Stoners- Confessione di una cocainomane

di Ayr
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Stoners

«Che cosa hai ottenuto?» mi hanno chiesto,
«Non sono caduta in rovina» ho risposto.
Ma sembra così malato per la norma ipocrita...
Non conosce il disagio di essere un uomo:
siamo nati malati, dalla polvere e dal cemento,
angeli caduti tra i rifiuti della storia,
scagliati su questa terra fangosa,
ridotti a vermi immondi,
condannati a errare,
come demoni che si affannano verso un cielo lontano,
irraggiungibile.
Questa è la vita ebete che ci affascina:
un alternarsi eterno fra paradiso e inferno,
cercando disperatamente nei frangenti di una vita spezzata
un frammento di quanto abbiamo perduto…
Lo ritrovo nella danza ebbra di colori folli,
in un abbraccio allucinato,
che mi trascina nelle labili propaggini aeriformi
di un mondo perfetto inesistente.
Mi elevo al di sopra del mio fradicio corpo mortale,
prigioniero di fame, desiderio e dolore…
Ma dura solo un attimo,
il tempo di illudermi
che quest’esistenza non mi appartenga
ma sia solo la farsa non riuscita
di un malsano commediografo.

Una pasticca per farmi diventare insensibile,
una pasticca per farmi diventare stupida,
una pasticca per farmi diventare qualcun'altra.

Ma tutte le droghe di questo mondo
non mi salveranno da me stessa:
schiava di convenzioni e meccanismi,
che mi stanno trasformando in un animale meccanico.
Drogata, mi chiamano,
ma sono solo l’Alice in catene,
inchiodata a questa esistenza,
amara, vuota e spoglia,
da cui vagheggio di poter fuggire,
assaggiando per un fuggevole attimo il mio paese delle meraviglie.
Questa è la vita ebete che mi affascina:
un alternarsi eterno fra paradiso e inferno…

Non giudicarmi per quello che sono,
credi forse che coloro che mi additano e mi disprezzano
siano esenti dall'assuefazione lenta e costante
a questo protocollo, inculcato a forza nelle nostre menti?
Non sono, forse, anche loro drogati,
dipendenti da qualcosa, sia esso denaro, fama, amore?
Intossicati dal fumo delle fabbriche in cui lavorano,
dal progresso, dal consumo e dal fumo vomitato
dalle parole aride e spoglie di chi li dirige?

Una pasticca per farli diventare insensibili,
Una pasticca per farli diventare stupidi,
Una pasticca per farli diventare qualcun'altro.

Ma tutte le droghe di questo mondo
non li salveranno da loro stessi.
Stordiscono la loro anima e la loro esistenza
con le favole che li propinano continuamente,
con una siringa di parole senza significato:
plin: convenzioni,
plin: lavoro,
plin: società,
plin: realizzazione personale...
e plin: famiglia
plin: carriera
plin: soldi
plin: amore...
plin plin plin...
Pian piano sgocciola nelle loro vene,
la loro droga quotidiana: la vita. 

E se mai dovessero rendersene conto,
Scommetto che farebbero come me...

E non sarebbe poi così male.





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