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Personaggi:
Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Pauline (menzionata), Daisy
(menzionata), Bowser (menzionato), Peach (menzionata), Altri
personaggi (menzionati), OC.
Genere:
Introspettivo, Mistero.
Pairing:
Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note:
Tematiche delicate.
Train
Wreck
Due
ore! Ben due ore di ritardo, il galantuomo, e senza nemmeno
scomodarsi di avvertire. Le verdure erano così ansiose di cuocere
che stavano ormai considerando l'idea di darsi fuoco per protesta. Il
rispetto per gli impegni altrui dov'è andato a finire? Domani le
bambine hanno scuola e Pauline deve alzarsi presto. Le scuse sono
irrisorie. Può il signore condividere con noialtri umili mortali,
invece, l'avvincente ragione di sì tanta tardanza? Un eccitante
colloquio riguardo l'influenza dello stile galante sulla sinfonia
mozartiana? Oserei dire un autentico spasso. Con chi, di grazia?
Una recente amicizia? Non
lesiniamo sui particolari, sia mai. La signorina Melody
Pianissima? Questo è interessante. Dove vi sareste conosciuti?
In un cimitero?...
Il
tono plumbeo nel ripetere la risposta conclusiva aveva espresso in
maniera nitida l'estinzione ineluttabile e definitiva delle speranze
di Mario in una rinata, sana frequentazione di persone vive da parte
del fratello. « Fammi indovinare: davanti al suo loculo? » aveva
chiesto poi con malcelato sarcasmo, tornando ai fornelli per
provvedere alla cena e senza attendere la replica che gli era giunta
con altrettanta pacatezza delle precedenti.
«
Attualmente risiede in una cripta. Gli spazi ristretti la snervano. »
Lucilla
aveva sorriso tra sé. Il solito zio Luigi. Francamente non le
pareva il tipo che si sarebbe accompagnato a una donna, per quanto le
voci sugli antichi bollori per la regina di Sarasaland ronzassero
ancora nel cicaleccio quotidiano, ma aveva tenuto per sé tali
osservazioni. Si accovacciò dietro i cespugli, cercando di occupare
il più piccolo spazio possibile mentre avvertiva i passi dello zio
procedere flemmatici sul sentiero principale. Le orecchiette
triangolari sul capo si appiattirono e la coda di volpe le si avvolse
intorno a una gamba. Le vertigini le avevano quasi giocato un brutto
scherzo quando si era librata silenziosa dalla finestra sul retro.
«
Buon compleanno, mie principesse. » Luigi aveva disteso le labbra in
uno dei suoi sporadici sorrisi e porto alle nipoti un sacchetto di
raso ciascuno del loro colore preferito: un bello scarlatto vibrante
per Gloria e un acquoso verde coccodrillo (più comunemente noto come
“verde pino silvestre”) per lei. Le piacevano i doni dello zio,
mentre Gloria si sforzava sempre di non storcere il naso. 'Mi
raccomando, bambine', aveva l'abitudine di dire la mamma, 'quando
vi portano un regalo, apritelo con premura davanti a chi ve lo ha
dato e dimostrate il vostro piacere. Nel caso non vi piacesse
mostratevi contente lo stesso, perché hanno speso del tempo nel
cercare una cosa a voi gradita'.
«
Un cellulare nuovo mi avrebbe fatto veramente comodo » aveva
commentato la sorella una volta fuori dalla portata d'orecchio dello
zio, rigirandosi tra le mani il rompicapo cinese sotto uno sguardo
scettico e rimpiangendo la serata mancata coi compagni di classe al
Brooklyn Bowl. Lucilla aveva ricevuto un caleidoscopio antico in
ottone da aggiungere alla sua collezione, decorato con intagli
floreali e una corolla di perline in turchese alle estremità: il
venticinquesimo pezzo, per l'esattezza, di cui tredici, incluso il
più recente, da parte di zio Luigi. Gloria, assai meno entusiasta
della peculiarità degli omaggi, già da parecchio le aveva ceduto
disinteressata i diritti sui rompicapo accumulati, così Lucilla
finiva per rimediare due regali di compleanno dalla stessa persona.
Sia i giochi di ingegno che i caleidoscopi e i taumascopi
costituivano un ottimo diversivo nelle giornate storte (i primi le
rendevano meno tediose e i secondi le tingevano di bellezza), e a
ogni ricorrenza aumentavano l'elaboratezza dei disegni di luce e di
ragionamento.
