Quando meno te lo aspetti!
Una ragazza stava passeggiando tranquillamente per i grandi parchi della città di Tokyo.
Era una bella giornata: il sole alto in cielo,gli alberi di ciliegio
erano in fiore e spandevano per ogni dove il loro buon profumo ed i
loro colori candidi.
Rin era quasi commossa da quella visione mentre gli auricolari nelle
sue orecchie lasciavano fluire nella sua mente una musica lenta e
carezzevole, completamente diversa dai suoi soliti e prediletti toni
hard-rock.
I suoi grandi occhi nocciola si perdevano in orizzonti che solo lei
poteva vedere mentre una tristezza che ormai albergava costante nel suo
cuore le faceva compagnia come un ombra. Il vento caldo sferzava
dolcemente sul suo viso facendo perdere in fantasiosi disegni nell'aria
i suoi lunghi capelli color ebano.
A vederla Rin sembrava davvero una ragazza bellissima, un po' nascosta
dietro quei vestiti punk con un tocco di gotico, ma Rin si
sentiva così protetta nel suo stile. Anche se iniziava a pensare
che il prezzo per essere se stessa fosse davvero caro.
Non immaginatevi nella sua tristezza grandi motivazioni degne di un
romanzo giallo. Non credete di trovare dei lividi sul suo giovane corpo
per molestie o autoinflizioni. Non pensate alle grandi disgrazie che
fanno muovere il mondo. Per quanto siano cose che ovviamente devono
essere prese in considerazione, non riguardan certo questa giovane
ragazza. Il motivo era così semplice, così...Comune.
Rin era sola.
E per sola non si intendeva senza amici o famiglia perchè per quello grazie al cielo, stava più che bene.
Per sola intendeva senza amore.
Sì, senza amore. Era una frase che si ripeteva così
spesso nella sua testa. E si sentiva sciocca, perché non era
certo l'unica al mondo a soffrire per quel motivo. Ma si sa, alla fine
ogni persona prende le cose che la vita gli pone davanti in maniera
prettamente personale, assorbendone ogni tocco e ogni movimento. O
almeno per alcuni era così.
Per Rin era così. Sarà stata la sua anima d'artista ad
averla portata ad essere quella giovane con una tale
sensibilità, così profonda. Ogni cosa che viveva la
provava con incredbile intensità, cogliendone ogni minima
sfaccettatura. Ma questo poteva essere positivo come negativo. Eh
sì negativo perchè se ciò che provava era qualcosa
di brutto lo viveva con la triplicata sofferenza e se, invece, provava
qualcosa di bello allora be' il discorso era lo stesso ma colorato di
splendide sfumature.
Il suo animo solo vagava in pena nei meandri della sua mente e urlava dilaniato in ogni angolo del suo cuore.
Rin non chiedeva tanto. Solo degli occhi da ammirare e che la
ammirassero. Delle braccia in cui rifugiarsi quando le avversità
e i problemi diventavano troppo pesanti, quando premevano dentro come
un pesante coperchio sull'anima. Una persona pronta ad ascoltare ogni
minima osservazione o pensiero dal più grande al più
sciocco. Qualcuno con cui ridere e scherzare quando alla fine qualcosa
per cui sorridere proprio non c'è. Qualcuno con cui litigare,
urlando così forte da non avere più la voce per giorni,
per cui consumare le lacrime ma con cui, alla fine, fare la pace era
una cosa così bella da rendersi conto che quelle lacrime e
quelle urla non erano andate affatto sprecate. Qualcuno con cui
armeggiare alla pari, con cui scambiare ogni opinione e fondersi in
pensieri comuni e contrastanti in quell'equilibrio che era la
complicità e l'essere complementari. Qualcuno le cui labbra
morbide erano l'unico appiglio in una realtà forviante e
corrotta o, semplicemente, il collegamento più bello e soave al
proprio personale paradiso.
Questo era tutto ciò che Rin voleva. Ed era tutto ciò che sembrava non esserle concesso.
A quel pensiero una solitaria lacrima scivolò lenta sul suo
volto di avorio. Brillando come cristallo alla luce della sua resa.
Rin non avrebbe più aspettato qualcuno che sembrava non voler
arrivare, si era stufata di cercare tra la folla uno sguardo che
sarebbe stato in grado di donarle un po' di vita, un brivido lungo la
schiena. Ormai si era abituata a quel potente senso di vuoto e
incompletezza che pervadeva ogni singola fibra del suo essere.
Ormai, si era piegata a quella condanna.
