Like
the Sea
Yuuri
osservò il mare, sorridendo. Quel posto un po' gli ricordava
Hasetsu. La città era completamente diversa, naturalmente, e
si
trovava dall'altra parte del mondo; tuttavia, il fragore delle onde
che si infrangevano sulla spiaggia e il solo che splendeva sul suo
volto lo facevano sentire un po' a casa.
-
Ecco le crepes! - esclamò Viktor, spuntando da dietro di
lui,
Makkachin che gli zompettava attorno. In mano teneva una crepe al
cioccolato e una con panna e fragole.
-
Oggi è San Valentino, quindi questa è per te! -
disse, porgendogli
quella al cioccolato. Viktor aveva scoperto da poco la tradizione
giapponese del regalare cioccolato al proprio amato, e aveva deciso
di seguirla... forse un po' troppo. L'aveva praticamente inondato di
cioccolato nel corso della giornata, tra cioccolatini, muffin,
brownies e, adesso, una crepe. Non si sarebbe sorpreso se, una volta
in albergo, Viktor si fosse ricoperto di cioccolato per lui. La cosa
non gli sarebbe dispiaciuta per niente....
-
Aspetta che arrivi il White Day - disse Yuuri, prima di assaggiare la
sua crepe. In effetti, l'unico motivo per cui stava lasciando che
Viktor lo viziasse in quel modo era perché avrebbe avuto
tutta
un'altra giornata per rifarsi.
-
Non vedo proprio l'ora! - esclamò Viktor, sorridendo. -
Anche se non
credo che l'atmosfera possa essere migliore di questa. Hai proprio
scelto bene!
Si
trovavano in quella città un po' per caso. L'idea iniziale
era
quella di trascorrere qualche giorno a Londra ma, una volta
lì, a
Viktor era venuta la balzana idea di festeggiare San Valentino da
qualche altra parte. Così, aveva messo davanti a Yuuri una
cartina
del Regno Unito, poi gli aveva detto di chiudere gli occhi ed
indicare un punto a caso. Il suo indice si era fermato su una
città
del sud, Brighton.
Yuuri
non poteva che concordare con Viktor. Ancora non avevano visto molto
della città, ma già ne erano rimasti incantati.
Soltanto poco prima
avevano visitato il Royal Pavilion, e lo sguardo di Viktor di fronte
alla sontuosa sala da pranzo sarebbe valso l'intero viaggio.
-
Credo che qualsiasi posto ti sarebbe piaciuto - disse Yuuri,
sorridendo.
Viktor
lo guardò, la brezza marina che gli scompigliava i capelli.
Poi lo
prese per mano, e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
-
Sei sempre irresistibile - disse.
Yuuri
non poté far altro che sorridere ancora di più.
Lui era sempre
stato molto riservato, decisamente poco incline a dimostrare in
pubblico il suo affetto. Viktor, d'altra parte, a volte sembrava
essere il suo opposto. Era un lato di lui a cui ancora si stava
abituando, anche se aveva iniziato a fargli decisamente piacere.
Era
strano pensare che Viktor Nikiforov, quello che fino a qualche anno
prima era il suo idolo, ora era diventato il suo ragazzo. Aveva
imparato a conoscerlo, aveva visto l'essere umano dietro la facciata
della star, e se ne era innamorato. Erano passati soltanto pochi
mesi, ma erano stati i mesi più felici della sua vita.
-
Ti va di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia? -
domandò
Yuuri. Viktor non se lo fece ripetere due volte, e Makkachin ne fu
entusiasta.
Scesero
le scalette che portavano al mare e si misero a passeggiare, mano
nella mano. Yuuri non poté fare a meno di respirare
profondamente.
Anche a San Pietroburgo c'era il mare, ma il profumo era
completamente diverso.
-
Sembra quasi Hasetsu, non è vero? - fece Viktor.
Yuuri
annuì. - Sai, non sono mai stato un grande amante del mare
in estate
– disse.
Viktor
rise. - Ho notato.
Durante
l'estate che avevano trascorso assieme, era certo che Viktor si fosse
reso conto di quanto poco apprezzasse andare a farsi una nuotata o,
ancora peggio, sdraiarsi al sole per abbronzarsi. Avevano avuto
comunque pochissimo tempo per farlo, ma Yuuri sapeva che, anche senza
allenamenti di mezzo, avrebbe preferito occupare il suo tempo in
altro modo.