La
ragazzina estrasse la videocamera a infrarossi regalatale su
richiesta, preparandosi a immortalare la scena tanto attesa: il
momento esatto in cui l'enigmatico Luigi Mario, il primo vampiro
presto documentato nella storia, si tramutava in uno dei più
incompresi fra gli animali notturni meno amati. Si era beccata un
rimprovero da parte dei genitori per aver convinto i nonni a
procurarle un apparecchio così costoso, parandosi dietro l'amore
sconfinato per lei, la più fragile, la più bisognosa di stimoli, ma
il fine giustifica i mezzi. Udì lo zio camminarle davanti, a meno di
una decina di metri, e spinse delicatamente l'obbiettivo tra il
fogliame per i suoi scopi spionistici.
Sebbene
Luigi insistesse sul dover attenersi a orari rigorosi che non gli
concedevano nemmeno qualche ora in più in famiglia, non le
trasmise
tanta urgenza di tornarsene chissà dove; al contrario,
restò a
lungo immobile dandole le spalle, forse smarrito in antiche nostalgie
rianimate, a osservare la Fungopoli dormiente, il punto di partenza
delle sue avventure, il bello ovile, piena di affetti e ricordi. Era
talmente assorto da suscitarle l'impressione che nemmeno respirasse.
Infine,
lo zio fece per ripiegare verso il cuore del bosco e Lucilla aumentò
la distanza focale, pronta a catturare l'istante clou della
metamorfosi, quando l'attore ignaro si voltò di scatto nella
direzione del riparo, scuotendola dalla punta dei capelli a
quella dei piedi in un fremito di spavento. « Chi è là? » La voce
di Luigi fendette accusatoria il silenzio.
Il
sangue dell'appostata si gelò nelle vene e non solo per essere stata
scoperta: gli occhi dello zio nell'immagine in toni di verde non
avevano il tipico riflesso di luce “viva”, anzi non vi era alcuna
vita in essi. Erano due fosche cavità dove, al loro centro, sospesa
nel vuoto, dimorava una radianza sinistra della grandezza di una
pupilla.
«
So che sei lì nascosto. » Luigi serrò i lineamenti in un'espressione
guardinga, fissando ostinatamente il cespuglio a schermare la bimba
rannicchiata.
Sebbene
Lucilla si fosse ripromessa di mantenere calma e lucidità in
qualsiasi circostanza, lo sguardo spettrale puntato dritto addosso
scrollò il suo istinto di sopravvivenza e la ragazzina combatté con
la tentazione di volar via in ritirata, realizzando di aver
sottovalutato la superiorità percettiva del vampiro che mosse un
passo verso di lei.
Quanto
filmato era sufficiente a provare che il protagonista non era per
niente umano e, se questi si fosse accorto di essere stato
incastrato, avrebbe per prima cosa fatto sparire la telecamera, ben
più attendibile di una bambina malaticcia e patita dell'occulto nei
panni di testimone oculare. Lucilla si trovò di fronte a un bivio:
togliere l'oggetto dalla vista e risparmiare allo zio il disturbo di
venire a prenderla, consegnandosi spontaneamente e simulando
inconsapevolezza dell'effettiva realtà, oppure giocare un'ultima
carta. Determinata a perseguire la sua missione sino all'ultimo
incriminante secondo registrabile, lasciò che la coda volpina del
power-up spuntasse dal riparo, sfiorando languida gli steli d'erba.
Nonostante
il buio pesto sotto la cupola frondosa, Luigi parve distinguerla e si
arrestò incerto.
Il
timer della videocamera scandì secondi carichi di tensione nella
quiete anomala creatasi tutt'intorno, senza nemmeno i suoni della
natura a occultare il respiro della ragazzina che trattenne il fiato
per quella che le sembrò un'eternità, finché lo zio non si decise
a non importunare una povera bestiola che probabilmente stava
consumando il suo pasto.
Il
sollievo della vittoria aveva acuito persino il profumo erboso
dell'aria che Lucilla aveva ricominciato a inalare. Non si era mai
accorta prima di quanto le piacesse quell'odore.
