Maelström
I
Sorrise,
rigirandosi tra le mani il piccolo tesoro che il Signore Oscuro gli
aveva donato.
Era
caldo e carico di potere, sentiva la carica di magia scorrere sulla
pelle, drizzando i peli fin alla nuca. Era quella la forza magica che
cercava, che sperava di ottenere, quando aveva accettato il Marchio
Nero, quando aveva piegato la testa e si era sottomesso agli ordini
del più grande Mago Oscuro di tutti i tempi.
Aprì
gli occhi precedentemente chiusi per potersi godere appieno quella
scarica di magia, e osservò il meraviglioso ciondolo che
giaceva tra
le sue dita.
Il
Signore Oscuro gli aveva spiegato che si trattava di una Giratempo.
Ma non una Giratempo qualunque: quella Giratempo, che il Signore
Oscuro aveva rinominato Maelström,
vortice, lo avrebbe portato in qualsiasi tempo o momento preciso
avesse desiderato solo stringendolo nel palmo di una mano e pensando
intensamente al luogo e all'anno voluto. Non aveva alcun limite, ed
era pregna di magia oscura. Solo un Mangiamorte potente avrebbe mai
potuto usarla.
E
Draco Malfoy sorrise ancora, orgoglioso di essere stato scelto.
Aveva
chiuso gli occhi e aveva intensamente pensato Privet
Drive
n°4, 1988. Dieci
anni prima di
quel giorno, nel pieno di una guerra magica. Il Signore Oscuro non
gli aveva detto cosa aspettarsi da quella magia che lo avvolse, ma si
sentì avvolgere in modo rude ed essere sbattuto a destra e a
sinistra, come in un vortice molto potente. Girò per quelle
che
parvero ore, sentendosi soffocare, forse annegare, ma quando
riaprì
gli occhi, c'era il sole ad accecarlo.
Era
bagnato fradicio, notò immediatamente. Non capì
subito per quale
motivo, ma pensò che forse la sensazione di annegare non
l'aveva poi
immaginata soltanto. In ogni caso, fu distratto in fretta non appena
si guardò intorno. Si trovava in un cortile di fronte ad una
casa
pressocché anonima, dai cespugli potati ma curati come se se
ne
fosse occupato solo un bambino, e non poté evitare di fare
una
smorfia disgustata. Era in un territorio così orribilmente babbano
che si sentì pizzicare la pelle come quando, da bambino, si
rotolava
sull'erba di nascosto a suo padre e scopriva di essersi irritato la
pelle da qualche pianta urticante.
Si
irrigidì, però, quando, non appena si fu rimesso
in piedi, vide di
fronte ad uno dei cespugli un piccolo bambino vestito peggio di un
elfo domestico, con un qualcosa
in mano che sembrava, però, pericolosamente tagliente. Poco
adatto a
quelle minute mani.
«E
tu chi sei?»
Harry
Potter in miniatura lo guardava con un cipiglio confuso e, sotto
sotto, un po' spaventato. Lasciò cadere quella roba
tagliente che
aveva per le mani e si avvicinò a lui, per poi fermarsi con
le mani
sui fianchi. Era piccolo, più piccolo di quanto Draco avesse
immaginato prima di mettersi in viaggio. Gli occhiali, notò
con
orrore, erano gli
stessi che
aveva sempre portato.
«Potter!»
gridò. Non si aspettava di trovarlo così
facilmente.
«Mi
conosci?» chiese il piccolo, e Draco notò la
mancanza di un dente e
la conseguente difficoltà a pronunciare bene la lettera s.
«No»
rispose subito, salvandosi in extremis, «Cioè, io
ti conosco, ma tu
non conosci me.»
«Davvero?
E come fai a conoscermi?»
Draco
sapeva che storia doveva raccontare al piccolo Potter. Non che fosse
importante se raccontargli la verità o meno, ma si era
preparato
tutto il copione per bene, ed era pronto a seguirlo.
«Vedi,
piccolo Potter, io vengo dal futuro!» fece, smielato.
«Sono tornato
indietro nel passato perché nel futuro io sono stato tanto
cattivo
con te, ma volevo invece essere un tuo amico, così adesso
posso...
rimediare.
Posso?»
Gli
allungò una mano, il sorriso sdolcinato che si
incrinò appena,
senza però che il bambino se ne accorgesse minimamente. Non
tanto
per il gesto, che poco sarebbe importanto se avesse, stavolta,
accettato la sua mano o meno, ma era per l'enorme bugia che gli aveva
appena rifilato. Non seppe bene perché, ma si
sentì sporco.
«Ma
tu sei un adulto.»
Il piccolo Potter sembrò confuso, guardando con timore la
mano tesa,
«Gli adulti non sono amici con i più
piccoli.»
«E
chi ti ha detto questa stupidaggine?»
Il
piccolo Potter scrollò le spalle.
«Vabbè,
chissene frega? Io voglio essere tuo amico.» Ancora, si
sentì
sporco.