"Rin!" chiamò Kagome correndole incontro, la sua migliore amica.
Rin sorrise apertamente in quella mezza luna rosea e piena che donava
felicità a chiunque la guardasse.
"Kagome, ciao!" rispose e le due si abbracciarono con allegria. Anche
se gli alberi erano spogli e malinconici e il cielo era coperto di
nuvole grige in quel momento la gioia che brillava negli occhi di
Kagome irradiava una luce così forte che se fosse stato
possibile avrebbe accecato la povera Rin.
"Non sai che mi è successo!" strillò l'amica prendendo a
saltellare tenendole le mani, Rin la guardava sconcertata ma divertita.
"Raccontami..." l'incito e le due iniziarono a passeggiare tenendosi a
braccetto, Rin sentiva la mano dell'amica tremare contro la sua.
"Mi sono fidanzata!" trillò forte tanto che quei pochi passanti
la guardarono accigliati. Ma Rin non se ne curò e prese ad
urlare anche lei.
"Davvero?" chiese scioccamente, l'amica annuì e quella
volta,abbracciate, si misero a saltare sul posto e a ridere tanto che
qualcuno aveva seriamente iniziato a pensare che fossero impazzite.
"Ma...E' chi penso io?" chiese poi Rin. Kagome annuì
ripetutamente.
"Ovvio!E' Inuyasha!Non sarebbe mai stato nessun'altro!" sospirò
con occhi sognanti e Rin ridacchiò a vederla in quello stato.
Era così felice per lei, ed il bene che le voleva e la gioia per
la sua amica le trasmisero un po' di quel calore che ormai da troppo
tempo non sentiva più.
"Sono così contenta per te!" esclamò sincera,
abbracciandola nuovamente. In quel momento un mezzo sorriso amaro
comparve sul volto di Kagome.
"E tu Rin?Tu però non sei felice" le disse guardandola seriamente. Rin fece finta di niente.
"Ma come sciocchina?Ti ho appena detto che sono contenta per te!" ripetè con ovvietà. Kagome la guardò.
"Sì, ma io intendevo per te...Se tu stai bene, se tu
sei felice" disse fissandola dritto negli occhi. Rin fece uno sbuffo
divertito e staccò il suo sguardo da quello dell'amica.
"Ma certo che sto bene!Sto benissimo!Te l'ho detto ormai non ci penso più" rispose.
Solo una mezza verità. Davvero si era arresa, davvero non ci
pensava più, realmente aveva iniziato ad occupare la mente con
altre cose. Aveva provato a trarre giovamento dallo studio in
quell'accademia d'arte che frequentava ormai da un anno. I suoi disegni
ed i libri che leggeva ogni giorno erano diventati il rifugio da ogni
dolore. Un mondo solo suo che con i suoi disegni si sarebbe debolmente
materializzato in una fantasiosa realtà e attraverso i libri
avrebbe tratto quel giovamento, quella fuga in mondi ed emozioni di
personaggi inventati che nel loro piccolo rendevano la sua gioia
grande. Un debole riflesso di una vita che non le apparteneva. Anche la
felicità per quel momento di Kagome era solo l'ombra di una
completezza e armonia a cui ormai lei si era arresa ad avere. Andava
bene così, iniziava a pensare di non aver realmente bisogno di
nessuno. In fondo sola stava bene. Aveva i suoi amici e la sua famiglia
a tirarla su.
Preferiva la serenità che sentiva mentre creava linee fluide su
un foglio bianco, che il bacio all'angolo di una discoteca con un
ragazzo carino che appena conosceva, come le aveva consigliato Ayame,
altra sua amica.
No, lei voleva la storia d'amore. Quella vera e fatata. Quella che
creava nei suoi schizzi o leggeva nei suoi romanzi. Ma visto che ormai
sapeva che quella favola non le era concessa tanto valeva rifugiarsi
nel suo mondo dei sogni. Dalle pareti fragili e latenti, ma comunque
esistenti.
Kagome la guardò dubbiosa.
"Dici sul serio?" chiese, Rin annuì ripetutamente.
"Mai stata più seria!" esclamò. Non era il momento di
opprimere Kagome con i suoi assurdi pensieri. Non voleva rovinare la
bella favola che Kagome stava iniziando a vivere. Le sorrise e
continuò: "Ora vado in biblioteca, ho cercato su internet e ho
trovato delle trame interessanti, vieni con me?" chiese. Kagome la
guardò accigliata.
