-
-Però l'ho pensato.
Piuttosto, non hai fatto nessuna prova per verificare la mia
identità. Sei stato imprudente-
Credence scosse la testa.
-Invece ho verificato-
-Come?-
-Il fatto stesso che lei sia
arrivato a Londra e mi abbia cercato nel posto giusto. Vede, io lo so
che Grindelwald è ancora in circolazione e che se sapesse che
io sono vivo potrebbe provare a convincermi a passare dalla sua
parte. Una lettera smarrita o intercettata dalla persona sbagliata
può essere molto pericolosa. Forse lei non ha mai controllato,
ma le mie lettere erano incantate in modo da non mostrare il mittente
a nessuno se non a lei, e da non poter essere aperte da nessuno se
non lei-
Credence tacque un po' a
disagio.
Lo spettro di Grindelwald,
con i sui occhi pallidi, non era un ricordo piacevole per nessuno dei
due.
-Hai usato una sorta di
Traccia. Come hai fatto?-
-Ho usato le spille a forma
di scorpione. Le ha indossate anche Grindelwald ma lui non ha capito
cosa erano. Non gli appartenevano come appartengono a lei-
Sapeva perfettamente cosa
intendesse Credence. Non bastava rubare una cosa per ottenerne il
possesso.
Sembrava una cosa scontata
ma non lo era affatto, e Graves era colpito dal fatto che un ragazzo
così giovane l'avesse capita e saputa sfruttare.
Graves gli posò una
mano sul polso.
-Credence. Hai fatto un
ottimo lavoro. Sono orgoglioso di te-
Sebbene Credence avesse gli
occhi bassi, il suo sorriso avrebbe potuto illuminare tutto il
locale.
Improvvisamente a Graves
venne un'idea. Forse una delle migliori idee che avesse mai avuto.
-Credence. Tu sai duellare,
non è vero?-
-Duellare? Bé,
conosco gli incantesimi di difesa-
-Ma non hai mai fatto
pratica. Non ti sei mai battuto con nessuno, nemmeno per esercizio?-
-No. Non ne ho mai avuto
motivo-
-Quindi non hai nessuna
esperienza. Ti insegnerò io-
In tempi come quelli
Credence non poteva non sapersi battere, e se lui poteva evitare al
ragazzo di correre qualsiasi tipo di rischio lo avrebbe fatto.
-Oh, no, signor Graves, non
posso...-
-Credi di non averne
bisogno?-
-No, ne avrei bisogno,
ma...-
-Allora è deciso. Io
mi fermo a Londra, tu trova almeno un'ora al giorno per fare pratica-
Credence esitò ancora
un po' prima di rispondere -E va bene-
Graves immaginò che
si fosse arreso perché sapeva quanto lui potesse essere
testardo, e provò un vago senso di colpa per essere stato così
brusco.
Probabilmente lui era
l'unica persona al mondo che riusciva ad essere autoritaria anche
quando faceva un favore.
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Nel Cerchio della
Strega
Bentornati!
Se siete arrivati a leggere
fino a qui immagino che siate anche voi più o meno fissati con
la coppia Gradence (O Gravebone... o come altro volete chiamarla).
Come avete già letto
nell'introduzione, questa storia è il seguito di "Iniquity",
nonché la quarta parte della serie "La strada di
casa".
La storia precedente mi è
servita per ricostruire da zero il rapporto tra Credence e Graves
(non dimentichiamo che di fatto nel film loro non si sono mai
conosciuti), questa invece è una storia dove il loro rapporto
si evolve come rapporto di coppia.
Sinceramente quando ho
iniziato la serie non avevo minimamente immaginato di inserire una
storia Gradence, ma ormai mi è riuscito così bene e
quindi... sorpresa!
Un ultima nota e poi la
smetto di rompere i boccini: notate la colonna sonora della serie,
dalle canzoni Disney al power metal a Jennifer Lopez. C'est la vie.
Lady Shamain
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