Luigi
si gettò un'ultima occhiata addietro, indirizzando un saluto silente
alla sua vecchia casa e, sicuro della segretezza fornita dalle
tenebre, ricondusse lo sguardo avanti in segno di concentrazione e
qualcosa che la ragazzina non aveva previsto accadde: si alzò
dapprima un vento gelido che le condensò il respiro e che le punse
la pelle scoperta, poi lo zio non si trasformò, ma disparve. Un
varco gli si era aperto di fronte e questi lo aveva attraversato a
gamba tesa. « Per me si va ne la città dolente, per me si va ne
l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente » citò tra
sé i tetri versi prima di essere inghiottito dal nulla cosmico che
nemmeno gli infrarossi riuscivano a dissipare.
No,
non puoi farmi questo! Lucilla
balzò in piedi furibonda. L'ingrato le aveva dato a malapena un
assaggio delle novità promesse da mesi e aveva osato mollarla con un pugno di micragnose briciole. La frustrazione e la stizza
quasi le fecero soffiare vapore dalle orecchie. Era stato spaventoso
e inebriante allo stesso tempo. Il brivido dell'ignoto, i sussulti di
paura, l'adrenalina del rischio, l'esaltazione del successo: ecco
cosa provava suo padre in ogni avventura. Adesso la sua, invece, le
era appena scivolata via dalle mani come un'ennesima beffa da parte
del destino che con lei doveva essersela risa di gusto sin
dall'inizio.
Il terrore di ciò
che l'avrebbe accolta dall'altra parte del portale era forte, ma,
rispetto a quello che l'aspettava una volta che la salute avesse
fatto di nuovo cilecca, ferma per giorni e giorni a letto, inutile e
compatita, a maledirsi fino all'ultimo respiro per non aver colto al
volo forse l'unica occasione di rivalsa nella sua vita, fu nettamente
più straziante.
La
spaccatura dimensionale cominciò a restringersi e Lucilla lasciò
cadere sull'erba la videocamera che avrebbe recuperato al ritorno (se
fosse mai tornata) e, grazie all'agilità maggiore garantita dal
power-up, coprì la distanza con un singolo e sgraziato tuffo in
avanti per precipitarvisi a occhi chiusi.
La
testata contro il fondoschiena dello zio fu clamorosa,
sbalzandolo malamente in avanti con un grido di sorpresa, susseguito
da un altro la cui voce suonò completamente estranea alla ragazzina
che atterrò su un tappeto. La tuta kitsune si dissolse a causa
dell'impatto, lasciando il posto a jeans, felpa e scarpe da
ginnastica. Raddrizzando gli occhiali sbilenchi l'intrusa sollevò lo
sguardo e mise a fuoco un groviglio di braccia e gambe che le ricordò
un grosso scarafaggio ribaltato. A giudicare dalla quantità di arti
ad agitarsi, qualcuno aveva atteso il ritorno di Luigi al tepore
soffuso del caminetto acceso, sulla costosa poltrona imbottita che,
oltre al secondo individuo, aveva attutito la caduta.
Il
primo arrivato si rimosse dalla posizione compromettente tra le gambe
dell'altro tizio e rotolò di lato, finendo col posteriore sul
pavimento. L'espressione stupita sui suoi lineamenti si tramutò in
una di panico non appena si avvide dell'identità dell'attentatore.
Tuttavia, Lucilla prestò maggior considerazione alla faccia dello
sconosciuto, innaturalmente tonda e di un bianco vinilico. Il cuore
della ragazzina mancò un battito, incontrando le pupille fosforiche
e sospese nelle scure cavità orbitali che la inchiodarono sul posto,
scintillanti come punte di proiettili in fondo alle canne di un
fucile. In quegli occhi diabolici non dimorò solo sorpresa nel
vederla, ma anche qualcos'altro che la fece rabbrividire,
avvertendosi oggetto di un'importante decisione che dietro di essi si
stava valutando.
Luigi
ignorò vesti e capigliatura in disordine e le si chinò davanti per
controllare che non si fosse fatta male, manifestando tanta
agitazione addosso quanta lei mai gliene aveva vista prima. «
Lucetta mia, stai avendo il più pazzesco dei sogni. » La aiutò a
rialzarsi, carezzandole il viso e cingendole una mano per condurla
indietro nel gorgo che cominciò a spalancarsi nuovamente, simile un
buco nero in miniatura.
Suo
zio fece per portarla via, ma lei non poté trattenersi
dall'incrociare ancora lo sguardo feroce del tipo che pareva spuntato
fuori da un museo del Settecento. Gli occhi bui non l'avevano
abbandonata un attimo.