Potter
sembrò pensarci su, gli occhi verdi, molto più
grandi di quanto
ricordasse, che guardarono il cielo, e poi dietro di lui verso la
casa anonima alle sue spalle. Poi si sciolse in un grande e luminoso
sorrise, «Ok! Voglio avere un amico anche io, quindi va
bene!» e
accettò la sua mano.
Stringendo
la sua piccola e liscia mano, il sorriso smielato che Draco aveva
tenuto sulla faccia come una maschera si incrinò di nuovo.
Si sentì
un mostro, ma non volle per nulla al mondo rinunciare al suo
incarico.
Potter
lo tenne per mano tutto il giorno, mentre gli faceva vedere come si
estirpavano le erbacce. Era il suo compito, gli confessò.
Sua zia
Petunia si sarebbe molto arrabbiata se non lo avesse portato al
termine prima del suo ritorno.
Doveva
portarlo lontano da quella casa babbana, prima di potergli fare
qualsiasi cosa. In qualche modo Potter lì era protetto, ma
il
Signore Oscuro non gli aveva spiegato perché. Gli aveva solo
ordinato di allontanarlo da lì.
«Perché
lo devi fare tu?» chiese, sperando di non sembrare troppo
annoiato.
Non voleva rendere vano tutto il suo duro lavoro!
«Perché
devo
farlo io. Lo dice sempre zia Petunia. Se non lo faccio, zio Vernon mi
punisce e mi manda anche a letto senza cena.»
Sbatté
le palpebre molto intelligentemente, «Ah.»
Quella
sì che era una novità: per un attimo si chiese se
davvero quel
bambino fosse Potter, ma strizzando un po' gli occhi sotto la luce
del sole accecante, notò perfettamente la forma a saetta
della
cicatrice seminascosta dalla folta zazzera nera. Dunque, dato che
aveva la prova che quello fosse sul serio il Bambino Sopravvissuto,
come era possibile che fosse trattato davvero, manco a dirlo, come il
peggiore degli elfi domestici? Da dei babbani,
per
di più!
Potter
scosse le spalle, strappando l'ennesima erbaccia fino in fondo alla
radice. «Devo farlo. Dato che sei un mio amico,»
disse,
sputacchiando un po', «posso dirtelo: i miei zii mi trattano
un po'
male perché sono un mostro.
Me
lo ripetono sempre. E dato che loro si prendono cura di me, devo
ripagarli facendo le faccende domestiche. Ma a te va bene che sono strano, vero? Vieni dal futuro, sei strano anche tu.»
Draco
fu sempre più confuso ed esterrefatto, e quasi senza
accorgersene,
si sedette sull'erba accanto al piccolo Potter che, in ginocchio e
con le mani sporche di terra, continuava a strappare le erbacce.
«Quanti
anni hai, Potter?»
Potter
si guardò le mani sudicie e alzò otto dita.
Gliele mostrò,
sorridendo. «Così! E tu?»
«Diciassette.»
«Oh,
non sei molto più grande di me. Credevo avessi
l'età di mio zio
Vernon.»
Una
vena pulsò pericolosamente sulla fronte di Draco, ma
cercò di
prendere un profondo respiro per calmarsi. Era un bambino, infondo.
Lui odiava i bambini, e soprattutto Potter non poteva permettersi di
considerarlo così
vecchio,
ma non doveva perdere la calma.
A
breve, comunque, si sarebbe vendicato. Di tutto.
«Però
non mi hai detto come ti chiami!» strillò Potter
all'improvviso,
«Sei mio amico, e gli amici si chiamano per nome,
no?»
«Per
te sono Malfoy.»
Potter
grugnì, «Che brutto nome. Ma è davvero
un nome?»
«È
il mio
nome
ed è perfetto.»
s'indignò, guardandolo malissimo. Non lo sopportava!
«Se
lo dici tu. Ma smettila di chiamarmi Potter, ho un nome, non solo un
cognome! Lo sai qual è?»
«Sì,
ma per me sei e resterai per sempre solo Potter.»
Potter
gonfiò le guance. «Sei antipatico.»
disse, alzandosi in piedi
sulle gambine secche, coperte da dei vecchissimi pantaloncini, e si
pulì le mani sulla maglietta larga e già
abbastanza sudicia, «Però
sei il mio primo amico, quindi sei davvero perfetto!»
Draco
si alzò, lentamente. Guardò il piccolo Potter
sorridergli felice,
la fila di denti bianchissimi interrotta qua e là, e si
sentì in
colpa più che mai. Più sporco della maglietta
imbrattata di Potter.
Come poteva prendere in giro un bambino così solo?
«Puoi
aspettare qui dentro, io devo andare a preparare la cena ai miei zii
prima che arriva mio cugino Dudley, sennò mi tocca scappare
e
nascondermi e non posso più prepararla e mi
puniscono.»