-
Nonostante questo, credo che il mare mi faccia stare bene. Non
c'è
bisogno di tuffarmici dentro, basta che ci sia. Forse è
perché ci
sono cresciuto vicino. Mi sembra di ritrovare un pezzetto di casa
mia.
Viktor
gli strinse la mano. - Forse è stato questo a guidare il tuo
dito
verso questo posto... era destino che finissimo qui.
Si
sedettero sulla spiaggia per ammirare il sole che tramontava sul
mare. Makkachin, poco più in là, stava
rincorrendo un gabbiano.
Viktor
posò la testa sulla spalla di Yuuri, mentre osservava
Makkachin che
giocava. Era soltanto un piccolo gesto, ma Yuuri sentì il
suo cuore
espandersi. Pensò che sarebbe stato bello se, anche a
distanza di
anni, si fosse sentito così ogni volta in cui Viktor si
fosse
avvicinato a lui.
-
È bellissimo - disse Viktor. - Io, te, Makkachin e il
tramonto.
Per
qualcun altro sarebbero potute sembrare soltanto delle piccole cose,
di certo non straordinarie, ma Yuuri comprendeva benissimo i
sentimenti di Viktor. Entrambi avevano ignorato tanti aspetti della
loro vita per concentrarsi sul pattinaggio; era come se stessero
recuperando una decina di anni, ed il destino li avesse scelti per
farlo assieme.
Viktor
fece un respiro profondo. - Ti amo, Yuuri – disse.
Era
raro che Viktor pronunciasse quelle parole. Non aveva mai nascosto il
fatto che stessero assieme, ma una dichiarazione così
esplicita da
parte sua era inusuale. Forse era proprio quello ciò che
rendeva
quelle parole così speciali.
Il
cuore di Yuuri batteva come se le stesse sentendo per la prima volta.
- Anche io ti amo, Viktor.
Viktor
lo guardava, gli occhi azzurri scintillanti di felicità, e
Yuuri lo
baciò. Viktor lo accolse tra le sue braccia, sdraiandosi sui
ciottoli della spiaggia e trascinandolo sopra di sé.
Yuuri
si fermò per un attimo. Non si sarebbe mai potuto stancare
di
ammirare Viktor, i suoi occhi e il suo sorriso. In momenti come
quello, si sentiva fortunato.
Chiuse
gli occhi, abbassandosi per dare un altro bacio al suo ragazzo, ma fu
interrotto da quattro zampe e un sacco di pelo.
-
Makkachin è geloso - disse Yuuri, sedendosi accanto a
Viktor.
Makkachin, che fino a poco prima stava zompettando qua e là,
era ora
sdraiato addosso a Viktor.
-
Mi vuole reclamare - fece Viktor, ridendo ed accarezzando il suo
barboncino.
Poco
dopo, erano andati a passeggiare sul molo. Il tramonto stava
lasciando spazio alla sera e alle luci del luna park. La grande
scritta “Brighton Pier”
brillava sopra di loro. Viktor tirò fuori il cellulare per
fare un
selfie; attirò Yuuri a sé e lo baciò
su una guancia mentre
scattava la foto.
-
Phichit la adorerà! - esclamò, facendo vedere la
foto a Yuuri.
Per
una volta, poteva dire di essere uscito bene, nonostante non fosse in
posa. Forse era davvero Viktor che rendeva tutto più
bello... se
stesso compreso.
Continuarono
a passeggiare in mezzo alla gente. Viktor aveva messo il guinzaglio a
Makkachin, per evitare che si perdesse.
Erano
in silenzio, come chiusi in una bolla di pace in mezzo al
chiacchiericcio delle persone attorno a loro. Viktor lo teneva per
mano, accarezzandogli dolcemente il palmo con il pollice, e non
avevano bisogno di parole.
Ad
un tratto, però, Viktor si fermò.
Indicò qualcosa davanti a loro
con espressione evidentemente eccitata.
Ciò
che Viktor aveva indicato era un cartonato su cui erano disegnati
Elvis e una coppia di sposi.
Viktor
gli prese anche l'altra mano, facendolo voltare verso di lui e
guardandolo dritto negli occhi.
-
Yuuri - disse, con decisione. - Sposiamoci. Adesso.
Yuuri
pensò di non aver sentito bene. O, come alternativa, che
Viktor
fosse completamente impazzito.
-
Cosa? - esclamò, decisamente incredulo.
-
Oh, giusto! - disse Viktor. - Che sbadato... aspetta un attimo!
Yuuri
lo vide correre verso uno dei chioschetti del molo.