Rammemorandosi
di tutte le storie che suo padre aveva raccontato a lei e a sua
sorella, nelle notti in campeggio davanti al fuoco, un nome le
affiorò senza indugio alle labbra. Il resto del suo aspetto non
coincideva con l'immagine nella mente della ragazzina, ma la faccia e
lo sguardo erano inconfondibili. « Tu sei Re Boo! » esclamò
sbigottita.
Il
tempo nella stanza si cristallizzò. Suo zio si bloccò come di sale
e persino lo spettro famigerato, che già non aveva manifestato
chissà quale vivacità, prese a somigliare alla statua di Abraham
Lincoln. Il portale cessò di espandersi oltre il diametro di un
oblò, poi si richiuse rinvigorendo la danza del fuoco a causa dello
spostamento d'aria. Trascorse qualche secondo di silenzio assordante
prima di una reazione.
Le
labbra del fantasma si distesero in un sorriso di denti aguzzi che le
rievocò l'immagine di una tagliola appena scattata. « Enchanté.
» Si erse e compì un inchino teatrale, ruotando
il polso con eleganza. « Onorato che la mia
reputazione ancora mi preceda, dopo tanti anni di ritiro
dall'attività di antagonista conclamato. »
Luigi
gli indirizzò un'occhiata quasi implorante, ma il sovrano non vi
diede peso: la frittata era fatta. « Ebbene, una sedia e qualcosa da
bere per la nostra ospite. » Re Boo si voltò in direzione
della cucina dove un altro fantasma stava sbirciando timidamente da
dietro lo stipite. Fu allora che Lucilla si accorse che la
conformazione interna della casetta era identica a quella dove ora
viveva la sua famiglia, sebbene lo stile fosse decisamente più
antico e raffinato.
Il
secondo spiritello sfrecciò solerte e le sistemò dietro il mobile,
fluttuandosene via di tutta fretta. Un po' a disagio,
Lucilla lo occupò unendo le ginocchia e abbassandosi il cappuccio. «
Mi spiace di essere piombata qui senza essere stata invitata.
»
«
Hai ereditato l'irrefrenabile curiosità di tuo zio. » Il sovrano si
riaccomodò languido sulla poltrona come fosse un trono, padrone
della situazione. Non le sembrò contrariato della sua invadenza, né
allarmato come Luigi, semmai circospetto, intento a studiarla con
molta attenzione. « In effetti, denoto una certa somiglianza ora che
vi ho davanti così vicini. »
Lucilla
si era sentita paragonare assai più spesso allo zio piuttosto che al
padre, non solo per una questione fisica. « Me
lo dicono in tanti. »
«
Ad ogni modo, ma chère, non hai motivo alcuno di temermi.
Come ho già accennato poco fa, non sono più dedito al Male in tutte
le sue sfumature né alla persecuzione di idraulici partenopei sulla
faccia di questo mondo » la rassicurò
lo spettro, giungendo le mani guantate sul grembo e intrecciando le
dita. « Quando la Terra Oscura e il Regno dei Funghi si sono
congiunti sotto un'unica effige, il mio vincolo di vassallaggio nei
confronti di re Bowser è stato sciolto definitivamente e da allora,
grazie soprattutto all'assistenza del tuo prodigo zio, sono riuscito
a imbarcarmi in un impegnativo percorso di riabilitazione per
lasciarmi addietro le dannose abitudini di una lunga carriera da
cattivo. »
«
È vero » garantì Luigi, appoggiandole un palmo sulla spalla. «
Ciò che ti ha raccontato tuo padre fa parte di un capitolo chiuso
nel passato. Adesso Re Boo è un mio caro amico e non farebbe nulla
per nuocere te o chiunque altro. »
«
Ogni tanto mi concedo lo sfizio di atterrire qualche avventore
nelle mie dimore infestate » ammise il fantasma col
ghigno giocoso di un bambino che confessa una marachella. «
Dopotutto, resto pur sempre un boo. » Alzò una mano in
segno di resa.