"Ancora libri?Ma la vuoi smettere di leggere un po'?!" chiese sconcertata, Rin fece un mezzo sorriso.
"No!" squittì facendole una pernacchia. Kagome sbuffò.
"Be' comunque devo andare!Ci sentiamo!" disse dandole un bacio sulla
guancia per poi andarsene con la stessa velocità con cui era
venuta. Rin la guardò allontanarsi e fece spallucce. Tanto
meglio, non le piaceva quando Kagome si metteva a strillare per gli
scaffali della silenziosa biblioteca profanando la pace di sapienza in
quel luogo.
Dopo un po' arrivò a destinazione e con estrema calma
sfilò il suo zaino e lo mise nell'armadietto per poi prendere a
girovagare in quei corridoi che profumavano di stampa antica e dove se
si ci concentrava un po' si potevano sentire le voci dei personaggi di
ogni libro imprigionati tra la carta.
Prese dalla tasca il suo foglietto e rilesse i titoli e le
categorie in cui li aveva collocati. Alzò lo sguardo,
girò l'angolo e prese a sfiorare con la mano la serie di libri
che erano ordinamente impilati uno accanto all'altro in cerca di quello
di cui aveva bisogno. Si fermò quando lesse un titolo familiare.
"Trovato!" sussurrò con un sorriso e tirò fuori dallo
scaffale il libro dalla copertina bianca e dal titolo stampato in
argento.
Se lo girò tra le mani e per un attimo alzò lo sguardo
sulla fessura che la rimozione dell'oggetto aveva creato. Anche
dall'altro lato era stato tolto un libro e si poteva intravedere la
parte opposta del corridoio.
Il libro le scivolò tra le mani infondendo un eco sordo
quando prese contatto a terra ma in quel momento non se ne curò,
mentre sbirciava da quel piccolo spiraglio.
Dall'altro lato dello scaffale stava in piedi un giovane che leggiucchiava un libro e ne sfogliava con leggerezza le pagine.
Era alto e dalla corporatura slanciata ed elegante. Lunghi capelli
argentei ricadevano con dolcezza sulle spalle larghe, la pelle nivea
brillava quasi dato la camicia nera che indossava e le labbra rosee e
dal taglio morbido erano lievemente dischiuse, sussurravano lente le
parole che il libro conteneva. D'un tratto, forse sentendosi osservato,
il ragazzo alzò lo sguardò e trovò immediatamente
la fonte di quella sensazione strana che da qualche momento stava
sentendo.
Rin incontrò degli occhi grandi e dal taglio sinuoso e sottille,
di un brillante e unico color oro dal quale si poteva leggere
lontanamente una malcelata freddezza. Sobbalzò e con un altro
libro, il primo che le era campitato a mano, chiuse quella fessura
chiudendo dall'altro lato lo splendido demone che aveva osservato fino
a poco tempo prima.
Si lasciò cadere sulla schiena, sentendo mentre scendeva
giù i libri che le graffiavano il busto. Sentiva il cuore
batterle a mille e non poteva fare niente per fermarlo. Raccolse il
libro che le era caduto a terra e se lo strinse al petto, cercando di
trovare, con quel gesto, un minimo di calma da quella strabordante
euforia che l'aveva presa.
Euforia, agitazione, brividi...Vita.
Rin in quel momento si sentì viva, davvero, dopo anni ormai che non si sentiva tale.
Quel ragazzo che aveva risvegliato in lei quell'animo che ormai se ne
stava dormiente nascosto nel suo cuore. Stufo della solitudine, del
dolore...Di quella sorda oppressione da quale si sentiva vittima.
Perché il suo animo, come lei, era libero sì, ma non
poteva condividere con nessun'altro quell'inebriante e splendida
libertà.
Rin scosse la testa dandosi della sciocca per essersi lasciata
abbindolare con tanta facilità da un bel visetto che aveva
incrociato in un angolo buoio della biblioteca. Non ci doveva pensare,
non avrebbe mai più visto quel ragazzo, non ci voleva neanche
sperare.
Invece prese a girarsi tra le mani il libro che aveva preso, di uno
scrittore italiano per niente famoso ed il libro era di una casa
editrice poco conosciuta ma ne aveva letto la trama un giorno mentre
vagava su internet e ne era rimasta affascinata.
Si intitolava 'Il ballo delle streghe' e lei era sempre rimasta
affascinata da quelle donne forti e antiche che ingiustamente avevano
dovuto subire le peggiori delle torture. Avevano dovuto pagare la
condanna per la loro diversità ed intelligenza. Aprì su
una pagina a caso, come faceva sempre quando comprava un libro.