Le
parole che aveva sentito poco prima erano state le più folli
che
fossero mai giunte alle sue orecchie. C'erano vari, perfettamente
logici motivi per cui forse sarebbe stato meglio riflettere per un
po' di tempo prima di prendere una decisione così
importante. Il
fatto che Viktor lo amasse così tanto da voler trascorrere
tutta la
sua vita con lui lo stupiva e lo rendeva immensamente felice, ma
sposarsi così all'improvviso era decisamente una pazzia.
Dunque, non
appena Viktor fosse tornato, avrebbe cercato di farlo rinsavire.
Viktor
ritornò dopo pochi minuti. Sorrideva raggiante, e aveva con
sé una
bustina di carta.
-
Viktor, non ho nemm-
-
Shhh - fece Viktor, posandogli un indice sulle labbra. Poi, gli prese
la mano, e si inginocchiò davanti a lui.
Non
ho nemmeno ancora vinto una medaglia d'oro, avrebbe
voluto dire Yuuri. Forse quello sarebbe stato l'unico modo per far
desistere Viktor. Ma, probabilmente, nemmeno quelle parole sarebbero
riuscite a convincerlo.
Lo
stava davvero facendo. E nonostante il fatto che davvero,
razionalmente parlando, non era il caso, Yuuri
sentì il suo cuore battere sempre più forte.
-
Yuuri - disse, poi si fermò per qualche secondo. Chiuse gli
occhi,
fece un bel respiro profondo, poi li riaprì. Rise. - So cosa
stai
pensando. Stai pensando che tutto ciò è una
follia, giusto? Non ho
nemmeno preparato un discorso adeguato....
Si
fermò ancora per un pochino. - Ti amo - disse, con
decisione. - Fino
a poco tempo fa, credevo che non sarei mai stato capace di
pronunciare queste due parole. Credevo di non essere capace di
provare nulla del genere, credevo che il mio cuore fosse ormai
diventato come il ghiaccio su cui pattiniamo.
Tutto
è cambiato nell'attimo in cui ti ho visto. La mia
felicità è
cominciata nel momento in cui ti ho incontrato. Voglio condividere la
mia vita e il mio amore con te, per sempre.
Dunque...
- fece, tirando fuori qualcosa dalla bustina di carta.
Un
anello... di churro? *
-
Trasferirmi in Giappone per allenarti è stata la cosa
più folle che
potessi fare, ma mi ha reso l'uomo più felice della Terra.
Yuuri
Katsuki... voglio condividere quest'altra follia con te. Sposami.
Pazzo,
pazzo, pazzo. Yuuri
sentì la
sua parte razionale vacillare pericolosamente, e i suoi occhi si
riempirono di lacrime di gioia. Tutto ciò a cui riusciva a
pensare
era Viktor. Il fatto che, anche se si addormentavano separati,
finisse sempre per abbracciarlo nel sonno. Il suo sorriso quando si
svegliavano assieme, e i suoi baci di buongiorno. Le loro cene
casalinghe, e i disastri culinari ogni qual volta Viktor decideva di
“sperimentare”. Guardare assieme un film, la sera,
per finire
entrambi addormentati sul divano.
Erano
piccole cose, ma Yuuri sapeva che non avrebbe potuto farne a meno.
In
fondo, Viktor per lui era come il mare: non aveva necessariamente
bisogno di buttarcisi a capofitto, non erano necessari gesti plateali
come quello di cui erano protagonisti in quel momento. Gli bastava la
sua presenza. Così come respirare l'aria salmastra lo faceva
sentire
meglio, finché Viktor fosse rimasto accanto a lui a
stringergli la
mano, tutto sarebbe andato bene.
Sì,
quel gesto sarebbe stato una pazzia. Ma sarebbe potuta essere la
pazzia migliore della sua vita.
-
Sei matto - disse Yuuri, scuotendo la testa. - Ma... sì.
Anche
gli occhi di Viktor si riempirono di lacrime, mentre gli metteva quel
dolce anello al dito. Poi, si alzò, e gli prese il volto tra
le
mani. Lo baciò, e fu un lungo bacio che sapeva di euforia,
un po'
come il primo che Viktor gli aveva dato.
Le
loro labbra si separarono, e loro restarono lì, fronte
contro
fronte, incuranti della gente attorno a loro che li applaudiva.
-
Ya lyublyu tebya - mormorò
Yuuri.
-
Aishiteru - rispose
Viktor. **
Rimasero
abbracciati a lungo, mentre Makkachin abbiava festoso. Sembrava aver
captato la gioia dei suoi padroni.