Draco
piego la testa e anche il busto, per entrare dentro al sottoscala che
Potter gli stava indicando. Sgranò gli occhi, rendendosi
conto che
quello era tutto ciò che Potter aveva. Un materasso, qualche
coperta
e poco più. Pensò che, in effetti, gli elfi
domestici al Manor
vivevano decisamente in condizioni leggermente migliori.
«Dormi
qui?»
Potter
annuì, «Non c'era posto per me. L'altra stanza
serve per i
giocattoli di Dudley.»
Draco
non ebbe il tempo per strillare indignato da quella notizia, anche
se, a mente lucida, si sarebbe ripetuto che era qualcosa che non gli
importava e che, in fin dei conti, non aveva importanza, che subito
Potter, con estrema fretta, lo fece sedere sul piccolo materasso e
chiuse la porticina, assicurandosi prima di dirgli che non si sarebbe
dovuto muovere da lì per nessuna ragione.
Rimase
chiuso in quell'angolo soffocante e claustrofobico per quello che gli
parvero ore. Rischiava seriamente di sentirsi male, ma cercò
di
distrarsi guardandosi intorno e curiosando tra le – davvero
poche –
cose del piccolo Potter.
La
cosa più interessante da vedere fu, comunque, un nido di
ragni
situato tra uno scalino e l'altro, che fece fuori con un colpo di
bacchetta. Non lo fece per Potter, ma più che altro per la
sua breve
permanenza là dentro. Fosse mai si ritrovasse dei disgustosi
ragnetti tra i vestiti!
Vide
posato su una mensola un vecchio peluche consunto, un teddy
bear marroncino
strappato in più punti e con un occhio perso
chissà dove. Lo teneva
nascosto dietro a dei quaderni di scuola pieni di scritte, coperto
come se volesse tenerlo al sicuro dagli occhi di chiunque. Non aveva
nient'altro, Potter. Neanche altri vestiti, oltre a quelli che
indossava in quel momento.
Pensò
che Potter era davvero uno sfigato, e per la prima volta gli
dispiacque sul serio. Non aveva amici, non aveva una stanza. Non
aveva neanche un vero letto o dei vestiti. Non aveva giocattoli, se
non quel peluche rotto e vecchio. Sbuffando, ripetendosi mentalmente
quanto fosse inutile, riaggiustò il peluche con un altro
colpo di
bacchetta. Per
diminuire i sensi di colpa, come un placebo, si
disse, mormorandolo tra sé e sé.
A
distrarlo, furono delle urla e un rumore di vetro frantumato.
Non
aveva sentito i parenti di Potter tornare, ma dalle urla che adesso
sentiva, ovattate dalla porta chiusa del sottoscala, capì
che erano
a tutti gli effetti in casa.
Draco
restò ad ascoltare per pochi minuti le urla che non
accennavano a
fermarsi, e riuscì persino a captare un Non
avvicinarti, mostro! Era
deciso a non intromettersi, ad ignorare il tutto. Non erano affari
suoi! Chissene frega se Potter adesso le stava prendendo dai suoi
parenti babbani!
Bestemmiando
tra sé e sé, socchiuse appena la porta del
sottoscala. Anche se
solo per uno spiraglio, Draco ebbe più o meno chiaramente
davanti la
scena: il piccolo Potter era seduto per terra a raccattare i cocci di
vetro rotto, suppose dei piatti, incurante di starsi sporcando di
cibo riverso sul pavimento. Il viso era rosso e gli occhi gonfi di
lacrime che, però, Potter stava trattenendo con tutte le sue
forze.
Un po' lo ammirò, merlino era solo un bambino! Solo un po',
però.
Un
bambino brutto e disgustosamente grasso come un maiale stava seduto
su una sedia al tavolo apparecchiato accuratamente, una mano paffuta
a coprirsi la bocca sorridente. Una donna secca e allampanata
indicava, rossa in volto per la rabbia, i vari cocci per terra.
Intravedeva anche l'ombra di qualcun altro presente, ma non lo vedeva
bene.
Maledicendosi
un po', puntò la bacchetta verso il bambino grasso e
mormorò un
leggero: «Incendio.»
Una
fiammella illuminò la testa del bambino-maiale, che
cominciò ad
urlare. La donna accorse e cercò di spegnere le fiamme.
Potter
scoppiò a ridere, con le lacrime agli occhi, cercando
però di non
farsi vedere.
Soddisfatto,
Draco richiuse la porta del sottoscala e aspettò.
Spazio Autrice.
Eccomi qui, con una
nuova storia. Spero vi piaccia! Neanche questa sarà
particolarmente lunga, ma spero che l'idea possa piacervi.
E' tutto nato mentre rileggevo la mia storia Il Giglio rosso (a quattro
mani con la nivs, leggetevela se vi va!) e ho pensato a Draco alle
prese con davvero un piccolo Potter!
Però non volevo usare la solita storia della pozione andata
male o un incantesimo sbagliato, quindi ecco qui, è nato il
viaggio nel tempo XD
Spero vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate, se lasciate una
piccola recensione non mi farete altro che piacere!
Emily.
|