Lucilla
nutrì dei dubbi sulla conversione dello spettro più potente mai
esistito e si chiese se suo zio non fosse tenuto prigioniero o magari
la sua volontà era stata soggiogata. « Non ti manca essere
un cattivo? »
«
Io sono un cattivo, e questo è
bello. Non sarò mai buono, e non è brutto. Non vorrei essere nessun
altro a parte me. » Re Boo recitò il mantra
che lei aveva udito proferire una volta dal burbero marito della
regina Peach. « La Anonima Cattivi non ha
preso bene la mia decisione, ma il loro caffè annacquato non lo
rimpiango di certo » aggiunse con
indifferenza. « Suppongo che rimarrà sempre una radice
malvagia in me, ma non sarà essa a governare le mie azioni d'ora in
avanti. »
Dunque
non ha ripudiato il suo ruolo, semplicemente ha smesso di metterlo in
pratica. Lucilla annuì, nient'affatto
convinta, ma si impose di stare al gioco, ansiosa di dare voce alla
scarica di domande che serbava dentro di lei. Il domestico fece
ritorno con un bicchiere di limoaranciata alla menta con ghiaccio,
preparata con agrumi freschi: la sua bevanda preferita. Quando il boo
staccò gli occhi da terra per rispondere al ringraziamento
nell'accettare la delizia, la ragazzina realizzò che si trattasse di
una femmina. « Come ti chiami? » le chiese amichevolmente.
La
fantasmina batté le palpebre e tartagliò qualche flebile sillaba,
intimidita dall'essere appena divenuta il bersaglio degli sguardi
collettivi.
«
Ci ha permesso di battezzarla Ombretta, siccome non ha ricordi della
sua identità precedente. » Si intromise Luigi
prima che la poverina si squagliasse di imbarazzo. «
Lei è la nostra governante. »
Essendole
stata rammentata la sua posizione, la boo cercò di darsi un contegno
di fronte all'ospite importante: irrigidì l'espressione, giunse le
zampette e gonfiò il petto per assumere un tono professionale,
arricciando la codina all'insù. L'effetto fu quello di rendersi
ancor più adorabile e Lucilla dovette sforzarsi di reprimere
l'impulso di strizzarla tra le braccia, considerandola l'anello di
congiunzione tra una foca di peluche e un marshmallow. Fu il
turno delle presentazioni anche per Poltercucciolo che, destatosi dal
sonnellino dopo aver intercettato l'odore di una nuova presenza, si
precipitò giù dalla camera al piano di sopra per porgere i suoi
sentiti omaggi con una dose generosa di leccate in faccia. Lucilla
drizzò le orecchie quando lo zio lo definì “il nostro
cane”, ma fu attenta a non lasciar trasparire interesse.
L'atmosfera
si era sensibilmente rilassata e la situazione le divenne più
chiara. Luigi non le sembrava condizionato in alcun modo dal fantasma
e quella in cui lei si era introdotta di sua iniziativa non era una
prigione o un covo segreto dove ordire trame e insidie, ma la casa
dello zio che sinallora aveva fatto credere alla famiglia di vivere
da girovago senza dimora fissa. La ragazzina consegnò il bicchiere
vuoto alla boo e pensò a una carineria da dire per compiacere il
sovrano, i cui favori preferiva ingraziarsi. Vi era inoltre l'obbligo
morale di rimediare alla brusca entrata in scena. « Mi hanno
riferito cose spaventose su di lei... voi... Sire. »
«
Puoi continuare a darmi del tu. » Re Boo parve gradire, accettando
l'elogio con un guizzo divertito ad accendergli per un istante le
pupille spettrali. « E sono tutte vere, signorina. »
La
virtù della discrezione venne momentaneamente accantonata da una
galoppante curiosità: la stessa che aveva spinto Lucilla a infilarsi
nel portale con la grazia di un ariete da sfondamento. « È
vero anche che divori i bambini che la sera non vanno a dormire
presto? »
Gli
occhi del fantasma lampeggiarono di nuovo. « Solo nei
week-end. Il resto della settimana mi piace tenermi leggero. »
«
E che di notte ti nascondi sotto i letti per terrorizzare quelli che
sono stati cattivi? »
«
Dico, hai idea di quanto sia poco igienico? Si contano sulle dita di
una mano ormai le case dove si ricordano di pulire regolarmente lì
sotto e sfido chiunque a non schifarsi su un tappeto di lanugine. »
«
E che ti diverti a spaiare i calzini nella lavatrice? »
Re
Boo aggrottò appena le arcate sopraccigliari glabre. «
Questa mi è nuova » commentò perplesso, chiedendosi
cosa avrebbe dovuto farsene dopo di tutti gli indumenti vedovi. «
C'è altro per cui qualche genitore squinternato ha deciso di
incriminarmi? »
«
Sì, ma prima vorrei regolare i conti con zio Luigi. »
La bambina si alzò in piedi per piantarsi esattamente davanti al
soggetto in questione. Le iridi cerulee della fresca generazione Mario
si scontrarono con pari forza con quelle della precedente. « Voglio
la verità. »
L'altro
non rispose subito. « Non ti piacerebbe. »
«
So che tu non sia chi vuoi farci credere di essere. Sono pronta a
qualsiasi delucidazione a partire da qui. »
Si
protrasse una pausa in cui la maschera di Luigi vacillò e le sue
labbra si serrarono in una linea.