Infine,
si separarono. Viktor gli prese ancora una volta la mano, e gliela
strinse dolcemente.
-
Sei pronto? - gli chiese.
Yuuri
annuì. - Assolutamente. Ma prima... - disse, sfilandosi
l'”anello”
dal dito. Lo divise a metà, e ne porse un pezzo a Viktor.
-
Mi dispiace, avrei voluto regalarti un anello migliore.
Yuuri
rise. - Migliore di questo? Non credo proprio... e poi, è
delizioso!
Dopotutto,
un anello, anche il più spettacolare del mondo, restava pur
sempre
soltanto un oggetto. La promessa che si stavano per scambiare,
invece, avrebbe avuto un valore immenso.
*
Yuuri
non aveva mai immaginato il giorno del suo matrimonio. Decisamente,
sposarsi non era mai rientrato nelle sue priorità. Tuttavia,
se
qualcuno gli avesse detto che si sarebbe sposato sotto ad un gazebo,
vicino ad un luna park, a migliaia di chilometri da casa, e che a
condurlo lungo la navata sarebbe stato un imitatore di Elvis Presley,
sarebbe scoppiato a ridere per l'evidente assurdità della
situazione. Se quella stessa persona gli avesse detto che, ad
attenderlo, ci sarebbe stato Viktor Nikiforov, avrebbe seriamente
dubitato della sua sanità mentale.
Invece
era tutto incredibilmente reale. Viktor era lì, proprio
davanti a
lui, che gli tendeva la mano. Il mare gli faceva da sfondo, ed erano
circondati dalle luci del molo. Makkachin era accanto a lui; con la
bocca reggeva un piccolo cestino in cui avevano messo le fedi.
Avevano scelto di utilizzare gli anelli che si erano scambiati a
Barcellona. Erano già i “loro” anelli,
ma da quel giorno
avrebbero assunto un significato ancora più speciale.
Yuuri
sorrise, prendendo entrambe le mani di Viktor. Il suo cuore batteva
in maniera assordante, quasi coprendo le parole
dell'officiante/Elvis. Stavolta, però, questo non era
causato
dall'ansia, o dalla paura. Era semplicemente felice.
Lo
splendido volto di Viktor era l'unica cosa su cui concentrò,
mentre
assieme pronunciavano i loro voti.
-
Io prendo te come mio sposo. Prometto di esserti
fedele
sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di
amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
A
volte, Yuuri si era chiesto come mai Viktor avesse scelto proprio
lui, prima come persona da allenare, successivamente come persona da
amare. Ogni dubbio svanì nell'osservare la sua espressione
di pura
gioia mentre, con le lacrime agli occhi, gli prometteva eterno amore.
Viktor
fece avvicinare di più Makkachin, ed
“Elvis” consegnò loro gli
anelli. Fu allora che a Yuuri venne in mente qualcosa di speciale.
Prese
la mano di Viktor, e pronunciò la sua promessa, la voce che
gli
tremava.
-
Viktor... con questo anello prometto di starti sempre vicino, e di
non andare mai via. Le mie mani e le tue non si separeranno mai.
Mise
l'anello al dito di Viktor, esattamente come aveva fatto a Barcellona
soltanto qualche mese prima. Se Yuuri avesse dovuto dire la
verità,
quell'anello non era mai stato soltanto un portafortuna. In quel
momento era ufficialmente diventato un simbolo d'amore.
Nel
sentire le sue parole, Viktor rise tra le lacrime.
-
Trovi sempre il modo di sorprendermi - disse, poi gli prese la mano.
-
Yuuri. Con questo anello io prometto di non avere mai più
paura di
perderti. I nostri cuori batteranno per sempre come uno solo.
Fece
scivolare l'anello lungo il suo anulare. Infine, gli prese la mano
con entrambe le mani, e baciò l'anello.
-
E ora, con i poteri a me conferiti dal fatto di essere il Re- uhm,
dalla legge, vi dichiaro marito e marito!
Era
ufficiale. Lui e Viktor si erano sposati. Era una cosa così
folle e
così meravigliosa che Yuuri ci mise qualche secondo a
processare il
tutto.
Lui
e Viktor. Marito e marito.
Viktor
lo avvicinò a sé, e in uno slancio di gioia Yuuri
lo baciò con
così tanto entusiasmo da sollevarlo da terra.