"I demoni non sono forse stati
angeli?E sappiamo che gli angeli, che gli antichi filosofi chiamavano
'intelligenze', hanno potere di muovere i cieli. Ebbene in nessun luogo
delle scritture è detto che gli angeli divenuti demoni abbiano
perso il loro potere"
Rin chiuse di scatto il libro, sbuffando tra se. Cos'era una tortura?
'I demoni non son forse stati angeli?'. Probabile, visto che aveva appena visto un demone con le sembianze di un angelo.
Sospirò tra se, dandosi nuovamente della sciocca, visto che si
stava già fissando con un ragazzo che aveva appena incrociato
per caso.
Troppo persa nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcosa...O meglio dire qualcuno.
"Scusi io..."
"Attenta a dove...".
Interrotti a vicenda i due si erano guardati ed avevano interrotto le loro precedenti affermazioni.
Rin con un'espressione di puro stupore, lui con le labbra arricciate in un'adorabile smorfia contrariata.
"Tu!" le disse poi indicandola e lei sobbalzò sotto il peso di quella voce così imponente e melodica al contempo.
"S-Sì?" pigolò timidamente.
Lui la guardò a lungo e si sentì arrossire. Aspettò che continuasse a parlare.
"Sta attenta a dove metti i piedi" concluse secco per poi passarle avanti con superiorità.
Rin rimase immobile a lungo per poi riscuotersi.
"Ehi ho chiesto scusa!" gli urlò contro mentre si girava mentre
un bibliotecario la rimproverò dicendole di fare silenzio e lei
arrossì violentemente. Rin, arrabbiata, seguì
il ragazzo e lo raggiunse.
"Ehi tu!" chiamò, questa volta piano. Il ragazzo si girò con espressione accigliata.
"Io?" chiese indicandosi con nonchalance.
"Sei proprio un maleducato!" lo rimproverò, dandosi della stupida mentre lo faceva.
Lui la guardò con sufficenza e squadrandola con quei suoi occhi freddi proprio come l'oro.
"Non sono io che vado a sbattere contro la gente" le rispose con voce distaccata dopo un po'.
"Ho chiesto scusa!" ripetè Rin per l'ennesima volta. Lui la
guardò ancora e poi fece spallucce e abbassò lo sguardo.
"Bel libro.." commentò dopo un po'. Rin rimase un attimo
spazzata dalla velocità del cambio di argomento e alzò il
libro di fronte a sè come se fosse comparso per magia.
"Oh...Bo', non l'ho ancora letto...Ma credo di sì"
borbottò impacciata. Lui la guardò curiosamente e
annuì per poi girarle nuovamente le spalle e andar via.
Lei lo guardò allontanarsi sospirando, consapevole che non
avrebbe più rivisto quel ragazzo sgorbutico e maleducato che
l'incuriosiva e attraeva allo stesso tempo.
Si avviò verso il bancone per registrare quello che aveva preso
e la giovane bibliotecaria la guardò con un sorrisetto malizioso.
"Siete riuscita a strappare una parola al misterioso demone" le disse. Rin la guardò confusa.
"Come scusi?" chiese perplessa. La ragazza si sporse verso di lei, con fare pettegolo.
"Il signor Sesshomaru viene qui tutti i giorni, ma nessuno è
riuscito mai ad avere un minimo della sua attenzione...Sfortunatamente"
le bisbigiò la ragazza.
"Sono andata a sbattergli addosso" rispose stupidamente Rin. La ragazza ridacchiò.
"Be' allora dovrei provarci anche io!" rispose conguettando e la cosa diede a Rin non poco fastidio.
"Non glielo consiglio" rispose acida mentre prendeva il suo libro e
uscendo trafelata dalla biblioteca. Quando uscì si bloccò
all'improvviso quando vide il suo demone-angelo posato con eleganza su
una colonna dell'edificio e la guardava con serietà ma nei suoi
occhi riusciva a scorgere un'ombra divertita. Gli andò incontro
senza neanche rendersene conto con la sensazione assurda ma stranamente
fondata dentro la sua anima...Che non sarebbe stata più sola.
Anche lei finalmente aveva diritto al suo lieto fine.
Allora, che ve ne pare?Lo so
è assurda e senza senso però è un piccolo
esperimento che mi sa che è meglio non ripetere!XD
Spero comunque in qualche commentino!
Un saluto,
by LilyProngs