«
Intendi tenermi rinchiusa per sempre, ora che sono davvero entrata
nella tua vita? » volle appurare Lucilla.
«
Certo che no! » Lo zio le parve genuinamente inorridito
all'idea e ciò la tranquillizzò in parte.
«
Allora prometto di non farmi scappare detto nulla su cosa ho visto
stasera, se sarai finalmente onesto con me. Puoi cominciare
spiegandomi perché non invecchi come papà e tutti gli altri. »
«
Dieta vegana ed esercizio regolare. »
«
Non ti ho investito per sciropparmi altre balle. »
«
Una fisioterapia sperimentale che... »
« Dovevo colpirti più forte. »
«
La verità che cerchi è proprio intorno a te, ma chère. »
Intervenne pacato Re Boo, ponendo fine all'inconcludente botta e
risposta.
Luigi
gli rivolse un'espressione tradita che probabilmente era già stata
testimoniata sul volto di Giulio Cesare, un nanosecondo a separarlo dalle
pugnalate inflitte dal figliastro Bruto.
«
Non fare quella faccia. Non v'è ormai messinscena che regga e la tua
sveglia nipotina aveva capito quanto basta ancor prima di renderci
visita » replicò lo spettro, stringendosi una tempia
con due dita e squadrandolo scettico di sbieco. « O contavi sul
serio di riuscire a spacciarle gli ultimi eventi come un'illusione
onirica? »
Lucilla
spostò lo sguardo sui tre astanti, dal lugubre monarca sulla
poltrona alla tenera Ombretta, che fissò in basso intimorita nel
trovarsi coinvolta in circostanze tanto delicate, e infine su
Poltercucciolo che inclinò il musetto, confuso dal pesante silenzio
calato nella stanza. « Sei morto. » La voce le tremò, dirigendo di
nuovo l'attenzione sullo zio.
Luigi
si chinò per portare gli occhi di entrambi alla medesima altezza,
stringendole piano le spalle. « È stata una fase di transizione,
una metamorfosi. Non ho mai lasciato questo mondo e non progetto di
trasmigrare in alcun dove, almeno finché ci sarete tutti voi. »
Tentò di addolcire la pillola il più possibile, quasi fosse una
cosa bella quello che gli era successo.
«
Sei un fantasma e non ci hai detto niente! » Lucilla incrociò
offesa le braccia.
«
È stata la scelta migliore. Tuo padre, specialmente, non lo avrebbe
sopportato. Non piangere... »
«
Perché dovrei? È il giorno più elettrizzante della mia vita. » Lo
spiazzò la nipotina, studiandolo come se lui fosse l'ottava
meraviglia sotto le luci della ribalta. « Avevo capito che eri
strambo, d'altronde ne serve uno per riconoscerne un altro, ma che tu
fossi un fantasma va oltre ogni mia previsione. » Gli stropicciò i
baffi, trattenendosi dal ridere allo sguardo disorientato in
risposta.
Luigi
batté le palpebre e domò infine lo stupore, disarmato dinnanzi la
spavalderia della bambina, scuotendo il capo e ridacchiando
sommessamente. Erano anni che una risata sincera non gli vibrava in
gola. Se avesse potuto, forse avrebbe addirittura pianto qualche
lacrima, mentre emozioni che aveva soffocato in profondità tanto a
lungo gli affioravano in viso. « Ricordo quali appellativi mi
rappresentavano una volta: perdente, eterno secondo, imbranato.