Rise,
osservando l'espressione sorpresa di Viktor. - Non è la
prima volta
che lo faccio, dopotutto! - disse, ripensando al momento in cui
avevano pattinato assieme.
Viktor
lo condusse vicino al parapetto. Il mare era proprio di fronte a
loro. Si strinse a lui, mentre nell'aria si diffondeva una dolce
melodia.
Viktor
si muoveva seguendo la musica, e Yuuri lo seguì,
stringendolo più
forte a sé e posando la testa sulla sua spalla.
-
Il nostro primo ballo da sposati - Viktor mormorò.
“Elvis”
iniziò a cantare, e Viktor, sussurrando, si unì a
lui.
“Wise
men say
Only
fools rush in
But
I can't help falling in love with you....” ***
Non
ci sarebbero potuti essere versi più adatti a quel momento.
In tanti
avrebbero detto che la loro era stata una decisione stupida, che non
ci si sposa così, all'improvviso. Avevano seguito il loro
cuore,
certi di aver finalmente trovato la persona che stava all'altro capo
del loro filo rosso del destino.
Come
si erano appena promessi reciprocamente, le loro mani non si
sarebbero mai separate, e i loro cuori avrebbero sempre battuto
all'unisono.
Yuuri
affondò il volto nell'incavo del collo di Viktor, e lo
baciò una,
due, tre volte. Il suo profumo lo avrebbe accompagnato per sempre,
ora.
Viktor
aveva continuato a canticchiare per tutta la canzone, mentre
danzavano.
-
“Take my hand
Take
my whole life too
For
I can't help falling in love with you...” - mormorò,
mentre si
diffondevano le ultime note della canzone. ****
Viktor
gli accarezzò la guancia, e Yuuri sollevò la
testa per guardarlo
negli occhi.
Viktor
lo guardava come se fosse stata la cosa più preziosa del
mondo. Non
era la prima volta che lo faceva, ma ogni volta Yuuri sentiva il suo
cuore gonfiarsi per l'emozione. Quella volta, poi, era ancora
più
speciale.
-
Sei bellissimo, mio Yuuri - disse, asciugandogli
una lacrima
col pollice. Poi lo abbracciò, con tanta energia da fargli
quasi del
male.
I
loro cuori si appartenevano. E sarebbe stato così per sempre.
*
Ritornarono
sul molo, correndo mano nella mano. L'emozione di qualche minuto
prima si era trasformata in euforia. Entrambi ridevano e saltavano,
beccandosi qualche occhiata strana da parte dei passanti. In quel
momento, però, la loro opinione non era importante.
Esistevano
soltanto loro due.
Viktor
sollevò Yuuri in aria, facendolo volteggiare, poi lo
riempì di
baci. Lo trascinò fino al luna park, e ballarono ancora una
volta,
sulle note delle musiche provenienti dalle attrazioni. Makkachin li
seguì, saltellando festosamente.
Risero,
quasi fino a star male. Erano sposati, assieme per
l'eternità, e
anche se poteva essere stato un gesto improvviso ed irresponsabile,
loro provavano soltanto una sfrenata felicità.
Si
sedettero su una panchina, mangiando churros e bevendo champagne.
-
Yuuri, Yuuri, quale ti suona meglio? Viktor Katsuki? O Yuuri
Nikiforov? Dobbiamo decidere che cognome mettere sul campanello di
casa! - esclamò Viktor.
Yuuri
rise. - Viktor Katsuki-Nikiforov? Cosa te ne pare?
Viktor
lo abbracciò. - È perfetto!
Yuuri
prese il suo flute e quello di Viktor, e li riempì entrambi
di
champagne.
-
Cerca di non bere troppo - fece Viktor, posandogli una mano sulla
gamba. - Voglio che ti ricordi tutto di questa
giornata.
Tutto.
Yuuri
sorrise. Quello sarebbe stato il suo ultimo bicchiere.
Del
resto, la notte era ancora lunga....
*
Note:
*:
I churros sono questi cosi deliziosissimi:
http://bodega.bg/storage/Meniu/deserti/churos2.jpg
**:
Due modi diversi per dirsi “Ti amo”,
rispettivamente in russo e
in giapponese.
***:
Traduzione: “I saggi dicono che solo gli stupidi vanno di
fretta,
ma io non riesco a non innamorarmi di te”
****:
Traduzione: “Prendi la mia mano, prendi anche tutta la mia
vita,
poiché non riesco a non innamorarmi di te”. La
canzone da cui
vengono entrambe le citazioni è questa:
https://youtu.be/vGJTaP6anOU
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