Strambo è un salto di
qualità che non mi dispiace. »
Lucilla
distolse un attimo lo sguardo, esitante. « Tutte le storie che mi
hai raccontato, sono vere? »
«
Ognuna di esse è accaduta e mi è stata affidata. »
«
Quindi sei un fantasma che aiuta altri fantasmi a raggiungere il
Mondodisù? Pensavo si rivolgessero a qualcuno ancora vivo, o almeno
così fanno nei film. »
«
Li aiuto a ritrovare pace con se stessi. Alcuni di noi sono felici in
questa dimensione, altri invece hanno bisogno di una mano per capire
dove andare » rispose il professionista, accogliendo la
curiosità della ragazzina con un sorriso. « Un individuo che non ha
ancora affrontato tale percorso non comprenderebbe. »
Lucilla
notò solamente allora il dipinto a carboncino affisso sopra il
camino, alle spalle dello zio, raffigurante quest'ultimo seduto su
una balaustra gotica, con un braccio adagiato sul dorso ingobbito di
una grottesca gargolla dalle fauci spalancate, immerso nelle ombre
notturne e in pensieri tortuosi che gli indurivano i lineamenti.
L'esecutore aveva impresso un lavoro da certosino, avvolgendo
il soggetto in un'aura di solenne malinconia che ne rivelava l'animo
tormentato e sfuggente, chiuso in segreti inarrivabili. In basso a
destra era visibile la firma barocca e arzigogolata dell'artista,
attualmente accomodato a non più di un metro da lei, sulla poltrona
poggiante su quattro zampe leonine. Non serviva essere nati con una
generosa dote di intuizione per tirare le somme. « Voi vivete
insieme? » domandò simulando nonchalance e alternando
lo sguardo dall'uno all'altro.
Ottenne
due reazioni opposte: suo zio era tremendamente in imbarazzo, mentre
Re Boo sembrava tremendamente divertito. Lucilla era sempre stata un
tipino diretto (qualità considerata sia un pregio che un difetto) e
le sue domande mirate avevano l'effetto di pallottole vaganti a
distanza ravvicinata su Luigi, il quale si rialzò e deviò l'impegno
della conversazione nel ricomporsi con cura felina.
«
Non è inconsueto per dei fantasmi condividere lo stesso
alloggio » bofonchiò impacciato raddrizzando i polsini
della camicia, sotto la giacca. Ora sì che somigliava al vecchio
Luigi tanto rimpianto dai suoi genitori.
Re
Boo le strizzò un occhio e lei si morse un labbro per reprimere un
risolino.
«
Sono felice che tu non stia da solo » affermò
entusiasta, suscitando ulteriore disagio nell'ex paladino che per un
istante perse consistenza, sfarfallando comicamente alla maniera di
una lampadina sul punto di fulminarsi. «
Mamma e papà sono convinti che tu non voglia saperne di farti una
famiglia tutta tua e che abbia deciso di vivere da eremita in mezzo
ai boo, e mi riempe di gioia scoprire che si siano sbagliati per
tutto questo tempo. » Si rivolse poi al monarca silente
che ricambiò lo sguardo con un ghigno sornione: « Grazie per
esserti preso cura di lui ». La ragione dietro la
condotta dello spettro temuto e temibile le era divenuta infine
palese, a ricordarle il caso di re Bowser che aveva scelto di
ridimensionarsi con le sue manie di onnipotenza per la serenità
della regina.
«
Dopo i lunghi trascorsi insieme, giammai avrei potuto lasciare il mio
più valido opponente a un solitario destino. Sarebbe stata
un'esistenza terribilmente monocorde per entrambi, c'est
ça? » Indirizzò al menzionato opponente
un'occhiata furbetta che quasi strappò a Lucilla uno squittio da
fangirl e che riscosse un flebile e stentatissimo “non davanti a
mia nipote” dal fronte opposto. « Tuo
padre ti avrà di certo raccontato delle nostre antiche battaglie. »
La
piccola annuì. La stravaganza del sovrano la intrigava e interagire con
lui era un'esperienza da brivido e al contempo ammaliante: la soggezione
della falena vicina alle mandibole del ragno ormai sazio, consapevole del
potere che le stava dinnanzi, assopito ma vigile, godendo di
un'insolita posizione di immunità nella gerarchia primordiale. «
Siete come Louis e Lestat » aggiunse, arrecando
un'ennesima ondata di imbarazzo allo zio che parve sul punto di sfumare
in uno sbuffo ectoplasmatico.
«
Personalmente mi reputo più affascinante di un belloccio da
romanzo partorito dalla mente di una scrittrice annoiata. Inoltre, se
per crudeltà del fato fossi vampiro, mi riterrei profondamente
oltraggiato dal modo in cui la letteratura moderna ci ha ridotti all'arido
immaginario di pubescenti trasognati » replicò Re Boo,
portandosi un palmo sul torace come per contenere una pena a gravargli
il cuore che più non possedeva. « Non mi trovi terrifico
come tuo padre ti avrà senz'altro descritto? »
«
Sì, ma allo stesso tempo magnetico. Sei... Non saprei definirlo...
»
«
Fa-boo-lous » esordì civettuolo il fantasma accavallando le gambe.
Lucilla
scoppiò a ridere, inevitabilmente conquistata.
«
Mi piace tua nipote » sentenziò il lugubre sovrano,
cingendosi il mento tra l'indice e il pollice. « Peccato che debba
già salutarci. »
«
Ma sono appena arrivata! » obiettò Lucilla.
«
Ma è appena arrivata! » contribuì in sincrono
Ombretta, rispuntando dalla cucina col vassoio stracolmo di
biscottini al burro.
Persino
Poltercucciolo uggiolò per manifestare disappunto.
«
Sono d'accordo con Re Boo. Se siamo fortunati, a casa non si sono
ancora accorti della tua assenza. » Luigi le si chinò di nuovo
davanti, fissandola con serietà mortale. « Stasera ti ho fatto
carico di un fardello troppo grande per te, ma, Lucetta mia, ti prego
di non confidare a nessuno quanto sai adesso. Mario ne sarebbe
devastato e imputerebbe la colpa all'unico con cui ho invece un
debito di gratitudine insanabile. »
«
Non potresti provare a spiegargli come hai fatto con me? »
L'altro scosse la testa. « Si sentirebbe
responsabile e ne sarebbe tormentato per sempre. Non tutte le
avventure si concludono con un lieto fine, così per me è stato. »
Lucilla
comprese che si riferisse alla sua ultima impresa, il salvataggio
dell'allora principessa Daisy, dalla quale aveva fatto ritorno
incredibilmente cambiato. « Croce sul cuore, che
io possa morire! » promise decisa, compiendo il gesto
del giuramento sul petto. « Mi rifiuto però di
restare tagliata fuori come gli altri. Voglio trascorrere più tempo
insieme a te, me lo devi. »
Lo
zio si girò combattuto in direzione del sovrano che non si oppose
alla richiesta. « Nei miei primi anni da
novellino usavo questo per spostarmi. » Estrasse
dal taschino della giacca raffinata il medaglione d'argento che aveva
custodito in ricordo e glielo donò sul palmo della mano. Le espose
il funzionamento, raccomandandosi di ricorrervi soltanto nel caso in
cui fosse stata assolutamente certa di non tradirsi a occhi indiscreti.
«
Quando posso tornare? » chiese trepidante
Lucilla.
«
Dovrai avere pazienza e dosare bene le visite » le consigliò
Luigi, appellandosi alla sua assennatezza. « Se sparissi troppo
spesso, qualcuno comincerebbe a porsi delle domande. »
La
nipote fece cenno di aver recepito, chiudendo il gingillo prezioso
per nasconderselo addosso.
«
Se almeno uno di noi due sarà qui nei paraggi, ti apriremo la
porta. »
Il
gorgo si espanse dietro di lei, facendo oscillare il lampadario
centrale. « À bientôt, ma petite luciole.
»
Si
ritrovò esattamente nella propria cameretta, sdraiata sul letto e
con lo sguardo rivolto verso il soffitto, accanto alla finestra
ancora spalancata. Nella casa regnava la quiete indisturbata del
riposo notturno a suggerire che nessuno aveva preso nota della
recente evasione. Se non percepisse il peso del ciondolo in tasca,
potrebbe perfino giurare che si fosse trattato di un sogno
straordinario, il più avvincente e realistico mai generato prima
dalla sua mente.
Tirò
fuori il medaglione lucido e lo rimirò a lungo nel suo languido
dondolio ipnotico.
Mio
padre è l'eroe di un regno in un'altra dimensione, mio zio è un
fantasmologo fantasma e io nei temi sulla famiglia dovevo scrivere
che uno è idraulico e l'altro disoccupato, considerò amaramente tra sé.
Nota
d'autrice:
Sì,
adoro da matti la battuta di Re Boo.
Louis
de Pointe du Lac, Lestat de Lioncourt [Cronache
dei vampiri] © Anne Rice
Anonima
Cattivi [Ralph Spaccatutto] © Disney
Ombretta
(aka Oriella) © Lulumiao/koopafreak
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